cinelady
|
giovedì 25 gennaio 2018
|
è meglio parlare o morire?
|
|
|
|
È la domanda che si pone Elio, diciassettenne colto e sensibile, non sapendo come esprimere il proprio tormentoso sentimento di attrazione e desiderio verso il più grande e maturo Oliver. L’affinità tra loro è scattata subito, e nonostante l’impaccio iniziale riusciranno a vivere appieno il loro amore; chiamami col tu nome e io ti chiamerò col mio, dice Oliver a Elio, in un’espressione di intimità totale.
Le scene d’amore sono molto naturali, un insieme di timore e slanci di passione, ed esprimono al meglio la dimensione intima e poetica che è la forza del film, perfettamente in armonia con l’ambientazione, un’estata italiana di metà anni Ottanta, su cui il regista mette un particolare accento, con lunghe sequenze sulla bellezza del paesaggio e l’idillio della vita in campagna e una particolare attenzione sull’attrazione per il corpo piuttosto che sull’affinità mentale, come dimostrano gli scarsi dialoghi.
[+]
È la domanda che si pone Elio, diciassettenne colto e sensibile, non sapendo come esprimere il proprio tormentoso sentimento di attrazione e desiderio verso il più grande e maturo Oliver. L’affinità tra loro è scattata subito, e nonostante l’impaccio iniziale riusciranno a vivere appieno il loro amore; chiamami col tu nome e io ti chiamerò col mio, dice Oliver a Elio, in un’espressione di intimità totale.
Le scene d’amore sono molto naturali, un insieme di timore e slanci di passione, ed esprimono al meglio la dimensione intima e poetica che è la forza del film, perfettamente in armonia con l’ambientazione, un’estata italiana di metà anni Ottanta, su cui il regista mette un particolare accento, con lunghe sequenze sulla bellezza del paesaggio e l’idillio della vita in campagna e una particolare attenzione sull’attrazione per il corpo piuttosto che sull’affinità mentale, come dimostrano gli scarsi dialoghi.
Purtroppo c’è anche qualche sbavatura, in particolare sul montaggio di una paio di scene che tagliano un’azione prima che il personaggio abbia terminato di compierla, o alcuni dettagli sulla storia italiana piuttosto fuori luogo, in quanto spezzano il pathos della vicenda principale.
Avendo letto e adorato il romanzo, avrei preferito una maggior presenza di Oliver nella prima parte, che ne avrebbe permesso un approfondimento psicologico migliore.
Nonostante questi aspetti poco riusciti, il livello di coinvolgimento è alto, grazie all’eleganza e alla delicatezza con cui il film è girato e alla presenza di un cast perfetto, su cui spiccano i due meravigliosi protagonisti. Le scene che colpiscono e rimangono in mente sono molte, in particolare il dialogo del padre a Elio, esempio del bel rapporto tra il ragazzo e i genitori, e il finale a prova di lacrime, che anticipa la dimensione di un ricordo nostalgico. L’esperienza vissuta da Elio è unica e irripetibile, ma la sua forza sta proprio qui, perché, come scrive Oliver nel suo libro, alcune cose possono rimanere immutate solo attraverso il cambiamento e così forse è per il loro sentimento.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cinelady »
[ - ] lascia un commento a cinelady »
|
|
d'accordo? |
|
ciro
|
sabato 3 febbraio 2018
|
film bello a metà
|
|
|
|
Ho apprezzato molto la tua recensione che trovo puntuale e ben argomementata. Anch'io ho lasciato ilcimema con i tuoi stessi dubbi rappresentati dalla figura fisica di Oliver fiuori luogo e fuori tempo al'atteggiamento equivoco dei genitori di Elio.
|
|
[+] lascia un commento a ciro »
[ - ] lascia un commento a ciro »
|
|
d'accordo? |
|
danielemarsero
|
lunedì 5 febbraio 2018
|
un'immane delicatezza che però lascia perplessi
|
|
|
|
Il nuovo film di Guadagnino, candidato a quattro premi Oscar e uscito finalmente anche in Italia, spalanca un dibattito cinematografico che non si ricordava dai tempi di Sorrentino e di quella Grande Bellezza vista con gli occhi degli americani.
Sì, perché ‘Chiamami col tuo nome’ è affannosamente incensato dai cineasti d’oltreoceano, innamoratissimi della dolce vita italiana. Se poi tutto è ambientato negli anni ’80 e si posa -letteralmente- sul tavolo un caffè italiano e una crema di nocciole, tra maestosi paesaggi di campagna e ville d’epoca di una famiglia italo-americana borghese, allora la confezione per gli Oscar è pronta.
[+]
Il nuovo film di Guadagnino, candidato a quattro premi Oscar e uscito finalmente anche in Italia, spalanca un dibattito cinematografico che non si ricordava dai tempi di Sorrentino e di quella Grande Bellezza vista con gli occhi degli americani.
Sì, perché ‘Chiamami col tuo nome’ è affannosamente incensato dai cineasti d’oltreoceano, innamoratissimi della dolce vita italiana. Se poi tutto è ambientato negli anni ’80 e si posa -letteralmente- sul tavolo un caffè italiano e una crema di nocciole, tra maestosi paesaggi di campagna e ville d’epoca di una famiglia italo-americana borghese, allora la confezione per gli Oscar è pronta.
Ma la visione di Guadagnino si appresta a costruire più una pellicola di maniera, a tratti stucchevole ed eccessivamente protesa all’estetismo che non una vera e personale interpretazione delle vicende dei protagonisti del libro di André Aciman.
Il film risulta in certe scene esageratamente lento: considerati i 132 minuti a disposizione e la naturalmente gradevole sensazione di vacanza, molte riprese sanno di inutile ripetizione. Questo tempo poteva essere sfruttato per scavare meglio nei personaggi, invece di farli giocare in un’interpretazione che rimane costantemente in superficie senza saper tirare fuori la veemenza che dovrebbe contraddistinguerli. L’eccezione è fornita solo dal protagonista Timothée Chalamet, unico fra i ruoli a meritare un eventuale premio.
Questa calma, da alcuni apprezzata e comunque non rispondente ai turbamenti dell’età adolescenziale, non è bilanciata: la prevedibilità con la quale si riconoscono i film di Guadagnino lascia perplessi per una candidatura a miglior film e fa ricordare la (tecnicamente) triste scena in piscina di 'A Bigger Splash'.
Per il modo in cui la tematica viene trattata, ci si aspettava più coraggio: un coraggio che, se così deciso e tracciato dalla sceneggiatura di Ivory per gli anni ambientati, doveva andare fino in fondo per abbracciare a pieno lo spettatore e non concludersi con un ordinario e scialbo epilogo, tra l’altro troncato in quanto il libro prosegue.
Perché la pellicola è fin troppo utopistica -o almeno relegata in esigui ambienti per quegli anni- e se si vuole rimanere in tal ambito, per gridare al capolavoro avrebbe dovuto inseguire una sceneggiatura più audace, maggiormente completa, e una regia meno dogmatica e più intensa.
Un plauso forse va segnalato al discorso finale del padre di Elio.
Alcuni errori tecnici, soprattutto sulle automobili e sui treni d’epoca, sono perdonati dall’ottima fotografia: radiosa, accogliente, perfetta; Mukdeeprom ha fatto davvero un bel lavoro. Ci si chiede perché non sia arrivata una nomination per questa categoria.
La bellezza della regia di Guadagnino qui si trova nei primi piani dei volti che raggiungono lo spettatore, nelle mani dei personaggi che tengono libri al posto di cellulari, nelle scene dei vari laghi e laghetti in cui si consumano le vacanze e si sposa bene con i costumi -sempre attuali- della Piersanti, soprattutto quelli appesi in bagno.
La scenografia di Deshors è manieristica come il resto della regia, ma apprezzabile.
Gli attori, tolto Chalamet, non hanno saputo portare nulla di più profondo, come forse questo film meritava.
E’ un bel film, ma non una pellicola sincera per una corsa agli Oscar.
Eccessivamente osannato dalla stampa, soprattutto quella americana che ama l’estetica italiana, Guadagnino propone un gradevolissimo spettacolo mascherato da opera ricercata, offrendo allo spettatore un’immane delicatezza che però odora più di sogno cinematografico che di storia d’amore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a danielemarsero »
[ - ] lascia un commento a danielemarsero »
|
|
d'accordo? |
|
lola mars
|
giovedì 15 febbraio 2018
|
una noia mortale
|
|
|
|
Rievocando i registi a lui più cari, Guadagnino ha voluto trasformare la Lombardia in un pezzo di gloriosa Inghilterra: paesini pittoreschi immersi in una campagna estiva sofficemente sonnolenta, prati verdi a perdersi, niente mare ma fiumi e specchi d'acqua in puro stile anglosassone, e il quadro di un'aristocrazia mix-europea senza tempo. Di sottofondo, note di musica classica in un'ambientazione che risulta allo stesso modo retrò, seppur collocata in un precisa epoca moderna. Nonostante tutti gli sforzi di rincorrere una Bellezza manierista, il film risulta piatto e noioso come i suoi protagonisti, anch'essi scialbi e senza passione. Per non parlare dell'assitente americano, il quale risulta persino antipatico.
[+]
Rievocando i registi a lui più cari, Guadagnino ha voluto trasformare la Lombardia in un pezzo di gloriosa Inghilterra: paesini pittoreschi immersi in una campagna estiva sofficemente sonnolenta, prati verdi a perdersi, niente mare ma fiumi e specchi d'acqua in puro stile anglosassone, e il quadro di un'aristocrazia mix-europea senza tempo. Di sottofondo, note di musica classica in un'ambientazione che risulta allo stesso modo retrò, seppur collocata in un precisa epoca moderna. Nonostante tutti gli sforzi di rincorrere una Bellezza manierista, il film risulta piatto e noioso come i suoi protagonisti, anch'essi scialbi e senza passione. Per non parlare dell'assitente americano, il quale risulta persino antipatico. Un'operazione cinematografica finemente costruita nel taglio fotografico ma agli effetti deludente, al contrario dei lungometraggi precedenti, dove il regista italiano era trionfalmente riuscito nel rendere al pubblico, tutto il gradevolissimo fascino delle fragilità e incertezze umane, omaggiando allo stesso tempo, il connubio con l'Arte figurativa, nel senso più alto del termine. Anche qui abbiamo un fanciullo che non vuole ballare più da solo, alle prese con la scoperta della propria consapevolezza sessuale, attraverso gli incontri col mondo esterno e l'emancipazione familiare, ma ahimè, non si tratta né di Bertolucci, nè tantomeno di reminiscenze Forsteriane, già egregiamente rappresentate al cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lola mars »
[ - ] lascia un commento a lola mars »
|
|
d'accordo? |
|
contedibismantova
|
mercoledì 28 marzo 2018
|
io ero un elio diverso. nicchia e grazia, ma...
|
|
|
|
E' sicuramente un ottimo film, se non altro per il livello di interpretazione e per la bellezza delle immagini. Eppure qualcosa non mi convince appieno, oppure nella migliore delle ipotesi diciamo che "non mi appartiene". Ebene sì: io sono stato Elio, avevo 17 anni negli anni '80 ed avevo le stesse turbe passionali, la stessa carica ormonale, la stessa sensibilità ed instabilità introspettiva. Io sono un Elio autentico, la mia testimonianza vale: ma è testimonianza diversa. Profondamente diversa. L'Elio del film è un Elio di nicchia, un Elio alto-borghese che rappresenta al massimo l'uno per mille dei suoi coetanei di allora ma anche di oggi.
[+]
E' sicuramente un ottimo film, se non altro per il livello di interpretazione e per la bellezza delle immagini. Eppure qualcosa non mi convince appieno, oppure nella migliore delle ipotesi diciamo che "non mi appartiene". Ebene sì: io sono stato Elio, avevo 17 anni negli anni '80 ed avevo le stesse turbe passionali, la stessa carica ormonale, la stessa sensibilità ed instabilità introspettiva. Io sono un Elio autentico, la mia testimonianza vale: ma è testimonianza diversa. Profondamente diversa. L'Elio del film è un Elio di nicchia, un Elio alto-borghese che rappresenta al massimo l'uno per mille dei suoi coetanei di allora ma anche di oggi. L'enorme villa con la servitù, il gigantesco parco con gli stagni, la coppia gay di sessantenni vestiti di rosa. Si fa bene a citare Bertolucci, è la sua piazza. Ma tornando a noi... ma quando mai? Negli anni '80 per la gente comune non vi era nulla di simile a tutto questo, l'omosessualità era un dramma segreto e ben custodito, c'erano le grandi discoteche e si rientrava presto, c'era la italo-dance e nessuno ascoltava gli "Psichedelic Furs" e nemmeno il solito tormentone sorrentiniano Talkin Heads, ma fatemi il piacere. Ascoltavamo Madonna, Michael jackson e i Duran Duran, i più musicalmente impegnati gli U2 e i Police. La vita gay era un sottobosco d'avventura fra siepi dei parchi e battuages noti o improvvisati, i nostri social erano gli annunci sui muri dei cessi pubblici, dove mettevi il numero di casa poi passavi interi pomeriggi davanti alla cornetta per la paura che rispondesse tua madre!! Avevo quei mocassini colorati bianchi-rossi e blu, devo averli ancora in solaio da qualche parte, tutto qua. La conversazione davanti al monumento è un outing un po' troppo rapido per i timori di allora - e forse anche di oggi - ma la migliore propensione al confronto dialettico su lettere e cultura dei ragazzi di allora rispetto a quelli di oggi è verosimile (anzi: è verità assoluta! il colossale svuotamento di contenuti che hanno subito - caratterizza - i ragazzi di oggi è purtroppo tangibile). Un'altra considerazione purtroppo va fatta, ahimè: Guadagnino si è affrettato a dire di non aver fatto un film sull'amore gay ma sull'amore punto. Apprezzabile, ma se sostituiamo Oliver con una ospite femmina coetanea, non c'è molto di più di qualche film "di genere" già visto negli anni 70 con Alessandro Momo e la solita zia. Se sostituiamo Elio invece la storia che ne risulterebbe cadrebbe addirittura nella noia.. che possono fare un ragazzo e una ragazza in una villa? La grazia e la castità assoluta in cui il film volutamente si snoda (nessun nudo frontale, solo una toccata di pacco sui vestiti e poc'altro) lo rende digeribile in prima serata, ma poi alla fine non ti rimane granchè, soprattutto se sei stato un Elio autentico ma non ti riconosci appieno sullo schermo. Se avesse mangiato quella pesca forse si sarebbe svuotato il cinema... "lo vuoi vedere un vero malato"? due secondi di panico assoluto: ecco tutto ciò che mi ha emozionato ieri.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a contedibismantova »
[ - ] lascia un commento a contedibismantova »
|
|
d'accordo? |
|
stelaudi
|
mercoledì 28 marzo 2018
|
idillio, tra teocrito e virgilio
|
|
|
|
Per quanto un parere possa essere soggettivo, trovare difetti in questo film è quasi impossibile: la straordinaria cura verso i dettagli e la grandezza della regia che ci regala delle riprese davvero straordinarie e uniche delle campagne cremasche negli anni ‘80, valorizzandone la natura lontana e incontaminata dall’industrializzazione, sono elementi che contribuiscono a rendere il tutto ancora più spontaneo e naturale.
Gli sfondi paesaggistici svolgono un ruolo centrale durante tutto il racconto , affrontato con estrema eleganza, dei vari passi che portano alla scoperta di se stessi e all’innamoramento .
[+]
Per quanto un parere possa essere soggettivo, trovare difetti in questo film è quasi impossibile: la straordinaria cura verso i dettagli e la grandezza della regia che ci regala delle riprese davvero straordinarie e uniche delle campagne cremasche negli anni ‘80, valorizzandone la natura lontana e incontaminata dall’industrializzazione, sono elementi che contribuiscono a rendere il tutto ancora più spontaneo e naturale.
Gli sfondi paesaggistici svolgono un ruolo centrale durante tutto il racconto , affrontato con estrema eleganza, dei vari passi che portano alla scoperta di se stessi e all’innamoramento .
Ci tengo a sottolineare che non si tratta di un film omosessuale ma su un primo amore, un amore “normale” o meglio, come traspare durante tutto lo svolgimento ,un amore naturale.
Film unico nel suo genere, fiero della sua natura, denso nelle immagini e intenso nei sentimenti che caratterizzano i brevi monologhi che lasciano spazio a scene mute di sguardi e gesti d’affetto tra i protagonisti.
Non c’è finzione, non ci sono stereotipi, in questo consiste la grandezza del regista, il quale rompe gli schemi del genere evitando temi come l’isolamento e l’emarginazione sociale. In particolare il regista ha già compiuto il balzo che si auspica possa fare il mondo intero in un futuro prossimo in relazione alla capacità di vedere l’amore in modo universale e non più in termini riduttivi e categorici.
Se nel complesso il film inizialmente non mi ha spostato in modo particolare, è solo dopo aver ascoltato il monologo del padre di Elio a pochi minuti dalla fine, che il film mi ha toccato sul personale: si tratta di un messaggio che tutti abbiamo vissuto; si tratta di un invito in primis a Elio, che può essere ampliato a tutti gli spettatori, ovvero quello di non reprimere mai ció che sentiamo, e cercare di vivere al massimo i propri sentimenti senza soffocarli per protezione verso noi stessi; Invita a farci travolgere dai sentimenti senza alcuna riserva, e se questo dovesse comportare dolore, va bene cosi perché dall’altra parte abbiamo avuto la fortuna di vivere momenti irripetibili di felicità immensa. Bisogna farlo ogni volta che se ne ha la possibilità in quanto non farlo fa sì che col tempo ci si renda conto che quella paura di rimanere feriti ci ha impedito di vivere un’esperienza incredibile e meravigliosa.
.
.
.
“Soffochiamo così tanto di noi per guarire più in fretta che a 30 anni siamo prosciugati, e ogni volta che ricominciamo con qualcuno diamo sempre meno, ma renderti insensibile così da non provare nulla è un gran peccato. I cuori che abbiamo nel corpo ci vengono dati una volta sola”
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stelaudi »
[ - ] lascia un commento a stelaudi »
|
|
d'accordo? |
|
genny63
|
mercoledì 22 agosto 2018
|
lasciati condurre!
|
|
|
|
Ho letto alcuni commenti fin qui apparsi in relazione al film, a volte le recensioni sono operazioni razionali basate sulla cultura, sensibilità, preferenze,persino sullo stato d'animo e sul momento specifico che sta vivendo una persona che si appresta a vedere una pellicola. Alcuni trovano il film noioso, statico e troppo indugiante su alcune sequenze, come ad esempio quella finale, che, a mio parere, rappresenta un percorso di pasaggio dall'età adolescenziale a quella adulta, attraverso gli stati d'animo cangianti impressi sul volto di Elio.
Dal dolore infantile della perdita.... alla consapevolezza dell'opportunità di quell'esperienza per la scoperta di se stesso e per la propria crescita personale.
[+]
Ho letto alcuni commenti fin qui apparsi in relazione al film, a volte le recensioni sono operazioni razionali basate sulla cultura, sensibilità, preferenze,persino sullo stato d'animo e sul momento specifico che sta vivendo una persona che si appresta a vedere una pellicola. Alcuni trovano il film noioso, statico e troppo indugiante su alcune sequenze, come ad esempio quella finale, che, a mio parere, rappresenta un percorso di pasaggio dall'età adolescenziale a quella adulta, attraverso gli stati d'animo cangianti impressi sul volto di Elio.
Dal dolore infantile della perdita.... alla consapevolezza dell'opportunità di quell'esperienza per la scoperta di se stesso e per la propria crescita personale....la bellezza va assaporata, come la frutta colta dagli alberi, il pesce fresco appena pescato, le frittelle calde e i tortelli di Mafalda, le letture immersi nelle fresche e cristalline acque del lago,l'incessante sottofondo della natura, dei suoi suoni e dei suoi colori....a volte è necessario stare in silenzio e lasciarsi condurre dalle sensazioni che la narrazione ci offre, lasciando da parte le osservazioni razionali e cavillose, la sospettosità e gli atroci dubbi che il film abbia intenti commerciali e di marketing.....certo, alcune cose sono razionalmente poco credibili, utilizzate per trasmettere messaggi subliminali, ed io consiglio vivamente a chi è solito frammentare per cercare di dare logiche spiegazioni in modo che tutto debba essere tecnicamente e razionalmente attendibile, di evitare queste pellicole e andare a vedere un bel film d'azione o ad effetti speciali, o ancora una bella commedia all'italiana ( che io adoro ).....fare qualcosa di diverso è sempre un rischio, uscire dal clichè dell' usuale cinematografia italiana e saper utilizzare tempi, forti impatti emotivi, simbolismi e metafore subliminali per creare momenti di riflessione profonde e consapevolezze, rappresentano uno straordinario tentativo per un cinema italiano nuovo e diverso. Complimenti al regista e alla bella interpretazione degli attori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a genny63 »
[ - ] lascia un commento a genny63 »
|
|
d'accordo? |
|
roberteroica
|
sabato 27 gennaio 2018
|
elio e oliver
|
|
|
|
#CHIAMAMIcolTUOnome segna il grande ritorno della bicicletta. Inforcate da due giovanissimi nell’Italia del 1983, in una zona rurale dalle parti di Crema. Elio, figlio di un professore universitario, diciassette anni, una vita tutta da decidere; Oliver di anni ne ha ventiquattro e arriva in vacanza studio presso la famiglia altoborghese di Elio. Scopriranno di amarsi. Il regista Luca Guadagnino viene da due disastri assoluti come “Io sono l’amore” e “A bigger splash” e peggio certo non poteva fare. Qui si fa aiutare da una bella sceneggiatura di James Ivory (l’autore ormai novantenne di “Camera con vista” per intenderci) tratta da un romanzo di formazione.
[+]
#CHIAMAMIcolTUOnome segna il grande ritorno della bicicletta. Inforcate da due giovanissimi nell’Italia del 1983, in una zona rurale dalle parti di Crema. Elio, figlio di un professore universitario, diciassette anni, una vita tutta da decidere; Oliver di anni ne ha ventiquattro e arriva in vacanza studio presso la famiglia altoborghese di Elio. Scopriranno di amarsi. Il regista Luca Guadagnino viene da due disastri assoluti come “Io sono l’amore” e “A bigger splash” e peggio certo non poteva fare. Qui si fa aiutare da una bella sceneggiatura di James Ivory (l’autore ormai novantenne di “Camera con vista” per intenderci) tratta da un romanzo di formazione. Ma non è che alla fine ci si strappi i capelli. Insomma la candidatura all’Oscar pare un tantino esagerata. Fronde che sibilano, paesaggi lacustri, le distese campestri, i boschi, la frutta da cogliere sui rami, una natura lussureggiante che accompagna il percorso di due ragazzi persi nel loro amore: l’ambizione di Guadagnino era quella di filmare la sensualità di una stagione della vita, in una sorta di panteismo totale tra umano e naturale. E a tratti ci riesce, eludendo la volgarità e girando con grande eleganza e precisione. Qualche lungaggine e il solito luogo comune di un ambiente isolato da ogni tipo di attualità, molto di comodo, ma molto meglio sfruttato su un tema simile da Bernardo Bertolucci per il suo “Io ballo da sola” (là era la campagna toscana, i colli, il vino, il solito spot, volendo). C’è aria di Bassani, di giardini dimenticati, di sere che non torneranno più, e alcuni passaggi (la gita notturna a bergamo, il discorso formidabile, nel conformismo politico sociale degli anni Ottanta) hanno davvero una forza autonoma che può stupire. E sono straordinari i due giovani protagonisti, Timothée Chamalet e soprattutto Armie Hammer nella parte di Elio. #filmdagustare
[-]
|
|
[+] lascia un commento a roberteroica »
[ - ] lascia un commento a roberteroica »
|
|
d'accordo? |
|
vanessa zarastro
|
sabato 27 gennaio 2018
|
i turbamenti del giovane törless
|
|
|
|
Preceduto da una critica eccessivamente entusiastica– probabilmente per il regista italiano – il film Chiamami con il tuo nome, già presentato al Festival di Berlino 2017, mi ha leggermente deluso.
Siamo nella villa di famiglia del Prof. Perlman, nella campagna di Pandino in provincia di Crema nel 1983. D’estate, moglie, marito con Elio, il figlio diciassettenne, usano ospitare un meritevole studente straniero. Quest’anno è la volta di Oliver, un aitante ventiquattrenne, studente americano del New England. L’ambiente è quello di una famiglia borghese ebraica e intellettuale, dove si parlano diverse lingue con disinvoltura, si leggono poesie e si suona Bach al pianoforte.
[+]
Preceduto da una critica eccessivamente entusiastica– probabilmente per il regista italiano – il film Chiamami con il tuo nome, già presentato al Festival di Berlino 2017, mi ha leggermente deluso.
Siamo nella villa di famiglia del Prof. Perlman, nella campagna di Pandino in provincia di Crema nel 1983. D’estate, moglie, marito con Elio, il figlio diciassettenne, usano ospitare un meritevole studente straniero. Quest’anno è la volta di Oliver, un aitante ventiquattrenne, studente americano del New England. L’ambiente è quello di una famiglia borghese ebraica e intellettuale, dove si parlano diverse lingue con disinvoltura, si leggono poesie e si suona Bach al pianoforte.
La prima parte del film è bella, intensa e trasmette attraverso lo sguardo di Elio quei tormenti adolescenziali, problemi di crescita, che tutti abbiamo provato in forme più o meno acute: invidie, gelosie e insicurezze contrapposte ad atteggiamenti ostentatamente da adulti, come ad esempio un modo spavaldo di fumare e di tenere la sigaretta in mano. Tutte emozioni trasmesse dal bravissimo protagonista. E per due terzi del film si vede volentieri: il villone un po’ dégagé ereditato, le corse in bicicletta nella piatta piana padana estiva, le prime colazioni all’aperto e i bagni negli stagni o laghetti fanno pensare un po’ al Giardino dei Finzi Contini (De Sica 1970) e un po’ a Io ballo da sola (Bertolucci 1996).Un’amica mi ha suggerito perfinoIl tempo delle mele (Pinoteau 1980)!
Meno intensa è proprio la parte in cui il desiderio diventa realtà, la passione vissuta sembra un po’ scontata, le gite in montagna e le scene a Bergamo del tutto gratuite.
A parte il bravissimo Thimothée Chalamet, gli altri personaggi, e i rispettivi interpreti ,sono tutti un po’ fuori posto. I genitori di Elio erano assolutamente poco credibili come personaggi e poco azzeccati fisicamente, specialmente il padre. Ma perfino Oliver non era convincente, poco statuario per essere considerato una bellezza classica (uno stampellone con gambe troppo secche e Troppo lunghe) troppo poco ambiguo. Gli ospiti dei Perlman sono al limite del grottesco, la vecchia coppia gay è un po’ caricata ma anche la coppia etero di intellettuali che straparlano del pentapartito a guida socialista e della morte di Buuel. Un voluto occhiolino alla TV dove Beppe Grillo comico fa il verso a Craxi. Forzata anche la partita a carte di Oliver nel bar di provincia. Qua e là qualche piccola sbavatura del montaggio come un pezzo di musica tagliato un po’ bruscamente per un cambio scena o le curve della montagna attorno a Clusone, Bergamo, che sembrerebbe esser percorso in pullman.
Insomma Chiamami con il tuo nome è un film edonista che vorrebbe essere un tributo ai vari illustri maestri cui guarda Guadagnino: Bertolucci, Rohmer, Renoir, Visconti. La sceneggiatura è tratta dal romanzo di André Aciman, e Guadagnino l’ha scritta con James Ivory e Walter Fasano. Il film probabilmente piacerà più agli americani sempre in cerca di stereotipi italiani. Mi chiedo però se non fosse stato meglio per rappresentare l’Italia, mostrare le bellezze del territorio umbro o marchigiano (per non volere abusare della regione toscana) invece della pianura padana lombarda!
[-]
[+] pianura padana
(di gustibus)
[ - ] pianura padana
[+] non ho capito
(di maxytv)
[ - ] non ho capito
|
|
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|
|
d'accordo? |
|
maumauroma
|
sabato 3 febbraio 2018
|
chiamami col tuo nome
|
|
|
|
Tormentata storia di iniziazione sessuale di un diciassettenne durante l' estate del 1983 nella bassa bergamasca. Il bel lungagnone americano Oliver, con i suoi eleganti, inappuntabili, e perennemente inamidati pantaloncini sempre indosso, viene ospitato per sei mesi per motivi di studio nella bella e antica dimora dei coniugi Perlman, e la sua presenza in quella elegante magione immersa nel verde della campagna, tra boschi e ruscelli, finira' per turbare i sentimenti, l' anima e il corpo del loro rampollo Elio, giovane promettente pianista, in piena crisi adolescenziale e alla ricerca di una problematica identita' sessuale. Ma la loro storia d' amore e di amicizia non durera' che il tempo di due stagioni.
[+]
Tormentata storia di iniziazione sessuale di un diciassettenne durante l' estate del 1983 nella bassa bergamasca. Il bel lungagnone americano Oliver, con i suoi eleganti, inappuntabili, e perennemente inamidati pantaloncini sempre indosso, viene ospitato per sei mesi per motivi di studio nella bella e antica dimora dei coniugi Perlman, e la sua presenza in quella elegante magione immersa nel verde della campagna, tra boschi e ruscelli, finira' per turbare i sentimenti, l' anima e il corpo del loro rampollo Elio, giovane promettente pianista, in piena crisi adolescenziale e alla ricerca di una problematica identita' sessuale. Ma la loro storia d' amore e di amicizia non durera' che il tempo di due stagioni. Tutto ha una fine. L'affascinante Oliver se ne tornera' in America, e il freddo e il gelo dell' inverno finira' per scendere sui luoghi e nell' animo di Elio, che si ritrovera' da solo davanti a un camino acceso a versare calde lacrime di nostalgia e di rimpianto per l'amore ormai perduto. Non e' facile dare un giudizio obiettivo su quest' ultima opera di Luca Guadagnino. Sicuramente bella e efficace la rappresentazione dei luoghi nei quali si svolge la vicenda, con una fotografia che riesce a riprodurre benissimo la luce chiara e abbagliante, tipica dell' estate lombarda, con quel cielo azzurro e brillante cosi' bello quando e' bello,con quella luminosita' fulgida che scivola silenziosa posandosi sui luoghi e sulla pelle dei protagonisti. Purtroppo pero' la sceneggiatura non riesce a scandagliare a fondo nel carattere dei personaggi, restando solo alla superficie delle loro problematiche esistenziali e i dialoghi risultano di una elegantemente sontuosa banalita' e qualche citazione colta sparsa qua' e la' non riesce mai a dare loro spessore. La ricostruzione degli ambienti poi, relativa all' anno 1983,appare imprecisa e superficiale, soprattutto per quanto concerne la scelta'dei mezzi di trasporto. Quasi tutti i modelli di auto, di pulmann, di treni,utilizzati nel film risalgono infatti agli anni a cavallo del decennio 1960 /1970, per cui risulta piuttosto improbabile che ne circolassero cosi' numerosi nel periodo in cui si svolgono i fatti raccontati nella pellicola. Per quanto riguarda la prova degli attori solo quella di Thimotee Chalamet e' degna di menzione
Dopo aver visto Chiamami col tuo nome, la sensazione che si prova e' simile a quella di chi,dopo aver acquistato un gioiello presso una oreficeria referenziata,si accorge in seguito di aver comprato una misera patacca, magari ben fatta e pure luccicante come oro zecchino, ma pur sempre una patacca. Una sensazione mista di rabbia per l' imbroglio subito e di ammirazione per l' abilita' del falsario.
[-]
[+] hai visto un altro film
(di silvanobersani)
[ - ] hai visto un altro film
|
|
[+] lascia un commento a maumauroma »
[ - ] lascia un commento a maumauroma »
|
|
d'accordo? |
|
|