Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Spagna, Italia |
Durata | 120 minuti |
Al cinema | 1 sala cinematografica |
Regia di | Carla Simón |
Attori | Jordi Pujol Dolcet, Anna Otin, Xènia Roset, Albert Bosch, Ainet Jounou Josep Abad, Montse Oró, Carles Cabós, Berta Pipó, Isaac Rovira. |
Uscita | giovedì 26 maggio 2022 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,84 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 23 maggio 2022
Una famiglia si riunisce come ogni estate nella cittadina più profonda della Catalogna. Questa però potrebbe essere l'ultima. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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Nella campagna assolata della Catalogna, la famiglia Solé vive e coltiva da decenni un vasto frutteto che gli era stato offerto dopo la guerra civile dai proprietari, i Pinyol. Un gesto d'onore a ricompensa di un aiuto cruciale, ma mai siglato con documenti ufficiali. I Solé si ritrovano perciò impotenti quando furgoni carichi di pannelli solari arrivano sui terreni, pronti a riconvertire il frutteto ed eliminare l'unica attività che la famiglia abbia conosciuto.
La regista catalana Carla Simón si era fatta notare con il suo primo lungometraggio, Estate 1993, e con Alcarràs espande e cementa una poetica cinematografica fatta di minuzioso naturalismo, uno sguardo dolce verso il passato e un dono particolare per il lavoro con gli attori.
In questa epopea familiare in cui la tradizione si scontra violentemente con le fredde costrizioni del presente, Simón dipinge un affresco meticoloso della sua terra e coglie il frutto pienamente drammatico di un cinema contemplativo, di stampo quasi documentaristico. La specificità del racconto, rivelatrice non soltanto del lavoro di ricerca ma di un omaggio personale alla storia della regista, salta subito agli occhi grazie all'esattezza dei costumi e alle pieghe sul volto dei personaggi, attori non professionisti che Simón trasforma in una perfetta orchestra di tensioni, amore e caos. Il locale trascende anche nell'universale, centrando una descrizione del lavoro agricolo come parte integrante del tessuto culturale di un paese che non può che suonare familiare in paesi come il nostro, costruiti su valori e sistemi economici simili. Da questo punto di vista il cinema di Simón va ad affiancarsi a quello di Alice Rohrwacher, benché rimanga più aderente al reale e meno tendente al poetico. Grazie alla fluidità di uno stile registico immediato e pulsante, è facile avvertire l'impatto di Alcarràs come un insieme, una storia fiume che ci travolge. Ma non vanno sottovalutati i tanti momenti di straordinaria singolarità; molti coinvolgono i bambini della famiglia, autentici e adorabili, la vera arma segreta del film. Altri riguardano le strazianti emozioni represse di Quimet, figlio dell'anziano pater familias Rogelio e attuale responsabile del business agricolo. È lui a intestardirsi su una politica identitaria (avvertito a più riprese che occuparsi dei pannelli solari vorrebbe dire lavorare meno e guadagnare di più, insiste di essere un coltivatore e non un tecnico) e a puntare tutto su un ultimo raccolto mentre le ruspe attendono minacciose. I piccoli attimi di gioia che gli sono concessi (una festa in piscina, la surreale gara di bevute, l'attenzione con cui dispone una teglia di lumache affumicate) non fanno che rendere più amari i suoi sfoghi, siano essi destinati a un solitario pannello solare o di fronte a una cassa di pesche rovesciata a terra.
Con ogni personaggio tuttavia si apre un mondo, e non sono da meno gli interessanti excursus nelle politiche di genere quando la macchina da presa si sofferma sulle donne costrette a fare da paciere invisibile, sugli adolescenti ormai troppo cresciuti per contentarsi degli austeri svaghi dei campi, o sugli anziani, che a loro modo fanno eco al medesimo dibattito tra progresso e tradizione ("la tua salsa di pomodoro è diversa, mamma non usava il frullatore" - "Perché non esisteva!"). Tutti dettagli che contribuiscono all'afflato romanzesco del film, e aggiungono livelli di caratterizzazione a una storia che fotografa con accuratezza le particolari circostanze socio-economiche dell'industria agricola contemporanea. I conti non tornano, e il mondo sembra voler dire a famiglie come quella dei Solé che la loro esistenza non è sostenibile, anche prima di far entrare le ruspe sui loro terreni. Eppure, ci ricorda Carla Simón, un lavoro rimane più che un lavoro, e l'identità merita di essere tutelata.
Orso d'Oro alla settantaduesima Berlinale, Alcarràs conferma quanto di buono Estate 1993 (2017), l'acclamato esordio della catalana Carla Simón aveva già rivelato: uno sguardo registico sensibile e preciso, una scrittura narrativa fluida e diretta, anche allorché si appoggia sul non detto, e un'eccellente direzione attoriale capace di orchestrare con assoluta armonia i contributi di non professionisti [...] Vai alla recensione »
Dalle pesche ai pannelli solari. Dalla terra come coltura e cultura, ai terreni come superficie da sfruttare almo a palmo. Dall'era millenaria dell'agricoltura all'epoca energivora del digitale. La parabola dei Solé, nomen omen, la famiglia che da generazioni coltiva quel piccolo paradiso in Catalogna, è a dir poco esemplare. Quelle terre benedette infatti non gli appartengono.
"Alcarràs - L'ultimo raccolto" è il secondo lungometraggio della giovane regista catalana Carla Simón, in uscita nelle sale italiane dal 26 maggio. Il film, premiato con l'Orso D'Oro alla settantaduesima edizione del festival internazionale del cinema di Berlino, racconta le vicende dei Solé, una famiglia che da più generazioni lavora la terra e gode dei suoi frutti per vivere.
È un mondo intero quello raccontato in Alcarràs, Orso d'Oro all'ultima Berlinale e film d'apertura del Bellaria Film Festival. D'altronde, già il titolo corrisponde al nome di un paesino rurale della Catalogna, lo stesso da cui proviene la regista Carla Simón, qui alla sua seconda prova dopo l'esordio con Estate 1993. C'è una grande famiglia, i Solé, che da generazioni coltiva alberi di pesche su un [...] Vai alla recensione »
Verso la fine, ma col sole in faccia: non tramonta, ancora, sul clan Sole, protagonista dell'opera seconda della catalana Carla Simón, Alcarras. Avevamo apprezzato l'esordio Estate 1993 del 2017, e qui non si smentisce: Orso d'Oro all'ultima Berlinale, plauso di critica, commozione di pubblico. Ha tatto ed estasi, Simón, ma non se - e ce - la racconta: i Sole riecheggiano la sua vera famiglia, l'eponimo [...] Vai alla recensione »
Da sempre la famiglia Solé si dedica destate alla raccolta delle pesche nel proprio frutteto ad Alcarràs, un piccolo paese in Catalogna. Il raccolto di quest'anno potrebbe però essere l'ultimo a causa dell'imminente minaccia di sfratto. È previsto infatti che i peschi vengano abbattuti e il terreno riconvertito a impianto solare, un progetto che provoca un profondo strappo all'interno di questa famiglia [...] Vai alla recensione »
Passato nel sottofinale di questo faticoso Concorso berlinese 2022, Alcarràs, diretto dalla catalana Carla Simón, aveva sulla carta tutte le caratteristiche giuste per poter piacere alla Giuria iper-politicamente corretta (come tutta la selezione concorsuale d'altronde, con rade eccezioni) di questo anno. E cioè una storia personale legata ad un forte tema politico che sia o storico e/o attuale, stile [...] Vai alla recensione »
Opera seconda della giovane catalana Carla Simón, dopo Estiu 1993 del 2017, sulla sua esperienza di perdita dei genitori quando era piccola, Alcarràs è il film vincitore dell'Orso d'Oro alla Berlinale 2022. Carla Simón tratteggia un quadro di vita rurale, incentrato sulla famiglia Solé, che vive in un vecchio casolare circondato da una grande piantagione di peschi.
Una famiglia di agricoltori affronta l'improvviso sfratto dalla piantagione: cinema politico che conferma lo sguardo acuto di una giovane regista catalana. I Solé hanno da sempre passato le estati nel frutteto di famiglia di Alcarràs, un piccolo villaggio catalano in cui generazioni differenti si dedicano con amore alla raccolta delle pesche. Ma questa potrebbe essere l'ultima stagione: una minaccia [...] Vai alla recensione »
L' Orso d' oro a Alcarrás di Carla Simón era stato annunciato appena subito dopo la proiezione del nuovo film della regista catalana che ritrova qui i motivi del precedente Verano 1993 (Estate 1993), premiato anch' esso alla Berlinale (2017), a cominciare da quel paesaggio famigliare, punteggiato di figure infantili che sono anche le più riuscite. E è stato confermato ieri, in un palmarès non troppo [...] Vai alla recensione »
Già da qualche anno la giovane cineasta catalana Carla Simón ha fatto parlare di sé, rivelando, con la sua notevole opera prima Estate 1993 (presentato in anteprima mondiale alla Berlinale 2017 all'interno della sezione Generation KPlus), una sensibilità e una padronanza del mezzo cinematografico fuori dal comune. Grandi aspettative, dunque, ha sollevato la presenza all'interno del concorso di questa [...] Vai alla recensione »