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Tori et Lokita, i Dardenne semplificano lo stile ma non arretrano sul loro umanesimo integrale

Se la regia va sempre più normalizzandosi, forse per arrivare a un pubblico il più possibile ampio, i due autori non rinunciano ai temi sociali a loro cari raccontando una fratellanza apparentemente impossibile. Presentato in Concorso a Cannes e prossimamente al cinema.
di Giancarlo Zappoli

mercoledì 25 maggio 2022 - Cannes Film Festival

I fratelli Dardenne raccontano una fratellanza apparentemente impossibile perché non dettata dal sangue ma dalla vicinanza affettiva e dal comune bisogno.

La domanda che sorge spontanea è come mai il loro linguaggio filmico si sia apparentemente semplificato mentre il loro umanesimo integrale non abbia arretrato di un millimetro. Una delle risposte potrebbe risiedere nel desiderio dell'arrivare al più ampio pubblico possibile con vicende che traggono la loro ispirazione dalla realtà e che, come in questo specifico caso, non hanno bisogno di nomi di richiamo ma debbono trovare la loro verità proprio in un casting il più anonimo (per lo star system) possibile.

In questi tempi di pandemia e di guerra le vite dei migranti sono passate in secondo piano anche per molti di quelli che prima ne sostenevano le ragioni. I Dardenne tornano a ricordarci che quelle vite ci riguardano.
 

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