gabrykeegan
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domenica 17 gennaio 2016
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ecco perché la nostra vita è cambiata
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La sceneggiatura è tratta dal libro "The Big Short: Inside the Doomsday Machine" scritto da Michael Lewis, già autore di un altro film prodotto e interpretato da Brad Pitt, "Moneyball - l'arte di vincere".
Ancora una volta sono dati e numeri a fare da padroni in una trama ben architettata dal regista Adam McCay, che con inquadrature frenetiche, spesso con la telecamera direttamente in spalla, dà allo spettatore quella sensazione tarantolata che prova chi lavora a Wall Street, tra azioni che salgono e scendono, soldi che aumentano e diminuiscono nel giro di un secondo e di menti e computer che girano sempre al massimo, mentre la vita delle persone in confronto scorre come in una bolla.
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La sceneggiatura è tratta dal libro "The Big Short: Inside the Doomsday Machine" scritto da Michael Lewis, già autore di un altro film prodotto e interpretato da Brad Pitt, "Moneyball - l'arte di vincere".
Ancora una volta sono dati e numeri a fare da padroni in una trama ben architettata dal regista Adam McCay, che con inquadrature frenetiche, spesso con la telecamera direttamente in spalla, dà allo spettatore quella sensazione tarantolata che prova chi lavora a Wall Street, tra azioni che salgono e scendono, soldi che aumentano e diminuiscono nel giro di un secondo e di menti e computer che girano sempre al massimo, mentre la vita delle persone in confronto scorre come in una bolla.
Proprio la bolla è quella che si viene a creare quando l'economia americana inizia ad accartocciarsi su se stessa e i protagonisti del film sono gli unici a non essere sorpresi di quello che succederà di lì a poco e coinvolgerà il mondo intero.
Sì, forse il linguaggio e i discorsi sono troppo tecnici per lo spettatore medio e anche per chi non ha una laurea in economia la maggior parte dei dialoghi sono incomprensibili.
Non bisogna preoccuparsi però, perché troverete improbabili donzelle vip o cuochi stellati che vi spiegheranno termini astrusi e alcune note "a piè di schermo" a esplicare in due righe qualche acronimo o parola che potrebbe tornarvi utile durante lo sviluppo della trama.
Le interpretazioni degli attori sono sublimi, e non poteva essere altrimenti dato il cast stellare con alcuni tra i migliori attori di Hollywood. Christian Bale (non a caso è candidato all'Oscar) e Steve Carell sono pazzeschi. Il primo con le sue espressioni stralunate, ma con la faccia di chi ha l'intelligenza giusta per prevedere il crollo totale. Il secondo si mette ancora una volta in gioco dal punto di vista drammatico e lascia definitivamente la maschera di comico per mettere quella di una persona determinata e diffidente, nonché l'unica con un briciolo di umanità.
Gli attori si destreggiano tra uffici e convention d'affari, con Gosling che ogni tanto sbroglia il bandolo della matassa narratrice e si rivolge direttamente allo spettatore. Non è il solo però a rompere la quarta parete, perché spesso veniamo informati dei pensieri di altri personaggi che parlano direttamente con noi oppure veniamo illuminati su qualche risvolto poco chiaro dal punto di vista tecnico.
È un'opera unica, probabilmente non ci si rende nemmeno conto della sua importanza finché non si riflette bene su ciò che si sta vedendo. Si entra nelle viscere di quel complicato sistema che ha mandato tutto al collasso e i cui danni sono ricaduti su di noi, che non capiamo un accidente di percentuali e tassi d'interesse, ma poi ci ritroviamo con tanti soldi in meno e senza lavoro.
È un inferno corrotto, fatto di poche persone che sanno benissimo come saltare da un albero all'altro in una jungla fatta di numeri e soldi virtuali e con giacca e cravatta decidono il destino del mondo pensando quasi sempre in maniera cinica ed egoistica.
Probabilmente è tutto costruito ad arte dagli sceneggiatori per rendere palese il fatto che dietro la patina di una rete apparentemente difficile da decifrare, c'è solo gente che vuole fregare chi non ha voglia di comprendere e inserirsi nel meccanismo corrotto.
Non c'è spazio per i sentimenti in questo film. L'ironia della costruzione cinematografica allieta gli occhi dei cinefili, ma è acida, lascia un amaro in bocca che ci riporta alla realtà in cui viviamo. Perché tutti gli altri film sono fatti per ridere, piangere, terrorizzarsi con storie inventate, storie umane reali o fantascientifiche, ma qui si fanno i conti - quelli veri - con ciò che ha determinato la nostra vita negli ultimi dieci anni, che la si comprenda o meno. Si tratta della pura e semplice verità: quel sistema è il vero governatore dell'umanità odierna.
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dhany coraucci
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lunedì 18 gennaio 2016
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la scommessa vincente della creatività
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A proposito di scommesse... io su questo film non avrei fatto alcuna puntata perché i temi economici, soprattutto se trattati con cognizione di causa, di solito li trovo piuttosto noiosi. A farmi desistere dal giocare, poi, un certo taglio documentaristico che sapevo essere stato impresso alla pellicola: per fortuna che il gioco d'azzardo non è tra le mie passioni perché mi sarei sbagliata alla grande! Il film, infatti, è bellissimo e vale qualsiasi scommessa. Raccontato con un linguaggio creativo, sorprendente, incalzante ha il pregio di condurci per mano (anche e soprattutto chi, come me, non è propriamente ferrata in materia) dentro a un labirinto nel quale, nostro malgrado, siamo costretti a vagare: la crisi economica.
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A proposito di scommesse... io su questo film non avrei fatto alcuna puntata perché i temi economici, soprattutto se trattati con cognizione di causa, di solito li trovo piuttosto noiosi. A farmi desistere dal giocare, poi, un certo taglio documentaristico che sapevo essere stato impresso alla pellicola: per fortuna che il gioco d'azzardo non è tra le mie passioni perché mi sarei sbagliata alla grande! Il film, infatti, è bellissimo e vale qualsiasi scommessa. Raccontato con un linguaggio creativo, sorprendente, incalzante ha il pregio di condurci per mano (anche e soprattutto chi, come me, non è propriamente ferrata in materia) dentro a un labirinto nel quale, nostro malgrado, siamo costretti a vagare: la crisi economica. Nello specifico, quella americana del 2008. Speculazioni, frodi, guadagni illeciti e, sempre, l'impunibilità dei colpevoli. Il cast è magnifico e di altissimo livello e davvero non saprei scegliere chi, tra gli eccellenti attori, mi è piaciuto di più. Senza dubbio Christian Bale nel ruolo di investitore schizzato e schizoide che carpisce per primo i sotterranei, melmosi, inarrestabili movimenti di una macchina i cui ingranaggi sono irrimediabilmente guasti mentre si spara nelle orecchie i Metallica, sarà difficile da dimenticare; ma potrei dire la stessa cosa per il breve e pur tuttavia intenso intervento di Brad Pitt (anche produttore del film) a cui spetta di svelarci la verità vera (e triste) del nostro tempo che divora i pesci piccoli e mai quelli grandi.
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vincenzo ambriola
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giovedì 21 gennaio 2016
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finanza creativa
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Nel 2005 qualcuno aveva capito che stava per scoppiare una bolla speculativa legata ai mutui subprime, un'ottima occasione per far soldi sulla disonestà delle banche e la irresponsabilità di coloro che non aveva esitato a indebitarsi oltre misura. La bolla poi è veramente scoppiata e ne stiamo ancora subendo le conseguenze. Un film documentario, non facile da seguire per la materia trattata, nonostante gli sforzi per renderla comprensibile anche a chi non ha mai avuto la voglia e il tempo di approfondire gli aspetti profondi della finanza, specialmente quella creativa. I personaggi sfilano rapidamente, spesso esasperati nei loro aspetti comportamentali, come se per essere un ottimo analista finanziario sia necessario ascoltare musica rock a tutto volume o camminare scalzi in ufficio.
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Nel 2005 qualcuno aveva capito che stava per scoppiare una bolla speculativa legata ai mutui subprime, un'ottima occasione per far soldi sulla disonestà delle banche e la irresponsabilità di coloro che non aveva esitato a indebitarsi oltre misura. La bolla poi è veramente scoppiata e ne stiamo ancora subendo le conseguenze. Un film documentario, non facile da seguire per la materia trattata, nonostante gli sforzi per renderla comprensibile anche a chi non ha mai avuto la voglia e il tempo di approfondire gli aspetti profondi della finanza, specialmente quella creativa. I personaggi sfilano rapidamente, spesso esasperati nei loro aspetti comportamentali, come se per essere un ottimo analista finanziario sia necessario ascoltare musica rock a tutto volume o camminare scalzi in ufficio. Azzeccata l'idea di far rivolgersi direttamente al pubblico per illustrare passaggi e dettagli importanti, specialmente nel caso dei CDO sintetici descritti mediante la metafora del black jack.
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alexmanfrex
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mercoledì 27 gennaio 2016
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appassionatamente complicato !!
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4 mostri di recitazione (Pitt, Gosling, Farrel, Bale) più qualche altro attore ... e basta !! Perchè non è servito altro per costruire questo film ... oltre ovviamente ad attingere alla realtà dei fatti che hanno portato il nostro mondo sull'orlo di una recessione senza precedenti !!
Parto da un presupposto: i film sulle inchieste economico-politiche non mi hanno mai appassionato particolarmente, perchè sono sempre pieni di una miriade di dettagli tecnici che fatico a capire (per la gioia invece di chi studia o ha studiato alla Bocconi !!!), anche quando si parla di film riuscitissimi tipo "Tutti gli uomini del presidente" ...
Ma di questo film mi sono piaciute molte cose: prima di tutto, fra un'infarcitura di termini come trading, sub-prime .
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4 mostri di recitazione (Pitt, Gosling, Farrel, Bale) più qualche altro attore ... e basta !! Perchè non è servito altro per costruire questo film ... oltre ovviamente ad attingere alla realtà dei fatti che hanno portato il nostro mondo sull'orlo di una recessione senza precedenti !!
Parto da un presupposto: i film sulle inchieste economico-politiche non mi hanno mai appassionato particolarmente, perchè sono sempre pieni di una miriade di dettagli tecnici che fatico a capire (per la gioia invece di chi studia o ha studiato alla Bocconi !!!), anche quando si parla di film riuscitissimi tipo "Tutti gli uomini del presidente" ...
Ma di questo film mi sono piaciute molte cose: prima di tutto, fra un'infarcitura di termini come trading, sub-prime ... si fa un po'di onesta luce sulle cause che hanno portato alla grande crisi mondiale scoppiata fra il 2007 e 2008, quella degli impiegati di banca che escono con il loro scatolone di cartone tanto per intenderci ... La regia è asciutta e ricorre a brilanti stratagemmi visivi per spiegare i concetti un po'più complicati (tipo: mostrare a schermo una definizione scritta commentata del protagonista di turno ...).
Gli attori protagonisti danno grande prova attoriale, perchè fanno ruoli che non hanno fatto (quasi) mai ...
Non basta però: lo stile documentaristico non regge tutto il film, in cui la vicenda è solo una scontata attesa del momento in cui i buoni (o meglio, qui sono un po'cattivi ...) faranno soldi sulle spalle di un sistema malato e corrotto da bolle speculative, per la quale a pagare sarà, come sempre, il popolo ...
Trama piatta che un po'stordisce di cui non te ne accorgi, perchè intento a crearsi lo schemino mentale di quello che sta succedendo.
Da Oscar ? Non so ... Sicuramente un cinema raffinato e non per tutti i palati
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enzo70
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venerdì 29 gennaio 2016
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ottime le premesse ma mckay si perde sulla strada
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Adam McKay punta in alto, al cuore di Wall Strett in un film di denuncia sulle ragioni effettive della crisi in borsa che affondò nel 2007 Wall Street per poi avvitare l’economia di tutti i Paesi sviluppati. E lo fa avvalendosi di un cast mostruoso, Brad Pitt, Christian Bale, Steve Carrell e Ryan Gosling.
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Adam McKay punta in alto, al cuore di Wall Strett in un film di denuncia sulle ragioni effettive della crisi in borsa che affondò nel 2007 Wall Street per poi avvitare l’economia di tutti i Paesi sviluppati. E lo fa avvalendosi di un cast mostruoso, Brad Pitt, Christian Bale, Steve Carrell e Ryan Gosling. La grande scommessa è la puntata sul ribasso che degli analisti finanziari fuori dal gioco delle grandi banche fecero sulla base di un sistema molto semplice: vedere le operazioni alla base delle operazioni cosiddette strutturate, fatte di derivati con strane tangenti (nel senso geometrico del termine). L’interesse delle banche era gonfiare il sistema per incassare le ricche percentuali che gli venivano riconosciute per inserire nel portafoglio dei risparmiatori titoli immondizia. E quando la sostanza delle operazioni, ossia i mutui rilasciati senza alcuna garanzia a gente che non ne poteva sopportare l’onere è emersa la scommessa dei ribassisti si è rivelata vincente. Il regista gioca su un ritmo del racconto nervoso, incrociando storie di analisti finanziari, giganti delle borse e persone comuni; e gli attori e la forza della storia fanno il resto; ma la ricerca del facile consenso di McKay da parte di una amplia platea, facilmente riscuotibile proprio per l’argomento trattato, fa trascendere tutto il film verso un facile qualunquismo. Mentre le premesse erano quelle di una grande scommessa per un grande film. Non è così, un film gradevole, ma nulla di più.
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sergiofi
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domenica 6 marzo 2016
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al cinema l'autoreferenzialismo non paga
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Se l'obiettivo di "The big short" era quello di spiegare alla gente comune il meccanismo fraudolento che ha fatto scoppiare la bolla sub-prime, che continua a trascinare verso il baratro l'economia mondiale, il fallimento è totale. Il fatto è, come spiega il secondo il report "Grandi disuguaguanze" stilato da Oxfam, che nel 2016 più della metà della ricchezza globale sarà in mano all’1% della popolazione del mondo. I ritmi di crescita portano a ipotizzare che a breve si supererà il 50%. I quattro personaggi messi al centro della storia (interpretati da Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carrell e Brad Pitt) sono parte integrante di questo 1% che si sta arricchendo alle spalle degli altri.
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Se l'obiettivo di "The big short" era quello di spiegare alla gente comune il meccanismo fraudolento che ha fatto scoppiare la bolla sub-prime, che continua a trascinare verso il baratro l'economia mondiale, il fallimento è totale. Il fatto è, come spiega il secondo il report "Grandi disuguaguanze" stilato da Oxfam, che nel 2016 più della metà della ricchezza globale sarà in mano all’1% della popolazione del mondo. I ritmi di crescita portano a ipotizzare che a breve si supererà il 50%. I quattro personaggi messi al centro della storia (interpretati da Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carrell e Brad Pitt) sono parte integrante di questo 1% che si sta arricchendo alle spalle degli altri. Le parole che usano e le loro personali paranoie sono incomprensibili per gli umani confinati sul fronte opposto, quelli chiamati sempre e comunque a pagare il conto. Il regista Adam McKay, con un linguaggio cinematografico sincopato e per niente attinente, non riesce a trasmettere alcun messaggio di denuncia (come fa invece, magistralmente, "Spotlight"). Si limita a costruire una storia poco coinvolgente incentrata sui quattro protagonisti, liberi di gigioneggiare a ruota libera, senza che lo spettatore medio comprenda alla fine dei giochi chi sono i buoni e chi i cattivi. Un flop, dunque, anche sul piano del puro intrattenimento. L'autoreferenzialismo, al cinema, non è (quasi) mai vincente.
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aigle des alpes
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domenica 10 gennaio 2016
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il migliore nel suo genere
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Ottimo film. Un bel montaggio alla Ocean's Eleven senza esagerazioni agiografiche, alla fine anche chi vince (e tanto) non esulta. McKay se la cava abbastanza bene con l’oggettiva difficoltà di mediare tra le esigenze del pubblico generalista e quello degli insider nello spiegare un cdo. I protagonisti non sono come al solito tagliati con l’accetta e gli spunti di riflessione non mancano. Il punto debole sono forse i dialoghi tra tecnici, nei quali tutti sono sempre troppo ingenui nello scoprire candidamente tutte le carte: ma anche si tratta di forzatura che va accettata affinché il film possa mantenere un ritmo accettabile. Conoscendo bene il mondo della finanza comunque trovo molto azzeccata la sua ricostruzione, dalle convention autoreferenziali alla considerazione che, oltre alla solita spregiudicatezza alla Gordon Gekko, ci sono anche tanta ingenuità (o stupidità, per usare la terminologia del film) e pressapochismo.
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Ottimo film. Un bel montaggio alla Ocean's Eleven senza esagerazioni agiografiche, alla fine anche chi vince (e tanto) non esulta. McKay se la cava abbastanza bene con l’oggettiva difficoltà di mediare tra le esigenze del pubblico generalista e quello degli insider nello spiegare un cdo. I protagonisti non sono come al solito tagliati con l’accetta e gli spunti di riflessione non mancano. Il punto debole sono forse i dialoghi tra tecnici, nei quali tutti sono sempre troppo ingenui nello scoprire candidamente tutte le carte: ma anche si tratta di forzatura che va accettata affinché il film possa mantenere un ritmo accettabile. Conoscendo bene il mondo della finanza comunque trovo molto azzeccata la sua ricostruzione, dalle convention autoreferenziali alla considerazione che, oltre alla solita spregiudicatezza alla Gordon Gekko, ci sono anche tanta ingenuità (o stupidità, per usare la terminologia del film) e pressapochismo... e che alla fine il sistema è marcio non tanto (o non solo) perché nelle stanze dei bottoni siedano i soliti cinque o sei supercomplottisti, ma perché dietro ci sono anche nutrite schiere di truppe cammellate che passano il tempo a cercare di rendere credibile (anche a loro stessi) la fuffa che li arrichisce.
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jaylee
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domenica 10 gennaio 2016
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manuale di finanza per dummies (siamo noi)
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“La Verità è come la Poesia. E alla maggior parte della gente la Poesia sta sulle palle”.
Questa frase, citata quasi all’inizio del film e, almeno a quanto riporta la citazione, è stata trovata nel bagno di un bar di Washington, racchiude in modo esemplare la grande illusione del sistema capitalistico occidentale, ovvero che tutti possano avere tutto, quando è chiaro e lampante anche ad un bambino che se vuoi un pezzo di torta più grande, qualcuno deve averne una più piccola. E se qualcuno la vuole cento, mille, un milione di volte più grande degli altri, qualcuno dovrà accontentarsi delle briciole o morire di fame.
Trama semplice: qualcuno si è accorto che banche, borse, politica, aziende di rating hanno escogitato un piano per fare soldi ai danni degli investitori ed iniziano ad accaparrarsi degli strumenti finanziari che frutteranno milioni quando il mercato scoppierà.
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“La Verità è come la Poesia. E alla maggior parte della gente la Poesia sta sulle palle”.
Questa frase, citata quasi all’inizio del film e, almeno a quanto riporta la citazione, è stata trovata nel bagno di un bar di Washington, racchiude in modo esemplare la grande illusione del sistema capitalistico occidentale, ovvero che tutti possano avere tutto, quando è chiaro e lampante anche ad un bambino che se vuoi un pezzo di torta più grande, qualcuno deve averne una più piccola. E se qualcuno la vuole cento, mille, un milione di volte più grande degli altri, qualcuno dovrà accontentarsi delle briciole o morire di fame.
Trama semplice: qualcuno si è accorto che banche, borse, politica, aziende di rating hanno escogitato un piano per fare soldi ai danni degli investitori ed iniziano ad accaparrarsi degli strumenti finanziari che frutteranno milioni quando il mercato scoppierà. Già sentita?
Curiosamente, proprio come le bolle finanziarie, sono ciclici i film che ci parlano di quanto siamo creduloni davanti alle istituzioni che niente producono eppure sono così rispettabili: le banche. E tutte le volte ci raccontano la stessa storia: sono crimini dove alla fine paga la vittima. Wall Street (1987), il caposaldo con Gordon Gekko profeta dell’avidità, e il suo seguito (2010), fino ai recenti Margin Call (che racconta esattamente la stessa storia, ma da un’altra angolazione) e The Wolf Of Wall Street.
Adam McKay dirige il suo primo film drammatico dopo qualche commedia e sceglie una tematica scomodissima, vedi la prima frase: cosa è veramente successo nel grande crollo finanziario del 2008, quello di cui stiamo appena rivedendo la luce alla fine del tunnel adesso? In che modo si stanno assicurando che quella crisi, che ha rovinato la vita di milioni di persone, e lasciato sulla strada altrettanti milioni non capiti mai più? Abbiamo imparato la lezione?
Visto che sappiamo la risposta, concentriamoci sul film, che davvero merita di essere visto: innanzitutto perché ci sono delle interpretazioni davvero splendide e con un lavoro di squadra ad orologeria, con una chimica tra i vari personaggi spettacolare: Christian Bale, il pazzo visionario che intravede tutto anni prima (e che paradossalmente ha un ‘occhio di vetro… ci verrebbe da dire che “In un mondo di ciechi un orbo è re.), , Ryan Gosling, il narratore del film, lo squalo con un gran senso dell’umorismo (la sua battuta: “se mi dici la differenza tra stupido e illegale, faccio arrestare mio cognato” ce la sentiremo parafrasata parecchie volte, ve lo assicuriamo); Steve Carell, anarchico investitore nichilista, alla seconda parte drammatica dopo Foxcatcher; e Brad Pitt, in una piccola ma significativa parte di quello che è uscito dal sistema.
Ma non illudiamoci: nessuno si salva. L’altro motivo per cui questo film merita di essere visto è per come l’orgia di numeri, definizioni finanziarie volutamente misteriose, smascheramenti di meccanismi di controlli finanziari incestuosi e inesistenti vengono raccontati con semplicità e in modo divertente (con alcuni simpaticissimi siparietti), ma la cosa peggiore è che nessuno -banche, agenzie di rating, la borsa - veramente nasconde niente, provare per credere su internet.
Come disse il campione dei mondo di poker, Amarillo Slim sul sedersi ad un tavolo di giocatori che non conosci: « Se nella prima mezzora non capisci chi è il pollo, allora il pollo sei tu. » (www.versionekowalski.it)
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elpiezo
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sabato 16 gennaio 2016
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avvincente ma complicato!!!!
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Ambiziosa opera del regista McKay che narra la crisi del mercato immobiliare americano , una tragedia economica che ha causato la perdita della casa e del lavoro a milioni di cittadini tra il 2007 ed il 2010.
Una narrazione nevrotica e compulsiva, un nugolo di personaggi ambiziosi e sfacciati magistralmente interpretato da un cast di rilievo (Bale, Goslin, Pitt, Carell), una colonna sonora accattivante ad affiancare una telecamera costantemente agitata nel ripercorrere le tappe salienti del discusso regresso economico.
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Ambiziosa opera del regista McKay che narra la crisi del mercato immobiliare americano , una tragedia economica che ha causato la perdita della casa e del lavoro a milioni di cittadini tra il 2007 ed il 2010.
Una narrazione nevrotica e compulsiva, un nugolo di personaggi ambiziosi e sfacciati magistralmente interpretato da un cast di rilievo (Bale, Goslin, Pitt, Carell), una colonna sonora accattivante ad affiancare una telecamera costantemente agitata nel ripercorrere le tappe salienti del discusso regresso economico.
Punti di forza che esaltano una regia pulita il cui unico grave neo è quello di imporre al pubblico una moltitudine di nozioni tecniche il più delle volte incomprensibile ai non addetti ai lavori; una caterva di arcani tecnicismi che disperdono lo spettatore proiettandolo nei meandri di un intreccio complesso dal quale trapela il cinismo di alcuni personaggi pronti a ricavare milioni sulle spalle degli ignari cittadini americani.
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matteocorre
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sabato 9 gennaio 2016
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una scossa elettrica.
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Ieri sono andato a vedere questo film al cinema, che cosa posso dire? Sono rimasto elettrizzato all'uscita dalla sala ripensando a cosa ho visto li dentro. Guardando il trailer mi aspettavo di vedere un film diverso probabilmente, forse un poco più commedia e meno drammatico? Invece no , Adam Mckay descrive la cruda realtà dei fatti che sono accaduti nel 2008, ma non per questo il film non fa ridere, infatti molte scene anche se sono drammatiche riescono ad avere anche un contorno comico dando al film una potenza assoluta.
Il cast di questo film è eccezionale con un Christian Bale fenomenale e un Steve Carell immerso completamente nel clima di wall street, da notare anche la superba prova di Ryan Gosling decisamente il personaggio più simpatico e più avido della storia, ottima la prestazione di Brad Pitt anche se essendo ai margini della storia non ha molte battute da recitare.
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Ieri sono andato a vedere questo film al cinema, che cosa posso dire? Sono rimasto elettrizzato all'uscita dalla sala ripensando a cosa ho visto li dentro. Guardando il trailer mi aspettavo di vedere un film diverso probabilmente, forse un poco più commedia e meno drammatico? Invece no , Adam Mckay descrive la cruda realtà dei fatti che sono accaduti nel 2008, ma non per questo il film non fa ridere, infatti molte scene anche se sono drammatiche riescono ad avere anche un contorno comico dando al film una potenza assoluta.
Il cast di questo film è eccezionale con un Christian Bale fenomenale e un Steve Carell immerso completamente nel clima di wall street, da notare anche la superba prova di Ryan Gosling decisamente il personaggio più simpatico e più avido della storia, ottima la prestazione di Brad Pitt anche se essendo ai margini della storia non ha molte battute da recitare.
L'unico difetto che posso trovare a quest'opera sono i dialoghi che descrivono i vari termini che le banche e le società di rating usano per far crollare il sistema, per il resto direi che le 2 ore di questo film scorrono velocemente.
Perchè vedere questo film? Bisogna vedere questo film per il semplice fatto che descrive l'avidità dell'essere umano, (Banche, Società di Rating , Wall street) in tutta la sua totale demenza , dove l'unica legge che conta è quella del profitto, ci disegna con potenza le caratteristiche dei personaggi e le loro drammatiche vicende (Steve Carell su tutti) e riesce a farti immergere completamente dentro la storia grazie alla regia perfetta di McKay.
Voto 4 stelline.
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