Titolo originale | Thunder Road |
Anno | 2018 |
Genere | Commedia, Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Jim Cummings (II) |
Attori | Jim Cummings (II), Kendal Farr, Nican Robinson, Jocelyn DeBoer, Chelsea Edmundson Macon Blair, Ammie Leonards, Bill Wise, Jordan Ray Fox, Jacqueline Doke, Shelley Calene-Black, Chris Doubek, Frank Mosley, Kevin Olliff, Becky Nitschke, Jedediah Baker, Nasir Villanueva, Cassandra L. Small, DeForrest Taylor, Marshall Allman, Kerry Barker, Michele Love Santoro, Mary Hampton, Eugene Lee (IV), Will Madden, Bryan Casserly, Laura Coover, Drew Rogers, Kevin Changaris, Tristan Riggs, Camryn Chanel, Chris Zurcher, Ryan Sterling Smith. |
Uscita | lunedì 26 aprile 2021 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Wanted |
MYmonetro | 3,27 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 27 aprile 2021
Un giovane agente di polizia è in crisi e il suo equilibrio mentale comincia ad essere messo a dura prova. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Spirit Awards, In Italia al Box Office Thunder Road ha incassato 2,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Jim Arnaud è un poliziotto texano alla deriva. Dopo la morte della madre, e un'orazione funebre che moltiplica le gaffe e inciampa sulle parole di Bruce Springsteen, prova a condurre una vita personale e professionale esemplare. Ma la vita non gli risparmia niente. Il suo divorzio va per le lunghe, il dialogo con la figlia, che vede troppo poco, langue, la sua relazione coi superiori è complicata. Per quanto si sforzi non riesce a canalizzare le emozioni: perde i colpi, fa sempre la cosa sbagliata, finisce (letteralmente) in mutande.
Agente borderline in un'America sull'orlo di una crisi di nervi, troverà la pace negli occhi della sua bambina e una chance in "Thunder road", ode americana alle nuove partenze.
Prima di essere un lungometraggio, Thunder Road era un corto, matrice e prologo di un film a venire. Un cortometraggio indipendente che Jim Cummings volge in apertura in un piano sequenza memorabile, dieci minuti che avvicinano progressivamente un poliziotto in uniforme che ascoltiamo pronunciare in chiesa un discorso funebre per la madre. I ricordi si mescolano indisciplinati con i rimorsi. Il figlio dolente racconta episodi sparsi della vita del genitore, la sua passione per Bruce Springsteen e in particolare per "Thunder road", che presta il nome al film. Prova a lanciare la ballata col lettore CD di sua figlia che non parte. Decide di cantarla ma non ci riesce. Allora Jim la interpreta, in silenzio, a lungo. Una partitura di salti e gesti muti eseguita davanti a una platea sbalordita quanto il pubblico in sala.
Comincia così Thunder Road, come un lento principio di incendio che anticipa tutta la follia e la dismisura del protagonista sempre in campo, caricatura dell'uomo in contro tempo che perde sua madre prima di perdere tutto.
Autore, attore, montatore, produttore e in larga misura compositore, Jim Cummings è onnipresente, fa tutto e sa fare tutto. Megalomane come solo Vincent Gallo prima di lui, ha una voracità creativa che declina in ogni incarico ed esprime un desiderio imperioso, un'urgenza impetuosa che rendono il suo film singolare e furioso, nel modo del suo eroe. Cummings è nella quasi totalità dei piani, sul filo di un'emozione che si rovescia con uno scocchio di dita nel suo contrario. Crollato sotto il suo stesso imbarazzo e rimbalzato l'istante dopo da un nuovo sisma, il protagonista accumula gli errori e le cantonate, aggrappandosi come un pazzo al solo bagliore della sua vita, sua figlia.
Attore e personaggio sembrano condannati a prodursi in scena da soli, agitano le braccia nel tentativo vano di fuggire il quadro, di trovare la replica che stemperi l'effetto infelice della battuta precedente. Ma quel loro permanere in scena lascia allo spettatore il tempo dell'empatia, di ridere talvolta della maniera singolare che hanno i due Jim di regolare i loro affari o di guardare con terrore gli sforzi (ir)razionali per cavarsela da soli sotto i riflettori.
Tra dramma e commedia, tra risate e lacrime, Cummings sfiora la perfezione rifiutando con tutta la sua forza il ruolo del maschio dominante, assegnato dall'America machista. Sotto l'uniforme virile (ma sempre troppo larga) e dietro i baffi ordinati del poliziotto bianco e texano, un uomo si dibatte e rivendica il bisogno di un affetto permanente che tocca il cuore. Portatore di un senso di colpa tenace e di una volontà costante di irreprensibilità, Jim è un 'caso a parte' nello Stato del Texas. Un outsider che avanza sull'orlo del precipizio, provando a rimediare suo malgrado quello che può. Ma alla fine la vita gli accorda un'altra chance, la possibilità di respirare meglio e magari di fallire ancora un po'.
La chiave è la canzone del titolo, è nelle parole di Bruce Springsteen che Jim trova la maniera di uscirne. "Thunder road" racconta la storia di un ragazzo che propone alla sua ragazza di lasciare la loro "città piena di perdenti" per vincere altrove. La canzone di Springsteen non è un pretesto e suona perfetta al cuore del film, perché canta di gente sconfitta che vorrebbe trovare soltanto un po' di felicità. Jim la sussurra a sua figlia per ridarle coraggio, proprio come sua madre faceva con lui da bambino.
Come una preghiera, "Thunder road" si recita e si trasmette di generazione in generazione. E la trasmissione è uno dei soggetti del film. Prendendosi tutto lo spazio, Jim Cummings rinnova il genere 'cinema indipendente' con un film-performance totalmente stonato. Un dramedy sregolato che possiamo solo amare. Pazzamente.
Sorpresa! Davvero un bel film. Bravo questo Cummings. Emozioni allo stato crudo e puro. Senza filtri. Senza pudori, forse. Un film neorealista. Il "neorealismo dei sentimenti". Molto interessante.
Il punto di partenza è un fortunato cortometraggio omonimo dello stesso Jim Cummings, vincitore nel 2016 del Premio della giuria al Sundance. Sono in pratica i primi 12 minuti di questo lungo. Al funerale di sua madre Jim, unico dei tre figli presente, vorrebbe far ascoltare Thunder Road di Bruce Springsteen ma il lettore cd di sua figlia non funziona, allora prima cerca di farne l'esegesi poi la balla, [...] Vai alla recensione »
L'autobiografismo può essere una risorsa oppure una trappola. Jim Cummings si getta con tutto se stesso in Thunder Road, realizzato nel 2018. Il regista, anche protagonista, sceneggiatore, compositore e montatore, crea il proprio doppio attraverso la figura di Jim, un poliziotto texano che cerca di fare sempre la cosa giusta ma invece si mette spesso nei guai.
La ballata «Thunder Road» (1975), con l'armonica di Bruce che artiglia il cuore e il sax di Clarence Clemons che accarezza i sensi, è tra le canzoni più struggenti di Springsteen: invita a prendere per mano il proprio destino, a lasciarsi alle spalle errori ed effimere certezze, per ricominciare da capo altrove. Nel 2016, Jim Cummings realizzò un cortometraggio strutturato sul piano sequenza di un [...] Vai alla recensione »
Si apre con una cerimonia funebre piuttosto sui generis Thunder Road, il primo lungometraggio di Jim Cummings, nuova star del cinema indie americano, e continua con il consueto repertorio sulla vita americana lontana dalle grandi città, tra frustrazione e noia, droghe pesanti e sogni troppo leggeri per riuscire ad afferrarli. Il funerale è quello della madre di Jim Arnaud (sempre Jim Cunnings, autore [...] Vai alla recensione »
Jim Arnaud è un poliziotto sopra le righe. Basta ascoltarlo durante l'orazione funebre per la madre, con tanto di balletto improvvisato su una canzone che non parte, per rendersi conto che fatica a gestire le emozioni. In più sta per divorziare, la figlia non gli parla, i superiori lo rimproverano spesso e lui finisce per fare sempre la cosa sbagliata, quasi fosse maledetto.
C'era una volta la provincia americana. In realtà c'era e c'è. Laddove il progresso e il rutilante mondo degli affari che abita nelle metropoli s'infila come una serpe nelle villette con imbocco autorimessa lato strada e aiuola all'inglese davanti casa. Dimore che nascondono psicodrammi quotidiani e tragedie grottesche come quella che capita a Jimmy Arnaud, un poliziotto che perde la madre e si ritrova [...] Vai alla recensione »
La musica è uno degli elementi cardine del cinema americano. Il vero cantore di una società sempre in movimento, di un Paese mai domo è Bruce Springsteen, capace di fondere le radici western di un popolo con la polvere delle metropoli. Lo sapeva Jonathan Demme nel 1993 con Philadelphia. Il Boss cantava Streets of Philadelphia, con cui ha vinto anche l'Oscar.