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Da piccolo ricordo che papà mi svegliava prima di andare a scuola e vedevamo su qualche canale disperso della Rai il pinocchio di Comencini. Quel piccolo rituale mi ha fatto innamorare della figura di Pinocchio per gli insegnamenti di vita e per l'avventura meravigliosa del burattino che voleva diventare un bambino vero. Lo stesso Pinocchio di Benigni, fresco di premio Oscar, era stato un piccolo capolavoro a suo modo (sebene impallidisse rispetto alla prima versione) e non riesco a spiegarmi come sia possibile che lo stesso Benigni abbia accettato di prendere parte a questa farsa. La poetica e i valori nascosti tra le righe di questa storia sono stati presi a martellate da una regia sbrigativa, una sceneggiatura che schiaccia attori importanti in poche battute che non lasciano al personaggio la possibilità di presentarsi al pubblico e di far venire fuori le proprie peculiarità. Insomma un Pinocchio ai tempi degli adattamenti Netflix con buona pace della caratterizzazione dei personaggi. Secondo il regista (e a quanto pare anche secondo la critica) il pubblico non ha più il tempo di avvicinarsi ai personaggi che non hanno bisogno di presentazione e di un inserimento all'interno della storia, vengono sparati come proiettili e volano via prima ancora di aver lasciato qualcosa allo spettatore. Un chiaro esempio di ciò è il mangiafuoco di Proietti che rappresenta evidentemente un potenziale enorme inespresso.
Tutto ciò senza considerare la vena quasi parodistica che stizzisce e non diverte. Ne è un chiaro esempio la figura del grillo parlante che viene ripetutamente umiliato con gaggine da cinepanettoni (cadute rovinose dalle scale e scivoloni maldestri, insomma cose mai viste!), al posto di fungere da voce della ragione litiga con pinocchio come fosse più immaturo del burattino stesso, con scene che hanno la presunzione di voler far ridere ma lasciano semplicemente perplessi per il vilipendio che è stato fatto a un personaggio cruciale della favola. Il grillo è solo uno dei tanti personaggi storpiati e ridicolizzati da una sceneggiatura pietosa. Ne sono altri validissimi esempi la fata turchina (perde completamente la sua funzione pedagogica, si diverte con pinocchio e lo perdona ripetutamente senza insegnargli alcunchè), il gatto e la volpe (anni luce dall'interpretazione di Franco e Ciccio), il tonno (ecc..) per una regia che ha ricordato una parodia di quelle alla Maccio Capatonda, forse con queste premesse il film sarebbe valso il prezzo del biglietto, ma con il racconto vergognoso fatto dalla critica del film non c'è molto da ridere non ci resta che piangere.
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