Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Cristina Comencini, Roberto Moroni |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 dicembre 2018
Dal proibizionismo anni Cinquanta alla liberazione sessuale anni Settanta, agli eccessi degli anni Ottanta.
CONSIGLIATO SÌ
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La regista, scrittrice e sceneggiatrice Cristina Comencini e il produttore e autore radio e tv Roberto Moroni setacciano l'oceanico catalogo di Rai Teche e ne estraggono una serie di contributi. Il fine della loro selezione è costruire un discorso sulla rappresentazione del sesso e l'evoluzione dei costumi nella tv pubblica. Dagli spettacoli per famiglie anni '50 (Mario Riva che si rivolge alla sua assistente "non parlante"), all'iconica valletta di Mike, Sabina Ciuffini, fino alle inchieste con risposte raccolte per strada e ai varietà più audaci e innovativi (Stryx di Enzo Trapani, che con una smagliante Grace Jones incornicia il repertorio) ogni fotogramma di questa ricerca che parte dalle prime trasmissioni e abbraccia oltre tre decenni, si lega alle modalità con cui si mostra il corpo della donna e se ne discute: (importanza della) verginità, procreazione, machismo, patriarcato, parità, nudismo, liberazione.
Che la tv italiana di Stato abbia contribuito in maniera determinante a formare gusti, vocabolario e costumi della nazione è fatto noto e incontrovertibile, gli autori suggeriscono un "rapporto osmotico" tra il Paese e il mezzo.
Che l'archivio di Teche Rai sia un patrimonio immenso e che produca nuovi e inaspettati sensi, è un fatto indubbiamente da incoraggiare; da spettatori televisivi e di documentari lo abbiamo imparato un po' più di recente, dalla nascita dei nuovi canali tematici (Rai Storia su tutti).
Collaborazione tra Rai Movie e Rai Teche, Sex Story è oggetto fortemente definito dalla committenza tutta interna al mondo della prima azienda culturale del Paese. Se da una parte mette in fila, seguendo il filo dell'ironia "meta" sulla censura, le tappe cruciali, i momenti topici di un corso di storia sociologica della tv - dall'ombelico della Carrà alle gonne a strappo delle gemelle Kessler al boom editoriale di "Playboy", Amanda Lear e Cicciolina, i Carosello tra Franca Rame e Dario Fo e Carmencita, o i dibattiti giornalistici (Enzo Biagi, Giovanni Minoli, un inedito Marco Bellocchio a confronto con la compagna Gisella Burinato) - d'altra parte dà per scontati, rinunciando a didascalie e cartelli, alcuni dati altrettanto necessari, come ad esempio qualche informazione sul codice d'autodisciplina aziendale, voluto da Filiberto Guala, amministratore delegato RAI dal '54 al '56 o l'avvento delle tv private.
Forse la ragione di tale scelta è aver pensato quest'operazione di recupero come un'antologia educational, un collier di perle da osservare e commentare anche per singoli frammenti, auspicabilmente in contesti accademici e con l'opportuno tempo a disposizione per discutere i temi sollevati. In Festa Mobile al Torino Film Festival 2018.