dave san
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domenica 1 novembre 2015
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interplanet
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Il vantaggio e il pregio di questa pellicola, è di orbitare intorno a una storia relativamente lineare. La vicenda è arricchita dal talento visivo di Scott; dagli intrecci su Marte e dalle operazioni per il recupero del colonizzatore. Si potrebbe riassumere in poche frasi e riuscire a intrigare l’auditorio con facilità. Non si può dire lo stesso per Interstellar, precursore di questo modo nuovo di fare sci-fi. Più ambizioso di The Martian, per certi aspetti. Con Sopravvissuto, Scott riesce ad aggirare i possibili rischi di un racconto inter-galattico. Ed effettivamente, la portata astrofisica della pellicola è limitata a due pianeti.
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Il vantaggio e il pregio di questa pellicola, è di orbitare intorno a una storia relativamente lineare. La vicenda è arricchita dal talento visivo di Scott; dagli intrecci su Marte e dalle operazioni per il recupero del colonizzatore. Si potrebbe riassumere in poche frasi e riuscire a intrigare l’auditorio con facilità. Non si può dire lo stesso per Interstellar, precursore di questo modo nuovo di fare sci-fi. Più ambizioso di The Martian, per certi aspetti. Con Sopravvissuto, Scott riesce ad aggirare i possibili rischi di un racconto inter-galattico. Ed effettivamente, la portata astrofisica della pellicola è limitata a due pianeti. Tale presupposto aiuta a valorizzare la storia e ad accrescerne l’efficacia: da una prospettiva per così dire, positivista. D’altro canto tutta la struttura del film è elaborata in maniera più che convincente. Matt Damon, ci offre un one-man-show notevole. Riuscito quanto Will Smith in Io sono leggenda, o Sam Rockwell in Moon. Matt Damon e Jessica Chastain, interpreti del cast di Interstellar, sono stati riutilizzati nel lavoro di Scott. Qui, indossano panni diversi, se non addirittura opposti (da “cattivo” a “buono”). Viene da chiedersi se Scott non volesse dare una visione comparativa; magari per un target che sembra abbia fatto indigestione di foglie. Oppure, che volesse replicare a Nolan col linguaggio del cinema. Oppure, ancora, creare l’ennesimo buon lavoro alla Scott. La risposta giusta probabilmente è la più semplice. Interstellar non ha seguito questo motto ed ha intricato una vera e propria tela spaziale, similmente a 2001: Odissea nello Spazio. The Martian al contrario fa dell’immediatezza e della plausibilità il suo baluardo. Il tutto senza minimamente rinunciare al grande spettacolo.
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[+] basta paragoni con interstellar
(di nicoladc89)
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jackmalone
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giovedì 29 ottobre 2015
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apprendimento cooperativo
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Nella scuola si discute da anni come passare dalle conoscenze alle competenze, di come rendere capaci i giovani ad utilizzare quello che hanno imparato in via teorica in contesti diversi, nella vita pratica o nella soluzione di problemi concreti. Fatica sprecata:rarissimi allievi di pur ottimi insegnanti hanno la possibilità di sperimentare esperienze così educative come quelle descritte nel film; perciò pochissimi insegnanti possono vantare tra i loro allievi un vincitore di premio Nobel , un astronauta o qualcuno che si sia particolarmente distinto in qualche campo utilizzando gli apprendimenti scolastici. Un regista italiano formato alla scuola pubblica difficilmente girerebbe un simile film.
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Nella scuola si discute da anni come passare dalle conoscenze alle competenze, di come rendere capaci i giovani ad utilizzare quello che hanno imparato in via teorica in contesti diversi, nella vita pratica o nella soluzione di problemi concreti. Fatica sprecata:rarissimi allievi di pur ottimi insegnanti hanno la possibilità di sperimentare esperienze così educative come quelle descritte nel film; perciò pochissimi insegnanti possono vantare tra i loro allievi un vincitore di premio Nobel , un astronauta o qualcuno che si sia particolarmente distinto in qualche campo utilizzando gli apprendimenti scolastici. Un regista italiano formato alla scuola pubblica difficilmente girerebbe un simile film. In America e nei paesi evoluti la scuola non ingessa la voglia di imparare, non annichilisce la curiosità e il desiderio di mettersi in gioco ma stimola le capacità di fare squadra e di valorizzare il gruppo attraverso le competenze del singolo .Il sopravvissuto è certamente un tipo sveglio, in perfetta forma fisica e mentale(altrimenti non avrebbe fatto l' astronauta) ma è soprattutto uno scienziato , un botanico che osserva, studia la realtà e affronta le situazioni estreme in cui si trova con l'atteggiamento positivo, costruttivo e vincente di chi ha imparato e rielaborato ciò che gli altri hanno fatto prima di lui e insieme a lui.Ogni problema può essere risolto solo se lo si affronta insieme al gruppo: non si tratta solo di fare le cose insieme, ma ognuno deve fare al meglio la sua parte perché dal lavoro di ognuno dipende il successo di tutti. Robinson Crusoe era un commerciante che sfruttava le conoscenze della sua epoca per ricreare su un'isola deserta tutte le sue comodità: E' l'epopea della classe media che ce l'aveva fatta e che aveva raggiunto il benessere economico con il suo lavoro. "The martian" è l'epopea della classe intellettuale, di chi ama il suo lavoro ed è disposto a rischiare anche il benessere materiale per la soddisfazione di aver fatto bene la propria parte. Colonna sonora da urlo.
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kronos
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martedì 27 ottobre 2015
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l'odissea dei bamboccioni
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Si lascia guardare "The martian" di Scott, merito d'una sceneggiatura discreta, capace di rilanciare la vicenda nei momenti in cui potrebbe sedersi.
Tuttavia una realizzazione troppo schiacciata sugli standard hollywoodiani correnti (un film per famiglie riunite al multiplex) non permette all'opera di cogliere appieno le potenzialità dello script.
Il cast è fatto da bamboccioni che appaiono perlopiù improbabili nella parte degli astronauti , le lungaggini gratuite non si contanto, i dialoghi sono spesso a buon mercato e l'impianto filmico e visivo, pur corretto, non vola mai.
Dov'è finito il Ridley scott di Alien e Blade Runner?
Voto reale: Due stelline e mezzo
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alex r.
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martedì 27 ottobre 2015
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il cast away dello spazio
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Un film perfetto sotto il profilo tecnico per i tempi e l'arco narrativo tipico dei film americani.
La storia non scritta da Ridley Scott, ma da Drew Goddard, non sminuisce minimamente la sua perfetta regia.
Matt Damon come sempre interpreta magistralmente tutte le figure che gli propongono, da notare anche il suo cambiamento e sforzo fisico.
Un film del genere " Cast Away ", per durare piu di due ore sullo schermo deve avere una grande forza narrativa.
Ironizzare continuamente tramite i video per Watney, il protagonista, è un modo per rendere tutto un po leggero, ma credo che 105' minuti sarebbero stati più che sufficenti. In molti tratti è ripetitivo ed abbastanza scontato, ma non perde comunque di suspance.
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Un film perfetto sotto il profilo tecnico per i tempi e l'arco narrativo tipico dei film americani.
La storia non scritta da Ridley Scott, ma da Drew Goddard, non sminuisce minimamente la sua perfetta regia.
Matt Damon come sempre interpreta magistralmente tutte le figure che gli propongono, da notare anche il suo cambiamento e sforzo fisico.
Un film del genere " Cast Away ", per durare piu di due ore sullo schermo deve avere una grande forza narrativa.
Ironizzare continuamente tramite i video per Watney, il protagonista, è un modo per rendere tutto un po leggero, ma credo che 105' minuti sarebbero stati più che sufficenti. In molti tratti è ripetitivo ed abbastanza scontato, ma non perde comunque di suspance. Tutto il film viene presentato come un grande pachetto di scelte per sopravvivere alla duerezza della vita, ogni minimo dettaglio, ogni piccolo problema, deve essere risolto quotidianamente per la sopravvivenza.
L'equipaggio della missione su MARTE, Ares III decide di partire dopo una forte tempesta che abbraccia il pianeta, e dopo aver visto il loro compagno Watney essere stato colpito da un'antenna, da quel momento dopo essersi reso conto di essere rimasto solo, inizia la grande avventura solitaria del botanico, che sopravvivrà per oltre 450 sol (giorni), da solo sul pianeta rosso con i più impensabili stataggemmi.
La NASA all'inizio priverà il mondo di questa notizia, annunciando la morte dell'astronauta ma poi si metterà in prima linea per recuperararlo. E' avvincente il montaggio alternato Terra(NASA) - MARTE, anche attraverso vecchie tecnologie, sul grande schermo viene mostrata la continua lotta della sopravvivenza, che per il botanico prima inizia in modo autonomo e poi prosegue con rigidi protocolli di aiuto dalla NASA. MA anche negli ultimi momenti di salvataggio, nonostante i perfetti colcoli di un ragazzo geniale del dietro le quinte della NASA, è sempre l'uomo, la sua scelta, la sua tenacia, la sua decisione e farlo decidere di credere in una variabile istintiva e nelle proprie capacità che portano al successo.
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stellab
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martedì 27 ottobre 2015
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da non perdere
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film bellissimo .... senso profondo della vita .... tecnicamente perfetto
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zarar
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lunedì 26 ottobre 2015
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un robinson crusoe in tuta da astronauta
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Pochissimo amanti del genere, si può essere trascinati a vedere un film su cui non si ha nessuna aspettativa positiva ed uscirne sorprendentemente piuttosto soddisfatti. E’ questo il caso. Trattandosi di science fiction, la storia abbonda dell’elemento immaginario e mirabolante: nel corso di una missione scientifica su Marte per lo studio del suolo e dell’atmosfera e di non so che altro, una delle violente tempeste che si osservano sul pianeta costringe un gruppo di astronauti ad un rientro precipitoso, durante il quale viene abbandonato sul suolo marziano il povero botanico Watney (un simpatico Matt Damon), missing in action e creduto morto. Ma, sorpresa, l’astronauta di cui si celebrano i funerali sulla Terra è vivo, se non vegeto, e risvegliatosi da uno svenimento dovuto ad una ferita all’addome, scopre di essere rimasto – disgraziatamente e senza colpa di nessuno - solo su Marte, in condizioni ambientali disperate, apparentemente senza nessuna possibilità di comunicare con la Terra e lontanissimo dal cratere Schiapparelli nei pressi del quale è prevista la successiva missione su Marte, peraltro non prima di 4 lunghi anni.
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Pochissimo amanti del genere, si può essere trascinati a vedere un film su cui non si ha nessuna aspettativa positiva ed uscirne sorprendentemente piuttosto soddisfatti. E’ questo il caso. Trattandosi di science fiction, la storia abbonda dell’elemento immaginario e mirabolante: nel corso di una missione scientifica su Marte per lo studio del suolo e dell’atmosfera e di non so che altro, una delle violente tempeste che si osservano sul pianeta costringe un gruppo di astronauti ad un rientro precipitoso, durante il quale viene abbandonato sul suolo marziano il povero botanico Watney (un simpatico Matt Damon), missing in action e creduto morto. Ma, sorpresa, l’astronauta di cui si celebrano i funerali sulla Terra è vivo, se non vegeto, e risvegliatosi da uno svenimento dovuto ad una ferita all’addome, scopre di essere rimasto – disgraziatamente e senza colpa di nessuno - solo su Marte, in condizioni ambientali disperate, apparentemente senza nessuna possibilità di comunicare con la Terra e lontanissimo dal cratere Schiapparelli nei pressi del quale è prevista la successiva missione su Marte, peraltro non prima di 4 lunghi anni. Tutto quello di cui dispone è la base usata dalla missione, provviste per un periodo molto limitato e un simpatico veicolo pressurizzato a prova di suolo marziano con limitata autonomia di viaggio. Il film si snoda tutto intorno all’impresa impossibile di sopravvivere e tornare sulla terra, tenacemente perseguita, contro ogni ragionevole prospettiva, da questo Robinson Crusoe del futuro (e da quelli che diventeranno da un certo punto in poi i suoi coadiutori terrestri). E potete credere che ci riuscirà, perché niente è più forte della resilienza messa alla prova da circostanze eccezionali e niente è più creativo dell’ingegno umano anche nel mezzo del nulla. Questo messaggio di fondo percorre ovviamente ed esplicitamente tutto il film, accanto ad altri altrettanto superottimisti e pedagogici: la forza dell’amicizia e del senso di solidarietà, la cooperazione alla NASA tra scienziati di tutte le etnie, dove l’idea più geniale non è elaborata da un bianco WASP, tutt’altro; la cooperazione tra nazioni che si guardano in cagnesco di fronte ad emergenze estreme, ecc. ecc. Con tutto ciò, il film è riuscito. Sarà la capacità di creare una perfetta logica dell’illogico, tempi e ritmi molto ben governati, un padroneggiamento magistrale della tensione dello spettatore nelle alternative di speranza/frustrazione, pause tranquille/catastrofi, impossibile/possibile; sarà la bella fotografia nitida, capace di delineare un ambiente perfettamente ‘altro’; sarà in particolare la straniante (e intrigante) sovrapposizione di dramma estremo e una certa sorridente ironia del tutto improbabile, che ha il suo centro nel bravo protagonista, e fa l’occhiolino allo spettatore invitandolo a prendere sul serio quel che c’è da prendere sul serio e a fare la tara sul resto.E allora avremo la coltivazione avventurosa di patate in un luogo senz’acqua e senza concime (ma la cacca aiuta), l’invenzione di un codice di comunicazione, la sparata nello spazio da Marte “in una decappottabile”, ecc. ecc. Così, nonostante l’impresa superumana, non è affatto un film di supereroi in costume per il prossimo Halloween; resta la storia di un uomo che ce la fa mettendo in gioco tutte le sue risorse, proprio come quella di Robinson Crusoe. Niente male.
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fabius62
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domenica 25 ottobre 2015
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deludente
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Apprezzabile il messaggio che si vuole lanciare, sul non darsi mai per vinto, su credere in noi stessi, su eroismo e i buoni sentimenti.
Ma per apprezzare il film, occorre turarsi il naso su tutti i tentativi che vengono fatti, per cercare di trasformare una missione che per sua natura, deve avere procedure rigidamente determinate, in qualcosa di eroico, avventuroso è basata sull'idea del momento.
Non occorre essere degli ingegneri aerospaziali, per sorridere di fronte a soluzioni strampalate trovate sul momento, per risolvere problemi contingenti, come provocare esplosioni come metodi per avanzare nello spazio o bucarsi la tuta come metodo per creare una spinta di avvicinamento verso la navicella che ti riporterà a casa.
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Apprezzabile il messaggio che si vuole lanciare, sul non darsi mai per vinto, su credere in noi stessi, su eroismo e i buoni sentimenti.
Ma per apprezzare il film, occorre turarsi il naso su tutti i tentativi che vengono fatti, per cercare di trasformare una missione che per sua natura, deve avere procedure rigidamente determinate, in qualcosa di eroico, avventuroso è basata sull'idea del momento.
Non occorre essere degli ingegneri aerospaziali, per sorridere di fronte a soluzioni strampalate trovate sul momento, per risolvere problemi contingenti, come provocare esplosioni come metodi per avanzare nello spazio o bucarsi la tuta come metodo per creare una spinta di avvicinamento verso la navicella che ti riporterà a casa.
Forse sarebbe bastato non ricercare comunque un lieto fine, o comunque evitare la ricerca spasmodica del fiato sospeso allo spettatore, che rischia di trasformarsi in sbadigli, quando la narrazione non regge più la logica.
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andrea giostra
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giovedì 22 ottobre 2015
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la vita innanzitutto!
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The Martian (2015).
Sono pochissimi i Registi che non sbagliano un colpo. Tra questi c'è, senza ombra di dubbio, Ridley Scott! La sceneggiatura, scritta da Drew Goddard, non è significativamente originale, ed è tratta dal romanzo “L'Uomo di Marte” dell'ingegnere informatico Andy Way fattosi scrittore. Scott si “limita” a farne un film che a moltissimi critici non è piaciuto affatto perché ritenuto troppo scontato e soprattutto mancante di pathos e di dinamicità.
A mio avviso – invece – il film è da vedere proprio perché l'originalità di Scott sta in quello che riesce a “piazzare” con maestria in una storia che avrebbe potuto facilmente annoiare lo spettatore.
Matt Demon, l'astronauta botanico della missione della NASA su Marte denominata Ares 3, dopo una terribile tempesta che investe tutto l'equipaggio con a capo la bellissima Jessica Chastain, viene creduto morto e lasciato da solo su quel pianeta.
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The Martian (2015).
Sono pochissimi i Registi che non sbagliano un colpo. Tra questi c'è, senza ombra di dubbio, Ridley Scott! La sceneggiatura, scritta da Drew Goddard, non è significativamente originale, ed è tratta dal romanzo “L'Uomo di Marte” dell'ingegnere informatico Andy Way fattosi scrittore. Scott si “limita” a farne un film che a moltissimi critici non è piaciuto affatto perché ritenuto troppo scontato e soprattutto mancante di pathos e di dinamicità.
A mio avviso – invece – il film è da vedere proprio perché l'originalità di Scott sta in quello che riesce a “piazzare” con maestria in una storia che avrebbe potuto facilmente annoiare lo spettatore.
Matt Demon, l'astronauta botanico della missione della NASA su Marte denominata Ares 3, dopo una terribile tempesta che investe tutto l'equipaggio con a capo la bellissima Jessica Chastain, viene creduto morto e lasciato da solo su quel pianeta. Tutto il resto dell'equipaggio fugge velocemente verso la terra con la navicella spaziale pronta ad un repentino decollo.
Quello che Scott fa emergere con straordinaria efficacia è l'istinto di sopravvivenza umana: nessun uomo o donna, nessun astronauta super-addestrato, sarebbe mai potuto sopravvivere in quelle condizioni, dopo quel terribile disastro, alla solitudine in un pianeta arido, brullo e ancora tutto da scoprire come Marte. Matt Demon è un astronauta che ama la vita e ama vederla crescere e “crearla” botanicamente. La sua mente diventa un vulcano di idee che lo portano a rendere quel luogo coltivabile tanto da fargli produrre frutti commestibili che gli possano prolungare la vita.
Dalla Terra, la NASA, vive un'altra dimensione e si pone altri obiettivi: non può permettersi la morte di un astronauta lasciato su Marte e un fallimento così mediaticamente eclatante che avrebbe comportato l'inevitabile taglio di fondi da parte del Governo per ulteriori ricerche spaziali su pianeti dove trovare la vita.
E' la vita umana, e la sua salvaguardia, il tema dominante del film di Scott, non la fantascienza o la “sci-fi”, la scienza di fantascienza. La narrazione si muove su questo interessante doppio binario di scopi ed obiettivi inter-planetari: da un lato un uomo che cerca di sopravvivere il più a lungo possibile per essere riportato a casa; dall'altro lato un foltissimo gruppo di scienziati inter-continentali che solidarizza spontaneamente per raggiungere un obiettivo che li avrebbe resi celebri e famosi in tutto il pianeta terra: salvare l'astronauta Watney!
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(di lanzani marisa)
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savross85
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giovedì 22 ottobre 2015
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troppo buonista
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In attesa di leggere il romanzo (che ho sentito dire essere un capolavoro) mi sono visto al cinema la trasposizione cinematografica. Il film è bello, Damon una sicurezza, gli effetti speciali ben riusciti, così come indovinata la colonna sonora da operazione nostalgia. Tuttavia rimane a mio avviso un film fin troppo curato, preconfezionato, che cerca di strizzare troppo l'occhio allo spettatore. L'inverosimiglianza va spesso a spasso con la realtà, ma d'altronde trattasi di un film di fantascienza. Qui però sta il punto: proprio in virtù dell'argomento trattato mi sarei aspettato maggior realismo, più crudezza: le carte in regola c'erano tutte, visto che a dirigerlo altro non era che il regista dell'immenso Blade Runner.
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In attesa di leggere il romanzo (che ho sentito dire essere un capolavoro) mi sono visto al cinema la trasposizione cinematografica. Il film è bello, Damon una sicurezza, gli effetti speciali ben riusciti, così come indovinata la colonna sonora da operazione nostalgia. Tuttavia rimane a mio avviso un film fin troppo curato, preconfezionato, che cerca di strizzare troppo l'occhio allo spettatore. L'inverosimiglianza va spesso a spasso con la realtà, ma d'altronde trattasi di un film di fantascienza. Qui però sta il punto: proprio in virtù dell'argomento trattato mi sarei aspettato maggior realismo, più crudezza: le carte in regola c'erano tutte, visto che a dirigerlo altro non era che il regista dell'immenso Blade Runner. Invece finisce per essere un bel film hollywoodiano d'intrattenimento, che lascia più di un dubbio e fa pensare che forse, impostato in altra maniera, avrebbe potuto diventare un capolavoro. Peccato.
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saratargaryen
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mercoledì 21 ottobre 2015
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meh.
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Metto le mani avanti: possibilissimo che questo film vada oltre il mio comprendonio.
Sono uscita dal cinema chiedendomi cosa avessi appena visto, dato che avevo capito la metà delle cose e quelle che avevo capito non mi erano piaciute neanche per sbaglio. Ridley Scott, sei proprio tu?
Mark è un astronauta in missione su Marte con la sua squadra ma durante una tempesta viene creduto muerto e lasciato li. Ovviamente non è morto e deve cercare di sopravvivere su marte per anni. Coltivando patate.
Io non vorrei fare la rompipalle della situazione, e lungi da me capirne qualcosa di cinema a livello serio, ma... in questo film manca qualcosa di fondamentale, che è l'emozione! Io non mi sono sentita quasi per niente coinvolta dalla vicenda di questo poveraccio, e anche lo svilupparsi delle cose mi ha lasciata molto perplessa.
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Metto le mani avanti: possibilissimo che questo film vada oltre il mio comprendonio.
Sono uscita dal cinema chiedendomi cosa avessi appena visto, dato che avevo capito la metà delle cose e quelle che avevo capito non mi erano piaciute neanche per sbaglio. Ridley Scott, sei proprio tu?
Mark è un astronauta in missione su Marte con la sua squadra ma durante una tempesta viene creduto muerto e lasciato li. Ovviamente non è morto e deve cercare di sopravvivere su marte per anni. Coltivando patate.
Io non vorrei fare la rompipalle della situazione, e lungi da me capirne qualcosa di cinema a livello serio, ma... in questo film manca qualcosa di fondamentale, che è l'emozione! Io non mi sono sentita quasi per niente coinvolta dalla vicenda di questo poveraccio, e anche lo svilupparsi delle cose mi ha lasciata molto perplessa. "Sto per morire! Non lo accetto, faccio una cosa super complicata...Sono salvo! Oh no, sto per morire!" e così via per piu di due ore. E in tutto questo io pensavo "ma a sto punto muori e fatemi uscire, por favor", che non è proprio quello che uno spettatore dovrebbe pensare.
Da quanto ho capito è abbastanza scientificamente accurato, e se lo dice gente che ci capisce lo accetto eh, ma personalmente le mie braccia sono cadute e sono finite sotto alla poltroncina al momento Mark-IronMan. Sto cercando di sparaflasharmi alla Man In Black per rimuovere il ricordo di quella scena.
Le battute non fanno ridere (non che uno debba sganasciarsi vista la serietà della situazione eh, ma in film piu drammatici ci sono state battute di spirito grandiose), le reazioni dei personaggi non mi hanno coinvolta nè colpita particolarmente, l'azione è poca e raggruppata praticamente in due momenti, il finale è banale e all'acqua di rose... Meh, meh, meh.
Fatto bene, per carità, ma meh.
Le cose migliori del film? La colonna sonora (perché il film può anche essere brutto, ma quando parte Starman tu canti e tieni il tempo. Punto.) e le chiappe di Matt Damon. Se dovessi essere un po' più seria direi Matt Damon in generale, che è stato bravissimo in tutto il film.
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