barbara genise
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domenica 11 ottobre 2015
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la fragilità e la forza dell'essere umano
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Se avessi dato retta ai commenti tiepidi e deleggittimanti di alcuni "recensori", non sarei neppure andata a vedere questo emozionante e vibrante film. Per fortuna credo che un'opera cinematografica abbia una ricaduta sullo spettatore sempre estremamente variegata e soggettiva; sono convinta anche che il successo di una pellicola non dipenda dall'oggettività pura, valutabile tecnicamente con una serie di modelli standard, ma da un filo sottile che lega ininterrottamente lo spettatore ad un'avventura, ad un personaggio, ad una identificazione potente, e non dimentichiamo che l'aspetto emotivo ha un grande impatto sull'audience
In questo film siamo in contatto nudo e crudo con la tragedia umana della piccolezza dell'uomo, che sulla terra si percepisce stabile, sicuro.
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Se avessi dato retta ai commenti tiepidi e deleggittimanti di alcuni "recensori", non sarei neppure andata a vedere questo emozionante e vibrante film. Per fortuna credo che un'opera cinematografica abbia una ricaduta sullo spettatore sempre estremamente variegata e soggettiva; sono convinta anche che il successo di una pellicola non dipenda dall'oggettività pura, valutabile tecnicamente con una serie di modelli standard, ma da un filo sottile che lega ininterrottamente lo spettatore ad un'avventura, ad un personaggio, ad una identificazione potente, e non dimentichiamo che l'aspetto emotivo ha un grande impatto sull'audience
In questo film siamo in contatto nudo e crudo con la tragedia umana della piccolezza dell'uomo, che sulla terra si percepisce stabile, sicuro. potente, a volte arrogante e prevaricatore, mentre fuori dall'orbita gravitazionale è alla mercè di ogni evento, perde ogni dignità, non riesce neppure a sopravvivere...l'universo e Marte, in particolare, non prevedono la sopravvivenza umana, e la sensazione è devastante,ci mette a contatto con le nostre false certezze , le nostre sicurezze inalienabili, in maniera così potente come nessun altro film, almeno per quel che mi riguarda, era riuscito a scatenare.
C'è la genialità che scaturisce dall'urgenza di sopravvivenza, e questa è una realtà, non una trovata filoamericana come qualcuno ha asserito. E' scientificamente provato che l'uomo mette a frutto le sue migliori potenzialità cerebrali in situazioni di estrema emergenza...c'è l'aspetto della relazione, per cui un intero equipaggio decide consapevolmente di mettere a rischio la propria vita per mettere in salvo un roprio membro.
C'è la professionalità e il sangue freddo di un capitano donna, che sfata il mito della donna vittima dell'emotività, c'è l'affetto profondo tra i componenti del gruppo, l'ironia che ci ha portato a sorridere anche in situazioni drammatiche, c'è un filo che ci ha tenuto legati al protagonista per 2 ore abbondanti col fiato sospeso, il confronto tra mondo occidentale e mondo orientale. Insomma, sono uscita soddisfatta, emozionata e con un sufficiente bagaglio di temi su cui riflettere. Un film si giudica per quello che risveglia in noi, altrimenti diventa un esercizio intellettuale assolutamente sterile. Grande Matt Demon.
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gianleo67
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domenica 11 ottobre 2015
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la fantascienza pubblicistica targata scott
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Creduto morto e abbandonato in seguito alla precipitosa fuga dell'equipaggio della prima missione umana della Nasa su Marte, l'astro-botanico Mark Watney è costretto ad ingegnarsi per sopravvivere in un ambiente ostile e con le scorte di acqua e cibo ormai al lumicino. Riuscito a mettersi in contatto con Huston, dovrà dare fondo a tutte le sue risorse fisiche e mentali in attesa che una missione di salvataggio lo riporti a casa.
Abbandonati i sogni di gloria e le ambizioni filosofiche di capolavori sci-fi come Alien e Blade Runner, Ridley Scott si riconverte alla fantascienza pubblicistica targata NASA con questo survival-drama da terra rossa che fa rimbalzare continuamente la pallina tra il campo base in terra straniera ed la base spaziale in terra d'America, secondo una dialettica interlocutoria nel solco della migliore trazione del cinema d'avventura hollywoodiano consacrato da Ron Howard ed il suo Apollo 13 (con tanto di countdown in sol e gli ingegnosi e tempestivi piani B di una Rescue Mission aperta alle collaborazioni internazionali).
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Creduto morto e abbandonato in seguito alla precipitosa fuga dell'equipaggio della prima missione umana della Nasa su Marte, l'astro-botanico Mark Watney è costretto ad ingegnarsi per sopravvivere in un ambiente ostile e con le scorte di acqua e cibo ormai al lumicino. Riuscito a mettersi in contatto con Huston, dovrà dare fondo a tutte le sue risorse fisiche e mentali in attesa che una missione di salvataggio lo riporti a casa.
Abbandonati i sogni di gloria e le ambizioni filosofiche di capolavori sci-fi come Alien e Blade Runner, Ridley Scott si riconverte alla fantascienza pubblicistica targata NASA con questo survival-drama da terra rossa che fa rimbalzare continuamente la pallina tra il campo base in terra straniera ed la base spaziale in terra d'America, secondo una dialettica interlocutoria nel solco della migliore trazione del cinema d'avventura hollywoodiano consacrato da Ron Howard ed il suo Apollo 13 (con tanto di countdown in sol e gli ingegnosi e tempestivi piani B di una Rescue Mission aperta alle collaborazioni internazionali).
Se i presupposti neo-positivistici di un'operazione del genere risiedono nell'esaltazione delle magnifiche sorti e progressive di un Self-made man naufragato sulle rive sabbiose di un mondo alieno ed inospitale e nel solito antropocentrismo yankee legato all'epica eroica di un irriducibile istinto di sopravivenza (Cast Away - 2000 - Robert Zemeckis), il film di Scott rimane coi piedi ben ancorati per terra (a dispetto di una gravità marziana poco più di un terzo di quella terrestre, sic!) scegliendo il racconto d'avventure facile e documentato come già De Palma circa tre lustri prima (Mission to Mars - 2000) ed alternado il registro drammatico-spettacolare di prammatica con la solita ironia American pop a colpi di disco music, accattivante guasconeria delle solite battute ad effetto (il piu grande botanico del pianeta, il primo uomo solo su marte dall'inizio dei tempi, l'uomo piu veloce nella storia dello spazio, il capitano Barbabionda, Ironman...) e l'amarcord cinefilo di 'giorni felici' che richiamano ed omaggiato l'ex ragazzo spelacchiato dai capelli rossi che ci ha insegnato la strada. Insomma da una missione d'abbandono ad una di salvataggio con qualche eccesso melodrammatico di troppo ed una psicologia spicciola del senso di colpa che rimbalza da un punto all'altro di una triangolazione satellitare in attesa del consueto happy end: con Jessica Castain da una parte e Matt Damon dall'altra (una scena che suscita ricordi decisamente...interstellari), ma anche la risaputa epopea di una transumanza western lungo l'itinerario di una frontiera desertica verso il cratere Schiapparelli. La soria non lesina certo momenti di buona tensione ed una coralità di voci attoriali ben caratterizzate, ma rischia di smarrirsi nella sua rassicurante prevedibilità e negli stereotipi del politicamente corretto, invertendo la rotta rispetto al cinico disincanto di una pietra miliare della fantascienza complottista alla Capricorn One dove, piuttosto che su di una rete di solidarietà globale, i poveri astronauti abbandonati a sè stessi dovevano guardarsi le spalle dagli spietati amministratori di quell'ente di propaganda e manipolazione a cui si era ridotta la NASA. Fatti due rapidi conti ed invertendo l'ordine dei fattori il prodotto (quello cinematografico s'intende) cambia eccome e non serve a riscattarlo nemmeno la spettacolarità di un finale scopiazzato con un Fly by che ricorda il primo volo di Gagarin ed il recupero coreografico sul filo dell'inerzia sulla falsariga del drammatico epilogo (quello sì!) di Missione To Mars: qui per salvarne uno non si può certo rischiare di farne morire un altro. Prodotto dalla Scott Free Productions e distribuito dalla Fox si avvale delle location delocalizzate in Ungheria e Giordania e della puntuale consulenza degli scienziati dell'Ente spaziale americano. Presentato l'11 settembre 2015 al Toronto International Film Festival è disponibile nelle sale italiane dal 1 Ottobre.
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juri moretti
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domenica 11 ottobre 2015
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matt demon coltiva le patate su marte
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In seguito a una violenta tempesta durante una missione su Marte, l’astronauta Mark Watney (Matt Damon) viene creduto morto e abbandonato dal suo equipaggio. In realtà Watney è ancora vivo, ed è stato lasciato da solo su un pianeta ostile. Avendo a disposizione una quantità limitata di provviste, dovrà contare sul proprio ingegno, intelligenza e forza interiore per riuscire a sopravvivere e a inviare segnali di vita sulla Terra. Nel frattempo, a milioni di chilometri di distanza, la NASA e una squadra di scienziati di altissimo livello internazionale, si danno da fare per riportare a casa il “marziano”; contemporaneamente i membri dell’equipaggio di Watney cercano di mettere a punto una missione di soccorso quasi impossibile.
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In seguito a una violenta tempesta durante una missione su Marte, l’astronauta Mark Watney (Matt Damon) viene creduto morto e abbandonato dal suo equipaggio. In realtà Watney è ancora vivo, ed è stato lasciato da solo su un pianeta ostile. Avendo a disposizione una quantità limitata di provviste, dovrà contare sul proprio ingegno, intelligenza e forza interiore per riuscire a sopravvivere e a inviare segnali di vita sulla Terra. Nel frattempo, a milioni di chilometri di distanza, la NASA e una squadra di scienziati di altissimo livello internazionale, si danno da fare per riportare a casa il “marziano”; contemporaneamente i membri dell’equipaggio di Watney cercano di mettere a punto una missione di soccorso quasi impossibile. E mentre tutti danno prova di grande coraggio, il mondo si stringe intorno a Watney, sperando e pregando affinché riesca a tornare sano e salvo. Quando si realizza un film con queste tematiche, ci deve essere poca fantascienza ma il tutto deve essere realistico e deve farti riflettere sulle possibili realtà che potrebbere accadere in futuro. Ma la scena più mediocre e senza senso senso che ci sia e quella dove il protagonista coltiva le patate su Marte e poi crescono, ma anche lo svolgimento del film e del tutto lento e noioso, poichè dura più di due ore. Il cast è buono, oltre a Matt Demon ci sono; Jessica Chastain, Kristen Wiig, Jeff Daniels, Michael Pena, Kate Mara, Sean Bean, Sebastien Stan e Chiwetel Ejiofor. La regia è così così da fastidio in alcune sequenze, la fotografia è orribile, insomma un' idea dove poteva venire fuori una cosa molto interessante, però purtroppo Ridley Scott ha sbagliato in pieno ed ha realizzato una delle pellicole più dimenticabili che ci siano nella storia del cinema.
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(di pruno)
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aliceoz
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domenica 11 ottobre 2015
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the martian non è un film di fantascienza
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Ho visto questo film al cinema e l'ho apprezzato veramente tanto. Pensavo di trovare uno sci-fii ben fatto e invece ho trovato molto di più. Ridley Scott finalmente è tornato. La caratterizzazione dei personaggi è ben fatta, assolutamente non stereotipati. Nonostante non sappiamo quasi nulla della vita prima di Marte del protagonista, non conosciamo la famiglia, non viene mostrata la sofferenza della famiglia che lo aspetta sulla terra, il carattere di Watney viene delineato perfettamente e spontaneamente in relazione alle vicende che si trova ad affrontare. Il fatto di non raccontare nulla della vita precedente di Watney permette allo spettatore di immedesimarsi completamente in lui, Watney, rimasto solo su Marte, non è solo un uomo ma è l'Uomo, l'Uomo che si evolve e porta la specie umana un gradino più in alto.
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Ho visto questo film al cinema e l'ho apprezzato veramente tanto. Pensavo di trovare uno sci-fii ben fatto e invece ho trovato molto di più. Ridley Scott finalmente è tornato. La caratterizzazione dei personaggi è ben fatta, assolutamente non stereotipati. Nonostante non sappiamo quasi nulla della vita prima di Marte del protagonista, non conosciamo la famiglia, non viene mostrata la sofferenza della famiglia che lo aspetta sulla terra, il carattere di Watney viene delineato perfettamente e spontaneamente in relazione alle vicende che si trova ad affrontare. Il fatto di non raccontare nulla della vita precedente di Watney permette allo spettatore di immedesimarsi completamente in lui, Watney, rimasto solo su Marte, non è solo un uomo ma è l'Uomo, l'Uomo che si evolve e porta la specie umana un gradino più in alto. Watney è uno ma è tutti noi contemporaneamente, e questo si nota benissimo nella scena in cui le folle sono riversate nelle piazze a far il tifo per la sua salvezza. Il film racconta della sfida dell'uomo e della sua evoluzione che avviene attraverso l'ingegno, Watney su Marte è come l'uomo primitivo sulla terra che cerca di sfruttare l'ambiente circostante per trarne vantaggio. Watney è l'Uomo originale, l'Uomo che usa la sua intelligenza per trarre vantaggio dall'ambiente che lo circonda, fa la differenza e la fa non arrendendosi ma risvegliandosi e conquistando il nuovo pianeta come nessuno prima di lui. The Martian non è un film fantascientifico, ad oggi nel 2015 niente di quello che si vede nel film può essere considerato fanta-scienza. Ogni passaggio del film, ogni scoperta che fa Watney viene infatti spiegata tramite la scienza attuale e mai data per scontata. Le parti in cui lo spettatore deve operare la sospensione dell'incredulità riguardano solo alcune particolari azioni compiute da Watney alla "mission impossibile", tutto il resto del film è perfettamente credibile e scientificamente coerente. In definitiva non possiamo definire The martian come un film di fantascienza ma come un film che parla del viaggio dell'Uomo e della sua evoluzione.
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nerone bianchi
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domenica 11 ottobre 2015
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il riscatto dell'umanita'
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Quando ci si siede, si spengono le luci e il racconto è in grado di trasportarci per quasi due ore e mezzo in mondi lontani, senza mai concedere nulla alla noia e tenendo sempre desta l'attenzione, credo che il prezzo del biglietto possa dirsi più che meritato. Non è un film dalle profondità abissali, come l'odissea di Kubrick, o visionario come il Blade Runner dello stesso autore ma resta un bell'esempio di cinema di fantascienza. La descrizione del pianeta rosso è davvero notevole, tutta la storia appare credibile (escluso il telo finale che sostituisce la punta del razzo), ben congegnata, raccontata con dovizia di particolari e con una buona e sana dose di ironia che in certi casi non guasta.
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Quando ci si siede, si spengono le luci e il racconto è in grado di trasportarci per quasi due ore e mezzo in mondi lontani, senza mai concedere nulla alla noia e tenendo sempre desta l'attenzione, credo che il prezzo del biglietto possa dirsi più che meritato. Non è un film dalle profondità abissali, come l'odissea di Kubrick, o visionario come il Blade Runner dello stesso autore ma resta un bell'esempio di cinema di fantascienza. La descrizione del pianeta rosso è davvero notevole, tutta la storia appare credibile (escluso il telo finale che sostituisce la punta del razzo), ben congegnata, raccontata con dovizia di particolari e con una buona e sana dose di ironia che in certi casi non guasta. Ci identifichiamo con il protagonista, siamo tutti al fianco della NASA e dell'equipaggio che prima lo ha abbandonato credendolo morto e poi torna indietro a riprenderlo, siamo contenti quando Watney (Matt Damon) afferra finalmente quel nastro arancione che galleggia nello spazio e tutto si conclude nella migliore delle maniere. Le piazze del mondo, piene di gente, ci raccontano di un'umanità una volta tanto unita e solidale, cosa che non guasta mai e che, grazie all'intervento cinese, non trascende nell'apologia sfrenata dell'impero americano dominante sul tutto e su tutti. E' una storia buonista è vero, ma c'è bisogno anche di questo, l'umanità può riscattarsi e fare grandi cose solo quando è unita e purtroppo tutto ciò accade solo nel cinema.
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vincenzo ambriola
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domenica 11 ottobre 2015
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sopravvivenza e salvataggio
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Una violenta tempesta costringe l'equipaggio appena sbarcato su Marte a decollare e tornare sulla Terra. Purtroppo Mark, uno dei membri dell'equipaggio, resta sul suolo marziano. Inizia così una storia di sopravvivenza, vissuta coraggiosamente e razionalmente da Mark, e un'altra di recupero nella quale prima gli scienziati terrestri della NASA cercano di trovare una soluzione ma poi devono chiedere aiuto all'equipaggio in procinto di tornare sulla Terra. Film straordinariamente efficace dal punto di vista degli ambienti, sia quelli marziani che quelli spaziali, centra l'obiettivo della suspence mostrando una sequenza di difficoltà e di idee risolutiva, a volte geniali a volte coraggiose. Ottima l'interpretazione di Matt Damon, nella parte dello scienziato sopravvissuto che deve ricorrere a tutto il suo bagaglio di conoscenze ma anche alla voglia ancestrale di sopravvivere e di riunirsi alla sua specie.
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Una violenta tempesta costringe l'equipaggio appena sbarcato su Marte a decollare e tornare sulla Terra. Purtroppo Mark, uno dei membri dell'equipaggio, resta sul suolo marziano. Inizia così una storia di sopravvivenza, vissuta coraggiosamente e razionalmente da Mark, e un'altra di recupero nella quale prima gli scienziati terrestri della NASA cercano di trovare una soluzione ma poi devono chiedere aiuto all'equipaggio in procinto di tornare sulla Terra. Film straordinariamente efficace dal punto di vista degli ambienti, sia quelli marziani che quelli spaziali, centra l'obiettivo della suspence mostrando una sequenza di difficoltà e di idee risolutiva, a volte geniali a volte coraggiose. Ottima l'interpretazione di Matt Damon, nella parte dello scienziato sopravvissuto che deve ricorrere a tutto il suo bagaglio di conoscenze ma anche alla voglia ancestrale di sopravvivere e di riunirsi alla sua specie. Anche se questi due temi, sopravvivenza e salvataggio, sono stati più e più volte affrontati nella letteratura e nel cinema, fa piacere vederli declinati in un futuro che si spera non sia troppo remoto, su un pianeta che da sempre attrae gli umani come primo passo per la conquista dello spazio.
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kondor17
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domenica 11 ottobre 2015
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castaway su marte
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L'astronauta mark watney, membro dell'equipaggio di ares 3, non riesce a rientrare a bordo a causa di una tempesta che costringe il modulo al decollo d'emergenza. Considerato morto, mark era invece solo svenuto e riesce a tornare alla base, dove ha risorse alimentari per solo un mesetto. La tempesta ha distrutto i sistemi di telecomunicazione e non resta altro al nostro che registrare messaggi offline e tentare di coltivare patate ascoltando discomusic degli anni 80, i cd di jessica chastain, l'unica musica disponibile. Successivamente Mark riesce a mettersi in contatto con Houston che però decide inizialmente di non informare l'equipaggio del compagno abbandonato, per non pregiudicarne lo stato psicologico e le possibilità di rientro.
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L'astronauta mark watney, membro dell'equipaggio di ares 3, non riesce a rientrare a bordo a causa di una tempesta che costringe il modulo al decollo d'emergenza. Considerato morto, mark era invece solo svenuto e riesce a tornare alla base, dove ha risorse alimentari per solo un mesetto. La tempesta ha distrutto i sistemi di telecomunicazione e non resta altro al nostro che registrare messaggi offline e tentare di coltivare patate ascoltando discomusic degli anni 80, i cd di jessica chastain, l'unica musica disponibile. Successivamente Mark riesce a mettersi in contatto con Houston che però decide inizialmente di non informare l'equipaggio del compagno abbandonato, per non pregiudicarne lo stato psicologico e le possibilità di rientro. Ma le cose avranno sviluppi diversi.
Film imbarazzante. Uno spot senza fine per la Nasa, sponsor del film di Scott e che ha annunciato che entro il 2030 metterà piede su Marte. Il trailer, il progetto della Nasa e la diffusione sui media di tutto il mondo di un'unico indizio su cui si basa l'intera teoria della presenza di acqua sul pianeta rosso, mi avevano lasciato alquanto perplesso, sia sul messaggio reale che sulla qualità del film stesso. Visti gli ultimi flop multimilionari e con cast stratosferici, a Scott non restava altro che attaccarsi alla coda di Interstellar, mutuandone attori e genere, non di certo la qualità, per convincere gli antichi estimatori del regista di Alien e Blade Runner a seguirlo ancora una volta. Meglio ricordarlo per quello che è stato. Un maestro, ma solo agli inizi.
Concludo fornendo una notizia verificata. La foto presa in esame come unico importante indizio (non è prova, ma ipotesi) della presenza di acqua su Marte, è nota alla Nasa da oltre due anni. I media italiani ne parlarono sommessamente all'inizio del 2014 (10-02) per poi dileguarsi nel nulla. Dopo quasi due anni, a luglio, i media non parlavano d'altro, definendola ora come una prova inconfutabile, e la decisione di diffonderla e in che modo cadeva giusta giusta in mezzo tra il trailer, l'annuncio del piano spaziale e l'uscita del film nelle sale.
Non bastava la TV o la stampa. Washington ora, e chissà da quanto, utilizza film da lei stessa pagati (Nasa è sponsor del film e ha deciso di ritardare la notizia ad hoc) per farsi pubblicità nel mondo. Sono letteralmente schifato da Damon, che amavo e si definiva di sinistra, da Ridley Scott, che è scaduto come uomo, non solo come regista, e ormai nauseato dal modello americano. Non abbiamo bisogno né di guerre, né di armi, né di missioni su Marte. Ma di acqua, della salvaguardia del pianeta e della dignità umana. Quante cose si potrebbero fare al riguardo con i soldi spesi per questi B-blockbuster? O risparmiando su guerre, missioni spaziali o viaggi transatlantici di prodotti di cui non abbiamo assolutamente bisogno?
La settima arte svenduta al miglior offerente. Ma se il film stesso è un unico, intero grande spot, dovrebbe quanto meno essere gratuito. Farò una petizione alla Scott Free per il rimborso, o una class action.
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elpiezo
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sabato 10 ottobre 2015
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avvincente!!!
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Grazie alla sapiente regia di un mostro come Ridley Scott, Sopravvissuto si candida come uno dei migliori film di “fantascienza” dell'ultimo periodo. Ispirato dal libro di Weir “l'uomo su Marte”, Sopravvissuto narra la tragica storia di un'agente della Nasa rimasto da solo sul pianeta rosso, la sua caparbia voglia di sopravvivenza e l'ardente desiderio di far ritorno a casa. Matt Damon è perfetto nella parte del protagonista, che con la giusta dose di autoironia gestisce fermamente il suo angoscioso calvario nell'attesa dei soccorsi, mescolando astuzia e competenza al fine di un'insperata ma determinante collaborazione con i colleghi lontani milioni di chilometri.
Un film che alimenta nel pubblico il fascino dell'ignoto rilanciando al contempo le ambizioni della Nasa verso la conquista di quelle lande deserte magnificamente rappresentate dal sapiente regista che ha saputo trasformare ancora una volta la staticità di una trama apparentemente uniforme in un alettante prodotto commerciale.
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carbo1
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sabato 10 ottobre 2015
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banalità deludente
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Film scialbo e privo di climax. La trama è letteralmente utopistica (ben al di là dei limiti autoimposti ed estremamente ampi della fantascienza), che presenta la solita autocelebrazione degli USA. Film mediocre e stranamente "vuoto" nonostante le due ore abbondanti di durata, durante le quali viene clamorosamente trascurata la componente psicologica della solitudine prolungata e della presenza del nulla intorno al protagonista che appare abbastanza inspiegabilmente quasi sempre tranquillo e sorridente. Delusione.
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camily
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sabato 10 ottobre 2015
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scontato in tutto (bentornati anni ottanta)
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incredibile come questo film risulti prevedibile in tutto, al punto che uno spettatore mentre lo sta guardando si dice :-no non e' possibile che sia cosi' scontato ,adesso succedera' un imprevisto!-
e invece no! non succede nessun imprevisto la sceneggiatura sembra di una soap opera.
il budget utilizzato e' bassissimo e si vede
insomma mi sono veramente annoiata al punto che scrivere una recensione non e' possibile.
quando frequentavo la scuola un lavoro del genere sarebbe stato giudicato inclassificabile.
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