Anno | 2024 |
Genere | Azione, Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna, Francia |
Regia di | Cedric Nicolas-Troyan, Samuel Bodin, Laura Weaver |
Attori | Lina El Arabi, Marina Foïs, Mathieu Kassovitz, Steve Tientcheu, Quentin Faure Sandor Funtek, Alex Brendemühl, Anne Azoulay, Eye Haidara, Fatima Adoum. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 4 marzo 2024
Una ragazza dalla vita normale scopre di avere più di un legame con la malavita parigina e il ruolo della donna che la governa.
CONSIGLIATO SÌ
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Lyna ha vent'anni, studia all'università, ha un fidanzato poliziotto e una vita apparentemente normale. In realtà è figlia del commercialista della mafia di Parigi e da sempre fa di tutto per stare lontana dalla vita criminale dei genitori. Fino al giorno in cui, mentre festeggia il compleanno, suo padre viene ucciso davanti ai suoi occhi: da quel momento per Lyna comincia una discesa agli inferi che la porterà a scoprire il segreto della sua identità e risalire così alla «Furia», la donna che veglia sulle famiglie mafiose della città e impedisce le guerre tra clan. Lyna rintraccia la Furia, la carismatica e potentissima Selma, e si mette al suo servizio non sapendo bene (o forse sì...) a cosa va incontro.
Jean-Yves Arnaud e Yoann Legave hanno realizzato per Netflix un'adrenalinica serie che porta nel sottobosco parigino e dà modo a grandi interpreti (Marina Foïs, Mathieu Kassovitz, Alex Brendemühl, più la giovenissima Lina El Arabi) di divertirsi a inscenare personaggi al limite del grottesco.
In Furies c'è tutto ciò che ci si può (e ci si deve) aspettare da una serie sulla malavita: violenza efferata, abilità sovrannaturale, potere assoluto, calcoli, tradimenti, rivelazioni, rovesciamenti di fronte, totale disinteresse per la verosimiglianza... I mafiosi delle cinque famiglie che governano Parigi, gestendo prostituzione, traffico di droga, armi, gioco d'azzardo, pure l'accattonaggio, vivono al di sopra (e pure al di sotto) della legge, senza temere di compiere stragi in pieno centro o riunirsi in palazzi di lusso, e nonostante ciò restano come invisibili per le forze dell'ordine e la gente comune.
Una sorta di stato parallelo, insomma, sul quale veglia la figura quasi mitologica (lo dice il nome stesso) della «Furia», una sorta di pontefice massimo che ha in un colpo solo il ruolo di garante, di grande madre, di padrona assoluta che deve evitare che il sistema criminale si fagociti da solo, rischiando ovviamente ogni volta che qualcuno voglia farle la pelle...
Un mesteriaccio - ma qualcuno dovrà pur farlo... - che come nelle migliori tradizioni si tramanda di generazione in generazione, e in questo caso di nonna, in madre, in figlia, in nipote...
Un po' Nikita e un po' avenger, Lyna s'intrufola in questo mondo senza sapere di essere in qualche modo, e fin dalla nascita, il motore nascosto: il gioco di rivelazioni e sorprese sulla sua identità serve in realtà a rendere meramente avvincenti i singoli episodi, laddove è evidente come agli autori interessi soprattutto allestire situazioni che prevedano, nel giro di qualche minuto, un'esplosione di violenza: dalla sparatoria alla scazzottata, dall'assalto con armi da combattimento al sadismo gratuito (ma mai scioccante: in fondo siamo su Netflix).
Grazie al carisma dei suoi interpreti, e in particolare a una glaciale Marina Foïs, il cui personaggio ha più vite di un gatto, Furies mantiene un livello accettabile di qualità, senza eccedere (è il complimento migliore, visto il genere) nell'uso della grafica digitale: per una volta non ci sono soggettive di pallottole o velocizzazioni delle azioni, ma nell'assoluta inverosimiglianza del quadro generale, si resta nei confini di una messinscena realistica.
Le citazioni, o meglio i rimandi all'immaginario dell'action, ovviamente si sprecano: dal mafioso che tutto vede e tutto domina al criminale misterioso con maschera in stile V per vendetta; dai conflitti interiori della protagonista alla relazione in stile Occhi di gatto tra la criminale e il poliziotto; dall'assalto ai sopravvissuti a in stile Distretto 13 - Le brigate della morte ad addirittura una soluzione finale che ricorda Snowpiercer.
Niente di nuovo, insomma, e nemmeno niente di eccessivamente appassionante, ma uno spettacolo che tutto sommato regge gli otto episodi, pur avvitando eccessivamente una trama con poche aperture (sostanzialmente, c'è di mezzo una rivalità tra una sorella potentissima e un fratello geloso, con Lyna a fare da ago della bilancia...). Soprattutto, infine, una serie che lancia il carisma ipnotizzante della sorprendente Lina El Arabi.