A Town Called Malice

Film 2023 | Thriller

Regia di Jamie Donoughue. Una serie con Yassine Fadel, Ana Santos (II), Eliza Butterworth, Jason Flemyng, Martha Plimpton. Cast completo Genere Thriller - Gran Bretagna, 2023, Valutazione: 2 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento martedì 20 agosto 2024

Un crime drama creato dal regista di The Business Nick Love e ambientato in Spagna negli anni '80.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO
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Fascino anni '80 e vuoti narrativi in una serie che non riesce a trovare la sua vera identità.
Recensione di Gabriele Prosperi
martedì 20 agosto 2024
Recensione di Gabriele Prosperi
martedì 20 agosto 2024

Anni '80: la famiglia Lord, ex signori del crimine londinesi, ripiega sulla Costa del Sol spagnola per sfuggire alle conseguenze delle sue azioni. Dopo aver perso il controllo del loro impero criminale a Londra a causa di una violenta faida con bande rivali, i Lord cercano di ricostruire la loro fortuna in terra straniera. La Costa del Sol si rivela però altrettanto insidiosa, popolata da criminali locali pronti a tutto pur di difendere i propri interessi. Gene Lord, il più giovane della famiglia, e la sua fidanzata Cindy si trovano rapidamente coinvolti in una spirale di violenza e tradimenti, mentre i Lord tentano di affermare nuovamente il loro potere. Ma in questo nuovo ambiente, dove nemici e alleati si confondono, la famiglia dovrà affrontare pericoli inaspettati, compresi quelli che si nascondono all'interno del proprio clan.

La costa del crimine, la nuova serie Sky creata da Nick Love (The Football Factory, The Business), si distingue per un contesto temporale e spaziale interessanti, con un'estetica fortemente ispirata agli anni '80 che include neon brillanti, abbigliamento vintage e una colonna sonora carica di hit del periodo - dalla "A Town Called Malice" dei The Jam, che conferisce alla serie il titolo originale, a "Back in Black" degli AC/DC.

Nonostante questi caratteri accattivanti, però, la serie presenta diverse criticità che ne compromettono il pieno potenziale.

L'impostazione della serie è intrigante, in quanto mescola azione, dramma e riferimenti culturali, eppure la trama si disperde spesso in digressioni superflue e incongruenze narrative che minano la coerenza del racconto. La sensazione è che la storia avrebbe potuto essere più efficace se concentrata in un formato più breve, come un film, piuttosto che essere dilatata in otto episodi.

Qualche problema lo hanno anche i personaggi comprimari: Gene Lord, il protagonista, e la sua fidanzata Cindy, interpretati rispettivamente da Jack Rowan (che conosciamo già come Bonnie in Peaky Blinders, a cui la serie fa evidentemente occhiolino) e Tahirah Sharif (Waterloo Road), sono al centro della vicenda. Se da un lato Cindy emerge come un personaggio complesso e pericoloso, dall'altro Gene appare spesso piatto e poco convincente nel ruolo del gangster in erba. La loro dinamica ricorda vagamente quella di Bonnie e Clyde, ma senza una sufficiente profondità e, similmente, anche gli altri membri della famiglia Lord non riescono a distinguersi per originalità, risultando stereotipati e prevedibili.

La Costa del crimine può essere vista come un tentativo di ricreare l'atmosfera di Peaky Blinders, ma con un contesto e in un'epoca differenti. Dove Peaky Blinders si distingueva per la sua ambientazione nell'Inghilterra del primo Novecento e per i suoi personaggi profondamente radicati nella cultura di Birmingham, A Town Called Malice sposta l'azione nella soleggiata Costa del Sol degli anni '80, con una famiglia criminale londinese al centro della trama. Nonostante l'intenzione di emulare il fascino e l'intensità di Peaky Blinders, la serie sembra mancare della stessa profondità narrativa e caratterizzazione che hanno reso memorabile la saga dei Shelby. Peaky Blinders riesce infatti a intrecciare storie personali complesse con un ricco panorama storico e sociale; La Costa del Crimine si perde invece in una superficie patinata, fatta di riferimenti agli anni '80 e sequenze stilisticamente ricercate, che lasciano però poco spazio allo sviluppo dei personaggi e delle loro motivazioni. L'impressione è che, pur richiamando l'estetica della serie di Steven Knight, quella di Nick Love non riesca a catturarne la sostanza, risultando più una copia stilistica che una rivisitazione significativa del genere.

Le scene di violenza, i tradimenti e i conflitti interni alla famiglia Lord sono presenti in abbondanza ma raramente lasciano un impatto duraturo sullo spettatore, in parte a causa di una sceneggiatura che sembra più interessata a impressionare visivamente che a costruire una narrazione solida. Abbiamo quindi a che fare con un prodotto che affascina visivamente ma delude in termini di contenuto: se da un lato può attrarre gli amanti delle atmosfere anni '80 - ai quali ormai siamo abituati e la cui esplorazione appare, inoltre, anch'essa inflazionata - dall'altro rischia di lasciare insoddisfatti coloro che cercano una crime story ben articolata.

La costa del crimine è un prodotto che, pur avendo le carte in regola, finisce per perdersi nel tentativo di amalgamare troppi elementi senza riuscire a trovare una sua vera identità.

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