Titolo originale | Onkel |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Danimarca |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Frelle Petersen |
Attori | Jette Søndergaard, Peter Hansen Tygesen, Ole Caspersen, Tue Frisk Petersen Christian Tychsen, Inger Capsersen, Mads Søndergaard Petersen, Stine Lee Bruhn Schrøder, Ronni Pedersen, Frauke Lorenzen, Tove Tersbøl, Bjarne Christensen. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 6 novembre 2019
Una ragazza deve fare i conti con le costrizioni della vita rurale mentre cerca di trovare la propria strada.
CONSIGLIATO SÌ
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Kris, ragazza danese, non conosce altro che la realtà della modesta fattoria di famiglia, un mondo che gestisce con ripetitiva efficienza giorno dopo giorno, in compagnia dello zio, il quale però è avanti con gli anni e disabile, e ha a sua volta bisogno di cure. Il rapporto tra i due è intenso e non necessita di troppe parole: le ambizioni e i sogni di Kris crescono in silenzio, facendosi strada caparbiamente nelle pieghe della routine quotidiana. Tutto inizia con la nascita di un vitello, che risveglia nella ragazza il desiderio di diventare veterinaria. La sua sete di conoscenza e gli stimoli bonari del veterinario locale Johanssen condurrà Kris verso nuovi incontri e nuove prospettive.
Al secondo lungometraggio come regista, Frelle Petersen confeziona una storia caparbia di affetti e restrizioni, di pragmatismi e di come imparare a trascenderli.
Con la stessa meticolosità della sua protagonista, Petersen cesella Uncle partendo dai ritmi delle azioni ripetute all'infinito, sulle quali esercita un intimo controllo in qualità anche di direttrice della fotografia e di montatrice. I suoni dei corpi, umani quanto animali, si alternano ai rumori degli attrezzi e all'incessante sottofondo del notiziario televisivo nel creare un linguaggio alternativo tra zio e nipote. Avaro di parole ma ricco di sottotesti, questo codice di comunicazione sembra invitare lo spettatore a separarne gli impulsi d'amore da quelli conflittuali, mescolati sapientemente negli sguardi sbarrati dell'attrice principale Jette Søndergaard. La relazione centrale sfrutta la trasversalità e la latitudine offerta dalla combinazione zio-nipote per assumere talvolta i contorni della sopportazione tra vecchi coniugi, e altre volte la tensione tra servo e padrone. L'eco più importante, quella di un padre e una figlia, è dolorosamente assente, e la brusca funzionalità della sceneggiatura di Petersen, pur efficace e attenta nel rilassare i toni emotivi al momento giusto, si mette spesso di mezzo riempiendo i non detti.
A metà strada tra il ritratto austero e l'ottimismo aspirazionale, Uncle è un riuscito esempio nel sottogenere dello studio delle costrizioni della vita rurale. Le credenziali di autenticità ci sono tutte, con un forte senso del luogo, un cast e un'ambientazione "a chilometro zero", e perfino degli affondi nel torbido, ma a rimanere impressi più a lungo sono la regia e il montaggio di Petersen, capaci di andare oltre il materiale di base e creare un'interessante cacofonia sensoriale attorno alla granitica presenza di Kris.