Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Austria, Svizzera, Germania |
Durata | 116 minuti |
Regia di | Stefan Jäger |
Attori | Maresi Riegner, Max Hubacher, Julia Jentsch (II), Joel Basman (II), Hannah Herzsprung Philipp Hauß, Daniel Brasini, Tiana Distefano, Alina Distefano, Eleonora Chiocchini. |
Uscita | giovedì 29 giugno 2023 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Draka |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,32 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 giugno 2023
Per scappare dalla sua vita borghese una donna compie un viaggio e scopre l'amore per la fotografia. In Italia al Box Office Monte Verità ha incassato nelle prime 8 settimane di programmazione 12,4 mila euro e 6 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Hanna Leitner è una giovane donna con due figlie che lascia la famiglia a Vienna per raggiungere la comunità che ad Ascona si riunisce sul monte Monescia ribattezzato Monte Verità. Hanna vuole sfuggire all'oppressione della sua vita borghese e, in particolare, a quella del marito. Il quale la relega al ruolo di madre e le nega il diritto di accedere a quella che per lui è una professione e per lei un'iniziale passione: la fotografia.
È un film sullo sguardo (dichiarato sin dalla prima inquadratura) quello che Stefan Jäger, con grande sensibilità, ci propone in questa ricostruzione di una vicenda di emancipazione femminile che coinvolge un personaggio d'invenzione (Hanna) affiancato da protagonisti reali come Hermann Hesse, Otto Gross, Isadora Duncan e molti altri.
Uno sguardo che la borghesia dominata dagli uomini vuole conservare come proprio anche grazie alla nuova scoperta della fotografia il cui utilizzo sul piano espressivo non può essere concesso alle donne che, per definizione, non possono essere in grado di comprenderlo. Hanna va alla ricerca di questa possibilità di espressione inconsapevolmente in quanto il suo bisogno primario è quello di allontanarsi da un marito la cui rigidità travalica i limiti e di trovare sollievo ad un disturbo respiratorio che il dottor Gross aveva iniziato a curare. Non si tratta sicuramente di un caso se alla sceneggiatura e alla fotografia ci sono due donne (Kornelija Naraks e Daniela Knapp) che insieme a Jäger hanno realizzato un film in cui, mentre si scruta l'animo di una donna combattuta tra due mondi, si ricostruisce una realtà storico culturale senza retorica e senza, soprattutto, quello stile un po' retrò che affligge opere analoghe. Hanna non vede solo l'utopia e la sua bellezza nella comunità che si ritrova sul Monte ma ne individua anche le contraddizioni (vedi il suo rapporto con Otto). Non abbandona d'un tratto, come una folgorata sulla via di Ascona, il proprio passato e le proprie radici ma combatte con i propri pregiudizi e sensi di colpa.
È in questa complessità e nell'utilizzo dell'ambiente naturale quale coprotagonista che sta la qualità di un film che si lascia alle spalle ogni tentazione di descrizione oleografica per 'fotografare' l'intimità di spiriti pronti a pagare un prezzo per tentare nuove strade che consentissero ad ognuno di guardarsi ed accettarsi senza gli orpelli e le costrizioni di società capaci di fissare sulle lastre solo la superficie di cose e persone. La nostra contemporaneità, basata fondamentalmente sull'immagine, sembrerebbe aver superato quei problemi ma questo film ci interroga obbligandoci a domandarci se, anche su questo versante, la parità di opportunità sia stata conseguita. I dati ci dicono di no.
Che c'è di meglio per una giovane moglie del 1920, di famiglia ben locata o benestante, di etichetta diciamo, residente a Vienna e madre di due bambine, mantenuta dal marito-padrone che stabilisce come tutto deve andare e che “porta i soldi a casa”, un fotografo che dirige tutti gli affari familiari e comanda perfino nella posa per una foto “datevi un contegno!”? Di [...] Vai alla recensione »
Da Vienna, ai primi del Novecento, Hanna Leitner, madre di due figlie e infelicemente sposata all'asburgico Anton, raggiunge da clandestina il cosiddetto Monte Verità (invero, il monte Monescia, una collina sopra Ascona nel Canton Ticino). Lì esiste un sanatorio, una comune che anticipa quelle dei Figli dei Fiori degli anni Sessanta, ove lei che soffre d'asma si affida alle cure del medico Otto Gross [...] Vai alla recensione »
Come nel Martone dedicato alla comune di Capri tra '800 e '900, qui si entra nel celebre gruppo borghese antiborghese (rampolli benestanti) della comunità svizzera cosmopolita di Monte Verità, seguendo le sorti di Hanna in fuga dal rigore austroungarico di Vienna, personaggio inventato tra i celebri Hermann Hesse e Isadora Duncan. Pare tendere alla illustrazione, ma in realtà è un film di "panorama": [...] Vai alla recensione »
Su una montagna vicino ad Ascona, nella Svizzera italiana, c'è una comunità lontana dal caos della vita moderna, in cui si vive a contatto con la natura e con gli altri. Un luogo in cui le persone si rifugiano per sentirsi più libere. Non siamo tra gli hippies negli anni '60, ma agli inizi del 1900, sul monte Monescia ribattezzato "Monte Verità". Questo il titolo del film del regista svizzero Stefan [...] Vai alla recensione »
Puntuale arriva la scena che ha fornito al dialetto locarnese la parola "balabiott" gente che si spoglia e danza nuda nei boschi (poi, per esteso: "matti"). Accadeva in una collina sopra Ascona - dove oggi c'è un albergo e un centro convegni in rigoroso stile Bauhaus - negli anni Venti del Novecento. Monte Monescia sulla carta geografica, ribattezzato Monte Verità.
Nei primi anni del Novecento, il Monte Verità del Canton Ticino, nei pressi di Ascona, fu sede di una variegata comunità utopista, formata da persone che scelsero di vivere a contatto con la natura, seguendo pratiche naturiste, attività artistiche nonché di ricerca interiore. La comunità sarà raggiunta nel corso negli anni da personalità illustri, soprattutto del mondo della letteratura e della psicoanalisi [...] Vai alla recensione »
Dai primi anni del 900 il monte Monescia, ribattezzato in seguito Monte Verità, era diventato una vera e propria calamita per quanti cercassero una vita a contatto con la natura e con sé stessi, lontano dalla realtà metropolitana. Una via alternativa per curare la salute e le proprie ferite interiori, piena di bagni di sole e di passeggiate nudi, a contatto con le radici della madre Terra.
La farfalla in ottone che la protagonista stringe con forza in mano fino a lasciarle il segno è la necessità che quell'immagine o meglio, ciò che simboleggia quell'immagine, deve essere trattenuta, impressa, per non dimenticarsene. Perchè la libertà è un'utopia, come viene detto più volte nel film e se viene trovata va tenuta stretta, perchè da un momento all'altro può volare via.
Monte Verità, l'esordio alla regia dell'autore svizzero classe 1970, Stefan Jäger, presentato in anteprima mondiale alla 74° edizione del Locarno Film Festival, e distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Draka a partire da giovedì 29 giugno, è un'interessante e atipico modello di documentarismo televisivo - ingenuamente convinto di non esserlo, nonostante toni ed estetiche rimandino direttamente [...] Vai alla recensione »
Non siamo così esperti in materia per dar ragione o torto a Florian Keller, giornalista elvetico che ha coniato il termine "Schissfilm" per sottolineare la stasi creativa e i limiti del cinema svizzero. Certo è che un film come Monte Verità (presentato al Locarno Film Festival nel 2021) sembra scontornarsi dalla contemporaneità senza però ottenere i galloni del classico, scegliendo un pur legittimo [...] Vai alla recensione »
Il Monte Verità, in Svizzera, sulle pendici del Monte Monescia e a pochi chilometri dalla città di Locarno, è un rinomato sanatorio attivo ormai da diverso tempo, presso il quale hanno soggiornato anche numerosi artisti e letterati, tra cui addirittura Herman Hesse (si narra addirittura che egli abbia scritto il suo capolavoro Siddharta proprio poco dopo un soggiorno presso il suddetto luogo).
Tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento il Monte Verità, sopra Ascona, come la Capri in odore di rivoluzione raccontata da Mario Martone, è stato culla di una comune che ha ospitato utopisti più o meno veementi. Rimangono alcune foto di quell'esperienza, ma non si sa chi le abbia scattate. Stefan Jäger immagina che si tratti di una donna, Hanna Leitner, irrequieta e insofferente alle regole [...] Vai alla recensione »