mario nitti
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sabato 3 ottobre 2015
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divertente ma dispersivo
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Una tempesta di sabbia obbliga i componenti di una missione ad abbandonare precipitosamente la base spaziale su Marte. Durante la fuga uno di loro, il botanico Watney, viene dato per morto, ma è semplicemente tramortito, con i sensori vitali disattivati. Abbandonato, solo, a milioni di Km dalla terra, dovrà inventarsi un modo per sopravvivere in attesa che qualcuno arrivi a recuperarlo. Per oltre due ore il film racconta una sfida combattuta su due fronti: da una parte c’è la lotta del singolo, alla prese con un pianeta ostile, da un’altra quella di interi team di scienziati che risolvono equazioni e cercano soluzioni. Ottimi attori, un regista che è tra i grandi, effetti speciali sempre adeguati e un ritmo sostenuto non riescono del tutto cancellare l’impressione di mancanza di originalità della storia: non essendoci un’idea chiara ad unificare il racconto ci si perde tra i tanti sentieri imboccati e non percorsi fino in fondo, dal potere della determinazione del singolo, alla forza della solidarietà, dalle risorse della scienza al il coraggio di andare oltre le regole, dalla ricerca di una nuova frontiera, all’importanza dei legami.
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Una tempesta di sabbia obbliga i componenti di una missione ad abbandonare precipitosamente la base spaziale su Marte. Durante la fuga uno di loro, il botanico Watney, viene dato per morto, ma è semplicemente tramortito, con i sensori vitali disattivati. Abbandonato, solo, a milioni di Km dalla terra, dovrà inventarsi un modo per sopravvivere in attesa che qualcuno arrivi a recuperarlo. Per oltre due ore il film racconta una sfida combattuta su due fronti: da una parte c’è la lotta del singolo, alla prese con un pianeta ostile, da un’altra quella di interi team di scienziati che risolvono equazioni e cercano soluzioni. Ottimi attori, un regista che è tra i grandi, effetti speciali sempre adeguati e un ritmo sostenuto non riescono del tutto cancellare l’impressione di mancanza di originalità della storia: non essendoci un’idea chiara ad unificare il racconto ci si perde tra i tanti sentieri imboccati e non percorsi fino in fondo, dal potere della determinazione del singolo, alla forza della solidarietà, dalle risorse della scienza al il coraggio di andare oltre le regole, dalla ricerca di una nuova frontiera, all’importanza dei legami. In questo percorso ci si diverte, ma alla fine non resta molto.
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compos sui
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sabato 3 ottobre 2015
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film buono ma cade in alcuni momenti
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Marte. Missione Ares III. L'equipaggio sta lavorando nell'area di Acidalia Planitia quando una violenta tempesta li obbliga ad abbandonare la missione, ma le cose si mettono male. Mark Watney (botanico dell'equipaggio) viene travolto da un ripetitore radio e, dato per morto, viene lasciato solo sulla superficie di Marte. Ridley Scott continua la parentesi aperta da Cuaron con "Gravity" e continuata da Nolan con "Interstellar", genere sci-fi che si impone di seguire un rigoroso criterio di credibilità scientifica che non va ad ostacolare l'epicità della resa finale, ma anzi la esalta con una pseudo-scientifica attinenza alla realtà.
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Marte. Missione Ares III. L'equipaggio sta lavorando nell'area di Acidalia Planitia quando una violenta tempesta li obbliga ad abbandonare la missione, ma le cose si mettono male. Mark Watney (botanico dell'equipaggio) viene travolto da un ripetitore radio e, dato per morto, viene lasciato solo sulla superficie di Marte. Ridley Scott continua la parentesi aperta da Cuaron con "Gravity" e continuata da Nolan con "Interstellar", genere sci-fi che si impone di seguire un rigoroso criterio di credibilità scientifica che non va ad ostacolare l'epicità della resa finale, ma anzi la esalta con una pseudo-scientifica attinenza alla realtà. Il film funziona, la narrazione è fluida e compatta e il montaggio serrato e lineare mostra efficacemente la semplicità cronologica degli eventi. Il commento sonoro è immersivo e sottolinea il pathos, mai troppo pretenzioso. L'inserimento di canzoni vintage (espediente già utilizzato con successo in "Guardiani della galassia") aliena piacevolmente dal contesto fantascientifico, fatta eccezione per "Starman" di David Bowie, che accompagna una bellissima sequenza nello spazio. Registicamente il film e' perfetto, nota di merito alla fotografia. Gli aspetti negativi sono da trovare nella sceneggiatura, non sempre con trovate funzionali, e nella scrittura dei personaggi, superficialmente approfonditi e non privi di clichè. La pellicola pecca di un eccessivo numero di trovate comiche forzatamente demenziali, che estraniano dalla tragicità degli eventi. Nota di merito va anche a Matt Damon che recitativamente ha fatto un buon lavoro, ma non aggiunge niente di più al personaggio, in cui la mancanza di approfondimento, se poteva essere una scelta funzionale al tipo di narrazione, non riesce nel suo intento. Mancato capolavoro di un regista ormai in declino, che ha paura di presentare un'idea semplice e la addobba di decorazioni intili, come completamento inutile è l'ultima sequenza. Film comunque gradevole, consigliato a chi ha apprezzato i gia' citati "Gravity" ed "Interstellar", ma qualitativamente non allo stesso livello.
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skywalker70
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sabato 3 ottobre 2015
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più che sopravvissuto...sopravvalutato
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Trama scontata e già vista che attinge a piene mani da ambientazioni marziane e fantascientifiche in genere, già ampiamente sfruttate: dalla colonizzazione del pianeta rosso alla sopravvivenza nello spazio più o meno oscuro.
Realizzata molto bene, la pellicola purtroppo si appiattisce sul solito abusato stereotipo del super-uomo in grado di sfidare ogni genere di avversità o di superare anche le situazioni più disperate e inverosimili per arrivare alla altrettanto surreale vittoria finale, con scroscio di applausi e ovazioni di folle. A differenza però di altre pellicole sui generis, il ritmo di Sopravvissuto non è così incalzante.
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Trama scontata e già vista che attinge a piene mani da ambientazioni marziane e fantascientifiche in genere, già ampiamente sfruttate: dalla colonizzazione del pianeta rosso alla sopravvivenza nello spazio più o meno oscuro.
Realizzata molto bene, la pellicola purtroppo si appiattisce sul solito abusato stereotipo del super-uomo in grado di sfidare ogni genere di avversità o di superare anche le situazioni più disperate e inverosimili per arrivare alla altrettanto surreale vittoria finale, con scroscio di applausi e ovazioni di folle. A differenza però di altre pellicole sui generis, il ritmo di Sopravvissuto non è così incalzante...purtroppo però non lascia spazio neanche a momenti di particolare riflessione, complice un certo senso di Dejavù e una buona dose di retorica condita di buoni sentimenti francamente poco credibili.
Rimane comunque apprezzabile lo sforzo di ricreare con una certa coerenza scientifica i panorami e gli ambienti marziani (per quanto oggi ci è dato sapere), che in alcune inquadrature sono davvero mozzafiato.
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(di alexander tioz)
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tizianino
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venerdì 2 ottobre 2015
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film potente. ma blade runner resta inarrivabile
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"The Martian" nel suo complesso è un film potente, come la maggior parte delle opere di Ridley Scott. Purtroppo, in certi frangenti, la sceneggiatura stringe troppo l'occhio al pubblico americano, che ama vedere l'eroe capace di superare prove tremende, lo scienziato genialoide ed il salvataggio incredibile dell'ultimo secondo. Ciò che mi è piaciuto di meno, è proprio un certo "eccesso" di sceneggiatura nel finale, quando per arrivare all'Happy ending si passa da una serie di situazioni troppo rocambolesche, che lasciano il tempo che trovano anche dal punto di vista scientifico. In altre parti del film, invece, Scott sembra molto attento a rispettare la correttezza scientifica.
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"The Martian" nel suo complesso è un film potente, come la maggior parte delle opere di Ridley Scott. Purtroppo, in certi frangenti, la sceneggiatura stringe troppo l'occhio al pubblico americano, che ama vedere l'eroe capace di superare prove tremende, lo scienziato genialoide ed il salvataggio incredibile dell'ultimo secondo. Ciò che mi è piaciuto di meno, è proprio un certo "eccesso" di sceneggiatura nel finale, quando per arrivare all'Happy ending si passa da una serie di situazioni troppo rocambolesche, che lasciano il tempo che trovano anche dal punto di vista scientifico. In altre parti del film, invece, Scott sembra molto attento a rispettare la correttezza scientifica. In generale sono da apprezzare l'ottima regia, la straordinaria scenografia, la piacevole e sorprendente scelta della colonna musicale con brani degli anni Settanta e Ottanta. Discreta la prova d'attore di Matt Damon. Troppo macchiettistica qualche altra interpretazione, in particolare quella del giovane astrodinamico Rich, l'unico a capire che la stessa astronave Ares 3 può tornare velocemente su Marte e recuperare il "sopravissuto", sfruttando la fionda gravitazionale della Terra. Su questo punto la sceneggiatura non è proprio inappuntabile: nei voli spaziali, la tecnica della fionda gravitazione dei pianeti è la più utilizzata, per cui fa sorridere il fatto che nessuno dei tantissimi scienziati Nasa fosse arrivato a questa soluzione. Comunque, in conclusione, vale la pena vedere The Martian. Ma il film cult di Ridley Scott, "Blade Runner", resta inarrivabile.
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lightyagami
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venerdì 2 ottobre 2015
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il dramma, insieme ad un'ironia inusuale
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Davvero un ottimo film, dalle tematiche analoghe a Gravity, ma trattato con maggiore leggerezza, senza per questo sacrificare la suspence, tangibile in ben più di un passaggio.
Quello delle imprese "estreme", spaziali e non, al limite delle potenzialità umane, sembra, tra l'altro, essere un trend nettamente in crescita, quanto a trame cinematografiche.
Alcune trovate sono geniali (anche se essendo laureata in Biologia non posso che pormi qualche domanda sull'effettiva fertilità del suolo marziano!). Ho apprezzato particolarmente la leggerezza con cui una situazione tanto drammatica viene trattata, la forza e l'incrollabile umorismo del protagonista.
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Davvero un ottimo film, dalle tematiche analoghe a Gravity, ma trattato con maggiore leggerezza, senza per questo sacrificare la suspence, tangibile in ben più di un passaggio.
Quello delle imprese "estreme", spaziali e non, al limite delle potenzialità umane, sembra, tra l'altro, essere un trend nettamente in crescita, quanto a trame cinematografiche.
Alcune trovate sono geniali (anche se essendo laureata in Biologia non posso che pormi qualche domanda sull'effettiva fertilità del suolo marziano!). Ho apprezzato particolarmente la leggerezza con cui una situazione tanto drammatica viene trattata, la forza e l'incrollabile umorismo del protagonista. Un punto di vista decisamente inusuale, in cui non mancano momenti comici e sdrammatizzazioni (si va dal genio "nerd" che propone il piano alternativo che salverà la vita al protagonista, ad un divertente scambio di epiteti in diretta mondiale da parte dello stesso!).
La trama non è neanche tanto irreale, e fra qualche decennio viaggi spaziali del genere e una padronanza così elevata delle tecnologie aerospaziali saranno indubbiamente una realtà. Marte sarà la prossima conquista spaziale del genere umano.
Il film propone inoltre nuovi spunti di riflessione su come la preoccupazione per un destino tanto avverso possa unire popoli anche molto diversi fra loro, ponendo l'accento sulla solidarietà mondiale per lo sventurato astronauta.
Da vedere.
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maynardi araldi
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venerdì 2 ottobre 2015
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eroi e patate al ketchup
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Scott, regista di film popolari e splendidi come Blade Runner, Thelma e Louise. E di successo come il Gladiatore e Alien, conosce a menadito il gusto del pubblico e sa far cassa. Mica pizza e fichi!
Ma questo film...il Sopravvissuto...mah...
Non c'è profondità, se non quella cosmica. Poca Suspense. Scontata la trama.
Un gran budget in funzione del piacere tecnologizzato di un pubblico adolescente tecnologizzato a sua volta. Per non parlare del battage pubblicitario all'americana.
Nonostante questo, sospetto non rientreranno dei soldi sperati.
Trama.
Mentre la navicella spaziale degli argonauti decolla, uno degli astronauti -creduto morto- rimane sul suolo marziano.
Trattasi del solito super scienziato, con super poteri, super competenze e super zappa per l'orto.
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Scott, regista di film popolari e splendidi come Blade Runner, Thelma e Louise. E di successo come il Gladiatore e Alien, conosce a menadito il gusto del pubblico e sa far cassa. Mica pizza e fichi!
Ma questo film...il Sopravvissuto...mah...
Non c'è profondità, se non quella cosmica. Poca Suspense. Scontata la trama.
Un gran budget in funzione del piacere tecnologizzato di un pubblico adolescente tecnologizzato a sua volta. Per non parlare del battage pubblicitario all'americana.
Nonostante questo, sospetto non rientreranno dei soldi sperati.
Trama.
Mentre la navicella spaziale degli argonauti decolla, uno degli astronauti -creduto morto- rimane sul suolo marziano.
Trattasi del solito super scienziato, con super poteri, super competenze e super zappa per l'orto.
E con quella, per sfamarsi, inizia a coltivare patate sul Marte. Fritte, bollite, a fettine. Con Ketchup e senza.
Nel frattempo la Nasa, cerca di farlo rientrare per un pasto decente.
Spediscono razzi che esplodono in aria prima di superare l'atmosfera terrestre.
In un secondo tempo trovano conforto nella collaborazione degli scienziati cinesi, che a quanto sembra, i razzi li fanno decollare per davvero. Magari al prezzo di negozio di "due dollali" e senza scontrino fiscale come al solito.
Di preciso non mi è chiaro a cosa servissero 'sti cinesi (se non per ragioni politiche utili al film e alla persuasione pubblica del concetto di globalizzazione) perché alla fine, com'è ovvio, sarebbe stata la Caccavella Volante Americana -quella che aveva perso l'astronauta strada facendo- a rimediare all'errore. Portando in salvo il coltivatore diretto di patate. E magari, prenotando un coperto alla pizzeria Bella Napoli.
Così decidono un dietro front, con stridore di gomme nel cosmo, alla maniera dei film anni settanta: "Milano spara Barletta risponde".
Tant'è che nel momento culminante del finale travolgente, (ovviamente senza lesinare, allo spettatore, la solita serie ritrita di carambolate spaziali da super eroi invincibili) riacciuffano il Robison Crusoe delle galassie e ce lo riportano a casa sano e salvo. Accidenti che sollievo.
Hurrà!
Finito il film mi son trascinata fuori dal cinema. Una birretta ci stava a pennello.
Addio Kubrick, addio Solaris, addio perfino all'analisi sul profondo oscuro della nostra paura con Alien. E addio anche ad Interstellar, che manco m'era piaciuto, ma perlomeno aveva più idee.
Qui per godersi un film profondo e Umano, ("troppo umano" per dirla con Nietzsche) insomma, umano quanto gli spazi siderali da cui decliniamo tutti, tocca aspettare la regia degli extra-terrestri.
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orione95
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giovedì 1 ottobre 2015
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salvate il soldato...watney
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Tratto dal capolavoro letterario di Andy Weir "L'uomo di Marte" ("The Martian"), l'ultima fatica del regista premio Oscar de "Il gladiatore" si presenta come un'improbabile quanto ottimamente riuscita commistione di vari e precedenti titoli, quali: "Salvate il soldato Ryan" (anche qui infatti un Matt Damon da salvare), "Apollo 13" (in certe scene si respira proprio la stessa aria di ansiosa tensione), "Interstellar" (le malelingue ne hanno persino sospettato l'emulazione), "Gravity" (nei confronti del quale si assiste al riciclo - senza demonizzare alcunché - dell'assoluto protagonista dell'opera del Cuaròn, l'istinto di sopravvivenza).
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Tratto dal capolavoro letterario di Andy Weir "L'uomo di Marte" ("The Martian"), l'ultima fatica del regista premio Oscar de "Il gladiatore" si presenta come un'improbabile quanto ottimamente riuscita commistione di vari e precedenti titoli, quali: "Salvate il soldato Ryan" (anche qui infatti un Matt Damon da salvare), "Apollo 13" (in certe scene si respira proprio la stessa aria di ansiosa tensione), "Interstellar" (le malelingue ne hanno persino sospettato l'emulazione), "Gravity" (nei confronti del quale si assiste al riciclo - senza demonizzare alcunché - dell'assoluto protagonista dell'opera del Cuaròn, l'istinto di sopravvivenza). Infine risulta impossibile non notare come Mark Watney si ponga come il Robinson Crusoe del presente e del futuro: un uomo che riesce a plasmare il suo avverso destino, riuscendo alfine a trionfare sulla natura stessa (in questo caso sull'universo intero).
Innanzitutto è d'uopo specificare che il sottoscritto ha avuto il piacere di leggere, prima dell'uscita stessa della pellicola, l'omonimo romanzo e che dire: difficilmente, a mio avviso, è possibile ritrovare oggigiorno nel panorama cinematografico mondiale delle pellicole, tratte da opere letterarie, capaci di esprimere così splendidamente inalterato il loro significato d'origine, non tradendo bensì risaltando ai massimi livelli la loro ragion d'essere. Ecco, "The Martian" riesce nell'ardua missione di tenere alto il suo buon nome, raggiungendo mediante la settima arte un pubblico sempre più vasto.
Nonostante le continue difficoltà il destino ci possa riservare, con il proprio intelletto e la propria voglia di vivere si riesce sempre a farla franca, magari anche con il sorriso sulle labbra, esattamente come fatto da Mark Watney, interpretato magistralmente dal Matt Damon (il quale rende letteralmente l'anima al personaggio).
Cast d'attori, quello di "The Martian", ricco e splendente come il firmamento teatro degli eventi: esso infatti presenta stelle del calibro di Matt Damon, Jessica Chastain, Sean Bean, Jeff Daniels e Chiwetel Ejiofor (i quali danno tutti, peraltro, il meglio nella loro recitazione, risultando sempre abbastanza credibili, ispirati ed evocativi).
Una parziale unità di luogo che si mescola con un assoluto dinamismo temporale nel drammatico sfondo del "pianeta rosso" condiscono quella che a mio avviso farà parlare di sé per molti anni a venire, venendo ricordata non solo come la risposta di Scott al Nolan, bensì come la dimostrazione che il genere fantascientifico può ancora salvarsi dal baratro oscuro della noiosa ovvietà.
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carlosantoni
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giovedì 1 ottobre 2015
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salvate il soldato crusoe!
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Salvate il soldato Crusoe
Com’era del tutto facile immaginare, “Sopravvissuto” di R. Scott è un film giocato interamente sugli effetti speciali, che grazie alla bravura del regista e al 3D raggiungono livelli notevoli, soprattutto in certe sequenze spaziali. Ma che non aggiunge altro a quanto già visto in Gravity di Cuaròn, un paio d’anni fa. Là c’era la Bullock, qui c’è un Matt Damon (che in alcune sequenze, quando compare barbuto, assomiglia non poco a Di Caprio), là c’erano casini a non finire per salvare la protagonista, qui idem, con però l’aggravante che il tutto richiede a Scott ben 130 minuti, un’inutile eternità, mentre Cuaròn se la cavava agilmente in appena 90. Non aggiunge molto la trovata di fare del buon Damon una specie di Robinson Crusoe abbandonato su Marte, anziché in un’isoletta sperduta dell’oceano: lui, come il suo predecessore secentesco, mette con razionalità tipicamente moderna e borghese le sue conoscenze botaniche (e molto altro!) al servizio della propria sopravvivenza.
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Salvate il soldato Crusoe
Com’era del tutto facile immaginare, “Sopravvissuto” di R. Scott è un film giocato interamente sugli effetti speciali, che grazie alla bravura del regista e al 3D raggiungono livelli notevoli, soprattutto in certe sequenze spaziali. Ma che non aggiunge altro a quanto già visto in Gravity di Cuaròn, un paio d’anni fa. Là c’era la Bullock, qui c’è un Matt Damon (che in alcune sequenze, quando compare barbuto, assomiglia non poco a Di Caprio), là c’erano casini a non finire per salvare la protagonista, qui idem, con però l’aggravante che il tutto richiede a Scott ben 130 minuti, un’inutile eternità, mentre Cuaròn se la cavava agilmente in appena 90. Non aggiunge molto la trovata di fare del buon Damon una specie di Robinson Crusoe abbandonato su Marte, anziché in un’isoletta sperduta dell’oceano: lui, come il suo predecessore secentesco, mette con razionalità tipicamente moderna e borghese le sue conoscenze botaniche (e molto altro!) al servizio della propria sopravvivenza. La salsina che accompagna il bollito è la solita di sempre: quella della stucchevole e ipocrita ideologia per cui il “nostro”, che sia Ryan, Crusoe o il marziano Watney, deve essere salvato ad ogni costo: con la non ininfluente variante che, in questo caso, al parziale fallimento della Nasa supplisce l’agenzia spaziale della Cina comunista. Insomma, anche nei chierici del pensiero dominante si sta sempre più facendo strada non dico l’idea, ma almeno la sensazione che i tempi stanno davvero cambiando. E che, chissà, probabilmente a scendere per davvero per primi su Marte non saranno i “colonizzatori” yankees (nel film Matt Damon rivendica esplicitamente per sé questo ruolo), ma proprio gli odiati musi gialli. In sintesi, direi che non valeva la pena di profondersi in tanto eccellente sfarzo di effetti speciali per una causa tanto banale.
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daso1981
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martedì 29 settembre 2015
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recensione ok, finale da rivedere
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Premetto che non ho visto il film, come quasi nessuno in Italia, ma la recensione è più o meno in linea con quello che mi aspetto di vedere.
Probabilmente è stata scritta prima della notizia data dalla NASA ieri, altrimenti non avrebbe scritto quel finale, MARTE E' DECISAMENTE PIU' ALLETTANTE CHE MAI.....
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nicola1
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lunedì 31 agosto 2015
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qualcosa di nuovo, no?
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"S.O.S. Naufragio nello Spazio" (Robinson Crusoe on Mars - USA 1964) diretto da Byron Haskin
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