Tulpan - La ragazza che non c'era

Film 2006 | Drammatico, 100 min.

Regia di Sergei Dvortsevoy. Un film Da vedere 2006 con Ondas Besikbasov, Samal Yeslyamova, Askhat Kuchencherekov, Tolepbergen Baisakalov, Bereke Turganbayev. Cast completo Titolo originale: Tulpan. Genere Drammatico, - Germania, 2006, durata 100 minuti. Uscita cinema venerdì 24 aprile 2009 distribuito da Bim Distribuzione. - MYmonetro 3,20 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 7 maggio 2009

Bulat si renderà conto, nel giorno del suo matrimonio, che avere delle grandi orecchie può causare dei grossi problemi. In Italia al Box Office Tulpan - La ragazza che non c'era ha incassato 85,7 mila euro .

Consigliato sì!
3,20/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,60
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Dal Kazakistan un film poetico, sospeso tra due mondi.
Recensione di Giancarlo Zappoli
sabato 24 maggio 2008
Recensione di Giancarlo Zappoli
sabato 24 maggio 2008

Dopo aver terminato di prestare servizio come marinaio il giovane Asa torna a casa nella steppa del Kazakistan dove la sorella e il cognato, pastori, conducono una vita nomade. Prima di rientrare nella vita lavorativa e diventare a sua volta pastore Asa deve sposarsi. La sua unica speranza risiede in Tulpan, figlia anche lei di un pastore. La fanciulla è determinata nel rifiutare la proposta: Asa ha le orecchie troppo grandi e poi lei vuole andare a vivere in città, ad Alma Ata. Il ragazzo, parzialmente consolato dal fatto che anche il principe Carlo d'Inghilterra è ben fornito di padiglioni auricolari, non si arrende.
Il cinema kazako offre spesso delle interessanti e poetiche sorprese quando fa la sua comparsa sugli schermi dei festival internazionali. È quanto accade anche con il film di Sergei Dvortsevoy, che riesce a trasmetterci l'innocenza di un mondo in cui il nomadismo legato alla pastorizia permea di valori e tradizioni antiche la vita di tutti i giorni. Il regista però non cerca il comodo rifugio della descrizione di un mondo incantato e immobile nel tempo. Ci descrive anche, attraverso i desideri di Tulpan, le sirene della modernità che invitano a un'urbanizzazione che può rappresentare una meta non sempre corrispondente all'immagine che se ne forma chi ne vive lontano. Ne consegue un film in bilico tra due mondo su cui si posa uno sguardo desideroso di fissare sullo schermo la memoria di una civiltà progressivamente destinata a scomparire.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 29 aprile 2009
Castalia

Prima osservazione: non fidarsi del trailer. Il film ha poco o nulla della divertente storia d'amore che i due minuti di anteprima suggeriscono. Al contario, è una storia fatta di grandi orizzonti, di distese aride e polverose, di lunghi silenzi. E' un film che parla di un mondo altro dal nostro, in cui sposarsi con l'unica ragazza della steppa vuol dire poter avere un gregge, e avere un gregge significa [...] Vai alla recensione »

martedì 3 novembre 2009
Giuseppe Marino - slowfilm

Tulpan racconta la vita dei pastori kazaki, padroni e prigionieri del deserto, mentre cercano moglie (la sfuggente Tulpan, che non ama le orecchie a sventola del protagonista e aspirante marito), affrontano un’inattesa mortalità delle pecore, intonano con voce acuta canti tradizionali, sognano il mare. Tutto è ruvido, nel deserto kazako, la sabbia mossa dal vento in improvvisi mulinelli, che va a insinuarsi [...] Vai alla recensione »

domenica 11 luglio 2010
Francesco2

Di fronte a certo cinema, ostico per noi occidentali, si sono visti negli ultimi venti(circa)anni due tipi (Ma non sempre) di atteggiamenti. Indifferenza da parte del grande pubblico, divisioni nella critica. Se alcuni vedevano questi tempi dilatati e-Soprattutto- queste storie insolite come alternativa al film hollywoodiano, altri- Forse non molti, per la verità- hanno cominciato a parlare di mattoni [...] Vai alla recensione »

venerdì 22 maggio 2009
olgadik

Si tratta del lavoro di un giovane regista kazako, proveniente da esperienze di documentari ma che mostra di sapersi districare bene nel ritmo e nella costruzione di una serie di quadri, creando una storia che è compatta più di quanto non sembri. Tale organicità deriva da due fattori. Uno, già detto, è l’abile costruzione narrativa, l’altro è la reale simbiosi dei vari protagonisti del racconto.

lunedì 4 maggio 2009
francesca meneghetti

Non vada a vedere questo film chi adora il cinema, che potemmo definire “futurista”, pieno di ritmo, velocità, azione, colonne sonore rutilanti. E nemmeno chi pensa alla natura come uno scenario idilliaco e riposante. E nemmeno chi è delicato di stomaco, igienista, amante dei profumi (artificiali). Per scoraggiare ulteriormente gli spettatori incauti, è bene aggiungere che dovranno assistere a due [...] Vai alla recensione »

venerdì 24 aprile 2009
laulilla

Non mi è piaciuto. Il racconto è molto esile e troppo lento; il documentario è troppo artificiosamente romanzato. La conclusione è che il film non è né un bel racconto, né un bel documentario, ma un lavoro che un po' goffamente cerca di collocarsi nella scia dei cammelli che piangono e dei cani gialli della Mongolia, ma quale abisso fra questo e quelli (bellissimi, a parer mio)

mercoledì 26 agosto 2009
gabrjack

nonostante l'assenza di colonna sonora è un film a tutti gli effetti con una storia d'amore mancata e un'altra per la propria terra e per la vita nomade del pastore pienamente ricambiata. Originale

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Piccola premessa a uso dei diffidenti. Se al cinema cercate la meraviglia, se credete che lo spaesamento sia un dono prezioso, se avete il sospetto che per sentirsi altrove non si debba per forza viaggiare nel cosmo, allora non perdetevi Tulpan, cioè tulipano. Purché vi piacciano gli animali e siate disposti a farvi trasportare nell'immenso e remoto Kazakistan, paese ricco di uranio e petrolio, ma [...] Vai alla recensione »

Cristina Piccino
Il Manifesto

Sergey Dvortsevoy, kazako, star del documentario, coccolato oltralpe e conteso tra Marsiglia e Cinéma du Réel di Parigi, era atteso per questo esordio nella «finzione». Tulpan, del lavoro da documentarista, mantiene la necessità di un racconto reale, che vuol dire fisicità del paesaggio, un movimento fluido degli attori che sembrano non professionisti ma «veri» pastori nomadi della steppa khazaka. Vai alla recensione »

Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

È bello Tulpan, il film di Dvortsevoy. Racconta, attraverso le pene amorose di Asa, la vita rurale kazaka e le tentazioni di fuggire in città Cielo, polvere, spazio senza confini: sembra non esserci altro, nel mondo di Tulpan (Kazakistan, Germania, Russia, Svizzera e Polonia, 2008, 100'). Ambientato nella parte meridionale del Kazakistan, il film del quarantaseienne kazako Sergei Dvortsevoy e del [...] Vai alla recensione »

A. O. Scott
The New York Times

“Tulpan,” the first fictional feature by the Kazakh director Sergey Dvortsevoy, might be described as an epic landscape film, a sweetly comic coming-of-age story or a lyrical work of social realism. But the setting — a windswept, sparely populated steppe in southern Kazakhstan — gives the movie a mood that sometimes feels closer to that of science fiction.

Maurizio Cabona
Il Giornale

Nel film del cosacco - ora si dice kazako – Sergei Dvortsevoy, Tulpan - oltre che il titolo - è il nome d'una ragazza. È Tulpan che il marinaio congedato Asa (Ashkat Kuchinchrekov) vuol sposare. Siamo fra pastori nomadi: per diventare tale a ogni effetto, ad Asa occorre una moglie. Ma Tulpan lo respinge, perché a lei non piacciono le sue orecchie a sventola.

Jacques Mandelbaum
Le Monde

"Tulpan" : une jolie fable en Asie centrale Voici plus de dix ans que l'ex-ingénieur radio Sergey Dvortsevoy fait du cinéma et livre, sans obtenir la reconnaissance méritée, quelques-uns des plus beaux et des plus libres documentaires contemporains, depuis Paradise en 1997. Tulpan inaugure son passage à la fiction sous des auspices honorables mais un peu plus convenus.

Roberto Nepoti
La Repubblica

Chi pensa al Kazakhstan con il demenziale Borat potrà conoscere con Tulpan il vero volto di quel Paese (per noi) misterioso. Sperimentato documentarista, in grado di raccontare nel modo più realistico lo shock di un popolo lacerato tra cultura pastorale e globalizzazione, Dvortsevoy sceglie, però, la forma della parabola. Finito il servizio militare in Marina, Asa torna nelle pianure natali per fare [...] Vai alla recensione »

Kenneth Turan
The Los Angeles Times

The fact that "Tulpan" is named after its most elusive character is an indication that this is a difficult film to pigeonhole, an indefinable mixture of genres and attitudes that is by turns off-the-wall and serious, comic and sad. Set in the aptly named Hunger Steppe in a remote part of Kazakhstan, "Tulpan" is part ethnographic travelogue, part family drama and coming-of-age story, part goofy romance. [...] Vai alla recensione »

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