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sabato 14 luglio 2018
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oliver e elio
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il regista ,che non conoscevo a dato al film quella grazia che accompagna fluida questa bella storia mi ha colpito l' atmosfera, dove gli attori magistralmente guidati dal regista sembrano quasi due principianti,un piccolo cameo che sapiente li giuda non in luoghi suggestionali per accrescere i bellissimi dialoghi tra i due protagonisti quando decidono di far esplodere i loro impulsi sessuali, la casualità, un angolo del giardino un portone della bellissima villa settecentesca anche un ripostiglio diventa nelle abili mani del regista il centro della storia,con leggerezza mi sono lasciato andare in uno stato di benessere trascinato dai laghetti placidi una bella storia
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manuelazarattini
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martedì 30 gennaio 2018
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una passione estiva, non un amore
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Più che la storia di un amore profondo, è la storia di una passione violenta ma passeggera. Il film è perfetto nella ricostruzione dei luoghi ambientati nel 1983, nella descrizione di una natura rigogliosa, di un'estate calda che spinge Elio e Oliver ad essere fortemente attratti l'uno dell'altro e ad amarsi. Ma per Elio, che ha appena 17 anni, è solo un periodo di scoperta del sesso in ogni suo aspetto e per Oliver, più consapevole e maturo, forse è solo un gioco fatto di tenerezza e forte attrazione momentanea. E infatti tutto si spegne fatalmente al termine dell'estate. Il film quindi non colpisce per l'intensità di sentimenti espressi e il racconto rimane patinato e costruito. Come la visione stereotipata degli italiani: quelli veri, i "locali", sono rappresentati come rozzi o caciaroni.
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Più che la storia di un amore profondo, è la storia di una passione violenta ma passeggera. Il film è perfetto nella ricostruzione dei luoghi ambientati nel 1983, nella descrizione di una natura rigogliosa, di un'estate calda che spinge Elio e Oliver ad essere fortemente attratti l'uno dell'altro e ad amarsi. Ma per Elio, che ha appena 17 anni, è solo un periodo di scoperta del sesso in ogni suo aspetto e per Oliver, più consapevole e maturo, forse è solo un gioco fatto di tenerezza e forte attrazione momentanea. E infatti tutto si spegne fatalmente al termine dell'estate. Il film quindi non colpisce per l'intensità di sentimenti espressi e il racconto rimane patinato e costruito. Come la visione stereotipata degli italiani: quelli veri, i "locali", sono rappresentati come rozzi o caciaroni. La governante che si esprime solo con un dialetto incomprensibile, il giardiniere che nemmeno riesce a verbalizzare qualche parola, gli ospiti che discutono di politica del momento gesticolando, agitandosi e parlando ad alta voce sotto gli occhi attoniti e composti della famiglia che, se pur di origine italiana da parte della madre, vive da anni negli Stati Uniti e lì è ormai naturalizzata. La mamma, il papà, Elio e Oliver sono sempre invece perfettamente misurati, composti, felici, eleganti e molto molto intellettuali. No, non è vero. Noi non siamo i brutti e loro i belli. E noi non siamo l'Italia rimasta a Mussolini, come invece fa intendere Elio in una scena non felice del film.
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skywalker70
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domenica 8 luglio 2018
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l'apoteosi (noiosa) dello stereotipo
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Un film noioso e vecchio.
Datato stilisticamente.
Datato come approccio narrativo.
Datata e noiosa la sceneggiatura.
Una pellicola che sembra sia stata girata 30 anni fa.
Niente di nuovo nella trama...anzi tutt'altro.
Un' apotteosi di luoghi comuni già stravisti....dai genitori 'artisti' con figlio gay, che come vuole la tradizione, adora le arti e la musica, suona il piano, ama la natura e il contatto con essa.... bagni nel lago, coglie la frutta fresca etc etc. Ovviamente non mancano nè lo straniero biondo aitante e bonazzo nè esperienze con l'altro sesso, perchè non sia mai che negli anni 70 un ragazzo gay non debba provare ad assaggiare l'altra metà del cielo.
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Un film noioso e vecchio.
Datato stilisticamente.
Datato come approccio narrativo.
Datata e noiosa la sceneggiatura.
Una pellicola che sembra sia stata girata 30 anni fa.
Niente di nuovo nella trama...anzi tutt'altro.
Un' apotteosi di luoghi comuni già stravisti....dai genitori 'artisti' con figlio gay, che come vuole la tradizione, adora le arti e la musica, suona il piano, ama la natura e il contatto con essa.... bagni nel lago, coglie la frutta fresca etc etc. Ovviamente non mancano nè lo straniero biondo aitante e bonazzo nè esperienze con l'altro sesso, perchè non sia mai che negli anni 70 un ragazzo gay non debba provare ad assaggiare l'altra metà del cielo.....
Insomma una accozzaglia di stereotipi, talmente forzati da risultare irritanti. Il tutto annegato in un atmosfera bucolica e in una sceneggiatura languida dai ritmi talmente lenti da risultare soporiferi. Non manca qualche guizzo di sensualità, ma ha vita breve e viene presto dimenticato, da tutti, a cominciare dal regista che preferisce dare un'impronta più rigidamente drammatica alla storia.
Da evitare.
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fabio
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lunedì 16 luglio 2018
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vale il biglietto ma si può perdere al cinema
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Onestamente: ho sbadigliato per tutta la prima parte del film. Molti clichè (statue greche, bagni in ogni stagno, fontana, fiume che capitano ecc.), un bel po' di ripetizioni di cui si poteva fare tranquillamente a meno. Forse il problema sta' tutto li': i 132 minuti che pesano un po' troppo. Si poteva fare meglio e il ritmo del film ne avrebbe giovato sicuramente.
Ma al netto di questo condivido l'impressione di altri: che dietro ci sia un grande romanzo e se ti viene voglia di leggerlo vuol dire pur qualcosa.
Un plauso all'attore protagonista che offre una bella prova ed al commento sonoro azzeccato.
Se vi capita, puo' essere una sera d'estate magari in un'arena a metà prezzo, andate a vederlo: il grande schermo valorizza ancor di più quest'opera.
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Onestamente: ho sbadigliato per tutta la prima parte del film. Molti clichè (statue greche, bagni in ogni stagno, fontana, fiume che capitano ecc.), un bel po' di ripetizioni di cui si poteva fare tranquillamente a meno. Forse il problema sta' tutto li': i 132 minuti che pesano un po' troppo. Si poteva fare meglio e il ritmo del film ne avrebbe giovato sicuramente.
Ma al netto di questo condivido l'impressione di altri: che dietro ci sia un grande romanzo e se ti viene voglia di leggerlo vuol dire pur qualcosa.
Un plauso all'attore protagonista che offre una bella prova ed al commento sonoro azzeccato.
Se vi capita, puo' essere una sera d'estate magari in un'arena a metà prezzo, andate a vederlo: il grande schermo valorizza ancor di più quest'opera.
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nigel mansell
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sabato 12 gennaio 2019
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chiamami con il tuo nome (nov.18)
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Tutti noi, cresciuti a cavallo della fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, abbiamo il ricordo di lunghe e assolate estati. Magari in campagna, dai nonni. La noia che si alterna al divertimento, la scoperta con la paura e l'ansia di diventare grandi.
Il film di Luca di Guadagnino ci parla di questo, e che poi la storia d'amore, quella che in effeti è l'iniziazione alla successiva fase della vita, sia omessessuale è solo un punto di vista per affrontare la costruzione di quella è la necessaria e comune metamorfasi adolescienziale, che comunque parla a tutti i noi.
Certo che, considerando la visione da un punto di vista eterosessuale, piange il cuore il dovere vedere rifiutata la bellissima Esther Garrel, a vantaggio dell'ospite americano.
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Tutti noi, cresciuti a cavallo della fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, abbiamo il ricordo di lunghe e assolate estati. Magari in campagna, dai nonni. La noia che si alterna al divertimento, la scoperta con la paura e l'ansia di diventare grandi.
Il film di Luca di Guadagnino ci parla di questo, e che poi la storia d'amore, quella che in effeti è l'iniziazione alla successiva fase della vita, sia omessessuale è solo un punto di vista per affrontare la costruzione di quella è la necessaria e comune metamorfasi adolescienziale, che comunque parla a tutti i noi.
Certo che, considerando la visione da un punto di vista eterosessuale, piange il cuore il dovere vedere rifiutata la bellissima Esther Garrel, a vantaggio dell'ospite americano. Poi se da una parte, le scene eterosessuali paiono disinibite e reali, quelle omosessuali appaiono goffe ed impacciate, finte e quasi un elemento di interruzione nel fluire della pellicola, un corpo estraneo non ben riuscito e mal amalgamato nell'economia della narrazione.
Ottima la ricostruzione dei primi anni ottanta, io ho un occhio particolare, perchè mi oriento con i modelli delle auto, seppur abbondano i modelli degli anni settanta, a scapito di quelle del decennio successivo. Probabilmente con le campagne rottamazioni e la plastica imperante, di auto degli anni ottanta ne saranno rimaste veramente poche. Segnalo solo un errore, un'Alfa 90 che non poteva esserci.
Il diamante del film è il discorso, sul finire del film, che il padre fa al figlio, quando gli dice di avere capito tutto, ma tuttavia di non cancellare nulla, che lo invidia, perchè lui non ha potuto vivere nulla di simile. Gli dice di ricordare tutto, anche ciò che può apparire sconvolgente, scandaloso o incompresibile, perchè la vita è anche questo.
Come proseguirà la vita del giovane protagonista non è dato sapere, ma sicuramente sarà scevra da qualsiasi ipocrisia o autocensura, certamente aperta e liberata da inutili o zavorranti pregiudizi o preconcetti.
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riccardo
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venerdì 16 febbraio 2018
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un film stupendo
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Questo film è davvero una perla. Purtroppo leggendo i vari commenti trovo che parecchie persone non abbiano una certa sensibilità per poter capire questo film, che da capire non ha quasi nulla. Per alcune persone non c'è molto da capire sull'amore, per altre non basta una vita. Ed ecco che se da una parte abbiamo pareri sensibili ed entusiasti verso questo bellissimo film dall'altra parte abbiamo commenti assolutamente fuorvianti e denigratori verso questa pellicola da persone che non hanno strumenti per poterla apprezzare.
Ho amato questo film sin dall'inizio. L'ambientazione anni 80, la cura verso i dettagli dell'epoca è magistrale.
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Questo film è davvero una perla. Purtroppo leggendo i vari commenti trovo che parecchie persone non abbiano una certa sensibilità per poter capire questo film, che da capire non ha quasi nulla. Per alcune persone non c'è molto da capire sull'amore, per altre non basta una vita. Ed ecco che se da una parte abbiamo pareri sensibili ed entusiasti verso questo bellissimo film dall'altra parte abbiamo commenti assolutamente fuorvianti e denigratori verso questa pellicola da persone che non hanno strumenti per poterla apprezzare.
Ho amato questo film sin dall'inizio. L'ambientazione anni 80, la cura verso i dettagli dell'epoca è magistrale. Sentir parlare di Craxi o vedere un poster del duce con la dolce vecchietta seduta accanto che pulisce i piselli mi sembra una delle più belle immagini possibili che rappresentano l'assurdità del nostro paese.
La storia d'amore si svolge in una incantevole villa del 700 nel cremasco. I proprietari sono una famiglia franco-americana mentre i protagonisti sono Elio (figlio del docente universitario) ed Oliver (l'universtario ospite alla villa). Son molto contento che Chalamet per la parte di Elio si sia aggiudicato una meritatissima nomina agli oscar con questo film. Tutti gli attori sono davvero molto bravi.
La storia, proprio come nel romanzo, viene narrata al pubblico attraverso gli occhi di Elio, il protagonista di 17 anni. C'è tutto quello che può succedere quando da adolescenti ci si accorge che siamo attratti da una persona del nostro stesso sesso, ma la paura non ci permette di esprimerci sin da subito e subentra un voler evitare chi ci piace. Nella confusione dell'Io di Elio, e nella ricerca di se stesso, c'è anche il voler provare esperienze con Marzia, ragazza del posto. Proprio come Oliver fa con altre ragazze, perchè accetta quello che la società vuole che lui sia.
I due ragazzi avranno poi il coraggio di svelarsi e vivere il proprio amore. Questo fin quando Oliver ormai finita l'estate, dovrà rientrare negli Stati Uniti. Il distacco dal proprio amato lascerà Elio in lacrime, ma un bellissimo discorso del padre riuscirà a rincuorarlo. Il discorso del padre è da seguire attentamente perchè l'apertura mentale che dimostra sembrerebbe motivata da qualcosa, penso una possibile mancata esperienza simile a quella di Elio durante la gioventù. Un discorso bellissimo, un padre da ammirare e da emulare.
In fine giungerà una telefonata durante l'inverno...
Trovo questo film stupendo, che sicuramente ci fa alzare dalla sala se non commossi almeno con un paio di domande riguardo all'amore e allo "spreco" delle emozioni che a volte neghiamo a noi stessi. Guadagnino spero tu possa vincere un oscar.
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catnip
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martedì 2 gennaio 2018
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chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio.
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Chiamami col tuo nome è un film non facile da descrivere ,le sensazioni e le emozioni che avvolgono lo spettatore alla fine del film parlano da sole. Non è un film ricco di dialoghi , ma quelli che sono presenti sono molto intensi perché incorniciati ed esaltati da un’ ottima recitazione ,pacata ,interiorizzata ma efficace. Le lacrime sgorgano inconsapevoli durante la conversazione di Elio con il padre; è lì che ,a mio parere, si rivela la vera essenza del film. Il dolore e la profonda nostalgia di ciò che è stato non deve essere limitante bensì è la prova di ciò che si è vissuto con onestà e con sincerità di sentimento.
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Chiamami col tuo nome è un film non facile da descrivere ,le sensazioni e le emozioni che avvolgono lo spettatore alla fine del film parlano da sole. Non è un film ricco di dialoghi , ma quelli che sono presenti sono molto intensi perché incorniciati ed esaltati da un’ ottima recitazione ,pacata ,interiorizzata ma efficace. Le lacrime sgorgano inconsapevoli durante la conversazione di Elio con il padre; è lì che ,a mio parere, si rivela la vera essenza del film. Il dolore e la profonda nostalgia di ciò che è stato non deve essere limitante bensì è la prova di ciò che si è vissuto con onestà e con sincerità di sentimento. Colpisce l’interpretazione di Timothée Chalamet perché senza pronunciare una parola incarna il vortice contrastante di emozioni che popolano il protagonista Elio. È una recitazione fatta di sguardi sorridenti e di lacrime, drammatica e divertente, esattamente come l’amore che viene vissuto nelle sei settimane di narrazione . L’ambientazione di un luogo caldo e assolato è molto suggestiva e accoglie con garbo la profonda passione di un’estate unica ed irripetibile per i personaggi del film. Riporto di seguito le commoventi parole pronunciate dal padre di Elio : “Soffochiamo così tanto di noi per guarire più in fretta che a 30 anni siamo prosciugati, e ogni volta che ricominciamo con qualcuno diamo sempre meno ,ma renderti insensibile così da non provare nulla è un gran peccato. I cuori che abbiamo nel corpo ci vengono dati una volta sola.”
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ritacirrincione
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giovedì 1 febbraio 2018
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peccato il finale inutilmente esplicito
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Siamo in una villa settecentesca immersa nella campagna cremasca. Elio trascorre la calda estate del 1983 insieme ai genitori, in un ambiente saturo di arte e cultura, leggendo, ascoltando musica e suonando il pianoforte, quando arriva Olivier, uno studente americano che il padre, docente di arte greco-romana, deve aiutare per la tesi di dottorato. L’arrivo del giovane, affascinante e disinvolto, innesca un gioco di desiderio e di seduzione che coinvolge la famiglia, la piccola comunità che frequenta la villa e soprattutto Elio, diciassettenne deciso a capire come incanalare le pulsioni erotiche che lo attraversano e a farlo con la sua spiccata sensibilità di artista. Tra escursioni nella natura circostante, nuotate nel vicino lago, giri in bici, tra il non detto ed espliciti incoraggiamenti, reticenze e abbandoni, nasce una storia d’amore intensa e permeata dalla malinconia per l’imminente addio.
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Siamo in una villa settecentesca immersa nella campagna cremasca. Elio trascorre la calda estate del 1983 insieme ai genitori, in un ambiente saturo di arte e cultura, leggendo, ascoltando musica e suonando il pianoforte, quando arriva Olivier, uno studente americano che il padre, docente di arte greco-romana, deve aiutare per la tesi di dottorato. L’arrivo del giovane, affascinante e disinvolto, innesca un gioco di desiderio e di seduzione che coinvolge la famiglia, la piccola comunità che frequenta la villa e soprattutto Elio, diciassettenne deciso a capire come incanalare le pulsioni erotiche che lo attraversano e a farlo con la sua spiccata sensibilità di artista. Tra escursioni nella natura circostante, nuotate nel vicino lago, giri in bici, tra il non detto ed espliciti incoraggiamenti, reticenze e abbandoni, nasce una storia d’amore intensa e permeata dalla malinconia per l’imminente addio. Pur riuscendo a rendere la forza di una passione e la bellezza dell’incontro dei due corpi, il film indugia eccessivamente su certi compiacimenti estetizzanti mentre la narrazione, più graduale e misurata nella prima parte del film, alla fine non sa fermarsi ed evitarci l’inopportuno e inutilmente esplicito discorso in cui il padre dichiara al figlio di avere intuito tutto, di approvare la scelta, rivelando persino la sua soffocata omosessualità. Evitabile anche la telefonata finale di Oliver che annuncia il suo matrimonio e il ritorno alla “normale” eterosessualità.
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flyanto
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venerdì 2 febbraio 2018
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la crescita di un ragazzo
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Ritorna alla grande nelle sale cinematografiche il regista Luca Guadagnino con l'ultimo suo film intitolato "Chiamami col Tuo Nome".
La storia ruota intorno ad un ragazzo italoamericano di diciassette che trascorre insieme ai propri genitori ed a avariati amici le vacanze estive nella residenza di famiglia situata in un paese della provincia lombarda.
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Ritorna alla grande nelle sale cinematografiche il regista Luca Guadagnino con l'ultimo suo film intitolato "Chiamami col Tuo Nome".
La storia ruota intorno ad un ragazzo italoamericano di diciassette che trascorre insieme ai propri genitori ed a avariati amici le vacanze estive nella residenza di famiglia situata in un paese della provincia lombarda. Colti e fervidi nell'intelletto, i genitori (il padre è uno stimato professore universitario per ciò che concerne l'archeologia) ogni estate accolgono nella suddetta dimora estiva qualche brillante studente straniero che deve approfondire la propria materia di studio relativo alle Belle Arti. Quando pertanto giunge un giovane americano di circa 24 anni, bello esteticamente, di buone maniere, intelligente e soprattutto dotato di una spiccata personalità, tutti ne rimangono profondamente attratti, in particolare il giovane adolescente protagonista. Nel corso delle 6 settimane di permanenza dello studente ed a contatto con lui, il ragazzino maturerà arrivando a scoprire molto su di sè e sulla sua ancora incerta natura e da questa esperienza di vita, per lui nuova e quanto mai sconvolgente, d'ora in poi cambierà per sempre la sua esistenza, sia pure non senza un pò di dolore.
Dopo il non tanto riuscito remake de "La Piscina", il regista Luca Guadagnino appare finalmente in gran forma con questa sua ultima opera cinematografica che tante candidature, compresa la prossima per gli Oscar, gli sono valse. Ed a ragione, si può dire, perchè, come anche nel suo precedente film "Io Sono l'Amore" la stessa tematica era stata già affrontata, in "Chiamami col tuo Nome" vi è un vero e proprio inno del sentimento dell'amore, oltre che alla bellezza come intesa dai classici, che per il regista siciliano va vissuto appieno e secondo la propria spontanea natura, approfittando di tutte le occasioni in cui esso si presenta, perchè, sebbene possa comportare anche una certa sofferenza, però è sempre meglio sperimentarlo ed osare in quanto costituisce il motore dell'esistenza umana. L'educazione sentimentale e la consapevolezza piano piano di sè del giovane protagonista viene rappresentata da Guadagnino in maniera altamente delicata, profonda e quanto mai vera tale da innalzare notevolmente il valore della pellicola, rendendola unica e toccante.
A tutto ciò contribuisce anche la presenza dei due giovani protagonisti principali (Armie Hammer e Timothée Chalamet), ottimamente scelti dal regista, che ben impersonano i loro personaggi.
Insomma, un piccolo gioiello del tutto consigliabile.
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sia21
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martedì 3 aprile 2018
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poteva essere molto di più
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'Call me by your name' non è un brutto film, anzi, ha un'originalità ed una particolarità tutte sue e sinceramente apprezzabili, ma non è nemmeno una pellicola memorabile. Probabilmente diventerà un piccolo cult per una buona parte di adolescenti (e in questo lo aiuteranno i due attori protagonisti e le musiche di Sufjan Stevens), tuttavia questo è anche il suo limite più grande ed il principale motivo per cui viene o stroncato in toto o celebrato come un piccolo gioiello del cinema degli ultimi anni. Coloro che lo bocciano sono sicuramente più vicini al mio giudizio rispetto a quelli che lo elogiano, ma alcuni aspetti di questa pellicola sono davvero interessanti, a partire dal realismo con cui l'intera vicenda è narrata: gli incontri fra giovani, le festicciole estive, il paese deserto per il caldo; tutti elementi che rievocano sensazioni in qualche modo presenti nella mente di molti, e che trasmetteno un senso di tenerezza e calore dal sapore agrodolce difficilmente negabili.
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'Call me by your name' non è un brutto film, anzi, ha un'originalità ed una particolarità tutte sue e sinceramente apprezzabili, ma non è nemmeno una pellicola memorabile. Probabilmente diventerà un piccolo cult per una buona parte di adolescenti (e in questo lo aiuteranno i due attori protagonisti e le musiche di Sufjan Stevens), tuttavia questo è anche il suo limite più grande ed il principale motivo per cui viene o stroncato in toto o celebrato come un piccolo gioiello del cinema degli ultimi anni. Coloro che lo bocciano sono sicuramente più vicini al mio giudizio rispetto a quelli che lo elogiano, ma alcuni aspetti di questa pellicola sono davvero interessanti, a partire dal realismo con cui l'intera vicenda è narrata: gli incontri fra giovani, le festicciole estive, il paese deserto per il caldo; tutti elementi che rievocano sensazioni in qualche modo presenti nella mente di molti, e che trasmetteno un senso di tenerezza e calore dal sapore agrodolce difficilmente negabili. Detto questo, il film ha anche dei limiti evidenti. Infatti, nel suo tentativo (riuscito) di restituire un'immagine fedele del mondo adolescenziale finisce esso stesso per risultare adolescenziale (non che sia per forza un difetto, ma qui sì), giocando spesso su sentimentalismi facili e scontati; alcune scene e dialoghi, inoltre, sembrano voler dare una legittimazione 'intellettuale' al film, risultando però piuttosto superflui ed estemporanei (la discussione sull'etimologia di albicocca o, peggio ancora, gli ospiti che a tavola cominciano a parlare di Buñuel sono tutti elementi di cui faccio fatica a comprendere l'utilità nell'economia del film: se, in questo secondo caso, la volontà era quella di mostrare la sciatteria della coppia borghese, il tentativo è, secondo me, fallito). Questo lavoro non può però essere liquidato come un semplice filmetto adolescenziale, al suo interno sono presenti aspetti che fanno di 'Call me by your name' sicuramente qualcosa di più.
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