nordlys
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domenica 30 maggio 2021
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un’occasione mancata.
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Leggendo i commenti degli altri spettatori mi rincuoro al pensiero di non essere l'unico a provare delusione e smarrimento davanti a questo film. Le scene sono tutte scollate, si passa da una situazione all'altra senza una tensione preparatoria che ti introduce alla prossima "avventura", come diapositive mostrate in una fredda aula universitaria dove si mostrano i risultati di una noiosissima ricerca scientifica sulle creme depilatorie! Il commento più centrato e glaciale è stato quello di una ragazzina seduta dietro di me che rivolgendosi alla madre, le sussurra con decisione a meno della metà del film: che palle!!! Purtroppo aveva ragione lei che comunque costretta dalla madre è rimasta lì buona fino alla fine.
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Leggendo i commenti degli altri spettatori mi rincuoro al pensiero di non essere l'unico a provare delusione e smarrimento davanti a questo film. Le scene sono tutte scollate, si passa da una situazione all'altra senza una tensione preparatoria che ti introduce alla prossima "avventura", come diapositive mostrate in una fredda aula universitaria dove si mostrano i risultati di una noiosissima ricerca scientifica sulle creme depilatorie! Il commento più centrato e glaciale è stato quello di una ragazzina seduta dietro di me che rivolgendosi alla madre, le sussurra con decisione a meno della metà del film: che palle!!! Purtroppo aveva ragione lei che comunque costretta dalla madre è rimasta lì buona fino alla fine. Davvero, a parte gli effetti speciali e il trucco, non capisco come abbia potuto ottenere così tanti premi. Una sceneggiatura sciatta (da serie televisiva) un modo di recitare che non ti fa entrare in empatia con nessuno dei personaggi. Tranne che per quei pochi istanti recitati dal grandissimo e compianto Proietti, il film è da dimenticare. Peccato perché le potenzialità per un'opera d'arte c'erano tutte: cast azzeccatissimo di ottimi attori, trucco superlativo, effetti speciali così fatti bene da sembrare reali... peccato che tutto ciò non raccontasse nulla e soprattutto sembrava un atto di solitario onanismo di chi si è divertito a dirigere questo film con la chiara intenzione di escludere dal divertimento il pubblico. Grazie di cuore!
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carloalberto
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domenica 20 giugno 2021
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sterile prova di estetismo
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Ennesima trasposizione cinematografica del romanzo di Collodi, di cui a parer mio non si sentiva affatto il bisogno, per il cimento estetico di Garrone, che, dopo capolavori assoluti come Gomorra, Reality e Dogman, cade nella banalità di un racconto abusato come soggetto, dai media di animazione, televisivi e cinematografici e che rimane, nonostante gli sforzi per renderlo digeribile da un pubblico adulto, vincolato alla destinazione pedagogica originale ossia indirizzato all’educazione di piccoli lettori ottocenteschi e dei telespettatori infantili di un novecento già lontano, che nell’affacciarsi alla prima adolescenza necessitavano di ammonimenti esemplari.
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Ennesima trasposizione cinematografica del romanzo di Collodi, di cui a parer mio non si sentiva affatto il bisogno, per il cimento estetico di Garrone, che, dopo capolavori assoluti come Gomorra, Reality e Dogman, cade nella banalità di un racconto abusato come soggetto, dai media di animazione, televisivi e cinematografici e che rimane, nonostante gli sforzi per renderlo digeribile da un pubblico adulto, vincolato alla destinazione pedagogica originale ossia indirizzato all’educazione di piccoli lettori ottocenteschi e dei telespettatori infantili di un novecento già lontano, che nell’affacciarsi alla prima adolescenza necessitavano di ammonimenti esemplari. Oggi un’opera del genere è senza pubblico ovvero non desta l’attenzione dei ragazzi, nutriti da instagram, non incuriosisce gli adulti che rimangono nostalgicamnete legati al Pinocchio televisivo di Comencini con Manfredi nella parte di Geppetto e Franco e Ciccio in quelle del Gatto e della Volpe.
Garrone è il primo a saperlo e la sua appare come una prova di estetica cinematografica alla stregua della trasposizione filmica del Racconto dei racconti di Basile dalla quale il regista trae i personaggi favolistici che popolano anche questo Pinocchio. Non delude Benigni ed il cast è formato da ottimi attori italiani e ciò nonostante il film rimane sempre distante e freddo, per non dire noioso e soporifero.
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(di francesco2)
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elgatoloco
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giovedì 23 dicembre 2021
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un pinocchio abbastanza originale, ma non sempre
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"Pinocchio"(Matteo Garrone, anche sceneiggiatura, insieme a Massimo Ceccherini e Giulio Troli, 2019)notoriamente riproone, 17 anni dopo il film di Benigni(scritto allora con Vincenzo Cerami(un 'ulteiore versione diel"Pinocchio"(dalle"Avventure di Pinocchio"di Carlo Lorenzini, detto Collodi), qui con Benigni che impersona Getppetto, mentre lò(etò diverse)era Pinocchio in person. Le vesioni filmiche , teatrali, musicali, da musical etc,di"Pinocchio"sono molte e varie, tanto che "Pinocchio"si legge in chiave cattointegralista(caridnal Siri)ma anche massonica e altra, è tradotto in cinese, in hindu, nelle lingue africane e in Latinoamerica lo si immagina anche sposato e arrabbiato, in uno sciglilingua che introduce un gioco.
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"Pinocchio"(Matteo Garrone, anche sceneiggiatura, insieme a Massimo Ceccherini e Giulio Troli, 2019)notoriamente riproone, 17 anni dopo il film di Benigni(scritto allora con Vincenzo Cerami(un 'ulteiore versione diel"Pinocchio"(dalle"Avventure di Pinocchio"di Carlo Lorenzini, detto Collodi), qui con Benigni che impersona Getppetto, mentre lò(etò diverse)era Pinocchio in person. Le vesioni filmiche , teatrali, musicali, da musical etc,di"Pinocchio"sono molte e varie, tanto che "Pinocchio"si legge in chiave cattointegralista(caridnal Siri)ma anche massonica e altra, è tradotto in cinese, in hindu, nelle lingue africane e in Latinoamerica lo si immagina anche sposato e arrabbiato, in uno sciglilingua che introduce un gioco. "Pinochito y su mujer se sentarono a comer: Pinochito non comiò por la rabia que le diò"(Pinocchietto e sua moglie si sedettero a dormire, Pinochietto non nmagiò per la rabbia che gli era toccata". Garrone punta sul film visivo, che risulta efficace soprattutto negli episodi con il"Gatto e la Volpe", nel ventre del pescencane(dal libro biblico di Giona, notoriamnente), bekk0'inganno del "paese die balocchi", nel rientro dal padre, un grande Beningni. Finale non dark, come a teatro nella bella bersione di Pacini(Firenze, metò dicembe, alla"Pergola")ma con Pinocchio che diventa bambino.umano, ma deve passare attraverso la sofferenza e la"morte"(prova apparente). Benissimo Benigni, Federico Ielapi(Pinocchio), La comparsata(troppo breve)del compianto Proietti e bene Cecccherini(Volpe)e Rocco Papalo(Gatto). eL gATO
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francesco2
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domenica 9 gennaio 2022
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da vedere in tv
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Curioso sarebbe cosa pensino i detrattori del Pinocchio benignesco, quando rimproverano *in parte giustamente- al comico toscano di avere perso la verve dissacrante, a tratti eccessiva, dei tempi passati. L impressione di chi scrive resta che Garrone abbia fatto il suo film per famiglie, sulla scia dell Alice di Burton -il quale, tra la ltro, da quel momento non ne azzecca praticamente una.
Se Reality si distingueva per eccesso di magia - Qualcuno ha parlato di trascendenza- e Primo amore, nella sua plaasticita, per eccesso di realismo -l imbalsamatore, forse, li sintetizzava entrambi-quello di Pinocchio rappresenta un Purgatorio con poca anima, che evita la trappola del buonismo -Il venditore che rifiuta il libroa Geppetto, per esempio- , ma la cui Italia di fine ottocento vive di figurine cui non sfuggono neanche la fata Turchina e, -soprattutto-il Grillo Parlante.
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Curioso sarebbe cosa pensino i detrattori del Pinocchio benignesco, quando rimproverano *in parte giustamente- al comico toscano di avere perso la verve dissacrante, a tratti eccessiva, dei tempi passati. L impressione di chi scrive resta che Garrone abbia fatto il suo film per famiglie, sulla scia dell Alice di Burton -il quale, tra la ltro, da quel momento non ne azzecca praticamente una.
Se Reality si distingueva per eccesso di magia - Qualcuno ha parlato di trascendenza- e Primo amore, nella sua plaasticita, per eccesso di realismo -l imbalsamatore, forse, li sintetizzava entrambi-quello di Pinocchio rappresenta un Purgatorio con poca anima, che evita la trappola del buonismo -Il venditore che rifiuta il libroa Geppetto, per esempio- , ma la cui Italia di fine ottocento vive di figurine cui non sfuggono neanche la fata Turchina e, -soprattutto-il Grillo Parlante.
Tali figure perdono -parzialmente, la prima, totalmente il secondo-la valenza didattica dell opera collodiana, anche se la scena in cui l eta della giovane sfugge alle leggi della natura ne conserva, in minima parte, la magia. Forse Garrone voleva stemperarne i tratti cattedratici, ma il risultato si riduce a farne dei compagni di gioco per il burattino, non piu dei Mentore e neanche figure che trasportano qualche tocco di cattiveria toscana. Come ha ricordato qualcuno,infatti, manca uno scherzo che la Fata ha giocato a Pinocchio fingendo di essere morta, come anche il decesso di Lucignolo, altro tassello del mosaico esangue garroniano nel Paese dei Balocchi. Tali spunti erano stati, invece, conservati dal vituperato Benigni-Credo che anche Lucignolo morisse nel testo-, e questo rafforza il sospetto di una favoletta che non fa male a nessuno, con qualche sentenza espunta dal romanzo senza -in f-i-erire troppo. Si aggiungano, in piu, macchiette quali il Mangiafuoco proiettiano , il Gatto e la Volpe. Tutti ottimi, nel giocare per addizione -Proietti, Ceccherini-, o per sottrazione -Papaleo-, ma tutti partecipi di uno spettacolo senza sostanza, come anche il giudice-scimmia in tribunale.
Garrone, insomma, ha costruito uno spettacolino meritevole di una visione in famiglia, ma non -secondo chi scrive-del prezzo del biglietto. Sembra che mescolo troppo, ma il cinema nostrano, tra anime nere, tragedie di mmigrati e rapporti agrisdolci traq sorelle, sembra sempre un uccello che non spicca il volo, anche se alcuni di questi film si dovrebbero -Sempre secondo chi scrive-vedere in sala. Per questo Favolacce e-poche-altre cose mi anno ben sperare.
PS Ritornando a Ceccherini, noto che ha scritto con lo stesso Garrone la sceneggiatura del film. Ora, sia detto senza pregiudizi nei confronti di nessuno, sono cattivo se sospetto che le lamentele sugli sceneggiatori nostrani rimangano discorsi nel vento..........
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fabrizio friuli
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giovedì 8 giugno 2023
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buono
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Un povero falegname toscano noto come Geppetto, nota casualmente un carro allestito dove ci sono de burattini di legno e ad egli viene l' idea di costruire un proprio burattino per fargli fare degli spettacoli e guadagnare denaro in maniera onestà, quindi, chiede ad un suo conoscente di offrirgli un pezzo di legno che gli servirà per il suo progetto e gli viene offerto un grosso pezzo di legno che sembra essere senziente e quando Geppetto riesce a scolpire la sua testa, egli scopre che sa parlare e crede di essere diventato padre. Tuttavia, Geppetto si rende conto che il suo Pinocchio si rivela molto scapestrato e indisciplinato, ma grazie alla Fata Turchina, Pinocchio stesso comincerà a cambiare in meglio , ma non diventa un essere perfetto.
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Un povero falegname toscano noto come Geppetto, nota casualmente un carro allestito dove ci sono de burattini di legno e ad egli viene l' idea di costruire un proprio burattino per fargli fare degli spettacoli e guadagnare denaro in maniera onestà, quindi, chiede ad un suo conoscente di offrirgli un pezzo di legno che gli servirà per il suo progetto e gli viene offerto un grosso pezzo di legno che sembra essere senziente e quando Geppetto riesce a scolpire la sua testa, egli scopre che sa parlare e crede di essere diventato padre. Tuttavia, Geppetto si rende conto che il suo Pinocchio si rivela molto scapestrato e indisciplinato, ma grazie alla Fata Turchina, Pinocchio stesso comincerà a cambiare in meglio , ma non diventa un essere perfetto.
Il regista Matteo Garrone, dopo aver girato il suo lungometraggio fantastico Il Racconto Dei Racconti, ha girato un altro film fantastico, basato sulla storia del burattino di nome Pinocchio, quindi, non è sicuramente un film innovativo, però, sono stati scelti degli attori adatti per i ruoli : Roberto Benigni è stato scelto per impersonare Geppetto ed è stata una scelta intelligente, mentre il famoso è amato Gigi Proietti è stato scelto per interpretare Mangiafuoco, Il burattinaio minaccioso che si rivela essere una persona per bene. Altri due attori famosi scelti per lavorare in questo film sono Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini ,,che hanno interpretato i due principali antagonisti della storia di Pinocchio : Il Gatto e La Volpe , i famosi animali antropomorfi che vivono imbrogliando gli altri e il bambino di legno, non conoscendo adeguatamente il mondo e non essendo in grado di distinguere il bene dal male, diventa il loro bersaglio preferito, purtroppo, i due attori sono stati truccati come i bambini della recita scolastica, mentre le marionette di Mangiafuoco sembrano quasi delle vere marionette, ed è questo il problema dominante che si manifesta nel film : alcuni attori sono stati truccati e preparati in modo notevole, altri attori invece no , tra l' altro , i già citati antagonisti di Pinocchio, sono molto simili ai due personaggi del film della Disney : La Volpe è la mente del duo , mentre il Gatto fa la parte dell' aiutante sbadato , però, a differenza del film animato del 1940 ( Pinocchio ) La Volpe finge di essere zoppa e alla fine diventa realmente zoppa , invece il Gatto finge di essere cieco e poi diventa realmente cieco , come nell' opera di Carlo Collodi. È possibile riconoscere che il film è abbastanza fedele all' opera di Carlo Collodi, e questo garantisce al film di essere un film buono ma non di più. Il Grillo Parlante , che appare tre volte durante il film ed è stato interpretato da un attore affetto da nanismo di nome Davide Marotta ( che ha impersonato anche altri due ruoli : una delle marionette di Mangiafuoco e uno dei quattro conigli neri come il carbone ) e purtroppo, si sono limitati a truccagli la faccia di verde e a mettergli due antenne ovviamente finte e più che un grillo, sembra un extraterrestre ( ovviamente, non si tratta di un' offesa diretta all' attore ), invece la Fata Turchina è stata interpretata da una giovane attrice quando ha l' aspetto di una bella bambina e da un' attrice è modella francese ( doppiata dalla talentuosa Domitilla D'Amico ) quando appare come una donna , ed anche nell' opera di Collodi la fata assume le due identità, però, pur essendo fedele alla storia di Pinocchio ( e ciò è stato già accennato ) il film di Matteo Garrone presenta un Postiglione che non somiglia al crudele personaggio che appare nell' opera letteraria e a quello del film Disney, e il tonno che aiuta Geppetto e Pinocchio a raggiungere la terraferma, dopo essere usciti dallo stomaco del mostruoso pesce cane ( che non muore ) sembra un mutante, avendo un inquietante volto umano mescolato geneticamente con il corpo di un tonno. Nell' ultima parte del film Pinocchio comincia a lavorare durante per aiutare il suo povero padre dopo tutto quello che ha passato e la Fata , avendo capito che Pinocchio ha dimostrato di avere un gran cuore , nascosto dalla sua pelle di legno , lo perdona nuovamente e dopo un tenero abbraccio, Pinocchio riesce finalmente a diventare un bambino vero, e il film si conclude con Pinocchio che raggiunge il suo caro babbo e lui , ovvero Geppetto, scopre che Pinocchio è diventato un bambino vero, ed è sicuramente diventato un bambino bravo e capace di distinguere il bene dal male, infatti , quando incontra nuovamente Il Gatto e La Volpe , lui si allontana da entrambi, avendo finalmente capito che loro gli hanno rubato i suoi zecchini. Come è stato accennato in precedenza, il film è buono e non di più per un altro motivo : è il solito film basato sulla storia del pezzo di legno che diventa un burattino senza fili che diventa un bambino vero.
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eugen
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lunedì 11 marzo 2024
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piu''fedele a collodi
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Questo"Pinocchio"di Matteo Garrone, ora super.premiato oer"IO capitano"(scritto dallo stesso Garrone con Massimo Ceccherini,2019), decisamente fedele al libro anche in alcune sue parti spesso trascurate(il ruolo del maestro, sorta di"punitore a ripetizione", stolido ripetitore di formule arcinote all'epoca, del resto nello spirito del tempo, fine Ottocento, subito dopo l'incolmpleta e molto condizionata Unita'italiana e la troppo esaltata stagione del"Risorgimento", ma anche il soggiorno beve del burattino-allora ancora tale a tutti gli effetti. nel ventre del pescacane, memore del biblico Giona, tratto che neppure Garrone riesce a tratteggiare per bene, anzi racconta senza "colpo ferire"), ha qualche guizzo(il rapporto con Lumaca e la fata turchina) e complessivmaente riesce ad essere una piacevole illustrazione del testo lorenzian-collodiano, ma gli manca la"follia creativa"che era comunque nel film di Roberto Benigni, autore.
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Questo"Pinocchio"di Matteo Garrone, ora super.premiato oer"IO capitano"(scritto dallo stesso Garrone con Massimo Ceccherini,2019), decisamente fedele al libro anche in alcune sue parti spesso trascurate(il ruolo del maestro, sorta di"punitore a ripetizione", stolido ripetitore di formule arcinote all'epoca, del resto nello spirito del tempo, fine Ottocento, subito dopo l'incolmpleta e molto condizionata Unita'italiana e la troppo esaltata stagione del"Risorgimento", ma anche il soggiorno beve del burattino-allora ancora tale a tutti gli effetti. nel ventre del pescacane, memore del biblico Giona, tratto che neppure Garrone riesce a tratteggiare per bene, anzi racconta senza "colpo ferire"), ha qualche guizzo(il rapporto con Lumaca e la fata turchina) e complessivmaente riesce ad essere una piacevole illustrazione del testo lorenzian-collodiano, ma gli manca la"follia creativa"che era comunque nel film di Roberto Benigni, autore.supermarionetta di piu'¿di tre lustri antetiore. QUi Bob Benigni, memore dalle "teatalizzazione"dantesche e altre(poteva risparmiarsi l'inno di Mameli, ma qui so che i pareri sono molto lonani e da"dissenziente"non vorrei trasformarmi in "massacratore involontario"), torna come Mastro Geppetto crreatore di Pinocchio e suo "papa'"amoroso e amorevole, con un'ottima prova e non da meno sono il compianto grandissimo Gigi Proietti as Mangiafuoco, bene Ceccherini e Rocco Papaleo, rispettivamente"volpe"e"gatto", ma il duo da'una prova quasi scontata, Enzo Vetrano come maestro, Marine Vatch as Fata Turchina e qualche altro(a)in ruoli secondari, per un film non banale, ma al quale si sarebbe potutto chiedere di piu'¿e che avrebbe, parimenti, potuto "dare di piu'"o forse farci qauclhe spunto onirico maggiore, visto che il"Pinocchio"e'anche opera onirica(pesno alla scenetta -.gioco cui ha dato luogo in Latinoamerica(Pinochito y sy mujer se sentarono a comer...), per ex., ma come dimostra il"Museo di Pinocchio e del Gioco "a Firenze, sito in pieno centro, Pinocchio e'tradotto e noto in tutto il mondo, avendo dato e continuanao a dare spunto a illustrazioni, film, trappresentazioni teatrali, balletti, musiche etc,.di ogni tipo, . Eugen
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dave san
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martedì 19 gennaio 2021
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ritorna il prometeo italiano
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Dopo l'ultima, discussa, trasposizione di Pinocchio ci ha ripensato Garrone. Questa volta con Benigni nei panni di Geppetto. La precedente pellicola, era incentrata sul maestro. Mattatore a dir poco eloquente. Il suo Pinocchio ricordava le mitiche rassegne teatrali Goldoniane; un teatro “cinematizzato” che s’incentrava sul faccione dell’attore e sulle sue espressioni…
Con buona pace dei detrattori, il Nostro ripropone un Pinocchio anagraficamente normalizzato. Visivamente più crepuscolare e onirico. Sembra quasi attingere dal set de “Il racconto dei racconti”. Ielapi interpreta fedelmente il burattino, appena incipriato da un velo di legno.
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Dopo l'ultima, discussa, trasposizione di Pinocchio ci ha ripensato Garrone. Questa volta con Benigni nei panni di Geppetto. La precedente pellicola, era incentrata sul maestro. Mattatore a dir poco eloquente. Il suo Pinocchio ricordava le mitiche rassegne teatrali Goldoniane; un teatro “cinematizzato” che s’incentrava sul faccione dell’attore e sulle sue espressioni…
Con buona pace dei detrattori, il Nostro ripropone un Pinocchio anagraficamente normalizzato. Visivamente più crepuscolare e onirico. Sembra quasi attingere dal set de “Il racconto dei racconti”. Ielapi interpreta fedelmente il burattino, appena incipriato da un velo di legno. Recita con talento e rimane a disposizione della sceneggiatura.
I personaggi che gravitano sono navigati e lasciano il segno. L’idea della fatina fanciulla, come da testo, calza perfettamente; e la scena di Pinocchio e Fatina che giocano con Lumaca (Maria Pia Timo), ci solleva per un istante dai misfatti di Gatto e Volpe. Due loschissimi Papaleo e Ceccherini.
Anche Lucignolo è ritratto in modo ‘naturalistico’. Le marachelle dei due, sino all’apice del Paese dei Balocchi, si svolgono su sfondi agresti e marittimi. Tradizionalmente Italici. L’obiettivo indugia spesso su questi scenari e Il sole assume un ruolo sostanziale in alcuni tableau.
Geppetto infine viene chiaramente condito con lo stile dell’attore toscano. In apertura, quando cerca lavoro all’osteria, si evidenzia subito la comicità cui ci ha abituati. Alle esplosive capriole, sostituisce però una recitazione più sottile e morbida, in sintonia con il Geppetto originario. Personaggio che crea nuova vita da un ceppo magico, divergendo dalla salma ‘Shelleyana’. Una vita che azionerà l’intreccio italiano tra i più tradotti di sempre.
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eugenio
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venerdì 27 dicembre 2019
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una riuscita rappresentazione di un classico
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Sappiamo un pò tutto di Pinocchio. Dal testo collodiano sono nate e cresciute le fantasie e emozioni di noi adulti, modellando il nostro futuro sentir comune, la nostra sensibilità con quel famoso monito che da bambini tutti noi abbiamo sentito: “non dire le bugie altrimenti il naso ti diventa lungo come quello di Pinocchio”.
Eppure, tutto iniziava con quell’incipit, divenuto così famoso da essere quasi immortale, aprendo le porte ad un mondo fantastico, di balocchi, di fate turchine, di sogni che diventano realtà.
C'era una volta. - un Re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.
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Sappiamo un pò tutto di Pinocchio. Dal testo collodiano sono nate e cresciute le fantasie e emozioni di noi adulti, modellando il nostro futuro sentir comune, la nostra sensibilità con quel famoso monito che da bambini tutti noi abbiamo sentito: “non dire le bugie altrimenti il naso ti diventa lungo come quello di Pinocchio”.
Eppure, tutto iniziava con quell’incipit, divenuto così famoso da essere quasi immortale, aprendo le porte ad un mondo fantastico, di balocchi, di fate turchine, di sogni che diventano realtà.
C'era una volta. - un Re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno...
Chi non è rimasto affascinato dalla trasposizione animata che ne fece la Walt Disney negli anni ’40 dove veniva ritratto un Pinocchio “alla tirolese”? Avventurarsi in un film con protagonista il burattino di legno è terreno insidioso per uno sceneggiatore e lo dimostra il fatto che in sessant’anni solo tre pellicole in tema sono uscite: il già citato Walt Disney, la versione di Comencini (del medesimo periodo) e quella del pestifero Benigni nel 2002.
E proprio l’attore fiorentino torna in scena non più nel ruolo del protagonista ma in quello del padre, Geppetto, nella trasposizione-omaggio che Matteo Garrone (Reality, Dogman,Racconto dei racconti), ha realizzato in questo caldo Natale al cinema unendo famiglie di ogni età.
La trama ripercorre aspetti noti della storia di Pinocchio: dopo l’inizio incentrato sulla povertà di Geppetto, viene mostrata “la genesi” del burattino, il suo maldestro tentativo di andare a scuola e di recarsi invece al teatrino di Mangiafoco (impersonato con bravura da Gigi Proietti), l’incontro con il Gatto e la Volpe (Papaleo e Ceccherini rispettivamente), il furto delle monete d’oro, l’arresto, la fuga, l’incontro con Lucignolo, il paese dei Balocchi, la mitica pancia della balena col ritrovo dell’adorato Geppetto, la fuga e la trasformazione a bambino dopo la redenzione.
Dallo sviluppo dell’originale collodiano, Garrone preserva tutto l’universo umano proveniente dall’originale, forse con troppa pedissequa semplicità: Mastro Geppetto, la Fata Turchina, il Grillo Parlante, i burattini di Mangiafuoco sono tutti presenti e magistralmente interpretati; c’è la genesi di un bambino da un tronco di legno che si anima sullo schermo e la sua meraviglia nell’apprenderla. C’è, insieme a lui, l’intera nazione da poco unificata e frastagliata linguisticamente a confrontarsi con un linguaggio nuovo, affascinante e ricco di straordinarie soluzioni, con un vernacoliere riconoscibilissimo fatto di strada e toscanaccio. Contestualizzando l’avventura del burattino in un ambiente geografico ben definito fatto di colli e declivi, di sconfinate pianure cui si oppongono cittadine con portali e chiese medioevali baroccheggianti, il paesaggio della campagna prima senese, poi pugliese realizzato con cura attenta dei particolari e con uno stile inconfondibile, non può lasciare indifferenti lo spettatore che, sin dalle prime inquadrature, capisce di essere dinanzi a un prodotto fresco e degno di nota, a un’esplosione di fantasia e di colori che a tratti rendono le bugie di Pinocchio ancora più visionarie e intriganti.
E’ un Pinocchio, quello di Garrone specchio delle nostre esistenze spensierate, maldestre, combina guai, indolenti ma con spirito sacrificio permeate da una venata spensieratezza di fondo. Un piacere per grandi e piccini, un film che l’eterno “bambino” Matteo ha contaminato con sapienti musiche e riusciti effetti speciali.
L’estro della fantasia ha poi reso il resto più facile malgrado le due ore del film- da vedere al cinema per cogliere meglio le atmosfere- costituiscano più uno spettacolo per gli occhi con inquadrature di grande potenza visiva: dal teatro dei burattini di Mangiafuoco fino a all'apparizione del pescecane, passando per le scene con la Fata e Lumaca o la carovana dei bambini diretti al paese dei balocchi, che per il cuore, senza mai un guizzo visivo oltre il “semplice” ma mai banale compito illustrativo. Un novello emulo intelligente capace di ingraziarsi il pollice alto di noi spettatori più buoni, inevitabilmente, durante le feste. W Pinocchio.
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vittorio
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martedì 24 dicembre 2019
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la cruda verità dell’immagine verso l’anima
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Ciò che colpisce, come sempre con Garrone, è la naturale crudezza dei personaggi, la rappresentazione in immagine di visi sofferti, rugosi, corrosi dal tempo, dalle sofferenze e dalle meschinità. Tutto riluce di vero, finanche il burattino Pinocchio che rimasto tale per tutto il film si permea di spontaneità, di spirito vivido in un corpo di legno, perché vivi e realistici siano i suoi slanci di bambino.
Statuaria l'interpretazione di un Benigni sapientemente invecchiato nel corpo, ma pregno di sconfinato amore per il figlio trovato, e superbo il Pinocchio Federico Ielapi, veritiero nella sua profonda, spontanea ingenuità.
Fotografia, trucco, costumi, tutto grandiosamente affrescato, come addobbi preziosi nello spirito di una trama storicamente conosciuta, simbolica, eterna, del rappporto figli genitori ancorato al darsi , in tempi diversi e lontani, amorevolmente, gli uni per gli altri, che il film esalta nella sua apoteosi finale.
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Ciò che colpisce, come sempre con Garrone, è la naturale crudezza dei personaggi, la rappresentazione in immagine di visi sofferti, rugosi, corrosi dal tempo, dalle sofferenze e dalle meschinità. Tutto riluce di vero, finanche il burattino Pinocchio che rimasto tale per tutto il film si permea di spontaneità, di spirito vivido in un corpo di legno, perché vivi e realistici siano i suoi slanci di bambino.
Statuaria l'interpretazione di un Benigni sapientemente invecchiato nel corpo, ma pregno di sconfinato amore per il figlio trovato, e superbo il Pinocchio Federico Ielapi, veritiero nella sua profonda, spontanea ingenuità.
Fotografia, trucco, costumi, tutto grandiosamente affrescato, come addobbi preziosi nello spirito di una trama storicamente conosciuta, simbolica, eterna, del rappporto figli genitori ancorato al darsi , in tempi diversi e lontani, amorevolmente, gli uni per gli altri, che il film esalta nella sua apoteosi finale.
Nel velato, struggente ritratto della famiglia di un tempo, del maestro Collodi, della famiglia che ,oggi, non è più
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peppy86
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giovedì 2 gennaio 2020
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favola gotica di un burattino
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Garrone mette in scena benissimo la famosa favola di Collodi. L'estetica è elevatissima, desaturata, "povera" ma vera. I costumi e le scenografie sembrano venir fuori da un dipinto. Ogni inquadratura potrebbe essere disposta all'interno di una cornice da appendere al muro. Ogni personaggio è sussurrato, mai sguaiato, perfettamente disposto in questo contesto a metà strada fra il fiabesco e la ruralità toscana. È un Pinocchio sicuramente meno sfavillante quello di Matteo Garrone, quasi gotico, rarefatto, privo della luminosità del cartone Disney o degli eccessi del film di Benigni. La pellicola lascia tuttavia poche sorprese allo spettatore più navigato. In poche parole: chi non conosce già le vicende del burattino di legno? A difesa di questo piccolo difetto, vorrei citare una famosa frase di Marcel Proust che dice così: "L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi.
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Garrone mette in scena benissimo la famosa favola di Collodi. L'estetica è elevatissima, desaturata, "povera" ma vera. I costumi e le scenografie sembrano venir fuori da un dipinto. Ogni inquadratura potrebbe essere disposta all'interno di una cornice da appendere al muro. Ogni personaggio è sussurrato, mai sguaiato, perfettamente disposto in questo contesto a metà strada fra il fiabesco e la ruralità toscana. È un Pinocchio sicuramente meno sfavillante quello di Matteo Garrone, quasi gotico, rarefatto, privo della luminosità del cartone Disney o degli eccessi del film di Benigni. La pellicola lascia tuttavia poche sorprese allo spettatore più navigato. In poche parole: chi non conosce già le vicende del burattino di legno? A difesa di questo piccolo difetto, vorrei citare una famosa frase di Marcel Proust che dice così: "L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi." Quindi grazie Matteo Garrone per averci ridato Pinocchio.
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