Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Silvia Luzi, Luca Bellino |
Attori | Marianna Fontana . |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | 3,34 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 9 agosto 2024
Una giovane donna vive in un contesto che la vuole operaia e sottoposta. Lei però decide di cercare la propria voce.
CONSIGLIATO SÌ
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In un paesino montuoso dell'Irpinia, una giovane donna vive un'esistenza riservata. Le fanno compagnia un gatto e alcuni parenti, ma il grosso delle sue giornate si snoda attraverso il lavoro ripetitivo in una fabbrica per la concia delle pelli. Un giorno, vedendo in aria il drone utilizzato per le riprese durante una festa di comunione, le viene un'idea che possa metterla in contatto telefonico con una presenza inaccessibile. È l'inizio di un rapporto sempre più assiduo, su cui entrambe le parti proiettano ciò che desiderano.
Per la seconda volta strappati alla loro attività di documentaristi dopo Il cratere del 2017, Silvia Luzi e Luca Bellino nel frattempo non hanno mai smesso di raccontare il reale; con Luce però cercano un altro modo di integrarlo alla finzione, stavolta con un film unicamente intimista e ancorato alla presenza di Marianna Fontana.
Ne esce un ritratto a un centimetro dall'anima, che non perde mai di vista il personaggio di una giovane donna alle prese con una ribellione silenziosa all'ambiente che la circonda. C'è ancora, come ne Il cratere, un rapporto genitoriale e un interesse profondo per la relazione tra l'individuo e la sua responsabilità, spesso in chiave lavorativa. Un'imposizione sociale che Luzi e Bellino indagano nelle molte sequenze ambientate in fabbrica, mentre le pelli scorrono sul nastro e bisogna chiamare la pausa per il bagno.
Perfino il sodalizio tra colleghi sembra inquinato dalle polveri che faticosamente si spazzano via a fine turno, e anche nei momenti di apertura il confronto con le donne più anziane produce sempre un effetto limitante, ben catturato nelle sfumature antropologiche che per questi due registi sono il pane quotidiano.
Una metà di film su cui se ne innesta un'altra, stavolta più sperimentale e ambiziosa: una corrispondenza tutta telefonica in cui lo spettatore si abbandona allo scorrere esclusivo della voce e dello scarto tra ciò che si dice e ciò che si vede. Qualche anno fa Locke lo rese istantaneamente un genere a sé stante, Non riattaccare ha provato a fornirne una versione italiana, mentre già Phone Booth aveva esplorato con gusto il rapporto solo parlato (per non dire di Magnani e Rossellini in un episodio de L'amore).
Quello di Luce è però interessante perché, pur persistente, viene spezzettato e perde l'urgenza che è spesso raison d'être di questo congegno. Serve sempre un attore capace di sostenerlo, e Marianna Fontana (una delle sorelle di Indivisibili) dona al personaggio sufficiente mistero e contraddizione, mentre dall'altra parte c'è una voce eccellente come quella di Tommaso Ragno.
I due si rimpallano versioni opposte di mondi inventati, in una ipnotica doppia proiezione che rappresenta qualcosa di inedito nell'opera dei registi e conduce il film su un piano sofisticato e originale. Forse non ancora dotato della compiutezza che il loro talento meriterebbe, ma esempio di un cinema che cerca un tono e una forma nuova.
Un cinema in cui tutto è reale, ma non tutto è vero. L'ossimoro solo apparente prende forma in Luce, il secondo lungometraggio di Silvia Luzi e Luca Bellino che, dopo aver concorso al Festival di Locarno, arriva ad Alice nella città, sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma. Il racconto è semplice: una giovane operaia di una fabbrica di pelli vive sola con una gatta in un'indefinita località [...] Vai alla recensione »
Quando, a pochi minuti dall'inizio di Luce, si sente dallo stereo dell'auto una voce che canta O' silenzio do dolore, una delle hit di Sharon Caroccia, capiamo di essere ripiombati al centro del Cratere. E sebbene Marianna Fontana, intensa protagonista senza nome, chieda "ma che è 'sta lagna?", non può far a meno di cantare. Il richiamo al film precedente di Silvia Luzi e Luca Bellino è sottile, eppur [...] Vai alla recensione »
Il martello batte il chiodo sull'anta di un armadio, dettaglio che scava la penombra dell'ossessione mentre il suono esplode a ogni colpo, mirato a sigillare lo scheletro della relazione mancante: Luce, finalmente l'opera seconda di Silvia Luzi e Luca Bellino (in Concorso a Locarno77), inizia così, con un padre che non c'è e una figlia che lo inchioda ai resti della sua assenza.