megliosenza
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domenica 14 febbraio 2016
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inguardabile
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non so, il film è un insulto.
Matt Damon candidato all'oscar solo perché il suo amico d'infanzia Ben Affleck che lo ha vinto qualche anno fa, scommetto.
Non so: come fa uno dentro una tuta, a vincere un premio di recitazione? O solo ad essere candidato?
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cucaracha
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venerdì 29 gennaio 2016
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marte? ancora?
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Il film potrà anche piacere, ma è contro qualsiasi realtà o valutazione anche benevola dei viaggi spaziali. Una favola? Certo. I viaggi non ci portano a nulla, infatti hanno smesso, e dobbiamo renderci conto che schiatteremo su questo pianeta sempre più sporco. Detto questo Ridley Scott, dimentico della disperazione di Blade Runner svolge un buon lavoro e realizza una buona favola. Boh, a chi piace...
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giangifg
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venerdì 22 gennaio 2016
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innovativo
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Matt Damon in questa sua ultima pellicola è imbattibile, nulla da eccepire per quanto riguarda la sua professionalità, che oramai già si conosce. La trama è anche abbastanza gradevole , recente , potremmo dire. Bellissimo anche il cambiamento fisico a cui è soggetto, ma il dubbio che mi pervade è cosa ci fa un botanico su Marte??? Ovviamente per cercare qualche forma di vita che lui "furbamente" riesce a creare. Ci sono poi alcune scene finali nello spazio che non mi convincono, se facciamo riferimento ad altri film del genere(Gravity). Opinione personale. Alla fine film consigliato, non è il solito viaggio nello spazio, fa sperare che realmente un giorno si possa creare la vita su un altro pianeta.
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carolinasisto30
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giovedì 21 gennaio 2016
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dov'è la suspanse?
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Nel complesso è un bel film, un'ottima sceneggiatura, Matt Damon ottimo attore ma...rimane solo su Marte e la prima cosa che fa è fare un video diario? Mi aspettavo una reazione più profonda che si soffermasse sulla psicologia del personaggio, sembrava quasi che fosse rimasto solo a casa e non su un altro pianeta! Durante tutte le sue azioni non c'era un minimo segno di emozione che influenzasse il suo da farsi, anche quando è riusciuto a mettersi in contatto con la terra dopo mesi di permanenza su Marte, la sua reazione? sorriso e minima euforia, cavolo sei salvo, facci vivere la tua felicità!
L'idea del fim è buona, e anche i ritmi non sono male, ma il protagonista ci avrebbe dovuto far vivere le sensazioni di rimanere soli su
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Nel complesso è un bel film, un'ottima sceneggiatura, Matt Damon ottimo attore ma...rimane solo su Marte e la prima cosa che fa è fare un video diario? Mi aspettavo una reazione più profonda che si soffermasse sulla psicologia del personaggio, sembrava quasi che fosse rimasto solo a casa e non su un altro pianeta! Durante tutte le sue azioni non c'era un minimo segno di emozione che influenzasse il suo da farsi, anche quando è riusciuto a mettersi in contatto con la terra dopo mesi di permanenza su Marte, la sua reazione? sorriso e minima euforia, cavolo sei salvo, facci vivere la tua felicità!
L'idea del fim è buona, e anche i ritmi non sono male, ma il protagonista ci avrebbe dovuto far vivere le sensazioni di rimanere soli su Marte per mesi e a mio parere non è stato così!
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[+] ignoranza
(di domenicopernice)
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andrea alesci
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mercoledì 20 gennaio 2016
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la spettacolare bellezza dell'ingegno umano
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La conoscenza ci salverà. Quella che ci ha condotto lassù, nel cielo libero dalla gravità che ci ancora alla nostra cara Terra. La conoscenza che nasce dall’educazione alla curiosità, a capire che cosa fare per risolvere i problemi che ogni giorno da millenni si pongono davanti al nostro sguardo. Fra i deserti marziani – la scenografia della Giordania li restituisce con formidabile bellezza – è la conoscenza che fa sopravvivere Mark Watney (Matt Damon), abbandonato dall’equipaggio della missione Ares III perché creduto morto in seguito a un incidente.
Sopravvissuto all’improvvisa tempesta di sabbia, Watney/Damon rimane solo all’interno dell’unità abitativa Hab, solo a 225 milioni di chilometri da casa, senza possibilità di comunicare con la Nasa, con riserve di cibo limitate.
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La conoscenza ci salverà. Quella che ci ha condotto lassù, nel cielo libero dalla gravità che ci ancora alla nostra cara Terra. La conoscenza che nasce dall’educazione alla curiosità, a capire che cosa fare per risolvere i problemi che ogni giorno da millenni si pongono davanti al nostro sguardo. Fra i deserti marziani – la scenografia della Giordania li restituisce con formidabile bellezza – è la conoscenza che fa sopravvivere Mark Watney (Matt Damon), abbandonato dall’equipaggio della missione Ares III perché creduto morto in seguito a un incidente.
Sopravvissuto all’improvvisa tempesta di sabbia, Watney/Damon rimane solo all’interno dell’unità abitativa Hab, solo a 225 milioni di chilometri da casa, senza possibilità di comunicare con la Nasa, con riserve di cibo limitate. Capisce che la cosa più vicina a lui è la morte. Ma non l’accetta, e diventa simbolo distante di un’umanità che non si arrende mai, di un homo faber che lotta per sopravvivere, che usa gli strumenti a sua disposizione per restare aggrappato alla vita.
Dimentico delle mirabolanti teorie di Prometheus, Ridley Scott diventa l’abile regista della storia sceneggiata da Drew Goddard e basata sulle perfette architetture di Andy Weir: e quella che ne risulta è un’opera sci-fi che fa perno sulla scienza – prezioso il supporto tecnico fornito dalla Nasa – come cardine di ogni azione umana. È così che guardando noi impariamo: impariamo a sfruttare le conoscenze acquisite (Watney è un botanico) per creare acqua riscaldando un combustibile (idrazina) e così riuscire a dare vita a una coltivazione di patate fertilizzate con le feci proprie e dei suoi compagni; quindi l’uso sapiente dei pannelli solari per convogliare quanta più energia da dare al Rover per la sua idea di raggiungere il cratere Schiaparelli (sede di atterraggio della prossima missione Ares IV); e lo sfruttamento dell’alfabto esadecimale per stabilire una prima comunicazione con la Terra tramite la sonda Pathfinder che venne lanciata nel 1996 e della quale si erano persi i contatti.
Insomma, è un viaggio di due ore e mezza nelle pieghe dell’ingegno umano, attraverso idee, fallimenti, ostacoli e nuove soluzioni. Come quella di un funambolico salvataggio che può arrivare d’improvviso dalla mente di un Rich Purnell (Donald Glover) qualunque, trovare opposizione nel direttore della Nasa Teddy Sanders (Jeff Daniels) ma fare breccia attraverso il direttore di volo di Ares III Mitch Henderson (Sean Bean) e permettere all’equipaggio di Hermes guidato dal comandante Melissa Lewis (Jessica Chastain) di prendere la decisione: rimanere nello spazio altri 533 giorni e tornare a prendere Mark Watney su Marte.
Ecco che al metodo e alla logica si unisce il cuore degli uomini, di un’umanità che si stringe tutta attorno all’astronauta che ne è l’epitome spaziale (emblematica la segreta collaborazione tra Nasa e Ncsa cinese), di un ex-soldato-Ryan-ora-Mark-Watney da salvare, ingegnoso uomo a metà tra l’agricoltore-colonizzatore e un McGyver provetto dotato di quel sano umorismo che fa rima con ottimismo (verso il futuro) e si rispecchia nella levità di una colonna sonora già salvifica di per sé tra hit di disco music e la perfetta Starman di David Bowie.
E mentre a bordo del Mav di Ares IV Mark Watney lascia l’ostilità rossa di Marte, ci sentiamo tutti un po’ astronauti e tutti più uomini. Consapevoli che ogni nuovo passo proviene dal nostro ingegno, dalla capacità di vedere, immaginare, fare. E così salvare i nostri sogni.
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alexander 1986
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sabato 16 gennaio 2016
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robinson americano
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Una troupe di astronauti/scienziati di stanza su Marte viene sorpresa da una pericolosa tempesta. Riescono a fuggire tutti tranne uno, Mark Watney (Matt Damon). Questi dovrà sopravvivere da solo in un pianeta poco accogliente, in attesa o nella speranza di un soccorso dalla Terra.
L'Academy ha da poco deciso di rivedere alcuni dei suoi tabù, e da alcuni anni accetta di aprirsi alle pellicole di genere. Peccato però che non abbia nel frattempo perso il vizio di sopravvalutare o sottovalutare talune opere rispetto ad altre sulla base di criteri meno che artistici. E così, se ad esempio 'Inception' e 'Interstellar' di Nolan non vengono neppure presi in considerazione, ecco che 'Gravity' di Cuaròn e 'The Martian' di Scott vengono invece travolti di candidature agli Oscar.
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Una troupe di astronauti/scienziati di stanza su Marte viene sorpresa da una pericolosa tempesta. Riescono a fuggire tutti tranne uno, Mark Watney (Matt Damon). Questi dovrà sopravvivere da solo in un pianeta poco accogliente, in attesa o nella speranza di un soccorso dalla Terra.
L'Academy ha da poco deciso di rivedere alcuni dei suoi tabù, e da alcuni anni accetta di aprirsi alle pellicole di genere. Peccato però che non abbia nel frattempo perso il vizio di sopravvalutare o sottovalutare talune opere rispetto ad altre sulla base di criteri meno che artistici. E così, se ad esempio 'Inception' e 'Interstellar' di Nolan non vengono neppure presi in considerazione, ecco che 'Gravity' di Cuaròn e 'The Martian' di Scott vengono invece travolti di candidature agli Oscar. Con la speranza addirittura di conquistare quello per il 'miglior film'. Onori impensabili anche per '2001 - Odissea nello spazio', 'Brazil', 'Matrix' e altri titoli che hanno fatto la storia della sci-fi.
Una storia nella quale questo 'Robinson Crusoe' marziano non avrebbe posto alcuno, anche se dovesse vincere tutti i premi possibili. Sarà pure inappuntabile sul piano scientifico, sarà anche ben recitato, ben girato eccetera, ma fallisce completamente in quello che avrebbe dovuto comunicare. Non si percepisce mai il senso di solitudine, di disperazione, ma anche solo di difficoltà, che si dovrebbe provare quando ci si trova nella situazione in cui incappa il protagonista. Watney/Damon scopre di essere rimasto solo su un intero pianeta? Nessun problema: da subito sa tutto quello che deve fare, e lo fa. Punto. Non ha bisogno di essere forte emotivamente perché ha la laurea in botanica. Il film scorre su un binario retto, condito dalla stessa retorica americana che si leggeva pesantemente in 'Apollo 13'. Sopravvalutato. Nonostante l'inserimento di 'Starman' di Bowie in colonna sonora.
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(di barbara1987)
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tyler durden 76
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sabato 16 gennaio 2016
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da vedere e da leggere.
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Gran bel film ma il libro ha qualcosa in più
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contrammiraglio
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giovedì 14 gennaio 2016
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comandante ho perso la navicella!
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Un film minore nella filmografia di Scott, che comunque conferma di essere ottimo regista, ma meglio dei precedenti sul pianeta rosso (mission to Mars soprattutto); solo che manca qualcosina: meglio la prima parte, con adeguata tensione, poi dopo arrivano i cinesi e viene scodellata l'americanata.
Un taglio di una ventina di minuti gli avrebbe giovato assai.
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schiatti giordano
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domenica 10 gennaio 2016
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the martian
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Non sono d'accordo sulle feroci critiche al film che, come saprete, è la trasposizione cinema di un ottimo libro che ha scalato da solo le vette delle popolarità diffondendosi su Internet, pubblicato in forma cartacea quando il film è stato annunciato. (Mi auguro che l'autore non abbia ceduto i diritti per quattro soldi). Per quanto riguarda il libro ho apprezzato moltissimo la plausibilità tecnica e scientifica di questo Robinson Crusoe di Marte. Il film parimenti godibile per fotografia e regia, mai noioso nonostante gravi quasi tutto sul protagonista. Qualche concessione alle caratterizzazioni, come il nerd che ricalcola l'orbita di recupero della nave in quattro e quattr'otto. Divertente trovare scemo e più scemo a capo della NASA.
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Non sono d'accordo sulle feroci critiche al film che, come saprete, è la trasposizione cinema di un ottimo libro che ha scalato da solo le vette delle popolarità diffondendosi su Internet, pubblicato in forma cartacea quando il film è stato annunciato. (Mi auguro che l'autore non abbia ceduto i diritti per quattro soldi). Per quanto riguarda il libro ho apprezzato moltissimo la plausibilità tecnica e scientifica di questo Robinson Crusoe di Marte. Il film parimenti godibile per fotografia e regia, mai noioso nonostante gravi quasi tutto sul protagonista. Qualche concessione alle caratterizzazioni, come il nerd che ricalcola l'orbita di recupero della nave in quattro e quattr'otto. Divertente trovare scemo e più scemo a capo della NASA. Un grande film di fantascienza "realistica".
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marione
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sabato 9 gennaio 2016
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bello senz'anima
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Da Ridley Scott uno si aspetta sempre qualcosa di grande, è dunque può succedere di rimanere un po' deluso. The Martian è certo un bel film, ben girato e interpretato, bella colonna sonora, scene bellissime, ma mi è sembrato freddo senza anima. Gli accostamenti con Ulisse o Robinson Crusoe sono improponibili, Marck Watney è pragmatico,vuole assolutamente "solo" continuare a vivere, a differenza di chi cerca significati profondi all'esistenza nella propria solitaria odissea. Buone ma a volte difficili tutte le tecnicalità scientifiche che rendono tutto plausibile ma ancora freddo tutto l'insieme. Anche il confronto con Iterstellar, meraviglioso, non regge.
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Da Ridley Scott uno si aspetta sempre qualcosa di grande, è dunque può succedere di rimanere un po' deluso. The Martian è certo un bel film, ben girato e interpretato, bella colonna sonora, scene bellissime, ma mi è sembrato freddo senza anima. Gli accostamenti con Ulisse o Robinson Crusoe sono improponibili, Marck Watney è pragmatico,vuole assolutamente "solo" continuare a vivere, a differenza di chi cerca significati profondi all'esistenza nella propria solitaria odissea. Buone ma a volte difficili tutte le tecnicalità scientifiche che rendono tutto plausibile ma ancora freddo tutto l'insieme. Anche il confronto con Iterstellar, meraviglioso, non regge. Consigliato, è un buon film ben fatto e piacevole, basta non avere grandi aspettative e non cercare significati profondi.
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