gianleo67
|
domenica 31 gennaio 2016
|
broker-comedy...col senno di poi
|
|
|
|
Quando l'eccentrico e riservato gestore di un Edge Fund Michael Burry (Christian Bale) inizia a scommettere con largo anticipo sullo scoppio della bolla speculativa immobiliare che trascinerà nel baratro la finanza e l'economia mondiali, altri due gruppi di investitori indipendenti gli andranno dietro, esponendosi pesantemente con le banche d'affari che quella stessa bolla avevano contribuito ad alimentare. Il rischio di bancarotta è dietro l'angolo come la possibilità di far saltare le fondamenta di un sistema speculativo che non sembra avere nessun rispetto per l'etica e per la legalità.
Contro canto (del cigno) dell'ultimo grande inganno della follia speculativa americana, il film dell'irriverente Adam McKay (sodale delle commedie stralunate con Will Ferrell) è il racconto corale ed ammiccante dell'eversivo trasformismo del sogno americano ed un divertito abbecedario per i non addetti ai lavori sugli ineffabili artifici che consentono di trasformare l'universo tangibile dell'economia reale nell'empireo immaginifico di un'economia finanziaria quale jackpot impazzito di un arricchimento senza regole costantemente sul baratro di un default senza precedenti.
[+]
Quando l'eccentrico e riservato gestore di un Edge Fund Michael Burry (Christian Bale) inizia a scommettere con largo anticipo sullo scoppio della bolla speculativa immobiliare che trascinerà nel baratro la finanza e l'economia mondiali, altri due gruppi di investitori indipendenti gli andranno dietro, esponendosi pesantemente con le banche d'affari che quella stessa bolla avevano contribuito ad alimentare. Il rischio di bancarotta è dietro l'angolo come la possibilità di far saltare le fondamenta di un sistema speculativo che non sembra avere nessun rispetto per l'etica e per la legalità.
Contro canto (del cigno) dell'ultimo grande inganno della follia speculativa americana, il film dell'irriverente Adam McKay (sodale delle commedie stralunate con Will Ferrell) è il racconto corale ed ammiccante dell'eversivo trasformismo del sogno americano ed un divertito abbecedario per i non addetti ai lavori sugli ineffabili artifici che consentono di trasformare l'universo tangibile dell'economia reale nell'empireo immaginifico di un'economia finanziaria quale jackpot impazzito di un arricchimento senza regole costantemente sul baratro di un default senza precedenti.
Costruito con intelligenza e con sagacia sulla convergenza di storie individuali quali singolarità statistiche di un universo che sembra andare in tutt'altra direzione, Mckay ci presenta i suoi personaggi come outsider disadattati cui il talento ed i trascorsi hanno insegnato che bisogna sempre diffidare delle apparenze (esemplare il motto Di Charles Dickens che apre il film) e ad avere una fiducia incrollabile solo nella forza della ragione più che nelle rassicurazioni del senso comune, unica Stella Polare in grado di guidare il cammino dell'uomo verso l'affermazione personale e la libertà etica.
Forte di un montaggio che ci traghetta attraverso i 130 minuti del film con pirotecnica irriverenza, questa broker-commedy aggiorna il mito sempiterno dello yuppismo degli anni '80 alla defilata marginalità degli analisti indipendenti del terzo millennio le cui strategie di indagine (dalla mera elaborazione dei numeri alla detection sul campo, dalla fortuna dei principianti alla rivalsa dell'ex) fanno emergere non solo le connivenze di un diffuso sistema di illegalità che lega tutti i soggetti in campo (banche d'affari, istituzioni di controllo, agenzie di rating) in una inestricabile trama di interessi indicibili ma soprattutto ci mostra la scomposta reazione immunitaria di un organismo malato pronta al rimbalzo anche quando la situazione appare ormai disperata. Cinema di impegno civile che mette alla berlina le fondamenta stessa di quel gigante coi piedi d'argilla che ben rappresenta il capitalismo finanziario americano, blandisce con gli avvincenti meccanismi della finzione romanzesca gli spiriti nobili del facile revisionismo storico (Te l'avevo detto io!) finendo per adombrare solo nelle sequenze documentarie che precedono i titoli di coda l'esito scontato di un colpo di coda (di spugna?) politico che salvi i grandi capitali scaricandone il peso e la responsabilità sul parco buoi di quella silent majority che non ha mai avuto voce in capitolo. Parterre di attori di primissimo piano, tra cui spiccano la disillusa tenacia di un ebreo agnostico con annessi sensi di colpa di un superlativo Steve Carell e l'eclettico trasformismo dell'inarrivabile barefoot-broker di Christian Bale che, dismesso l'edonismo psicotico dei suoi trascorsi a Wall Street, riesce a tirare su 1,3 billions of dollars anche con l'handicap di un occhio di vetro.
Cinque nominations agli Oscar 2016 ed una lunghissima carrellata di altri riconoscimenti di valore. Sul risultato verrebbe voglia di scommettere allo scoperto!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
andrejuve
|
giovedì 11 febbraio 2016
|
la pigrizia mentale dell'uomo conduce all'inganno
|
|
|
|
“La grande scommessa” è un film del 2015 diretto da Adam McKay. Negli Stati Uniti d’America negli ultimi decenni sono state esponenziali le vendite di obbligazioni che contenevano differenti tipologie di mutui. La popolazione ha cominciato ad acquistare queste obbligazioni al fine di costruire e comprare case, sulla base di prestiti concessi dalle banche ad un tasso variabile che molto probabilmente i singoli risparmiatori sarebbero riusciti a restituire. Il mercato immobiliare da sempre ha costituito un punto di riferimento saldo all’interno del mondo economico. Nel 2005 l’introverso, enigmatico e bizzarro manager di nome Michael Burry però si rende conto, analizzando le singole obbligazioni, che nell’arco di due anni il mercato immobiliare avrebbe subito un crollo vertiginoso che comporterebbe tassi esorbitanti sui mutui e l’impossibilità per coloro che ne hanno usufruito di ripagare quanto ricevuto.
[+]
“La grande scommessa” è un film del 2015 diretto da Adam McKay. Negli Stati Uniti d’America negli ultimi decenni sono state esponenziali le vendite di obbligazioni che contenevano differenti tipologie di mutui. La popolazione ha cominciato ad acquistare queste obbligazioni al fine di costruire e comprare case, sulla base di prestiti concessi dalle banche ad un tasso variabile che molto probabilmente i singoli risparmiatori sarebbero riusciti a restituire. Il mercato immobiliare da sempre ha costituito un punto di riferimento saldo all’interno del mondo economico. Nel 2005 l’introverso, enigmatico e bizzarro manager di nome Michael Burry però si rende conto, analizzando le singole obbligazioni, che nell’arco di due anni il mercato immobiliare avrebbe subito un crollo vertiginoso che comporterebbe tassi esorbitanti sui mutui e l’impossibilità per coloro che ne hanno usufruito di ripagare quanto ricevuto. Michael allora, nonostante le forti opposizioni dei suoi superiori, utilizza gran parte del fondo della società “scommettendo” contro il mercato immobiliare al fine di ricavare un ingente profitto qualora quest’ultimo entrasse in crisi e crollasse inesorabilmente. Nel frattempo anche il trader Mark Baum, diventato una sorta di paladino della giustizia e ossessionato dalle truffe del sistema economico a seguito del tragico suicidio del fratello, il quale era disperato per le tragiche condizioni economiche in cui versava, assieme al suo team, a seguito delle dichiarazioni del presuntuoso e avido investitore Jared Vennett, indaga e scopre ciò che aveva constatato Michael Burry. Lo stesso accade con riferimento ai due giovani investitori Charlie Geller e Jamie Shipley, i quali, grazie all’aiuto dell’ex banchiere Ben Rickert, vogliono trarre un cospicuo guadagno. La pellicola focalizza la sua attenzione sull’inganno e la menzogna. Con particolare riferimento alle figure di potere, in questo caso incarnate dalle più importanti banche, queste ultime ricorrono quasi sempre a falsità e bugie al fine di raggiungere i rispettivi obiettivi prefissati, spesso coincidenti col guadagno economico. Al fine di perseguire questi egoistici interessi coloro che ricoprono posizioni di comando celano la realtà, mutandola e strumentalizzandola a proprio piacimento. Ingannare la popolazione risulta tremendamente semplice grazie all’utilizzo dei mezzi di comunicazione i quali condizionano e indirizzano i pensieri di ognuno, inducendo a compiere determinate azioni e ad assumere specifici comportamenti. Attraverso notizie false o di marginale importanza, programmi di intrattenimento e pubblicità di ogni tipologia, il pubblico diventa facilmente manipolabile e malleabile, in quanto viene distratto e la sua attenzione viene rivolta nei confronti di problematiche futili o addirittura inesistenti. Cosi facendo la concentrazione è focalizzata nei confronti di aspetti che esulano e si distaccano nettamente dalla realtà degli eventi, consentendo ai Governi, alle banche e a qualsiasi rappresentante del potere di compiere azioni becere, ciniche, disumane e disdicevoli mirate a danneggiare coloro grazie ai quali ricoprono quelle determinate posizioni di comando. Il popolo, ignaro delle operazioni sottotraccia compiute a sua insaputa, viene inconsapevolmente truffato, danneggiato e defraudato senza alcuna possibilità di opporsi o ribellarsi. L’uomo si sta trasformando in un essere incapace di ragionare, pensare e formulare opinioni, in quanto viene privato della propria libertà di pensiero, creando un processo di disumanizzazione terrificante. L’essere umano quindi viene paragonato ad un oggetto identificato con un numero, inserito all’interno di uno scacchiere comandato da pochi soggetti che perseguono come unico obiettivo quello del maggiore profitto economico sfruttando l’ingenuità delle persone, le quali ormai appartengono ad un mondo fondato sul consumismo che rende difficile la distinzione tra gli uomini e gli oggetti inanimati che vengono incessantemente pubblicizzati. Parte della colpa è senza dubbio da attribuire a noi stessi, che a causa della nostra ignoranza, della staticità e della superficialità non siamo in grado di ribellarci e di opporci fermamente ad un sistema che ci sta distruggendo, privandoci della libertà, delle emozioni e soprattutto della speranza. La società all’interno della quale viviamo non permette di nutrire un senso di fiducia e di conforto nei confronti di un futuro che appare sempre meno roseo e gioioso. La natura bestiale dell’uomo emerge in maniera preponderante generando avidità, opportunismo e indifferenza nei confronti dei bisogni e delle necessità di coloro che ci circondano. I proclami e le propagande abbindolano le persone, le quali manifestano il loro consenso e la loro approvazione senza neanche sapere precisamente di cosa si stia parlando. E’ proprio questo che è accaduto all’interno di questa storia vera che conferma la facilità con la quale le banche inducono i risparmiatori a compiere operazioni economiche delle quali non conoscono il vero significato. Con l’illusione di poter possedere una propria abitazione milioni di persone sono state ingannate e, nonostante le banche centrali fossero a conoscenza dell’imminente crollo economico, hanno continuato a vendere obbligazioni prive di valore, truffando anche le piccole banche. L’egoismo, la spietatezza e l’insensibilità conducono ad un atteggiamento di disinteresse e di apatia nei confronti di coloro che, a causa di queste azioni illegali e crudeli, hanno perso la casa e il lavoro, vedendo rovinata irrimediabilmente la propria esistenza. Ciò che inquieta e che spaventa è che anche le stesse persone che hanno smascherato la frode bancaria hanno voluto approfittare di tale visione lungimirante cercando di trarne un guadagno incalcolabile. Sostanzialmente il ritratto che viene descritto nel film è crudele e spietato, in quanto sottolinea l’ipocrisia dell’uomo il quale, in fin dei conti, è semplicemente un essere egoista e avaro e venera un unico e impareggiabile Dio: il denaro. La narrazione molto complessa, a causa del ricorso a terminologie tecniche appartenenti al settore economico, probabilmente è stata appositamente utilizzata per far comprendere allo spettatore quale sia lo stato di confusione e di perplessità all’interno del quale noi viviamo in relazione a situazioni che vengono appositamente rese complesse al fine di creare un senso di inferiorità del pubblico. Tutto dipende da come un messaggio viene inviato e dal modo in cui una problematica viene spiegata al fine di renderla trasparente e chiara. In questo senso è emblematico e bizzarro l’utilizzo di personaggi totalmente estranei al mondo economico i quali, in alcune sequenze del film, spiegano alcune teorie economiche. A mio avviso questo espediente è stato utilizzato per far capire che informandosi e uscendo dallo stato di “letargo mentale” ognuno possa comprendere ciò che accade attorno a noi e che ci coinvolge direttamente, come per l’appunto l’acquisto di obbligazioni bancarie. Se l’uomo comprende ciò che accade intorno a lui è in grado di ragionare e, grazie alla capacità di raziocinio, può generarsi una propensione alla critica, all’indignazione e all’opposizione. E’ proprio questo che i massimi esponenti del potere vogliono evitare, rendendo l’uomo un essere incapace di pensare con la propria mente e condizionato da affermazioni ritenute socialmente condivisibili e incontestabili perché appartenenti al comune sentire. Bisogna trovare il coraggio di “uscire dal coro” formulando opinioni proprie e incondizionate. Un bel film che ricorre spesso ad un’amara ironia, sottolineata da svariate sequenze fuori campo che spezzano la linearità della narrazione rendendola frenetica ed imprevedibile, riuscendo però a porre in essere problematiche purtroppo attuali e allarmanti. L’unico difetto del film, anche se si ipotizza che costituisca un pretesto voluto, è l’eccessiva difficoltà nel comprendere la maggior parte dei dialoghi che si delineano all’interno della storia narrata. Ma le tematiche sociali affrontate a mio avviso vengono perfettamente illustrate, creando nell’animo dello spettatore un senso di rigetto e disgusto. Una commedia dai risvolti drammatici che si caratterizza per la sua originalità. Il cast è spettacolare e sono ottime le interpretazioni di tutti gli attori, con particolare riferimento a Christian Bale, Steve Carell e Ryan Gosling. Da vedere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andrejuve »
[ - ] lascia un commento a andrejuve »
|
|
d'accordo? |
|
enrico danelli
|
lunedì 6 giugno 2016
|
davide contro golia. didattico.
|
|
|
|
La grandezza del film è questa: per l'uomo comune sarebbe piuttosto difficle, sia umanamente che tecnicamente, immedesimarsi nei tre o quattro personaggi principali del film, speculatori finanziari di Wall Street che nel peggiore dei casi maneggiano fondi da 30 milioni di dollari: tuttavia gli eroi positivi di questo film rispetto a quelli negativi (le grandi banche e, soprattutto, le agenzie di rating, la Federal Reserve e la Securities and Exchange Commision) traducono esemplarmente in un materia molto ostica uno dei più classici miti senza tempo: Davide contro Golia. La forza del film è proprio questa: mettersi dalla parte dei "piccoli" e coinvolgere lo spettatore in una materia sconosciuta spiegando i meccanismi e i tecnicismi del mondo finanziario, senza mai annoiare.
[+]
La grandezza del film è questa: per l'uomo comune sarebbe piuttosto difficle, sia umanamente che tecnicamente, immedesimarsi nei tre o quattro personaggi principali del film, speculatori finanziari di Wall Street che nel peggiore dei casi maneggiano fondi da 30 milioni di dollari: tuttavia gli eroi positivi di questo film rispetto a quelli negativi (le grandi banche e, soprattutto, le agenzie di rating, la Federal Reserve e la Securities and Exchange Commision) traducono esemplarmente in un materia molto ostica uno dei più classici miti senza tempo: Davide contro Golia. La forza del film è proprio questa: mettersi dalla parte dei "piccoli" e coinvolgere lo spettatore in una materia sconosciuta spiegando i meccanismi e i tecnicismi del mondo finanziario, senza mai annoiare. Ho voluto rivedere il film per la seconda volta con i miei figli, studenti del quinto anno di liceo scientifico, e ho visto che il fine del film è stato pienamente raggiunto anche con loro. In ogni aspetto della vita quotidiana non ci si deve fermare alle apparenze ("all'ultima riga del bilancio"), ma ci si deve sporcare le mani andando sul campo a vedere come è la situazione. A parte il signficato e il fine del film, la modlità di esecuzione dello stesso è veramente accattivante: ritmo elettrico, inquadrature frenetiche, originalissimi intermezzi esplicativi, stacchi musicali assordanti. Tutto per coinvolgere al 100% lo spettatore e metterlo in guardia sulle truffe dei potenti e su una storia che purtroppo si ripete ogni giorno: nessuno dei colpevoli ha pagato. Le disfunzioni del sistema si sono riversate sui poveracci. Una pietra miliare della nostra storia contemporanea e del cinema. Didattico.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enrico danelli »
[ - ] lascia un commento a enrico danelli »
|
|
d'accordo? |
|
simone pennisi
|
venerdì 15 gennaio 2016
|
la grande scommessa.. persa
|
|
|
|
Film interessante ma destinato a pochi. Con ‘La grande scommessa’ Adam McKay si lancia per la prima volta nel mondo del dramma economico, conservando comunque residui visibili della sua tendenza comica. McKay si distacca da tutti i film di ambientazione WallStreettiana affrontando qui gli aspetti più fortemente tecnici borsistici. A cui i vari Scorsese e Stone avevano non ingenuamente preferito rispettivamente gli eccessi di jordan Belfort e l'avidità di Gordon Gekko. La sceneggiatura ricca di termini astrusi e finanziari potrebbe essere sicuramente elogiata per l’analisi minuziosa e realistica delle cause del crollo del mercato immobiliare americano del 2008, ma mantiene elevata l'attenzione solo di un certo tipo di spettatore, abolendo quasi totalmente a priori la possibilità per altri destinatari non esperti di comprendere il film e vanificandone quasi totalmente la visione.
[+]
Film interessante ma destinato a pochi. Con ‘La grande scommessa’ Adam McKay si lancia per la prima volta nel mondo del dramma economico, conservando comunque residui visibili della sua tendenza comica. McKay si distacca da tutti i film di ambientazione WallStreettiana affrontando qui gli aspetti più fortemente tecnici borsistici. A cui i vari Scorsese e Stone avevano non ingenuamente preferito rispettivamente gli eccessi di jordan Belfort e l'avidità di Gordon Gekko. La sceneggiatura ricca di termini astrusi e finanziari potrebbe essere sicuramente elogiata per l’analisi minuziosa e realistica delle cause del crollo del mercato immobiliare americano del 2008, ma mantiene elevata l'attenzione solo di un certo tipo di spettatore, abolendo quasi totalmente a priori la possibilità per altri destinatari non esperti di comprendere il film e vanificandone quasi totalmente la visione. Il ritmo è comunque quasi sempre elevato, alimentato anche da un montaggio frenetico. Molto interessanti le interpretazioni dei 6 trader borderline, un po dei 'freaks economici', che riescono ad anticipare il crollo del mercato, in particolare Steve Carell e Christian Bale entrambi a buon diritto candidati ai Golden Globe.
Nel finale Adam McKay si riprende confermando un esplicita denuncia ad un sistema bancario fraudolento che alla fine penalizza il povero cittadino comune, e mostrandoci il tormento dei sei broker, si ricchi.. ma a quale prezzo. Complessivamente buon prodotto, consigliato a chi ne capisce.
“Non capite niente ugualmente? be’, nessun problema, è quello che vogliono anche le banche: non farvi capire”.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a simone pennisi »
[ - ] lascia un commento a simone pennisi »
|
|
d'accordo? |
|
maramaldo
|
lunedì 1 febbraio 2016
|
banksters movie
|
|
|
|
La Grande Scommessa non dice niente di nuovo ma mi ha indotto nel parlarne ad usare questo neologismo in quanto connota la tipologia criminale che vi viene descritta. Una specie, i banksters, in espansione; proliferano anche in habitat lontani da Wall Street.
Per il resto , se non è un déjà vu, poco ci manca. Characters, situazioni, escandescenze, turpiloquio ci sono familiari. Il tutto con leggerezza, nessun complesso nonstante il film si inserisca in un filone importante con precedenti illustri. Coadiuvato da una manciata di attori, giocolieri nell'intrattenimento e nel battibecco da commedia, McKay si diverte e ci diverte.
[+]
La Grande Scommessa non dice niente di nuovo ma mi ha indotto nel parlarne ad usare questo neologismo in quanto connota la tipologia criminale che vi viene descritta. Una specie, i banksters, in espansione; proliferano anche in habitat lontani da Wall Street.
Per il resto , se non è un déjà vu, poco ci manca. Characters, situazioni, escandescenze, turpiloquio ci sono familiari. Il tutto con leggerezza, nessun complesso nonstante il film si inserisca in un filone importante con precedenti illustri. Coadiuvato da una manciata di attori, giocolieri nell'intrattenimento e nel battibecco da commedia, McKay si diverte e ci diverte. Lo spettatore viene travolto dal ritmo, dall'agitazione e non si accorge che si tratta di pseudo-concitazioni mirate ad una pseudo-suspense. Una sequela di sketch, intercalati da stacchetti divertenti e rilassanti (il lapdance, l'assolo di batteria...). Gigioneggia l'iperattivo Christian Bale, un po' schizzato. Non sai mai che andrà a fare, forse neanche lui, cosicchè, quando ha esaurito gli exploit, si butta per terra e si distende sulla moquette. Con quella Tshirt blu, griffata ma così abusata...niente a che vedere con le bretelle leggendarie di Michael Douglas in Wall Street: altro stile,altro modo di essere iconici.
Un po' come fa il vostro promoter di investimenti, McKay sposta l'attenzione dello spettatore su dati superflui, su delucidazioni oziose, impedendogli una penosa presa di coscienza del marcio insito nell'intera faccenda. Nessuno ne ha fatto un dramma, importante è non annoiarsi. E, poi, risparmiarsi il "sermone"... Non mancano, a dir il vero, un paio di "allusioni" e qualche tendenziosità, lasciano il tempo che trovano. Ma non c'è, dicono, un'autentica riflessione morale. Se ne accorge anche McKay, a montaggio ultimato. Vi rimedia alla meno peggio. Ai titoli di coda aggiunge una nota stringata con qualche cifra: tot disoccupati; tot senza tetto; in galera, uno. Lasciando così al pubblico libertà di coscienza se e quanto indignarsi per la gigantesca turlupinatura che ha appena raccontato.
Solo che da noi, il pubblico ha ben altro per la testa che i subprime del 2008. Facce scure a fine proiezione. Palpabile l'apprensione di tanti per il pericolo di dissolvimento che incombe sui loro asset (tradotto in italiano: i risparmi di una vita). Non poteva uscire in un altro momento il film per non rigirare il coltello nella piaga al popolo delle obbligazioni subordinate?
La Grande Scommessa è forse un milestone, nel senso che, data la levità che l'avvicina alla parodia, denota la stanchezza se non l'esaurimento creativo del genere, come è avvenuto per il western, la spystory, ecc.
Che aspettiamo, allora, di impadronirci del Banksters Movie, facendolo rivivere in versione spaghetti? Abbiamo già tutto, da sempre. Casi specifici, guasti sociali che ne derivano, criticità politiche, drammi personali. E non venite a dirmi che non si trovano i banksters...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maramaldo »
[ - ] lascia un commento a maramaldo »
|
|
d'accordo? |
|
gabriella
|
venerdì 4 marzo 2016
|
lezione di economia
|
|
|
|
Se Michael Burry, medico d’ospedale che non riusciva a prendere sonno la notte tanto da appassionarsi alla finanza fino a sceglierlo come lavoro, aprendo una propria società di investimenti è riuscito a leggere tra le righe molto tempo prima , la crisi immobiliare del 2008 scommettendo contro il mercato e portandosi a casa un sacco di soldi, lascia supporre che non sia necessaria una laurea in economia per comprendere il film . Benchè il regista spieghi bene anche semplificando i vari linguaggi di settore, non è così scontato per i non addetti ai lavori districarsi nelle perverse storture di un sistema capitalistico al collasso, eppure la lunghezza di oltre due ore non pesa, Adam Mc Kay riesce a mantenere un tono leggero e umoristico coinvolgendo anche lo spettatore digiuno di finanza, investimenti e speculazione L’dea poi di avvalersi di una voce narrante che illustra allo spettatore i vari passaggi , rendendolo partecipe e divertito è un buon espediente a tenere alta la soglia di attenzione.
[+]
Se Michael Burry, medico d’ospedale che non riusciva a prendere sonno la notte tanto da appassionarsi alla finanza fino a sceglierlo come lavoro, aprendo una propria società di investimenti è riuscito a leggere tra le righe molto tempo prima , la crisi immobiliare del 2008 scommettendo contro il mercato e portandosi a casa un sacco di soldi, lascia supporre che non sia necessaria una laurea in economia per comprendere il film . Benchè il regista spieghi bene anche semplificando i vari linguaggi di settore, non è così scontato per i non addetti ai lavori districarsi nelle perverse storture di un sistema capitalistico al collasso, eppure la lunghezza di oltre due ore non pesa, Adam Mc Kay riesce a mantenere un tono leggero e umoristico coinvolgendo anche lo spettatore digiuno di finanza, investimenti e speculazione L’dea poi di avvalersi di una voce narrante che illustra allo spettatore i vari passaggi , rendendolo partecipe e divertito è un buon espediente a tenere alta la soglia di attenzione. Alla rischiosa operazione finanziaria ,oltre a Burry, si aggiungono l’investitore Jared Venett , il trader Mark Baum e due giovani investitori, Charlie Geller e Jamie Shipler, i quali non essendo navigati, chiedono l’aiuto e la consulenza di un banchiere in pensione, Ben Rickert. Alla fine non rimane che attendere fino all’esplosione della bolla con conseguente tracollo finanziario la cui crisi ovviamente peserà sulle fasce più deboli. Il regista per dare vita a questo show del disastro si avvale di attori brillanti e in gran forma, ma se Christian Bale ci ha abituati a personaggi controversi ed eccentrici ( fantastico il dottor Burry in calzoni corti, scalzo che si cimenta in assoli metal alla batteria sotto lo sguardo sgomento dei suoi collaboratori), altresì non dicasi di Steve Carrell ( Mark Baum), che conosciamo esclusivamente in ruoli comici e che dimostra di essere all’altezza anche in quelli drammatici. Ryan Gosling e Brad Pitt fanno la loro parte brillantemente. Dopo due ore abbondanti di dialoghi serrati e inquadrature strette, forse non tutto viene compreso, ma quello che invece si capisce che tanti si sono arricchiti e moltissimi hanno perso la casa e il lavoro, i risparmi di una vita “ Non c’è niente da festeggiare” come fa osservare Brad Pitt ai due giovani investitori. Adam Mc Kay spiega un capitolo di storia economica mondiale , qualcosa che è difficile da spiegare e vince la scommessa.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
iuriv
|
venerdì 22 luglio 2016
|
milionari che mettono in scacco i miliardari.
|
|
|
|
Ogni dodici mesi Eddie Murphy e Dan Aycroyd ci raccontano di quanto sia semplice mettere in mutande gli squali di Wall Street utilizzando la loro stessa avidità. Purtroppo le cose non stanno così e i grandi banchieri sono in grado di rigenerarsi eternamente scaricando la propria incompetenza su altri.
Questo è il messaggio, duro ed esatto, che ci vuole proporre Adam McKay attraverso il suo film. Per veicolarlo sceglie una via di mezzo tra un mockumentary e la narrazione più convenzionale.
Non sapendo bene da che parte stare, il regista utilizza un montaggio esasperato, cercando di colpire lo spettatore con un linguaggio orientato al sarcasmo.
[+]
Ogni dodici mesi Eddie Murphy e Dan Aycroyd ci raccontano di quanto sia semplice mettere in mutande gli squali di Wall Street utilizzando la loro stessa avidità. Purtroppo le cose non stanno così e i grandi banchieri sono in grado di rigenerarsi eternamente scaricando la propria incompetenza su altri.
Questo è il messaggio, duro ed esatto, che ci vuole proporre Adam McKay attraverso il suo film. Per veicolarlo sceglie una via di mezzo tra un mockumentary e la narrazione più convenzionale.
Non sapendo bene da che parte stare, il regista utilizza un montaggio esasperato, cercando di colpire lo spettatore con un linguaggio orientato al sarcasmo. Inoltre, nel ricercare la naturalezza documentaristica, riempie la pellicola di dialoghi gestiti come interviste, sfondamenti della quarta parete e voci fuori campo. Quando fa uso di licenze poetiche, poi, il film si premura di comunicarlo esplicitamente allo spettatore, onde evitare fraintendimenti.
L'argomento trattato è ostico e la trama si butta a capofitto su tecnicismi di difficile comprensione, senza che le brillanti semplificazioni offerte dalle guest star riescano ad aiutare molto. Tutto ciò è pensato per contribuire a costruire un'atmosfera simile a quella che si può ammirare in alcuni documentari di recente foggia.
Eppure l'effetto ottenuto è esattamente contrario. Il cast stellare che popola la pellicola consegna a McKay interpretazioni di altissimo livello, ma smaschera l'animo fiction di questo lavoro, bruciando ogni velleità mockumentaristica del regista. Così i personaggi vengono sfruttati in quanto tali e il lavoro si trova smarrito in un ambiguità strana.
In alcune situazioni il regista da l'impressione di capire il problema e sembra sul punto di concedere qualcosa allo spettacolo. Ma finisce per cedere al pudore di fronte a una vicenda così cruda e recente, chiudendo subito il rubinetto dell'emotività.
L'intellighenzia hollywoodiana, inoltre, dimostra di non fidarsi dello spettatore (o del proprio modo di comunicare per immagini), e chiude tutto esplicitando il proprio monito, di fatto smorzandone parecchio l'effetto.
La Grande Scommessa non è un brutto film in generale, anzi a tratti funziona bene e si lascia guardare. Ma questo suo stare in mezzo non gli consente di sfruttare tutte le frecce conservate nella faretra e, di fatto, lo tiene lontano dalle migliori opere basate sull'argomento.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a iuriv »
[ - ] lascia un commento a iuriv »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
giovedì 14 gennaio 2016
|
il grande crollo della borsa di new york nel 2008
|
|
|
|
"La Grande Scommessa" del regista Adam McKay ricostruisce la vicenda o, meglio, i vari avvenimenti che hanno portato nel 2008 al crollo della Borsa di New York. Partendo esattamente dall'anno 2015 questa pellicola analizza le svariate manovre ed i vari azzardi a cui il mercato immobiliare dell'epoca e le banche sono ricorsi influenzando e cambiando radicalmente l' andamento dell' economia statunitense con conseguenti ed ovvie ripercussioni anche nel resto del mondo.
Il film si avvale della compartecipazione di numerosi ed importanti, nonchè bravi, attori, quali Brad Pitt (che ne è anche il produttore), Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carell, Marisa Tomei, ecc.
[+]
"La Grande Scommessa" del regista Adam McKay ricostruisce la vicenda o, meglio, i vari avvenimenti che hanno portato nel 2008 al crollo della Borsa di New York. Partendo esattamente dall'anno 2015 questa pellicola analizza le svariate manovre ed i vari azzardi a cui il mercato immobiliare dell'epoca e le banche sono ricorsi influenzando e cambiando radicalmente l' andamento dell' economia statunitense con conseguenti ed ovvie ripercussioni anche nel resto del mondo.
Il film si avvale della compartecipazione di numerosi ed importanti, nonchè bravi, attori, quali Brad Pitt (che ne è anche il produttore), Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carell, Marisa Tomei, ecc...e già solo per questo motivo il successo è garantito. ma nello svariato panorama di questi interprti Christian Bale e Steve Carell sono coloro che più si contraddistinguono su tutti, risultando perfetti e "ad hoc" dei loro personaggi "sopra le righe". Inoltre, la trama, per chi se ne intende ed ha una particolare predilezione per le vicende di carattere economico, risulta quanto mai avvincente e fedele il più possibile ai reali fatti accaduti, sebbene un poco prolissa in alcune parti, e dunque il film ha un pregio anche come documento storico.
In conclusione, la pellicola è altamente consigliabile come esempio di buona regia e, ribadisco, interpretazione..
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
tumau
|
sabato 16 gennaio 2016
|
una scommessa, in parte, persa
|
|
|
|
Una scommessa, il film, che dal punto di vista dell'incasso sicuramente sarà vinta, ma non dal punto di vista della denuncia di un sistema corrotto e predatorio che credo fosse negli obiettivi del regista. Un occasione mancata per illuminare la gente comune sul devasto creato dai sistemi finanziari che hanno portato alla crisi attuale mondiale. Un vero peccato che la regia abbia scelto la strada del ritmo forsennato ( cosa ormai, purtroppo, frequente ) rinunciando ad un minimo di spiegazioni dal punto di vista, appunto finanziario. Spiritosa l'idea di far spiegare da personaggi famosi estrapolati dal contesto di fiction (avrebbe meritato più ampio uso) certe alchimie truffaldine del mondo della finanza.
[+]
Una scommessa, il film, che dal punto di vista dell'incasso sicuramente sarà vinta, ma non dal punto di vista della denuncia di un sistema corrotto e predatorio che credo fosse negli obiettivi del regista. Un occasione mancata per illuminare la gente comune sul devasto creato dai sistemi finanziari che hanno portato alla crisi attuale mondiale. Un vero peccato che la regia abbia scelto la strada del ritmo forsennato ( cosa ormai, purtroppo, frequente ) rinunciando ad un minimo di spiegazioni dal punto di vista, appunto finanziario. Spiritosa l'idea di far spiegare da personaggi famosi estrapolati dal contesto di fiction (avrebbe meritato più ampio uso) certe alchimie truffaldine del mondo della finanza. Insomma le idee c'erano tutte ma non credo che siano oltre una percentuale misurabile in pochi punti percentuali coloro che , avendo visto il film, abbiano capito di cosa si trattasse di cosa sia veramente successo e perché. Cds cdo swap termini buttati lì come le parolacce ed il sangue in un film di Tarantino non servono ad altro se non a suscitare una generica sensazione di estraneità, di esclusione e riprovazione, ma appunto generica senza cambiare nulla, direi anzi, creando condizioni affinché si riproduca. ( “è tutto un casino, non capisco niente per cui rinuncio” ) Un ritmo da film di azione che mescola accadimenti che avrebbero meritato una migliore spiegazione con inutili momenti di puro spettacolo ansiogeno ( S. Carrell sempre al telefono in modo compulsivo )oppure per strizzare l'occhio allo spettatore ( che dire dell'intervista alla spogliarellista ) . Ottima interpretazione di C. Bale cosi come quella di R Goslin, ma quello che manca è proprio un più serio approfondimento nel racconto e nell'analisi (anche io, che di finanza ho la passione, ho fatto fatica a governare quel turbinio di termini a raffica ), figuriamoci chi non ne è avvezzo. Ed allora perché perdere un occasione d'oro per spiegarlo ? Ma ben vengano film con cast che attraggono; film che denuncino l'ingordigia di chi ha come traguardo solo la ricchezza predatoria. Un ingordigia che possiede anche i “nostri “ protagonisti sia ben inteso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tumau »
[ - ] lascia un commento a tumau »
|
|
d'accordo? |
|
jackiechan90
|
sabato 16 gennaio 2016
|
tra michael moore e the wolf of wall street
|
|
|
|
Il nuovo film di Adam McKay si preannuncia come la sorpresa degli Oscar 2016. Non solo perchè si discosta enormemente dagli altri film diretti dal regista (le numerose commedie con Will Ferrel) ma anche per lo stile con cui è diretto. uno stile che unisce documentario e finzione, quasi una srota di docufiction di due ore. Ma è soprattutto il tema scelto, la crisi economica dovuta alla bolla finanziaria del 2007-2008 (di cui tuttora si avvetono le conseguenze) è materia talmente recente e quasi sconosciut che ricorda, per alcuni versi, film come "Tutti gli uomini del presidente" e "I tre giorni del Condor". Fa parte di quella ristretta cerchia di film coraggiosi che hanno la capacità di raccontare temi scabrosi e inquietante con una capacità espositiva eccezzionale che rende cpomprensibili ai più termini astrusi come CDO, mutui subprime, ecc.
[+]
Il nuovo film di Adam McKay si preannuncia come la sorpresa degli Oscar 2016. Non solo perchè si discosta enormemente dagli altri film diretti dal regista (le numerose commedie con Will Ferrel) ma anche per lo stile con cui è diretto. uno stile che unisce documentario e finzione, quasi una srota di docufiction di due ore. Ma è soprattutto il tema scelto, la crisi economica dovuta alla bolla finanziaria del 2007-2008 (di cui tuttora si avvetono le conseguenze) è materia talmente recente e quasi sconosciut che ricorda, per alcuni versi, film come "Tutti gli uomini del presidente" e "I tre giorni del Condor". Fa parte di quella ristretta cerchia di film coraggiosi che hanno la capacità di raccontare temi scabrosi e inquietante con una capacità espositiva eccezzionale che rende cpomprensibili ai più termini astrusi come CDO, mutui subprime, ecc.
Questo grazie a un Ryan Goslin in stato di grazia che si presta come voce narrante dialogando direttamente con il pubblico (tecnica alla "House of Cards", utile per creare empatia con lo spetattore) ed esempi lungimiranti che riguardano la vita di tutti i giorni esplicati da star che si prestan oa piacevoli camei-gag (certo che se avessi avuto Margot Robbie come insegnate di Economia dei Media forse non avrei dovuto darlo due volte). il tutto con un ritmo frenetico creato con un ampio uso di macchina mano che ricorda molto "The wolf of Wall Street" di Scorsese e fa sì che l'attenzione dello spettatore non si affievolisca mai. I personaggi, da Christian Bale a Brad Pitt (qui anche nelle vesti di produttore) fino a uno Steve Carrel che, a quanto pare, ci sta prendendo gusto a interpretare personaggi drammatici con una forte caratterizzazione, non sono iclassici eroi ma peronaggi comuni che hanno una grande intuizione e ne approfittano per arricchirsi. Dunque dei personaggi cinici ma che presentano diverse sfumature che li caratterizzano e li differenziano da quelli di pellicole precedent. Non sono i clasici Gordon Gekko, insomma.
Un film insolito e innovativo che poteva essere giustamente prodotto solo dall'interesamento di una grande star capace di coglierne grande valore. Un film indipendente che risulta però mainstream grazie alla presenza di attori noti, capace di unire pop e cultura, la nicchia così come il grande pubblico. E quando questo accade vuol dire una sola cosa: siamo di fronte a un capolavoro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jackiechan90 »
[ - ] lascia un commento a jackiechan90 »
|
|
d'accordo? |
|
|