Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Norvegia |
Regia di | Itonje Søimer Guttormsen |
Attori | Birgitte Larsen, Marte Wexelsen Goksøyr, Lars Øyno, Andrine Sæther, Maria Grazia Di Meo . |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 24 febbraio 2021
Un film che segue la vita e il percorso artistico di Gritt.
CONSIGLIATO SÌ
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Gritt è un'attrice e aspirante autrice norvegese che da anni cerca di convogliare nel teatro il desiderio di impegno sociale ed espressione artistica. Dopo un viaggio a New York in compagnia dell'amica Marte, anch'essa attrice, Gritt sviluppa l'idea di uno spettacolo chiamato "L'infiammazione bianca" che possa svegliare le coscienze della società norvegese. La precarietà economica la costringe a vivere dalla zia mentre questa è in viaggio, dato che le richieste di sussidio statale non vanno a buon fine. Saranno una serie di disavventure nel teatro sperimentale a rendere ancora più radicale la sua visione dell'ambiente.
Cogliere la giusta sfumatura transitoria, si sa, è impresa molto più difficile che calcare la mano sugli estremi.
Successo o tragedia, bellezza suprema o negazione totale, si prestano più facilmente al racconto di quanto possa fare la medietà, che è relativa e dunque scivolosa. La regista norvegese all'esordio Itonje Søimer Guttormsen riesce con il suo Gritt a offrire uno studio intenso, scomodo e provocatorio di una donna la cui capacità di espressione artistica non collima con le sue aspirazioni. Non è il successo di per sé a interessare la protagonista Gritt, così come non è la sua mancanza di talento a rendere il film una parabola amara sull'insoddisfazione. Guttormsen stupisce proprio tenendo in gioco una miriade di fattori, che come nella realtà finiscono per indirizzare un destino senza una spiegazione univoca. C'è sullo sfondo una dimensione satirica, ora di certi trend internazionali (un approccio un po' "hipster" alla produzione artistica), ora di specifiche dinamiche locali, come il sistema di bandi e sostegni governativi della Norvegia. Per non parlare poi dell'ambivalenza personale, su tutti quella di un'altra attrice e regista, Marte: un'amica vera e un supporto emotivo importante, che però Gritt tiene a distanza perché colpevole di sfruttare troppo facilmente la sindrome di Down che la affligge. Gritt è un film che funziona proprio perché mantiene valide entrambe le prospettive, e vive obliquo nell'ambiguità surreale delle apparenze nel mondo contemporaneo. È però anche un'opera il cui lato obliquo è ben tagliente, e si fa via via più instabile in un clima di paranoia e disagio che arriva pienamente allo spettatore.
Merito senza dubbio di una prova attoriale folgorante da parte di Birgitte Larsen, elettrica e pericolosa, vittima e carnefice (di sé) in egual misura. Un classico esempio di profezia auto-avverante fatta personaggio, in una donna talmente ossessionata da un sistema che le preclude l'ingresso da condannarsi a rimanerne fuori da sola. Non sorprende che regista e attrice ci abbiano lavorato su assieme, non soltanto in questo film ma anche in un corto precedente; la loro è una creazione sofisticata e profonda che assorbe empatia e genera sdegno. Rimorsi, rimpianti e mosse sbagliate, che in A proposito di Davis dei fratelli Coen venivano bagnati di malinconia folk, e che invece Guttormsen asciuga con spietata lucidità scandinava, filmandoli in uno stile grezzo che fa di Gritt una visione ancora più destabilizzante. Una vera sorpresa che è al tempo stesso specifica e universale.
Gritt, trent'anni e qualcosa, «fa cose, vede gente»: si occupa di tutto e di niente, «crea rituali che spezzino le catene del capitalismo e del patriarcato» (a suo dire), ma in realtà trascorre le sue giornate a ronzare intorno a nomi illustri della scena teatrale d'avanguardia, prima a New York e poi a Oslo, senza riuscire mai a sfondare. Una outsider tra gli outsider.
Esordio al lungometraggio della filmmaker norvegese Itonje Søimer Guttormsen, Gritt è un film sull'arte radicale, o un film radicale sull'arte, sull'arte estrema come unica vera forma di arte possibile, unica possibile ancora per il riscatto dell'umanità, ma anche possibile veicolo di autodistruzione. Con Gritt la regista torna a Rotterdam, presentando il film nella Tiger Competition, dopo avervi partecipat [...] Vai alla recensione »