Titolo originale | Chola |
Titolo internazionale | Shadow of Water |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, Thriller |
Produzione | India |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Sanal Kumar Sasidharan |
Attori | Akhil Viswanath, Joju George, Nimisha Sajayan, Jolly Chirayath, Adhil Shajahan Vedh, Gaurav Ravindran, Sujith Koyickal, Dileep Daz, Byju Netto, Jamsheer, Reeba George, Firoz, Ajeesh, Ajith Sunder, Sreejith Chennithala, Kiran Dharani, Vaiga Christy, Vysakh, Athul, Jeswin Jose, DJ Riddix, Dasappan. Kc, Siddique (II), Arundev Sreekumar, Bilal Musthafa, Vidhyadharan, Neelima, R. Sabareesh, Abhijith, Anandakumar Prabhu, R. Pai Deeskhith, Unnikuttan, Nawas, George, Amanulla, Naser, Vishnu Reji, Anwar, Mohammed, Narayanan, Joshy, Ps. Predeep, Ameer, Hafiz Mohammed. |
MYmonetro | 2,78 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 1 dicembre 2021
Sanal Kumar Sasidharan costruisce un dramma impressionista a partire da alcuni casi di stupro che a metà anni '90 suscitarono grande scalpore nella società indiana.
CONSIGLIATO SÌ
|
Nel Kerala, stato dell'India sud-occidentale, la giovane Janaki, proveniente da un villaggio sperduto fra le colline, visita per la prima volta la grande città all'insaputa della madre. La accompagnano il suo fidanzato e, inaspettatamente, il capo di quest'ultimo. I tre arrivano in città dopo un lungo viaggio in auto e nel corso della giornata, affascinati da un centro commerciale e dalla spiaggia, i due ragazzi perdono la cognizione del tempo e sono costretti a passare la notte in un motel. Qui ha inizio per Janaki un incubo senza fine, con il capo del fidanzato che rivela la sua natura predatoria.
Sanal Kumar Sasidharan costruisce un dramma impressionista a partire da alcuni casi di stupro che a metà anni '90 suscitarono grande scalpore nella società indiana: una ragazza viene violentata, il suo uomo si rivale incapace di proteggerla, uno stupratore indifferente diventa l'emblema di un intero sistema di prevaricazione maschile sul corpo della donna.
All'inizio e alla fine c'è la leggenda di una vergine che fa tremare il mondo: lo schermo è scuro, una fiamma traballa, una voce femminile racconta una favola dolce e eppure distruttiva. È la cornice oscura e divinatoria del film, che lungo il corso volutamente estenuante delle sue due ore passa dal realismo magico a una violenza pari alla forza devastante della natura che riprende. Corrente è un road movie: dalla collina alla città, dal sogno all'incubo, dalla dolcezza alla distruzione. Il racconto è costruito in maniera lineare, con l'iniziale fuga di Janaki a cui segue il viaggio fra colline tortuose e strade accidentate; con l'incontro dei due provinciali con la città e la scoperta dell'impossibilità di tornare a casa; con la notte in motel e l'esplosione - largamente anticipata - di una follia che si scatena nella vegetazione selvaggia... È un percorso ineluttabile, l'incontro dei personaggi e dello spettatore con l'anima animalesca di una società. Il regista e sceneggiatore resta dentro il rapporto di dipendenza e sopruso fra i tre protagonisti del film e vi costruisce attorno un universo minaccioso, metafora perfetta di un sistema maschilista che aleggia strisciante nel mondo indiano: la nebbia e la pioggia, il traffico urbano e i volti degli sconosciuti, la potenza del mare e l'oscurità della notte, il fitto della boscaglia e la potenza della acqua... Agli occhi di Janaki ogni aspetto della realtà è un potenziale pericolo, il presagio della violenza che si scatenerà su di lei, e dentro di lei.
Come in un melodramma, ogni elemento narrativo e visivo del film contribuisce a definire la condizione interiore dei personaggi. In questo caso, però, l'insistenza sul presagio del male giunge al parossismo. Le intenzioni sono chiare e oneste, ma la stessa costruzione lineare del racconto - all'interno della cornice fiabesca - non è accompagnata da una analoga semplicità espressiva. I pianti e i lamenti di Janaki, che accompagnano in maniera disturbante l'incubo di cui il film segue le tracce, sono accompagnati da uno stile magniloquente che ne appesantisce l'effetto. Le musiche minimaliste e sospese, le riprese dall'alto della compagna e del fiume in piena, i primi piani sull'acqua che scorre devastante non creano una sensazione di ossessione o di disagio, ma più semplicemente di estenuato fastidio. La messinscena finisce così per appesantirsi e sfilacciarsi, accumulando orrore e scene madri senza mai chiarificare l'idea dello stupro nella sua disumanità.
Gorgoglio e Pregiudizi. Poche laconiche parole per riassumere un film che intende sollevare una questione scottante: il medievale rapporto uomo-donna nell’India (zona Tamil) di oggi. “Gorgoglio” come quello dell’acqua che scorre durante tutto il film (in molteplici forme), dall’iniziale pioggia monsonica all’impetuosa cascata finale, e “Pregiudizi” [...] Vai alla recensione »
Da un villaggio di montagna immerso nel verde e avvolto nella nebbia (siamo nel Kerala, India) emergono due uomini e un furgoncino: attendono una ragazza, giovane e timorosa, che il giovane, suo fidanzato, ha invitato per un giro nella lontana città. Qui negozi, grandi magazzini, la spiaggia sono l'esperienza di gioia e di serenità dei due giovani.