The Whale |
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Un film di Darren Aronofsky.
Con Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau, Ty Simpkins.
continua»
Titolo originale The Whale.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 117 min.
- USA 2022.
- I Wonder Pictures
uscita giovedì 23 febbraio 2023.
MYMONETRO
The Whale
valutazione media:
3,12
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un dramma familiare guastato dall'ossessione religiosadi figliounicoFeedback: 51015 | altri commenti e recensioni di figliounico |
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martedì 31 ottobre 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
All’inizio sembra un episodio di Vite al limite questo The Whale di Aronofsky girato claustrofobicamente tutto in un anonimo appartamento di una piccola cittadina dell’Idaho. La cinepresa ruota intorno all’enorme massa centripeta del corpo del protagonista, un Brendam Fraser trasformato prosteticamente in un professore di letteratura online super obeso divoratore di pizze della catena Gambino. Fortunatamente il film prende quota anche grazie alla mirabolante interpretazione della ventunenne straordinaria Sadie Sink e per volute drammatiche sempre più ampie si innalza fino a toccare, nella scena madre finale, la grandezza toccante di una tragedia classica. C’è un che di artificiosamente elucubrato e di sentimentalmente barocco, presente già nell’opera omonima di Hunter, scritta per il teatro, da cui il film è tratto, perfettamente in linea con la visione artistica di Aronofsky, interessato all’opera per il tema religioso che deriva dalla sua formazione culturale ebraica e che ha ispirato gran parte della sua filmografia, dall’esordio in Pi greco - Il teorema del delirio fino a Noha e a Madre. Sul nucleo moderno del dramma, incentrato sul rapporto tra un padre separato e la figlia adolescente, si affastellano temi sociali, religiosi e psicologici e, ad abundantiam, anche la storia parallela dell’omosessualità vissuta come peccato dal compagno del protagonista, fino a determinarne il suicidio, che appesantiscono il film fino a comprometterne quasi la riuscita, se non fosse che nella sequenza finale provvidamente Aronofsky ritorna sul rapporto padre figlia raggiungendo l’acme del pathos filmico nell’inquadratura del volto della ragazza immortalata nella smorfia dolorosa di un pianto a stento trattenuto mentre guarda il padre morente. Melville e la Balena bianca offrono soltanto lo spunto per il titolo del film e al di là della facile associazione di immagini tra il cetaceo e l’imponente mole del protagonista poco hanno a che fare con il tema centrale dell’opera e la sua profonda ispirazione religiosa visivamente rappresentata nell’assunzione in cielo finale del protagonista.
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