lord
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martedì 31 dicembre 2019
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pinocchio in stile dark
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La trasposizione cinematografica di una delle favole più famose al mondo è fuor di dubbio impresa complicata; nonostante ciò, Matteo Garrone si mostra a suo agio dietro la macchina da presa, raccontando col suo stile inconfondibile un Pinocchio differente sotto tutti i punti di vista. Sin dalla prima scena, lo spettatore viene calato nell'universo garroniano, colmo di atmosfere cupe e poco rassicuranti; un exploit di colori soffusi e allo stesso tempo tenebrosi che tanto ricordano lo stile dark e a tratti quasi horror del cinema di Tim Burton. Un meraviglioso spettacolo visivo caratterizzato da una eccellente fotografia, con inquadrature curate raffiguranti dapprima i colli toscani e in seguito le pianure pugliesi, intervallate da borghi medievali e spiagge cristalline.
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La trasposizione cinematografica di una delle favole più famose al mondo è fuor di dubbio impresa complicata; nonostante ciò, Matteo Garrone si mostra a suo agio dietro la macchina da presa, raccontando col suo stile inconfondibile un Pinocchio differente sotto tutti i punti di vista. Sin dalla prima scena, lo spettatore viene calato nell'universo garroniano, colmo di atmosfere cupe e poco rassicuranti; un exploit di colori soffusi e allo stesso tempo tenebrosi che tanto ricordano lo stile dark e a tratti quasi horror del cinema di Tim Burton. Un meraviglioso spettacolo visivo caratterizzato da una eccellente fotografia, con inquadrature curate raffiguranti dapprima i colli toscani e in seguito le pianure pugliesi, intervallate da borghi medievali e spiagge cristalline. La trama è nota e i personaggi principali del romanzo di Collodi sono tutti rappresentati: da Geppetto (raffinatamente interpretato da un Roberto Benigni mai fuori le righe), il cui sguardo disperato trasmette tenerezza ma allo stesso tempo dignità, al fastidioso compagno di viaggio di Pinocchio, ossia il Grillo parlante (Davide Marotta); dal Mangiafuoco (che forse nessuno meglio di Gigi Proietti avrebbe potuto impersonificare), al Gatto e la Volpe (i bravissimi Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini); dall'Omino di burro (Nino Scardina) alla Lumaca (un plauso alla recitazione di Maria Pia Timo), fino a giungere a Lucignolo (a cui Garrone tuttavia riserva un ruolo secondario) e ovviamente alla Fata Turchina, bambina (Alida Baldari Calabria) e adulta (Marine Vacht). Menzione speciale ai trucchi e ai costumi. Fa impressione la cura del dettaglio che gli artisti hanno adoperato sul viso di un bravissimo Federico Lelapi, così come lo scricchiolio del legno che accompagna i suoi movimenti. La scelta di Garrone di privilegiare l'effetto visivo quasi old style a discapito delle nuove tecnologie è operazione che il regista aveva già scelto nel suo “Racconto dei racconti” e che anche in tal caso pare azzeccata: così facendo, la fiaba resta fedele a se stessa, suscitando emozioni e riflessioni in merito a temi che hanno da sempre affascinato intere generazioni.
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mikeoldfield
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giovedì 9 gennaio 2020
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corretto e fatto benissimo, un po' freddo
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Molte cose buone, sopratutto l'ambientazione, il trucco e le musiche. Anche gli attori funzionano (domina Ceccherini, bravo Benigni, simpatica la lumaca...un po' troppo legato Pinocchio). Si vede che è stato curato nei minimi particolari, in qualche passaggio però risulta poco incisivo, certo, non è semplice fare Pinocchio in due ore (non lo si paragoni a quello di Comencini, ne furono realizzati 6 episodi di un'ora cadauno..)...però troppo rapidi i passaggi al paese dei balocchi, e sopratutto dentro il pescecane ,dove Pinocchio ritrova Geppetto e in 5 minuti è già fuori a cavallo del tonno...Fedelissimo al testo originale, ma un po' freddo.
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Molte cose buone, sopratutto l'ambientazione, il trucco e le musiche. Anche gli attori funzionano (domina Ceccherini, bravo Benigni, simpatica la lumaca...un po' troppo legato Pinocchio). Si vede che è stato curato nei minimi particolari, in qualche passaggio però risulta poco incisivo, certo, non è semplice fare Pinocchio in due ore (non lo si paragoni a quello di Comencini, ne furono realizzati 6 episodi di un'ora cadauno..)...però troppo rapidi i passaggi al paese dei balocchi, e sopratutto dentro il pescecane ,dove Pinocchio ritrova Geppetto e in 5 minuti è già fuori a cavallo del tonno...Fedelissimo al testo originale, ma un po' freddo. Il trucco toglie a Pinocchio espressività, Lucignolo ha un viso pacioccone che poco si sposa con l'immagine di un monello sfacciato e ribelle. E'però tanta roba questo film...musiche da sogno, ambientazione romantica a antica, e (va datto atto), la totale fedeltà all'originale. Non so se ce n'è una versione più lunga, se si credo che il film (come fu molti anni fa per Balla coi Lupi), grazie a una studiata lentezza guadagnerebbe ancora più terreno. Però grazie...sono due ore per sognare, e la canzone finale di Petra Magoni è da pelle d'oca.
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enzo70
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lunedì 31 agosto 2020
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un omaggio a collodi
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La storia di Pinocchio fa parte della nostra cultura popolare. E la favola del burattino di legno che dice bugie e diventa bambino è stata il soggetto di tante trasposizioni musicali e cinematografiche. Dalle canzoni di Bennato al Musical, da un bellissimo cartone animato della fine degli anni ottanta al Pinocchio di Comencini con Nino Manfredi nella parte di Geppetto. Garrone riesce a fare un lavoro importante, mantiene il rigore della fedeltà rispetto al testo originale ma crea un’ambientazione unica, che rende il suo Pinocchio un grande omaggio al lavoro di Collodi. L’attenzione ai dettagli, trucco, voci, dialoghi è impressionante, la tradizione di un testo come Pinocchio trova piena rispondenza nella trasposizione cinematografica di Garrone.
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La storia di Pinocchio fa parte della nostra cultura popolare. E la favola del burattino di legno che dice bugie e diventa bambino è stata il soggetto di tante trasposizioni musicali e cinematografiche. Dalle canzoni di Bennato al Musical, da un bellissimo cartone animato della fine degli anni ottanta al Pinocchio di Comencini con Nino Manfredi nella parte di Geppetto. Garrone riesce a fare un lavoro importante, mantiene il rigore della fedeltà rispetto al testo originale ma crea un’ambientazione unica, che rende il suo Pinocchio un grande omaggio al lavoro di Collodi. L’attenzione ai dettagli, trucco, voci, dialoghi è impressionante, la tradizione di un testo come Pinocchio trova piena rispondenza nella trasposizione cinematografica di Garrone. Ottimi gli attori, tutti contenuti perfettamente nelle parti, al centro rimane Pinocchio e la sua storia, il resto fa da contorno, ma che contorno! I tanti personaggi della storia di Collodi, il Gatto e la Volpe, la fata turchina, Mangiafuoco ma anche il tonno esaltano la figura centrale che rimane quella del burattino di legno scapestrato e bugiardo. Un cenno alla incredibile interpretazione di Federico Ielapi, i sacrifici in sala trucco vengono ripagati da un’interpretazione che resterà nella storia di Pinocchio.
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