Girls State

Film 2024 | Documentario 95 min.

Anno2024
GenereDocumentario
ProduzioneUSA
Durata95 minuti
Regia diAmanda McBaine, Jesse Moss (II)
TagDa vedere 2024
MYmonetro Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Amanda McBaine, Jesse Moss (II). Un film Da vedere 2024 Genere Documentario - USA, 2024, durata 95 minuti. Valutazione: 3,5 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento venerdì 5 aprile 2024

Il documentario segue 500 ragazze adolescenti provenienti da tutto il Missouri che si riuniscono per un'immersione di una settimana in un elaborato laboratorio di democrazia.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
Adolescenti e democrazia: in presa diretta, un atto di fiducia nello sviluppo della capacità di ascolto.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
venerdì 5 aprile 2024
Recensione di Raffaella Giancristofaro
venerdì 5 aprile 2024

Giugno 2022: alla Lindenwood University, in Missouri, si tengono, per la prima volta in contemporanea, due eventi speculari: il Girls State e Boys State, campi estivi di politica per adolescenti. È un doppio programma istituito in ogni stato dall'American Legion, associazione di veterani dell'esercito nata in seguito alla Prima guerra mondiale, e pensato per invitare chi ancora non vota a conoscere e praticare i meccanismi della cittadinanza attiva.

Al Girls State del Missouri partecipano circa cinquecento ragazze: che siano di orientamento conservatore, o democratico, o in posizioni più sfumate tra i due, sono tutte ugualmente interessate alla cosa pubblica.

Nell'arco di una settimana le ragazze fanno vita comune: creano gruppi tematici di discussione, si confrontano su argomenti condivisi, partecipano a incontri che stimolino la presa di coscienza e la legittimazione di sé. Cosa più importante di tutte, fanno conoscenza tra loro, mettendo le basi per connessioni che potranno dare frutti nella vita adulta.

L'obiettivo dichiarato del programma è l'emancipazione femminile, spronare a prendere coscienza dei propri diritti e doveri di cittadine e perciò far sentire la propria voce. Il momento storico, tra l'altro, lo richiede in modo particolare, perché è messa in forse la storica sentenza Roe v. Wade, che dal 1973 fa testo in materia di diritto all'aborto; naturale, quindi, che questo sia uno degli argomenti più dibattuti, visto che la discrezionalità potrebbe passare (e in effetti passerà) ai singoli stati.

Come in tutti i gruppi, le personalità più forti non tardano a manifestarsi e il film si concentra su sette di loro, già più impegnate o tra quelle che considerano seriamente di fare attivismo in futuro. E quindi tutte si candidano, in regolari elezioni organizzate nel campus, a essere elette al ruolo di governatrice, procuratrice generale e giudice della Corte Suprema. Sono Emily, cristiana praticante, conservatrice e aspirante giornalista; Maddie, lesbica dichiarata che si interessa alle posizioni di Maddie; Nisha, fragile in socialità ma preparatissima in materia giuridica; Tochi, afrodiscendente molto motivata a rappresentare la propria comunità di provenienza; Faith, con ambizioni forti e un dono per il dibattito pubblico; Cecilia, appassionata femminista e leader carismatica; Brooke, proveniente da un ambiente conservatore e pro-life in cui esprimersi come giovane donna non è sempre scontato. Ecco perché è sua una delle affermazioni forti del film, concernenti appunto l'aborto, discusso in un'ipotetica Supreme Court di tutte togate: "il caso è dove dovrebbe essere, davanti a un gruppo di donne. La Costituzione è stata scritta centinaia di anni fa, da un gruppo di uomini anziani bianchi che non sanno cosa sta succedendo oggi. Ed è successo così tanto, da allora. Quindi è un duro lavoro applicarla, oggi".

Amanda McBaine e Jesse Moss, co-registi di Girls State, nel 2020 avevano realizzato Boys State (distribuito anche quello da AppleTV+, gran premio della giuria al Sundance e candidato all'Oscar, cosi come The Overnighters, del solo Moss). Nelle loro intenzioni Girls State è più un film gemello che un sequel.

È interessante notare il loro approccio documentaristico a un evento live, limitato nella sua durata e nel tempo di ripresa (dieci giorni), organizzato da altri, quindi già dotato di una sua direzione, non facilmente replicabile. L'equipe del film, dopo alcuni incontri individuali con le ragazze, si è divisa in sette mini unità di regia, ciascuna a seguire una protagonista, con una direttrice della fotografia dietro la camera. Evidente anche la qualità di registrazione del sonoro, con il parlato catturato molto spesso in situazioni affollate, e solo parzialmente in momenti individuali. Se il metodo dei cineasti è gettarsi nella mischia con le videocamere per cogliere e restituire l'energia, le incertezze e le speranze di queste giovani donne, molto diverse tra loro, Girls State è indubbiamente anche frutto, rispetto a una quantità esorbitante di girato, di un montaggio millimetrico e arduo (di Amy Foote, già al fianco di Laura Poitras in All the Beauty and the Bloodshed).

I temi dello stress, delle aspettative, del continuo confronto con i coetanei maschi e della parità di finanziamento ancora da raggiungere (che sarà oggetto di indagine da parte di Emily) si rincorrono con un effetto di naturalezza e forte emotività per tutto il film, fino ai titoli di coda su "The Man" di Taylor Swift ("sono così stufa di correre più veloce che posso / mi chiedevo se sarei arrivato più velocemente / Se fossi un uomo"), scelta più che mai pertinente. Non è casuale il riferimento a La rivincita delle bionde di Robert Luketic (2001), che rovesciava a partire dalla blondness gli stereotipi sul disinteresse femminile per la politica. E nemmeno il fatto che tra i produttori figuri il vicepresidente USA Al Gore (già protagonista di Una scomoda verità di Davis Guggenheim, premio Oscar al miglior documentario nel 2007).

Documento significativo, in un contesto caratterizzato da un sistema di voto complesso e da astensionismo, Girls State è un atto di fiducia nello sviluppo della capacità di ascolto e confronto come alternativa possibile alla polarizzazione violenta del dibattito politico non solo statunitense e arriva in un anno di elezioni politiche più che mai cruciali. Il dialogo tra posizioni diverse ma accomunate da una subalternità comune, anche nella forma, come il dress code ancora imposto alle girls e non ai boys. Tutto il senso del film sta tra i titoli di testa - che con una rapida serie di foto istituzionali rendono palese la finitezza dello "spazio delle donne" (Brogi) nella sfera pubblica - e la camminata delle corsiste verso la cerimonia di chiusura: il processo di empowerment è lento, faticoso, procede a ondate e strappi. Ma la direzione è tracciata e inarrestabile e la forza delle relazioni è tutto.

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venerdì 15 marzo 2024
 

Un documentario di Amanda McBaine e Jesse Moss. Dal 5 aprile su Apple TV+. Guarda il trailer »

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