Da dove nasce il male e qual è la sua fascinazione? quali sono i confini tra sanità e follia? se è la società a essere "folle", si può considerare il folle "sano"?...una lista di "classiche" domande con cui la narrativa, il cinema, l'arte in generale come anche la filosofia e la psicologia si sono a lungo interrogate indagando sulla natura umana: Todd Philips si cimenta con questi quesiti nel 2019 a partire da un personaggio fumettistico come Joker -l'arcicattivo di Batman - operando un profondo lavoro di destrutturazione del carattere e restituendoci un profilo iper-realistico e a tutto tondo, operazione di per sè molto interessante ed intrigante e per molti versi riuscita.
Il risultato è un film che procede come una lenta discesa negli inferi della malattia mentale del suo protagonista, Arthur Fleck, decisamente lasciato ai margini da una società classista e spietata come è quella di Gotham City, incapace di aiutarlo se non apertamente indifferente e sprezzante nei riguardi della sua sofferenza, e tassello per tassello ne ricostruisce minuziosamente le tappe che trasformano la follia di chi "subisce" la violenza quotidiana in follia criminale che lo stesso esercita sulla società. Nel film si rivela che il "padre" verso cui Fleck si ribella apertamente non è un padre biologico e naturale, bensì un padre "sociale", che discrimina e marginalizza i più deboli, rivendicando il suo essere ristretta elite sprezzante nei confronti di una massa sofferente (e in questo è difficile non scorgere una tensione tra "alto" e "basso", o se vogliamo "popolo" e "governanti" che è topos comune del contemporaneo discorso politico).
La pellicola procede quindi per antitesi, muovendosi con un complesso equilibrismo al confine tra sanità e follia, realtà e finzione, commedia e dramma, volto reale e maschera, producendo nello spettatore sentimenti contrastanti e contraddittori: se da un lato è impossibile non empatizzare con il protagonista, e a comprenderne e forse giustificarne la sua evoluzione in "lupo solitario" omicida e folle (altro tema molto attuale, che va dal terrorismo alle stragi tristemente diffuse negli USA), dall'altro non si può che provare orrore e disgusto per il suo carattere di rivolta violenta e brutale, che tuttavia risulta addirittura catartica nei confronti di qull'altra violenza, cinica e sorda, che proviene dalla stessa società. Tra sfera "individuale" e "sfera sociale" si apre dunque qui un'antitesi senza soluzione, che non può che essere risolta in un cruento nichilismo che finisce per travolgere tutto, fino a farsi a sua volta rivolta sociale, in un paradossale rovesciamento di prospettiva finale.
Sul piano puramente stilistico e tecnico il film di Todd è quasi impeccabile: serrato nella narrazione, caustico e angusto nella regia, livido nella fotografia. A spiccare su tutti è una prova fuori dal comune di Joaquin Phoenix, il cui livello di immedesimazione nel personaggio, tanto nella psicologia che nel corpo, arriva a livelli impressionati al punto che già da sola la prova attoriale varrebbe certamente la visione del film.
Tuttavia Joker, pur avendo l'ambizione a essere un capolavoro, non riesce pienamente a diventarlo: vuoi perchè la soluzione del "dramma" di Athur appare fin troppo semplice (la società di mostri che genera mostri non è una risposta originale ai quesiti iniziali, o non riesce a diventarla per come è declinata nel film) vuoi perchè, a mio giudizio, le contraddizioni di cui il film è intriso finiscono per non lasciare nessuno spazio di ricomposizione: la decostruzione è completa e totale (in fondo bisogna creare un personaggio "arcicattivo", ed è giusto così) ma manca un punto di vista ricostruente sulla realtà, che affidata alla semplice decostruzione rischia di rimanere di interpretazione ambigua, specie in presenza di temi tutt'altro che fantasiosi come quelli cui si è accennato.
Si dirà che non è compito dell'arte esprimere giudizi morali, o che questa non debba necessariamente rassicurarci come spettatori: obiezione accolta, ammesso che ciascuno trovi la sua chiave di lettura personale per risolvere l'iperrealistico dramma di Arthur Fleck, senza "giustificarne" la sua perversa e folle trasformazione in Joker.
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