Un omaggio alla prima cineasta donna che è stata candidata al premio Oscar. Espandi ▽
Un'auto d'epoca, tra Palermo, Corleone, Poggioreale, Agrigento, Catania e luoghi simbolici per l'iconica figura del cinema italiano Giancarlo Giannini. È lui il protagonista di Un viaggio per incontrare Mimì, che rende omaggio a Lina Wertmüller e al suo Mimì metallurgico ferito nell'onore, capolavoro che segnò un'epoca e la carriera di Giannini stesso. A distanza di oltre mezzo secolo, l'attore compie un viaggio fisico ed emotivo sulle tracce di Domenico Mardocheo, "Mimì", le stesse tappe che permisero allora di impregnare di sicilianità il suo celebre personaggio, attraversando l'isola in lungo e in largo. Un itinerario simbolico e reale, passando per posti che evocano le tensioni sociali, le migrazioni interne e i grandi snodi della memoria collettiva italiana. Con la sua presenza intensa e discreta, Giannini ci accompagna dunque in un racconto sospeso tra passato e presente fatto di silenzi, ricordi, strade e sguardi. Recensione ❯
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Una potente esplorazione del lutto, un intenso ritratto di dolore, desiderio e rinascita, ed è basato sulla storia autobiografica della regista Tom Nesher che firma anche la sceneggiatura. Espandi ▽
In seguito alla morte del fratello Nati, una ragazza ventenne di Tel Aviv, Eden, si trova ad elaborare il lutto per un legame che va anche oltre i confini dell'amore fraterno. La giovane è convinta di sapere tutto di Nati, con cui viveva una simbiosi viscerale, ma scopre con sgomento dell'esistenza di Maya, una fidanzata di cui non aveva mai sentito parlare. Dopo essersi messa in contatto con lei, Eden supera le diffidenze iniziali e si lancia in un rapporto dai contorni complessi, sempre all'insegna delle emozioni forti.
C'è tanto di personale in questo dramma giovanile sul tema del lutto e dell'espressione del dolore. Sono emozioni ben note alla regista Tom Nesher, che come la sua protagonista Eden ha vissuto la tragedia di un fratello scomparso in un incidente, e che qui vengono rielaborate in modo non letterale attraverso l'esplorazione di una figura femminile ribelle e auto-distruttiva.
Peccato che sia anche un rifiuto edonisticamente privilegiato, orgogliosamente chiuso in una Tel Aviv giovane e pittoresca. Un mix irrisolto del troppo studiato e al contempo del troppo inconsapevole. Recensione ❯
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L'amore perduto e ritrovato del celebre avventuriero italiano in una produzione ispirata ai nuovi modelli televisivi. Drammatico, Paesi Bassi, Belgio, Italia2024. Durata 108 Minuti.
Amsterdam, XVIII secolo: Lucia, cortigiana segnata dal vaiolo e mascherata, ritrova l'ex amante Casanova che, ignaro della sua identità, si innamora di nuovo di lei. Espandi ▽
A metà XVIII secolo, nella città di Amsterdam, l’italiana Lucia è una delle cortigiane più desiderate, bellissima e misteriosa per via di una maschera di pizzo che le vela sempre gli occhi. Cresciuta in Veneto, in gioventù Lucia è stata la prima amante di Giacomo Casanova, abbandonata dall’uomo poco prima delle nozze. Cosa potrebbe succedere, dunque, se Casanova, nel frattempo trasformatosi in un cinico donnaiolo, dovesse rincontrare Lucia, non riconoscerla e innamorarsi un’altra volta di lei? Tratto dal romanzo del 2003 “In Lucia’s Eyes” dello scrittore olandese Arthur Japin, il film drammatizza le parole del celebre avventuriero italiano contenute nelle sue celebri memorie e immagina un gioco di seduzione e reciproco svelamento. Il film del regista olandese Michiel Van Erp raccoglie tutti i luoghi comuni narrativi ed estetici del caso. Niente di nuovo, dunque, in questa ricostruzione del Settecento talvolta accurata ma in generale ispirata per ritmo ed estetica a modelli prettamente televisivi e fondata principalmente sul corpo dei suoi bellissimi interpreti. Recensione ❯
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Hanna, accusata del brutale omicidio, chiederà aiuto al cugino Hugo, che la trascinerà in una spirale di violenza che coinvolge un passato oscuro e una linea di sangue da affrontare. Espandi ▽
Nella vita di Hanna (Valentina Corti) tutto sembra crollare improvvisamente. Accusata dell'efferato omicidio del marito, è costretta a scappare in Ungheria per difendere l'unica ragione di vita che le è rimasta: il figlio che porta in grembo. A Budapest chiede aiuto a suo cugino Hugo (Salvatore Li Causi), che la trascina però in una spirale di violenza destinata a coinvolgere un oscuro passato e una discendenza di sangue con cui fare i conti. Recensione ❯
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L'ampia narrazione della presa di coscienza di una donna e di un Paese che vive ancora con le sue contraddizioni. Drammatico, Francia, Tunisia, Italia, Qatar2024. Durata 123 Minuti.
Una ragazza ha l'occasione di cambiare vita. Ma il destino si mette di traverso. Espandi ▽
Aya ha quasi trent’ann è sopravvissuta a un incidente ma creduta morta, Aya trova inaspettatamente l’occasione per fuggire. Raggiunta Tunisi, affronta con coraggio una nuova vita con una nuova identità, ma non riesce in realtà a sfuggire al suo destino. Ispirata da un fatto di cronaca avvenuto dopo la rivoluzione del 2011, la vicenda porta dentro le contraddizioni della nuova società tunisina, finalmente libera dal giogo del dittatore Ben Ali ma ancora immersa in un clima d’oppressione e corruzione. Aïcha è la storia di una presa di coscienza, di un corpo che trova il coraggio di mostrarsi, di una società che trova la forza di ribellarsi. Lo stile è come da copione piano e classico, la narrazione ampia e meccanica nei suoi colpi di scena. Recensione ❯
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Il governo italiano decide di vendere un'isola siciliana ai francesei. Un loro ambasciatore arriva per chiudere l'accordo. Espandi ▽
Francois è un abile negoziatore per conto del governo francese, un tipo del tutto privo di scrupoli. L'uomo si reca sull'isola Fenicusa pensando di avere gioco facile con i locali, ma gli abitanti non hanno alcuna intenzione di vendere i propri terreni e le proprie abitazioni e Francois verrà sbeffeggiato nelle sue dichiarate intenzioni colonialiste. In particolare Marianna, l'insegnante poliglotta che è anche sindaca dell'isola, gli darà parecchio filo da torcere.
Le cose buone di Paradiso in vendita sono la chimica fra i due protagonisti, interpretati da Donatella Finocchiaro e Bruno Todeschini con consumata abilità recitativa a dispetto delle implausibilità delle loro caratterizzazioni.
Buona anche l'idea di inserire brevi filmati d'archivio che raccontano il passato, spesso di sfruttamento, dell'isola, cui Barbareschi è personalmente molto legato. La vera storia del film è contenuta in quelle immagini, e il film avrebbe potuto essere una commedia molto più amara e meno edulcorata proprio nel rispetto di quel passato. Recensione ❯
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L'esilarante avventura di due sorelle che devono salvare il matrimonio della terza sorella. E il rapporto con lei, malgrado i postumi di una sbornia. Espandi ▽
La sahti è una birra molto forte aromatizzata al ginepro, che si trova solo in Finlandia, e che si produce
preferibilmente in casa seguendo metodi secolari. Le due sorelle Taina e Pirkko ne sono apprezzate (e
invidiate) produttrici: ma quando la terza sorella gliene chiede cento litri per il proprio matrimonio,
iniziano i guai. Sensi di colpa inevasi, rivalità quasi letali con i vicini, beffe del destino e irresistibile
voglia di assaggiare il prodotto renderanno la fornitura dei cento litri una vera e propria odissea
tragicomica. Recensione ❯
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Un thriller distopico che esplora i lati oscuri dell'era digitale. Espandi ▽
Michele, Tiziana, Leo, Antonella, Filippo e Belinda sono i sei content creator selezionati per partecipare a DEDALUS, un nuovo social game che promette di ridefinire il mondo del Web 3.0 e rendere ricco e famoso il vincitore. Rinchiusi in un'arena isolata, i concorrenti partecipano a giochi che via via si rivelano sempre più pericolosi. Quello che sembrava un semplice gioco si trasforma lentamente in qualcosa di completamente diverso, e i creator, da concorrenti, si ritrovano ora ad essere sia carnefici che vittime di un'elaborata vendetta. Recensione ❯
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Dopo decenni di solitudine, una famiglia benestante che vive in una miniera di sale entra in contatto con una ragazza sconosciuta. Espandi ▽
Anni dopo una catastrofe climatica che ha estinto la vita sulla Terra, una famiglia di ex capitani d'industria vive ancora nel bunker sotterraneo. In un ambiente elegante e confortevole, la Madre, il Padre, un'amica di famiglia, il maggiordomo, il medico e una cameriera si occupano principalmente dell'educazione del Figlio, che ha una ventina d'anni e non ha mai conosciuto la vita di prima. L'arrivo di una ragazza da fuori, sopravvissuta al tentativo della sua famiglia di raggiungere il bunker, porta scompiglio. Come difendere, dunque, un mondo strenuamente costruito?
Joshua Oppenheimer, autore di uno dei documentari più scioccanti degli anni Duemila (L'atto di uccidere), esordisce nel cinema di finzione con un musical che immagina un'umanità oltre la fine del mondo, condannata a vivere senza prospettive. Immerso in atmosfere stranianti per eleganza e composizione figurativa, il film sfiora a più riprese il kitsch per come cerca di dare forma simbolica allo spirito millenaristico di cui è imbevuto.
The End è un film senza subbio coerente. E forse ci dice, non tanto chi saremo o chi potremmo essere, ma chi siamo. Recensione ❯
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Una commedia dai toni delicati con un ottimo script che racconta il confronto con la relazione amorosa in tre generazioni. Commedia, Italia2024. Durata 81 Minuti.
Aldo è stato lasciato da Alessia senza ricevere alcuna motivazione. Fa fatica a superare il distacco. Espandi ▽
Aldo è stato vittima di hosting da parte di Alessia. È uscita dalla sua vita all’improvviso e senza dargli la benché minima motivazione. Lui non riesce a farsene una ragione e l’amica Sonia, che suona con lui in una band, cerca di venirgli in aiuto. Gli consiglia di farsi vedere da uno psicoterapeuta, il dottor Carlo, che potrebbe fargli superare quella che si sta trasformando in un’ossessione. Giovanni Virgilio, a partire da un suo soggetto, realizza un film in cui si avverte la qualità della scrittura. Lo script affronta il confronto con la relazione amorosa visto attraverso tre generazioni e tre personaggi. Per ognuno di loro si è trovata la giusta misura. Arrivederci tristezza è una commedia dai toni delicati che ci ricorda che chiudersi o crogiolarsi nel dolore conseguente a una delusione sentimentale non porta a nulla e che è necessario andare oltre senza per questo dover dimenticare. Non importa quale età si abbia. Recensione ❯
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David riallaccia i rapporti con sua madre e la sua famiglia, vagando attraverso Buenos Aires per placare la sua ansia generazionale. Espandi ▽
Il trentenne argentino David, ebreo, omosessuale e sovrappeso, fa rientro a Buenos Aires dall'Italia per la morte dello zio. Ad accoglierlo trova la sorella, la madre anziana e un'altra zia. Dopo il funerale David viene a conoscenza anche della notizia più sconvolgente: sua madre ha deciso di staccare suo padre dal respiratore artificiale che lo tiene in vita. E David, che con il genitore ha da sempre una relazione complicata, cade in uno stato di profonda crisi.
Presentato nella sezione Acid di Cannes, un piccolo film argentino dominato dalla figura originale di Iair Said, regista, sceneggiatore e interprete che si è cucito addosso il ritratto di un disadattato alla vita chiamato a confrontarsi con la morte.
Come in molto cinema argentino contemporaneo, la gravità delle domande di un film è soppesata dalla semplicità minimalista della sua messinscena, votata a un realismo spicciolo, cinico o grottesco a seconda degli umori, spietato e talvolta umanista. Recensione ❯
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Un ragazzo finisce in un giro di combattimenti clandestini sotto la guida di uno spietato allenatore. Espandi ▽
Una notte, all'improvviso, il diciottenne Davide viene rapito e rinchiuso nella buia centina di un camion,
dove si trova costretto a lottare con uno sconosciuto e a ucciderlo a mani nude. Il suo rapitore, Minuto,
diventa per lui un padre putativo, lo allena a lottare e lo fa entrare in un circuito di combattimenti
clandestini organizzati per appagare la sete di sangue degli spettatori. Solo l'amore, forse, potrà
salvarlo. Recensione ❯
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Un doc che mescola testimonianze e filmati d'archivio per parlare di un'energia anticonformista che sembra non esistere più. Documentario, Italia2024. Durata 93 Minuti.
Il regista racconta gli anni '70 ripercorrendo la sua biografia e quella della sua famiglia. Espandi ▽
Hanno nomi bizzarri, dal punto di vista dell'anagrafe italiana: Ram, Tdzaddi, Yesan, Icaro, Hiram, Amaranta. Hanno viaggiato molto da bambini, soprattutto in India e Nepal, ma anche in Brasile, Perù, Egitto, Cipro, Africa subsahariana. Sono i figli dei figli dei fiori, quelli che negli anni Settanta venivano definiti hippie, capelloni o fricchettoni. Sperimentavano droghe (e per molti l'eroina è stata fatale), hanno rifiutato la "vita ordinata dell'uomo medio", sono vissuti in comuni adottando un concetto di famiglia assai diverso da quello tradizionale.
I loro figli hanno usufruito di una libertà incontrollata e spesso si sono ritrovati sballottati e confusi, da adolescenti hanno cercato di superare i genitori in eccesso dei limiti. E oggi, diventati a loro volta genitori, si chiedono come allevare i propri figli: se trasmettendo loro gli ideali dei nonni o scegliendo la via di una (almeno parziale) normalizzazione.
Nel documentario I nipoti dei fiori Aureliano Amadei racconta la sua personale esperienza da figlio di due genitori membri della generazione "più anticonformista della Storia", e intervista i suoi coetanei, oggi fra i quaranta e i cinquant'anni, con alle spalle una storia simile alla sua. Recensione ❯
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Elisa Fuksas racconta la sua crisi spirituale e lavorativa. Espandi ▽
Elisa Fuksas racconta in prima persona la sua frustrazione per il fallimento del progetto di un film di finzione ispirato alla sua conversione al cattolicesimo. Mentre cerca di rimettere insieme i cocci della sua vita professionale, sente per la prima volta nella sua testa la voce di qualcuno, forse la Madonna, che la rimprovera di non aver fatto abbastanza. Per il suo film e per la sua conversione religiosa. Decide allora di partire per un viaggio in nave verso Medjugorie.
Il racconto impudico e coraggioso di un fallimento: questo è Marko Polo, film ibrido che fin dal titolo "sbagliato" (è il nome della nave che dovrebbe portare i protagonisti del film in Bosnia, anche se l'imbarcazione sarà poi un'altra...) abbraccia l'imperfezione, l'errore, la prospettiva laterale e scentrata.
Da regista, figlia e nuova credente, Elisa Fuksas cerca sé stessa il più lontano possibile dal proprio mondo, nel tentativo di trovare il cinema proprio laddove è difficile trovarlo. Recensione ❯
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Il ritratto di una famiglia di sole donne. Espandi ▽
In una famiglia composta da sole donne, ognuna con una forte personalità, l'arrivo della piccola Futura diventa l'occasione per raccontare i percorsi paralleli della loro crescita. Recensione ❯
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