Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia, Germania |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Francesco Sossai |
Attori | Walter Giroldini, Diego Pagotto . |
MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento venerdì 3 dicembre 2021
Due uomini condividono il difficile rapporto con il territorio industriale delle Dolomiti.
CONSIGLIATO SÌ
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Fausto lavora da vent'anni in una fabbrica di meccanica di precisione e ha una madre che lamenta la sua latitanza dagli affetti familiari. L'uomo ha un appuntamento con Ivan, un dottorando in filosofia che ha conosciuto in internet ma che lui fa passare come amico di vecchia data. Insieme vorrebbero passare dal desiderio alla pratica per quanto riguarda il tabù del titolo.
Francesco Sossai, sviluppando un suo precedente cortometraggio, ha realizzato un vero e proprio film horror.
Questa potrebbe forse sembrare, dopo la visione, un'affermazione azzardata se non addirittura esagerata. Ma se si considera la premessa forse non lo è poi così tanto. Chi conosce i romanzi di James Patterson e il ciclo del detective Alex Cross sa come l'autore sia in grado di descrivere, entrando nella loro psicologia, personaggi amorali che si muovono nell'ombra protetti da un'immagine quotidiana di assoluta normalità. Sossai, con i suoi due protagonisti che si trovano a loro agio nell'understatement, tratta la materia in modo analogo ma al contempo diverso. Grazie ad un uso efficace del bianco e nero e a una capacità di collocarli nel contesto ambientale (sia esso naturale che sociale) delinea due psicologie in maniera efficace. Sono due vite qualunque, con un background culturale molto distante, che si uniscono, grazie al lato oscuro della rete, per tentare di trasformare una velleità in carne e sangue. Sossai, non a caso, si sofferma con uno sguardo non morboso, finalizzato comunque a disturbare, sull'uccisione di un maiale a cui i due assistono mentre si aggirano ancora nella fase preparatoria del loro progetto. La camera ci mostra questi ed altri 'orrori' (uno dei quali legato al mondo del lavoro) imponendoci una domanda quasi dostoevskiana sugli abissi dell'animo umano che travalicano cultura e collocazione sociale. I suoi protagonisti risultano essere in definitiva più vicini ai 'poveri piccoli uomini feroci' de "La patente" di Pirandello che a quelli del romanziere americano. Sono più desideranti che concreti anche perché, almeno uno di loro, sa chi era Paolo Rossi.
Il verso di Beaudelaire “Un’oasi d’orrore in un deserto di noia!” è lo spunto di partenza per descrivere la relazione tra due uomini e il paesaggio in cui vivono: una piccola zona industriale nelle Dolomiti dove le montagne possono essere delle prigioni e dove è possibile coltivare pensieri estremi, oscuri, oltre gli standard umani.
È interessante notare come tra i film italiani "indipendenti" più interessanti ben due in realtà abbiano trovato il modo di esistere grazie a uno sforzo produttivo straniero. È così per Mother Lode, opera prima di Matteo Tortone presentata lo scorso settembre in concorso all'interno della Settimana Internazionale della Critica alla Mostra di Venezia e girata in Perù, in territorio andino, con il contributo [...] Vai alla recensione »