gabriella
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martedì 28 febbraio 2023
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i capitoli digressivi sulle balene mi intristivano
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Il film si apre con l’immagine di alcuni studenti online durante una lezione di scrittura creativa, il riquadro centrale è nero perchè non c'è telecamera, si ode la voce pacata e gradevole del professore, appassionata a ciò che sta spiegando. Terminata la lezione ,vediamo il corpo in cui dimora quella voce, una massa di oltre 250 kg di strati di grasso sovrapposti, Charlie, un uomo le cui condizioni di salute appaiono da subito gravi e irreversibili, ridotto in quello stato per il dolore in seguito alla perdita dell’amato compagno per il quale ha abbandonato moglie e figlia .L’impatto visivo di questa figura tragica e grottesca nella sua informità, disturba e sconvolge, ma Charlie è un uomo buono e gentile, si ingozza di cibo spazzatura in continuazione, l’unico nutrimento sano sono le parole, contenute in una poesia di Whitman, ad esempio, oppure nelle tesine ben scritte dai suoi studenti, ai quali chiede continuamente di essere sinceri .
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Il film si apre con l’immagine di alcuni studenti online durante una lezione di scrittura creativa, il riquadro centrale è nero perchè non c'è telecamera, si ode la voce pacata e gradevole del professore, appassionata a ciò che sta spiegando. Terminata la lezione ,vediamo il corpo in cui dimora quella voce, una massa di oltre 250 kg di strati di grasso sovrapposti, Charlie, un uomo le cui condizioni di salute appaiono da subito gravi e irreversibili, ridotto in quello stato per il dolore in seguito alla perdita dell’amato compagno per il quale ha abbandonato moglie e figlia .L’impatto visivo di questa figura tragica e grottesca nella sua informità, disturba e sconvolge, ma Charlie è un uomo buono e gentile, si ingozza di cibo spazzatura in continuazione, l’unico nutrimento sano sono le parole, contenute in una poesia di Whitman, ad esempio, oppure nelle tesine ben scritte dai suoi studenti, ai quali chiede continuamente di essere sinceri . Sentendosi prossimo alla fine, l’urgenza di Charlie è quella di riallacciare i rapporti con la figlia Ellie che gli piomba in casa con l’impeto di un attaccante di sfondamento, con la rabbia e la sfrontatezza dell’età adolescenziale, gli rovescia addosso tutto il livore accumulato negli anni per averla abbandonata, lo umilia continuamente esprimendo il disgusto per la sua immagine, l’unico motivo per cui va a trovarlo è perché l’aiuti con i compiti per superare l’anno scolastico. Charlie ama profondamente la figlia e sa di avere molte mancanze nei suoi riguardi, il senso di colpa per gli errori commessi è immensa, si lascia trafiggere dagli arpioni scagliati da Ellie , un ferito capitano Achab, menomata dalla presenza paterna nella sua vita, ma le lame non arrivano agli organi vitali ( come dice scherzosamente a Liz, sua infermiera e unica amica), ci vuole un gesto d’amore per sfondargli l’anima. Nonostante il tempo a disposizione non gli sia favorevole, Charlie attende pazientemente che Ellie capisca di essere speciale, perché intuisce in lei quella sincerità che tanto declama, e che si trova in un tema su Moby Dick che lei ha scritto alle medie,nel quale era già presente un’onestà di scrittura disinteressata a compiacere, ma che sa arrivare a una conclusione intima e personale con l’autore , dimostrando di non temere il giudizio altrui . Oltre a Liz, a fargli visita c’è anche Thomas un giovane e confuso predicatore mormone che si è messo in testa di salvarlo, di metterlo di fronte al suo peccato, ma Charlie sa che se si vuole cercare la verità può farlo soltanto se sa misurarsi con altre verità, diverse dalla propria, reggere il confronto con i propri errori , solo così potrà prendere il mare per un’ultima traversata, oltrepassare la dimensione fisica e librarsi nell’aria , non più ancorato alla zavorra della colpa ma con la leggerezza del perdono .Il cinema di Aronofsky ci ha abituati a immagini in cui il corpo è l’elemento dominante, fisici abbruttiti , corrotti, dilaniati, ma in questo suo ultimo lavoro si spinge oltre i limiti, li oltrepassa e chiede un grande sforzo di visione e partecipazione allo spettatore e si aspetta che si vada oltre e di superare qualsiasi barriera e scioglierci di commozione dinanzi gli occhi del suo protagonista e vederne la sofferenza, l’angoscia, il dolore, ma sopratutto una straordinaria umanità e capacità di amare.
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[+] umanista e dal cuore grande come il protagonista
(di antonio montefalcone)
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luca scialo
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martedì 21 marzo 2023
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storia di un uomo che ha deciso di spiaggiarsi
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Charlie è un uomo obeso, che ha deciso di lasciarsi andare dopo il suicidio del suo compagno, Adam. Per il quale aveva lasciato la moglie e la figlia, Ellie, quando aveva solo 8 anni. Ad accudirlo solo Liz, una infermiera premurosa con lui. Non vuole farsi vedere da nessuno, né dagli studenti universitari con cui tiene un corso di scrittura in conference call con la webcam spenta, né dal ragazzo delle pizze. Al quale lascia i soldi nella cassetta della posta. Di tanto in tanto, a fargli visita è l'adepto di una religione, The New Life, che cerca di aiutarlo. Ma non manca anch'egli di avere i suoi altarini e i suoi problemi. Un giorno però decide di chiamare la figlia Ellie, per ricongiungersi con lei prima della morte che sente imminente.
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Charlie è un uomo obeso, che ha deciso di lasciarsi andare dopo il suicidio del suo compagno, Adam. Per il quale aveva lasciato la moglie e la figlia, Ellie, quando aveva solo 8 anni. Ad accudirlo solo Liz, una infermiera premurosa con lui. Non vuole farsi vedere da nessuno, né dagli studenti universitari con cui tiene un corso di scrittura in conference call con la webcam spenta, né dal ragazzo delle pizze. Al quale lascia i soldi nella cassetta della posta. Di tanto in tanto, a fargli visita è l'adepto di una religione, The New Life, che cerca di aiutarlo. Ma non manca anch'egli di avere i suoi altarini e i suoi problemi. Un giorno però decide di chiamare la figlia Ellie, per ricongiungersi con lei prima della morte che sente imminente. Ma Ellie è ostile nei suoi confronti e con il resto del mondo e il riavvicinamento sarà tutt'altro che facile. Dopo The wrestler, Darren Aronofsky riprende il tema dell'auto-distruzione, della solitudine, del difficile rapporto padre-figlia, col primo che cerca di ricongiungersi con la seconda. Sebbene però la storia si basi su una commovente sceneggiatura teatrale (di Samuel D. Hunter), non manca delle solite pecche "hollywoodiane", fatte di forzature patetiche e banalizzazioni. Nonché passaggi eccessivamente semplificati. Come quando, già all'inizio, decide di telefonare alla figlia che subito si presenta a casa. Senza un minimo di narrazione che precedesse il loro ritrovarsi, come invece accade in The Wrestler. Così come surreale si mostra il finale, quando sarebbe stato bello vedere Charlie immaginare quanto invece ci viene presentato come realmente accaduto. Come The wrestler ha rappresentato il riscatto del grande Mickey Rourke, dopo anni di oblio e problemi privati, così The whale ha riscattato Brendan Fraser, emarginato da Hollywood dopo un'accusa di molestie sessuali.
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enzo70
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sabato 4 marzo 2023
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un film di rara intensità, non per tutti
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The whale è un film talmente intenso da essere impossibile da raccontare. Dopo dieci minuti di visione avevo pensato di abbandonare la sala cinematografica, il senso di angoscia reso da questo uomo obeso mi aveva messo in difficoltà. Il giorno dopo, durante un lungo viaggio in macchina, non riuscivo a non pensare a questo film, all’intenso finale, ai continui richiami al capolavoro di Moby Dick, dove la balena, in questo caso, diventa uomo, alla difficoltà di vivere, ad accettare le nostre diversità. The Whale non è un film per tutti e non è un film semplice. I toni sono cupi, tutta la narrazione si svolge all’interno della stanza dell’appartamento di Charlie, un uomo che ha trovato nel cibo la ragione per compensare il dolore per il suicidio del compagno.
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The whale è un film talmente intenso da essere impossibile da raccontare. Dopo dieci minuti di visione avevo pensato di abbandonare la sala cinematografica, il senso di angoscia reso da questo uomo obeso mi aveva messo in difficoltà. Il giorno dopo, durante un lungo viaggio in macchina, non riuscivo a non pensare a questo film, all’intenso finale, ai continui richiami al capolavoro di Moby Dick, dove la balena, in questo caso, diventa uomo, alla difficoltà di vivere, ad accettare le nostre diversità. The Whale non è un film per tutti e non è un film semplice. I toni sono cupi, tutta la narrazione si svolge all’interno della stanza dell’appartamento di Charlie, un uomo che ha trovato nel cibo la ragione per compensare il dolore per il suicidio del compagno. L’obesità diventa uno strumento di suicidio per lo stesso uomo che mangia in maniera compulsiva ma che non perde mai la sua straordinaria umanità. E nel rapporto con la sua amica, Liz, e con la figlia, Ellie, c’è il senso dell’uomo, la contrapposizione tra desiderio e realtà, Charlie riesce ad andare oltre le apparenze, i suoi limiti fisici diventano uno strumento per indagare l’animo umano. Aronofsky mette in scena un lavoro teatrale di Samuel Hunter e lo fa con intelligenza, con attori eccezionali. Brendan Fraser con un’interpretazione intensa è il candidato a mio avviso più meritevole dell’Oscar come migliore attore.
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felicity
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martedì 6 giugno 2023
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dramma pessimista, ma dolcissimo
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The Whale conserva alcuni dei tratti di scrittura archetipici di Aronofsky, ma ci fa un regalo immenso: lasciare spazio alle storia. A quella di Charlie, prima di tutto, di purezza e redenzione, a quella delle famiglie e del loro potere salvifico, e a quella di un regista che si avvicina allo spettatore come mai aveva fatto prima.
The Whale è un film ricchissimo di stratificazioni, pessimista, ma dolcissimo, e che si presta a innumerevoli livelli di lettura. È inoltre costruito su un discorso letterario di grande qualità e offre prove attoriali maiuscole. È certamente commovente e più che meritevole di esser visto e rivisto, eppure non è un film perfetto.
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The Whale conserva alcuni dei tratti di scrittura archetipici di Aronofsky, ma ci fa un regalo immenso: lasciare spazio alle storia. A quella di Charlie, prima di tutto, di purezza e redenzione, a quella delle famiglie e del loro potere salvifico, e a quella di un regista che si avvicina allo spettatore come mai aveva fatto prima.
The Whale è un film ricchissimo di stratificazioni, pessimista, ma dolcissimo, e che si presta a innumerevoli livelli di lettura. È inoltre costruito su un discorso letterario di grande qualità e offre prove attoriali maiuscole. È certamente commovente e più che meritevole di esser visto e rivisto, eppure non è un film perfetto.
The Whale non è un film perfetto perché innanzitutto è schiavo della forma teatrale, dalla quale lo sceneggiatore non riesce a distanziarsi con la necessaria elasticità e che al contempo relega Aronofsky a soluzioni registiche meritoriamente asciutte, ma anche poco ispirate. The Whale è un dramma asciutto e dolce sulle cose cattive che finiamo per farci l’un l’altro anche quando in realtà vorremmo tutti solo prenderci cura di chi amiamo. Un’opera perfettibile ma assolutamente da non perdere.
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eugenio
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domenica 19 marzo 2023
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la balena bianca
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La balena umana di Brendan Fraser, vincitore come migliore attore agli ultimi Oscar è imponente, maestosa, invade lo schermo delle due ore della pellicola col suo quintale e mezzo di flaccida carne materica. Maschera umana di reclusione forzata, cristologicamente avvinto a una visione di martirio, a cui si lascia andare dentro una stanza buia e polverosa, Charlie, vive in casa recluso, insegnante di letteratura online (con telecamera rigorosamente spenta), emarginato sociale gravemente obeso.
Ma Charlie non si autocompiace, no. È un uomo solo che accetta la sua condizione, sotto il peso delle colpe e dell’ostilità di una famiglia con cui ha rotto ogni legame molti anni prima, per una relazione assoluta con un compagno, il suo studente, rivelatasi tanto assoluta quanto deleteria per la sua anima a seguito della morte del giovane.
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La balena umana di Brendan Fraser, vincitore come migliore attore agli ultimi Oscar è imponente, maestosa, invade lo schermo delle due ore della pellicola col suo quintale e mezzo di flaccida carne materica. Maschera umana di reclusione forzata, cristologicamente avvinto a una visione di martirio, a cui si lascia andare dentro una stanza buia e polverosa, Charlie, vive in casa recluso, insegnante di letteratura online (con telecamera rigorosamente spenta), emarginato sociale gravemente obeso.
Ma Charlie non si autocompiace, no. È un uomo solo che accetta la sua condizione, sotto il peso delle colpe e dell’ostilità di una famiglia con cui ha rotto ogni legame molti anni prima, per una relazione assoluta con un compagno, il suo studente, rivelatasi tanto assoluta quanto deleteria per la sua anima a seguito della morte del giovane. E nel breve tempo rimasto prima di lasciare questo mondo, votato al sacrificio estremo, nonostante i rimbrotti dell’infermiera che lo cura, suo angelo custode (e sorella di Adam, lo studente amato da Charlie), cercherà di riconciliarsi con la figlia adolescente, in un malcelato tentativo di redde rationem prima del fatal viaggio.
Adattamento di una pièce dell’autore americano Samuel D. Hunter, The Whale di Aronofsky (già vincitore dell’oscar con The wrestler) delinea senza mezze misure e in maniera anticonformista i protagonisti, scabri come il dramma che si consuma dietro le quattro mura. Abbiamo Charlie cui non importa essere salvato, Thomas, il giovane trattenuto missionario che bussa alla sua porta casualmente in un giorno di pioggia e cerca di profondersi in sermoni per fargli comprendere la natura di Dio e la salvezza dell’anima, l’angelo custode Liz duro e spietato nei confronti di Thomas, che malgiudica insana quella frequentazione alla luce di un terribile passato, l’ex moglie Mary (Samantha Morton) e la figlia Ellie, entrambe ciniche e ostiche nei confronti del marito-padre (ma anche del mondo in generale come la verbosa figlia) per nascondere una profonda fragilità interiore.
Charlie è la balena bianca di Moby Dick, testo continuamente citato nel film, insieme alla Bibbia, che trascorre il tempo mangiando, insegnando e correggendo compiti, con un cuore prossimo al collasso, espressione del male oscuro di una vita non vissuta che stoicamente accetta senza auto compiangersi.
Brendan Fraser appare convincente, nella sua odissea americana di dolore e passione. Il corpo, maschera prostetica, assurge a involucro maledetto per comunicare una rinascita dai mali di una società, nel disgusto che questo comporta, nella maledizione dove nessuno è innocente, neppure i coprimari del film. Arofonosky scegliendo il formato semi-quadrato lontano dai 16:9 classici, imbastisce un ritratto spietato di una vita spezzata dagli affetti, schifosa, egoistica, sbagliata mercificata, dove l’obesità del protagonista diviene sacrificio ultimo da accettare per una possibile salvezza. A un Dio laico che guarda laggiù.
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stramonio70
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domenica 26 marzo 2023
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gran bel film
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Quest'anno molti degli Oscar (ben 7!) sono stati dati a vanvera e senza alcun criterio a un film idiota come "Everything everywhere all at once", meritatissimo invece l'Oscar come miglior attore protagonista a Brendan Fraser per questo "The whale". La storia è quella di un professore di letteratura gravemente obeso che impartisce lezioni on line ai suoi studenti senza mai farsi vedere (inventando la scusa di avere la webcam rotta). Il suo problema più grande però è rappresentato dalla figlia diciassettenne che non nutre per lui un grande rispetto, anzi... The Whale è una pellicola molto toccante ben scritta e ben interpretata da tutto il cast, con una fotografia volutamente grigia e sporca ed un formato video (il 4:3) scelto per dare maggior senso di claustrofobia al film che forse però poteva essere evitato.
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Quest'anno molti degli Oscar (ben 7!) sono stati dati a vanvera e senza alcun criterio a un film idiota come "Everything everywhere all at once", meritatissimo invece l'Oscar come miglior attore protagonista a Brendan Fraser per questo "The whale". La storia è quella di un professore di letteratura gravemente obeso che impartisce lezioni on line ai suoi studenti senza mai farsi vedere (inventando la scusa di avere la webcam rotta). Il suo problema più grande però è rappresentato dalla figlia diciassettenne che non nutre per lui un grande rispetto, anzi... The Whale è una pellicola molto toccante ben scritta e ben interpretata da tutto il cast, con una fotografia volutamente grigia e sporca ed un formato video (il 4:3) scelto per dare maggior senso di claustrofobia al film che forse però poteva essere evitato. Per me un gran bel film da sufficienza piena.
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figliounico
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martedì 31 ottobre 2023
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un dramma familiare guastato dall'ossessione religiosa
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All’inizio sembra un episodio di Vite al limite questo The Whale di Aronofsky girato claustrofobicamente tutto in un anonimo appartamento di una piccola cittadina dell’Idaho. La cinepresa ruota intorno all’enorme massa centripeta del corpo del protagonista, un Brendam Fraser trasformato prosteticamente in un professore di letteratura online super obeso divoratore di pizze della catena Gambino. Fortunatamente il film prende quota anche grazie alla mirabolante interpretazione della ventunenne straordinaria Sadie Sink e per volute drammatiche sempre più ampie si innalza fino a toccare, nella scena madre finale, la grandezza toccante di una tragedia classica. C’è un che di artificiosamente elucubrato e di sentimentalmente barocco, presente già nell’opera omonima di Hunter, scritta per il teatro, da cui il film è tratto, perfettamente in linea con la visione artistica di Aronofsky, interessato all’opera per il tema religioso che deriva dalla sua formazione culturale ebraica e che ha ispirato gran parte della sua filmografia, dall’esordio in Pi greco - Il teorema del delirio fino a Noha e a Madre.
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All’inizio sembra un episodio di Vite al limite questo The Whale di Aronofsky girato claustrofobicamente tutto in un anonimo appartamento di una piccola cittadina dell’Idaho. La cinepresa ruota intorno all’enorme massa centripeta del corpo del protagonista, un Brendam Fraser trasformato prosteticamente in un professore di letteratura online super obeso divoratore di pizze della catena Gambino. Fortunatamente il film prende quota anche grazie alla mirabolante interpretazione della ventunenne straordinaria Sadie Sink e per volute drammatiche sempre più ampie si innalza fino a toccare, nella scena madre finale, la grandezza toccante di una tragedia classica. C’è un che di artificiosamente elucubrato e di sentimentalmente barocco, presente già nell’opera omonima di Hunter, scritta per il teatro, da cui il film è tratto, perfettamente in linea con la visione artistica di Aronofsky, interessato all’opera per il tema religioso che deriva dalla sua formazione culturale ebraica e che ha ispirato gran parte della sua filmografia, dall’esordio in Pi greco - Il teorema del delirio fino a Noha e a Madre. Sul nucleo moderno del dramma, incentrato sul rapporto tra un padre separato e la figlia adolescente, si affastellano temi sociali, religiosi e psicologici e, ad abundantiam, anche la storia parallela dell’omosessualità vissuta come peccato dal compagno del protagonista, fino a determinarne il suicidio, che appesantiscono il film fino a comprometterne quasi la riuscita, se non fosse che nella sequenza finale provvidamente Aronofsky ritorna sul rapporto padre figlia raggiungendo l’acme del pathos filmico nell’inquadratura del volto della ragazza immortalata nella smorfia dolorosa di un pianto a stento trattenuto mentre guarda il padre morente. Melville e la Balena bianca offrono soltanto lo spunto per il titolo del film e al di là della facile associazione di immagini tra il cetaceo e l’imponente mole del protagonista poco hanno a che fare con il tema centrale dell’opera e la sua profonda ispirazione religiosa visivamente rappresentata nell’assunzione in cielo finale del protagonista.
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beatrice
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mercoledì 3 gennaio 2024
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ricerca di redenzione
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Film che lascia un velo di pesantezza sul cuore, dovuto all'apparente immobilità degli accadimenti e alla rinuncia dello spirito del protagonista Charlie. Tutto questo è reso bene dalla scenografia lenta e ambientata tutta nell'appartamento di quest'ultimo, dalla fotografia cupa, dai dialoghi prolissi e profondi, dai costumi spenti. Una cornice che simboleggia l'arresto della vita di Charlie. Ma in tutta questa paralisi, avvengono i cambiamenti più profondi. Charlie è un professore universitario di letteratura che lavora online da casa a causa della sua obesità. La videocamera è spenta, per non svelare il suo aspetto ai suoi studenti.
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Film che lascia un velo di pesantezza sul cuore, dovuto all'apparente immobilità degli accadimenti e alla rinuncia dello spirito del protagonista Charlie. Tutto questo è reso bene dalla scenografia lenta e ambientata tutta nell'appartamento di quest'ultimo, dalla fotografia cupa, dai dialoghi prolissi e profondi, dai costumi spenti. Una cornice che simboleggia l'arresto della vita di Charlie. Ma in tutta questa paralisi, avvengono i cambiamenti più profondi. Charlie è un professore universitario di letteratura che lavora online da casa a causa della sua obesità. La videocamera è spenta, per non svelare il suo aspetto ai suoi studenti. Così come le tapparelle e le tende di casa lo proteggono dagli sguardi del mondo esterno. Mondo di cui ha deciso di non fare più parte, accettando solo la presenza della sua amica infermiera che si occupa di lui. Charlie vuole rimanere nascosto nell'ombra di due fortezze: la sua casa e i chili di grasso che ha accumulato un po' alla volta, finendo per farlo diventare un obeso a rischio vita. Oltre a nascondere la sua immagine, nasconde anche i profondi sensi di colpa che si trascina da un passato in cui è venuto meno alle sue responsabili di padre, per abbracciare una relazione omosessuale con un suo studente. I deboli tentativi di mantenere i rapporti con la figlia hanno agevolato la madre nel riuscire a ostacolare il loro legame, portando Charlie a una vita rinunciataria. L'emozionante relazione d'amore con Allan, lascia spazio a un'altra grande ferita nella sua vita, dovuta alla morte di quest'ultimo. Una morte poco chiara, che sembrerebbe avere come mandante la chiesa di cui Allan faceva parte, ma dalla quale non era accettato proprio per il suo orientamento omosessuale. Qui si apre un'altra tematica importante quando arriva a bussare alla sua porta un finto missionario di questa chiesa, un ragazzo scappato di casa a seguito di un furto e in cerca di redenzione tramite la divulgazione del verbo di Dio. Il ragazzo è convinto di poter salvare Charlie dalla morte ormai certa a causa dell'obesità, inducendolo a rinunciare agli atti peccaminosi legati alla sua sessualità. Parallelamente, In tutto questo nascondersi e arrendersi, Charlie trova la spinta a contattare sua figlia Ellie nella speranza di ricucire il rapporto, convincendola a iniziare a frequentarsi in cambio di denaro e di un aiuto con i compiti. Ellie è un'adolescente arrabbiata, non accetta che il padre l'abbia abbandonata e ad ogni occasione gli scaglia addosso il suo dolore con tutta la forza possibile, nel tentativo di ferirlo almeno tanto quanto è stata ferita lei. Charlie comprende molto bene il suo atteggiamento e si dimostra amorevole e accogliente, sembra che attraverso la rabbia di Ellie stia cercando di espiare le sue colpe per meritarsi il perdono. Pur non potendosi muovere fisicamente, Charlie riesce con le sue parole calde e i suoi gesti gentili, a muovere l'energia di un rapporto che pareva essersi irreversibilmente congelato, trasformando la rabbia della figlia in ritrovata complicità. Le altre tematiche che contribuiscono a mantenere, nonostante il finale, questo senso di immobilità e rinuncia riguardano l'assicurazione sanitaria alla quale Charlie rinuncia per mettere tutti i soldi sul conto della figlia, e la tematica alimentare. Egli non cura le sue condizioni di salute e si nutre in modo insano. Si percepisce come voglia punirsi per essere sopravvissuto al compagno e per non aver adempiuto ai suoi doveri di padre. In questa scelta non si rende conto che il suo tentativo di redimersi priverà nuovamente sua figlia di un padre, stavolta senza possibilità di recupero.
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ludovico morandi
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martedì 28 febbraio 2023
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un quadro contemporaneo, struggente nel dipingerci
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The Whale è un film del 2022 scritto e ideato da Samuel D. Hunter e diretto da Darren Aronofsky.
Il film esplora le vicende di un uomo che soffre di obesità, tanto da non potersi muovere di casa e passa il suo tempo facendo corsi di scrittura online e aspettando il rifornimento di cibo dalla sua amica infermiera finchè scopre che gli rimangono pochi giorni di vita. Egli riceverà varie visite, tra cui quelle di sua figlia, che lo porteranno a struggersi ancora di più per i suoi errori passati ma che non riusciranno ad uccidere la sua positività.
Quest'ultima opera del regista americano è fortemente contemporanea, quasi un quadro realista che ci mette davanti ad alcune dure realtà.
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The Whale è un film del 2022 scritto e ideato da Samuel D. Hunter e diretto da Darren Aronofsky.
Il film esplora le vicende di un uomo che soffre di obesità, tanto da non potersi muovere di casa e passa il suo tempo facendo corsi di scrittura online e aspettando il rifornimento di cibo dalla sua amica infermiera finchè scopre che gli rimangono pochi giorni di vita. Egli riceverà varie visite, tra cui quelle di sua figlia, che lo porteranno a struggersi ancora di più per i suoi errori passati ma che non riusciranno ad uccidere la sua positività.
Quest'ultima opera del regista americano è fortemente contemporanea, quasi un quadro realista che ci mette davanti ad alcune dure realtà. Quelle dell' apparenza che oggi più che mai condiziona il nostro modo di farci vedere dagli altri, sempre più influenzati da canali di condivisione che possono mostrarci nei più disparati modi e che sembrano evidenziarci in negativo o in positivo, facendoci perdere sempre di più in un'aspetto di noi che di fatto, non esiste. Esplora il tema dell'aspettativa, pressante per chi vede le sue potenzialità o ha qualcuno che glie le fa continuamente presenti e scoraggiante per chi invece non sà ancora cosa gli viene bene e non ha nessuno che crede in lui. Si affronta anche il tema della strumentalizzazione scolastica che ormai serve solo a farci esprimere ciò che è gia detto e ciò che è conforme, più che la sincerità ed il vero pensiero che contraddistinue ogni persona. Si esplora anche il tema della spiritualità che riesce a fondersi con quello della speranza di essere amati o perdonati, che sia da dio o da una persona
Questo è The Whale, questo è quello che comunica, che vuole comunicare e lo fa con lentezza, spargendo con il giusto ritmo segmenti di significato qua e là per poi raccoglierli tutti insieme alla fine e gettarteli in faccia.
I toni sono abbastanza teatrali tanto che è infatti tratta da un opera teatarale scritta dallo sceneggiatore Samuel D. Hunter, che la scrive ottimamente tranne qualche piccolo problema nella forzatura di alcune scelte prese dal protagonista mentre tecnicamente abbiamo pochi guizzi registici ma è ottima l'esaltazione di quello che il film vuole trasmettere, con riprese dal basso che accentueno gli eccessi nel mangiare del protagonista e varie ripetizioni di inquadrature per farci entrare ancora di più nella ruoutine in cui esso vive. La Fotografia è ottima nell'esprimere l'atmosfera e come molti altri film usciti quest'anno è ammorbidita da una leggera grana mentre le musiche di Rob Simonsen sono a dir poco sensazionali e rendono il film ancor più struggente. Anche la perfomance degli attori aiuta ad esprimere il dramma con delle prestazioni di alto livello, di rilancio per Brendan Faser e promettente per Sadie Sink, perfetta per il ruolo. Per apprezzarle al meglio consiglio la visione in lingua originale in quanto il doppiagio in questo caso sembra togliere molto al'identità dei personaggi.
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lkymovie1994
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domenica 5 marzo 2023
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un attimo fuggente rovesciato
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Un film straziante e anti- conformista: il regista usa come pretesto la sofferenza del protagonista per mettere in scena un'opera mondo sull'esistenza. Aronosfky aveva già diretto film in cui la storia passava in secondo piano e qui firma il suo capolavoro. Ci sarebbero un'infinità di chiavi di lettura da analizzare; il martire che incarna i mali della società, il ruolo egemone del capitalismo negli U.S.A, la totale sfiducia nei confronti del sistema e delle istituzioni, ma facendo la stesura di questa recensione, mi preme porre il focus sul tema della sincerità contro la digitalizzazione. L'opera del regista è decisa nello scagliarsi contro insincera blandizia, la quale i tempi 3.0 moderni possono scatenare: il protagonista (insegnante) esorta i suoi alunni a scrivere tesine vere, dove emergano le emozioni provate dagli studenti.
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Un film straziante e anti- conformista: il regista usa come pretesto la sofferenza del protagonista per mettere in scena un'opera mondo sull'esistenza. Aronosfky aveva già diretto film in cui la storia passava in secondo piano e qui firma il suo capolavoro. Ci sarebbero un'infinità di chiavi di lettura da analizzare; il martire che incarna i mali della società, il ruolo egemone del capitalismo negli U.S.A, la totale sfiducia nei confronti del sistema e delle istituzioni, ma facendo la stesura di questa recensione, mi preme porre il focus sul tema della sincerità contro la digitalizzazione. L'opera del regista è decisa nello scagliarsi contro insincera blandizia, la quale i tempi 3.0 moderni possono scatenare: il protagonista (insegnante) esorta i suoi alunni a scrivere tesine vere, dove emergano le emozioni provate dagli studenti. Quando Fraser scaglia il PC contro il muro dopo essersi mostrato al pubblico ed aver superato il suo 'difetto' fisico, è una scena cardine, in cui Aronofsky affonda la sua critica all'omologazione dei social (tutti devono essere perfetti fisicamente e vuoti dentro). Cionondimeno, a essere bersagliato è anche il finto l'altruismo volto a ringalluzzire il proprio ego (il protagonista è l'unico che non vuole pesare agli altri, cercando disperatamente di salvare il mondo attraverso la propria coscienza di sé), nonché all'eterno ritorno dell'eguale dove è più importante fare il compitino per fare carriera e risaltare in una società di plastica e svuotata, piuttosto che rischiare e far valere le proprie idee per cambiarla. A tutti gli effetti ci troviamo di fronte a un film politico in cui realtà (la storia dell'attore) e fantasia (Moby Dick) si mescolano, congiungendosi nel finale sapientemente orchestrato dal regista, trattasi sempre di un film d'autore da gustare per le sue intuizioni registiche. Un attimo fuggente rovesciato, dove tutti si salvano da soli apparentemente e chi è intorno al protagonista si rende conto grazie a lui che l'essere umano non può odiare e nei tempi del social, recuperare quel moto romantico sarebbe cosa buona e giusta.
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