Titolo originale | Wî â Ritoru Zonbîzu |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Makoto Nagahisa |
Attori | Masaaki Akahori, Chai, Eriko Hatsune, Sôsuke Ikematsu, Nobue Iketani Akito Inui, Seikô Itô, Kappy, Naruyoshi Kikuchi, Rinko Kikuchi, Keita Ninomiya, Mondo Okumura, Satoshi Mizuno, Sena Nakajima, Kuranosuke Sasaki, Masatoshi Nagase, Gô Rijû, Yûki Kudô, Masako Yasumoto, Jun Murakami, Naomi Nishida, Kiyohiko Shibukawa, Shirô Sano, Shinya Kiyozuka, Daisuke Kuroda, Yûya Matsuura, Masaki Miura, Shingo Mizusawa, Tetsuya Morita, Keishi Nagatsuka, Yutaka Natsuki, Shûgo Oshinari, Himi Satô, Keiko Sootome, Maho Yamada, Takashi Yamanaka (II), Yûrei Yanagi, Risa Yoshiki, Hina Yukawa. |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,26 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 20 dicembre 2018
Quattro ragazzini rimasti orfani formano una rock band.
CONSIGLIATO SÌ
|
Hikari, tredicenne, perde mamma e papà per un incidente che ha coinvolto un pullman. al funerale non versa una lacrima, tra lo sgomento della zia che intende tenerlo a casa con sé. Dopo aver conosciuto altri tre orfani, altrettanto anaffettivi, forma insieme a loro una curiosa band musicale, i "Little Zombies". Il cinema giapponese degli ultimi decenni ci ha abituato ad assalti sensoriali a cui è impossibile rimanere indifferenti. Un cocktail estremo di cultura pop e tragedia antica, corredato da brani di musica classica, che comincia con andamento forte fortissimo senza attenuarsi mai.
Sono Sion ha fatto scuola, in sostanza, e Makoto Nagahisa sembra uno dei discepoli più promettenti, a giudicare da We Are Little Zombies.
Il volto di Keita Ninomiya, l'angelico bambino protagonista di Father and Son di Kore-eda ora divenuto teenager, è il luogo su cui il regista costruisce una storia di nichilismo e sofferenza, vissuti nella maniera meno emotiva possibile. Hikari, Ishi, Takemura e Ikuko sono quattro piccoli zombie che non sanno piangere e non provano nulla, che ritengono la realtà troppo stupida per essere osservata a lungo: "Perché piangere? - riflette Hikari - Tanto nessuno potrebbe aiutarti in ogni caso". Hikari non si è mai sentito amato, al pari di Ishi, zimbello della classe, e Takemura, cleptomane all'ultimo stadio. Ikuko è l'unica ragazza del gruppo, una "femme fatale" secondo la madre, quasi presaga di un destino avverso che dipenderà proprio dal fascino irresistibile di Ikuko. Il suo mix lolitesco di innocenza e malizia è un topos ricorrente del cinema giapponese, ma nel contesto vorticoso di We Are Little Zombies tutto sembra trovare la propria collocazione senza forzature. Per Hikari il mondo è inspiegabile e ottuso come un videogioco 8-bit e come tale merita di essere osservato: Nagahisa rende il concetto visualizzabile e tangibile, insistendo sulla sovrapposizione tra diversi livelli di realtà, aiutato dal montaggio al cardiopalmo di Maho Inamoto.
I livelli narrativi diventano così preda di incursioni oniriche di mostri di fine livello e di ogni tipo di espediente da post produzione: Nagahisa non si fa mancare nulla, tra split screen, filtri colorati, animazione, messaggi elettronici visualizzati sullo schermo. Ma l'eccesso pop non stanca mai né appare pretestuoso, tanta è la capacità di sposare acriticamente il punto di vista del tredicenne Hikari. E se gli atti di semi-inconsapevole malvagità dei piccoli zombie possono incrinare il transfert di immedesimazione tra spettatore e personaggi, il finale, con i suoi molteplici colpi di scena, è destinato a rimescolare più volte le carte.