Anno | 2023 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Paul B. Preciado |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento domenica 26 febbraio 2023
Partendo dal ritratto che ne fece Virginia Woolf, il regista si chiede chi siano gli Orlando contemporanei.
CONSIGLIATO SÌ
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Quando un filosofo attivista trans come Paul B. Preciado esordisce dietro la macchina da presa non può che farlo esplorando le aporie della nostra contemporaneità, andando a rintracciarne la radici nella letteratura. Aporie che riguardano l'identità, la fluidità, la scrittura di una biografia che nel suo essere assolutamente personale diventa collettiva. La storia di un Orlando è la storia di tutti e merita rispetto, accoglienza e ascolto da parte di tutti: questo dice chiaramente a chi guarda questo documentario.
Lo scrittore esordisce raccontando che non ha mai scritto una biografia, perché Virginia Woolf l'ha già scritta per lui con il suo Orlando.
Prosegue sottolineando le profonde divergenze, su tutte il doloroso processo di transizione (non basta certo dormire per svegliarsi con un altro sesso) e la complessità intima quanto politica di essere trans oggi: "Essere trans è molto più difficile: rischiamo la vita ogni giorno". Per fortuna il mondo contemporaneo è pieno di Orlando che stanno cambiando la storia: Preciado ne interpella alcuni (venticinque, scelti su un casting di cento), di sesso ed età diverse, scrivendo così la sua lettera corale post mortem a Virginia Woolf e mettendo in scena una galleria di testimoni, tra persone non binarie e trans. Mostra come tutti gli Orlando abbiano una storia uguale e diversa, in cui alcuni passaggi ritornano e il filo rosso è sempre la considerazione della vita non come mera concatenazione di fatti biografici, ma come continua metamorfosi. Dichiaratamente ispirato ai lavori di Godard, come di Pasolini, il documentario si rivela un'interessante riflessione sulle metamorfosi contemporanee, narrate da una prospettiva individuale e collettiva al tempo stesso. Sono i corpi a raccontarsi, e a soffermarsi ora sulla violenza della burocrazia che tarpa le ali ("Bisogna attendere una carta che ci dica chi siamo"), ora sui dolorosi passaggi obbligati, dalla psichiatria alla sala operatoria. Ancora oggi, insiste Preciado, si parla di questione di genere attraverso la lente del pregiudizio, oppure della medicalizzazione. Tuttavia il filosofo, esperto anche di storia della sessualità (basti pensare ai suoi testi "Manifesto Controsessuale" e "Pornotopia", sugli studi queer, trans e post-genere) si guarda bene dal raccontare questi corpi in transizione con retorica o tono gravoso, riesce a utilizzare l'ironia sottile percettibile anche tra le righe dei suoi libri, persino di "Testo Junkie", incentrato sulla sua stessa transizione di genere. Questo suo debutto dietro la macchina da presa centra in pieno l'obiettivo: senza la pretesa di impartire lezioni, punta sull'umanità viva dei suoi Orlando per ricordare a chi guarda il diritto imprescindibile di cambiare e di scegliere quale forma e sostanza avere, con una libertà (che dovrebbe essere) inviolabile.