Titolo internazionale | My Prince Edward |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Hong Kong |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Norris Wong |
Attori | Stephy Tang, Pak Hon Chu, Hee Ching Paw, Hailey Chan, So-Ying Hui, Eman Lam . |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 5 giugno 2020
L'opera prima della giovane regista Norris Wong ruota attorno al valore del matrimonio, in tutte le sue forme.
CONSIGLIATO SÌ
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Fong e Edward sono fidanzati da sette anni e vivono nello stesso appartamento sopra Golden Plaza, il centro specializzato in preparativi nuziali in cui lavorano entrambi. Lei si occupa dei vestiti da sposa, lui organizza foto e allestimenti vari. La madre di Edward, invadente e dominante sul figlio, spinge perché i due si sposino. Quando finalmente Edward si dichiara, Fong è costretta a risolvere un problema: il precedente matrimonio di convenienza, risalente a dieci anni prima e mai rotto ufficialmente, con Yang Shuwei, un cinese continentale interessato a ottenere una carta di identità di Hong Kong (che consente di uscire liberamente dal Paese). Per ottenere il divorzio in tempi brevi senza che Edward lo sappia, Fong deve ritrovare Shuwei.
Al suo primo lungometraggio Norris Wong gioca sul ribaltamento degli stereotipi di dramedy e romcom, codificati in particolare da una pietra miliare del genere come Comrades, Almost a Love Story.
Se la consuetudine vuole che il cosiddetto mainlander, proveniente dalla Cina popolare, sia sprovveduto e provinciale, legato a tradizioni antiquate, e contrapposto all'intraprendente hongkonghese allineato all'ultima moda, My Prince Edward sovverte lo status quo. Ora il mammone incapace di prendere iniziative, e possessivo al limite della molestia, vive a Golden Plaza, nel quartiere Prince Edward, dove si recano coppiette a vari gradi di litigiosità, in cerca del vestito o della foto perfetti per l'imminente cerimonia nuziale. Hong Kong diviene così il luogo del retaggio antico, della paralisi sociale, dei - tema ricorrente del cinema locale - prezzi inaccessibili degli immobili. Ma l'operazione di ribaltamento del già acquisito di Wong si propaga al carattere di Fong, passiva e taciturna, scelta in apparente controcasting con la personalità di Stephy Tang, esuberante pop idol; fino a chiudere il cerchio con la metafora insita nel titolo. Il principe Edward, oltre a dare il nome al quartiere dell'ex colonia britannica in cui si svolge la vicenda, è infatti colui che, come Edoardo VIII, cede il regno per amore della moglie, atto simbolico su cui Wong ricama una storia d'amore e disamore e di orgoglio femminile. Fong si oppone a un obbligo imposto socialmente, il fatto che una donna dopo i 30 anni si debba sposare e lo debba fare in fretta: dalla negazione di questo assioma nascerà una storia di consapevolezza e inaspettata ricerca interiore. A stimolarla è l'incontro con Yang Shuwei e con la sua incrollabile idea di libertà, che passa dall'abbandonare la Cina e viaggiare verso la California: ma anche i pregiudizi naif di Shuwei saranno rimessi in discussione.
Senza inseguire metafore ricercate o particolari arzigogoli stilistici, ma anche senza lasciare al caso nessuna inquadratura, Wong confeziona una (falsa) romcom e (vero) dramedy, che restituisce fiducia nella genuina semplicità dei racconti metropolitani hongkonghesi. Merito di una sceneggiatura attenta e di una Stephy Tang sorprendente, che accantona il suo glamour e si cala perfettamente nei panni di una giovane donna irrisolta e trascinata dalla vita, che forse trova lentamente il coraggio di avvicinarsi al timone e riprendere il controllo.