Titolo originale | Ayka |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Russia, Germania, Polonia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Sergei Dvortsevoy |
Attori | Samal Yeslyamova, Zhipara Abdilaeva, Sergey Mazur, David Alaverdyan, Andrey Kolyadov Slava Agashkin, Azamat Satimbaev, Galina Kravets, Askhat Kuchencherekov, Kenzhebek Karybaev, Nurzhamal Mamadalieva, Nurzhan Kunnozarova, Umida Serozhova, Anastasia Marchuk, Larisa Firsova, Natalja Titorenko, Semyk, Aleksandr Zlatopolskiy. |
MYmonetro | 2,90 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento venerdì 18 maggio 2018
Una ragazza kirghisa va in cerca del bambino che ha abbandonato, appena nato, in un reparto maternità a Mosca. Il film è stato premiato al Festival di Cannes,
CONSIGLIATO SÌ
|
Una giovane ragazza kirghisa di nome Ayka vive e lavora illegalmente a Mosca. Dopo aver dato alla luce suo figlio lo lascia in ospedale. Deve poter tornare al lavoro subito per guadagnare quanto le serve per restituire un debito contratto con dei malviventi. Dopo essere stata truffata da chi le ha affidato la spennatura di polli, la sua odissea alla ricerca di un impiego non ha soste mentre un'emorragia non si ferma.
Sergei Dvorstevoy ebbe l'opportunità di fare il suo esordio nel panorama internazionale con il suo Tulpan - La ragazza che non c'era nel 2008.
A dieci anni di distanza torna a parlare di persone appartenenti a culture che un tempo facevano parte dell'URSS e che oggi non sono membri della Federazione Russa.
Ayka è a Mosca per inseguire un sogno: quello di poter avviare una propria attività e uscire dalla povertà che domina nel suo luogo di origine. Una nascita diventa un ostacolo al sogno. Questo potrebbe sembrare un ottimo elemento per dare il via a un film. È invece, purtroppo, un dato statistico aggiornato al 2010. In quell'anno 248 neonati sono stati abbandonati in reparti maternità moscoviti da madri kirghise. Se si considera che il nucleo familiare è fondamentale in quella cultura si può facilmente comprendere come questa decisione sia stata e sia devastante.
La camera insegue una Rosetta dei nostri giorni nei gironi infernali di una Russia che si vorrebbe liberata dalla schiavitù del comunismo ma che si trova incatenata a un liberismo selvaggio in cui non c'è spazio per la solidarietà e nel quale la tanto (e giustamente) vituperata coabitazione dell'era socialista si è riciclata in tuguri clandestini per coloro che sono privi di permessi di soggiorno.
Mentre si ha una (giusta) attenzione per i cani, nulla è previsto per coloro che hanno bisogno di sostegno e di protezione. Gli ultimi possono e devono restare tali. Nevica sulla Mosca di Dvorstevoy ma si tratta di neve sporca.