nico_lrn
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domenica 1 febbraio 2015
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ognuno con i suoi mezzi, con il cuore nella borsa
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Piacevole, oserei "godereccio", per chi ha a cuore il nostro paese e per come i profili dei personaggi possano rappresentare, più o meno nel dettaglio, ognuno di noi. Mai noioso o lento, nonostante si svolga per quasi la sua interezza tra le stesse quattro mura, o "migliaia di libri", con colpi di scena ben assestati, mai banali o non consoni. Consigliato a chi ha conosciuto Lo Cascio con "I Cento Passi" e a chi piace approfondire, ma in modo decisamente umoristico, la deriva culturale dell'Italia. La quarta stella l'ha guadagnata la sequenza musicale di "Telefonami tra vent'anni": potente, carina, fresca e potenziale causa di lacrimuccia per i più sensibili.
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Piacevole, oserei "godereccio", per chi ha a cuore il nostro paese e per come i profili dei personaggi possano rappresentare, più o meno nel dettaglio, ognuno di noi. Mai noioso o lento, nonostante si svolga per quasi la sua interezza tra le stesse quattro mura, o "migliaia di libri", con colpi di scena ben assestati, mai banali o non consoni. Consigliato a chi ha conosciuto Lo Cascio con "I Cento Passi" e a chi piace approfondire, ma in modo decisamente umoristico, la deriva culturale dell'Italia. La quarta stella l'ha guadagnata la sequenza musicale di "Telefonami tra vent'anni": potente, carina, fresca e potenziale causa di lacrimuccia per i più sensibili.
Ben recitato da tutta la squadra di attori, e un plauso anche agli sceneggiatori: con una trama così semplice e originale ci hanno dato un ottimo film.
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marce84
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giovedì 13 agosto 2015
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ottima sceneggiatura e attori magistrali
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“Il nome del figlio” è una commedia italiana remake del film francese di successo “Cena tra amici”. Quattro amici di lunga data si ritrovano per una serata apparentemente tranquilla, ma lo svelamento del nome del prossimo figlio di uno dei protagonisti innescherà una serie di liti e svelerà alcune dinamiche relazionali solamente sopite.
Il film, nonostante si svolga interamente in un solo ambiente e in una sola serata, tiene costantemente alto il ritmo e la tensione narrativa: il merito va alla sceneggiatura curata, mai banale, spesso pungente e al limite tra l’ironia e il dramma.
Un altro punto di forza del film è il cast: i quattro attori principali offrono delle interpretazioni magistrali nel caratterizzare il proprio personaggio.
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“Il nome del figlio” è una commedia italiana remake del film francese di successo “Cena tra amici”. Quattro amici di lunga data si ritrovano per una serata apparentemente tranquilla, ma lo svelamento del nome del prossimo figlio di uno dei protagonisti innescherà una serie di liti e svelerà alcune dinamiche relazionali solamente sopite.
Il film, nonostante si svolga interamente in un solo ambiente e in una sola serata, tiene costantemente alto il ritmo e la tensione narrativa: il merito va alla sceneggiatura curata, mai banale, spesso pungente e al limite tra l’ironia e il dramma.
Un altro punto di forza del film è il cast: i quattro attori principali offrono delle interpretazioni magistrali nel caratterizzare il proprio personaggio. Peraltro ogni personaggio non raffigura solamente un carattere, ma ha molte e affascinanti sfacettature, che gli attori sono abili nel mostrare e nel fare intravedere.
“Il nome del figlio” ci mostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, la complessità dei rapporti interpersonali e ci suggerisce che più questi rapporti sono intensi e duraturi e maggiore è la complessità e la difficoltà nell’accettare rancori, invidie, gelosie, gerarchie, rapporti di forza.
Inoltre, nel film, è curioso vedere come, a turno, ogni personaggio reciti il ruolo di vittima e carnefice dal punto di vista dialettica, in modo spesso quasi inconsapevole, ma inevitabile, dove tutti prima o poi feriscono tutti.
Ma nonostante i contrasti e i rancori, “Il nome del figlio” è in fin dei conti un film positivo, perché è un film sull’amicizia, sulla forza dell’amore: perché se è vero che i rapporti intensi e duraturi sono i più complessi e anche vero che basta poco per fare pace e ritornare a volersi bene e a ricomporre ferite, liti e malintesi.
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gianleo67
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venerdì 18 settembre 2015
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la borghesia posticcia dell'ultima archibugi
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Quando l'agente immobiliare Paolo Pontecorvo, rampollo di una prestigiosa famiglia di partigiani ebrei, comunica durante una cena a casa del cognato Sandro e della sorella Betta che il nome scelto per il suo primogenito sarà Bettino, innesca una accesa discussione politica, culturale e personale che finisce per coinvolgere anche Simona, moglie di Paolo ed il loro comune amico Claudio. La scelta del nome si rivelerà una boutade ma anche l'occasione per disseppellire antichi rancori e nuove recriminazioni che metteranno inevitabilmente gli uni contro gli altri. Almeno finchè la nascita inaspettata di una di una bambina non rimetterà le cose a posto e riporterà l'armonia in famiglia.
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Quando l'agente immobiliare Paolo Pontecorvo, rampollo di una prestigiosa famiglia di partigiani ebrei, comunica durante una cena a casa del cognato Sandro e della sorella Betta che il nome scelto per il suo primogenito sarà Bettino, innesca una accesa discussione politica, culturale e personale che finisce per coinvolgere anche Simona, moglie di Paolo ed il loro comune amico Claudio. La scelta del nome si rivelerà una boutade ma anche l'occasione per disseppellire antichi rancori e nuove recriminazioni che metteranno inevitabilmente gli uni contro gli altri. Almeno finchè la nascita inaspettata di una di una bambina non rimetterà le cose a posto e riporterà l'armonia in famiglia.
Piece teatrale (Le Prénom di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte già adattata per il grande schermo dagli stessi autori nel 2012 ne la 'Cena tra amici') trasposta nelle forme di una tragicommedia da camera, richiama il gusto della Archibugi per il valore dell infanzia come luogo da cui si originano sentimenti e relazioni capaci di perdurare nel tempo, ma anche del senso di una inevitabile trasformazione che stravolge le vite di protagonisti capaci di scoprirsi sconosciuti non solo gli uni agli altri ma persino a se stessi. Se il film francese brillava per il solito funanbolismo verbale e la leggerezza di toni sempre sopra le righe, la Archibugi vira verso l'artificiosità di un dramma che vuole richiamare la trasversalità del pregiudizio sociale e culturale e di un pensiero (dominante?) radical chic capacissimo di guardare i difetti degli altri ma totalmente miope quando si tratta di vedere i propri, avvitandosi su di una struttura verbosa e volubile in cui abbondano il doppio senso ed il colpo di scena senza costrutto; solo per dirci che nessuno ha ragione ma neppure torto e ritrovare la quiete dopo una tempesta che richiama vecchi mestieranti di Hollywood che sapevano per filo e per segno come si scriveva una commedia senza prendere veloci appunti su di un tovagliolo di carta.
Quello che fa difetto al film, più che gli evidenti limiti di una messa in scena in cui la delega agli attori soverchia le loro reali capacità, è lo stucchevole punto di vista di chi inquadra le dinamiche di una resa dei conti socio-culturale (nell'ordine: i rampolli dell'aristocrazia borghese di sinistra, l'intellettuale imbucato di umili origini, il figlio della servitù diventato amante e confidente ed infine il trofeo sessuale di un sottoproletariato urbano in cerca di un improbabile riscatto culturale) dal punto di vista di un ceto sociale fasullo e vanesio che esiste solo nella accomodante immaginazione dell'autrice. Attori bravissimi, per carità, ma prigionieri di ruoli e di luoghi comuni che non saranno quelli insopportabili di Muccino e della Comencini, ma che odorano di fuffa lontano un miglio e che finiscono per vomitarsi addosso le rispettive insoddisfazione umane e professionali come da copione per chiedersi scusa un minuto dopo come se nulla fosse successo. Verrebbe da dire, nella geometrica implacabilità della trama, che l'operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è immancabilmente morto, o meglio è nato (stato?) il figlio che poi speriamo sempre che sia femmina. Insomma si cita Pontecorvo (sotto le mentite spoglie di un ex eroe della resistenza comunista diventato regista, pardon deputato) ma si pensa a Monicelli e nel dubbio si scimmiotta Bergman. Forse era meglio provvedere a qualcosa di più originale ed emotivamente credibile senza dover necessariamente irritare lo spettatore con tutte queste moine e giri di parole in grado solo di fargli la testa come un pallone: tra la Critica della Ragion Pratica e Lucio Dalla, si sa, il passo è breve ed i panni sporchi si lavano sempre e solo in famiglia. Nastri d'Argenti 2015 per Gassman come migliore attore protagonista e per la Ramazzotti come miglior attrice non protagonista.
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nanni
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giovedì 29 gennaio 2015
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il vero "il nome del figlio" è "cena tra amici"
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Un ristretto gruppo di amici, con differenti convinzioni politiche e che si frequenta da anni durante una “cena resa dei conti” , realizza quanto per paura di rompere equilibri consolidati sia rimasto prigioniero di un inutile e convenzionale rapporto paramicale.
L’escalation incalzante degli scontri, dai registri esilaranti, che iniziano sul disaccordo intorno al nome da dare al nascituro di una delle coppie protagoniste , rende evidente come
solo rischiando di ferire e di ferirsi, invece, forse, si può innescare quel meccanismo di avvicinamento alla verità che nella “cena resa dei conti” fortunatamente si realizza.
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Un ristretto gruppo di amici, con differenti convinzioni politiche e che si frequenta da anni durante una “cena resa dei conti” , realizza quanto per paura di rompere equilibri consolidati sia rimasto prigioniero di un inutile e convenzionale rapporto paramicale.
L’escalation incalzante degli scontri, dai registri esilaranti, che iniziano sul disaccordo intorno al nome da dare al nascituro di una delle coppie protagoniste , rende evidente come
solo rischiando di ferire e di ferirsi, invece, forse, si può innescare quel meccanismo di avvicinamento alla verità che nella “cena resa dei conti” fortunatamente si realizza.
Tutto questo, però, era già stato più brillantemente raccontato nel , davvero, imperdibile “Cena tra amici” , film francese, uscito solo un anno fa’.
Ci rimane, dunque, ignoto cosa abbia spinto la Archibugi e Co. A realizzare l’inutile “Nome del figlio” che poco o niente aggiunge all’altro, anzi lo impoverisce con una recitazione che non regge il confronto.
ciao Nanni
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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una cena tra amici all’italiana
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Il film racconta la storia di Paolo, un estroverso agente immobiliare dalla battuta sempre pronta e di sua moglie Simona, autrice di un best-seller erotico e in attesa del loro primo figlio. Una sera i due organizzano una cena con i loro più cari amici: Sandro, un raffinato scrittore e professore universitario precario con la mania di twitter, sua moglie Betta, insegnante e madre di due bambini e suo fratello Claudio, un eccentrico musicista ed eterno scapolo. In attesa dell’arrivo di Simona, il futuro papà si diverte a prendere in giro gli ospiti scherzando sul nome di suo figlio, uno scherzo che darà vita ad una serie di conflitti e discussioni che porteranno ad una rivelazione sorprendente.
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Il film racconta la storia di Paolo, un estroverso agente immobiliare dalla battuta sempre pronta e di sua moglie Simona, autrice di un best-seller erotico e in attesa del loro primo figlio. Una sera i due organizzano una cena con i loro più cari amici: Sandro, un raffinato scrittore e professore universitario precario con la mania di twitter, sua moglie Betta, insegnante e madre di due bambini e suo fratello Claudio, un eccentrico musicista ed eterno scapolo. In attesa dell’arrivo di Simona, il futuro papà si diverte a prendere in giro gli ospiti scherzando sul nome di suo figlio, uno scherzo che darà vita ad una serie di conflitti e discussioni che porteranno ad una rivelazione sorprendente.
Per il suo ritorno dietro la macchina da presa, Francesca Archibugi sceglie di realizzare il remake di Cena tra amici, uno dei film francesi più acclamati del 2012, apportando alla sceneggiatura le modifiche necessarie per rendere il suo film espressione autentica di italianità.
Il cast è ricco e variegato. Alessandro Gassmane Micaela Ramazzottiinterpretano i futuri genitori Paolo e Simona, mentre Valeria Golinoè la dolce Betta, Rocco Papaleoil suo scapestrato fratello e, per concludere, Luigi Lo Cascioè l’intellettualoide di sinistra Sandro.
Il nome del figlio è una commedia corale ed intelligente, un filo conduttore tra le sicurezze del passato e le incertezze del futuro. La regista dirige sapientemente questo gruppo d’artisti, permettendo loro di contribuire alla creazione stessa del film.
Interessante è la contrapposizione ideologica tra Sandro e Paolo: il primo è un petulante saccente convinto di essere l’unico a poter migliorare il mondo, mentre il secondo è un buffone ignorante che ricorda molto il personaggio di Bruno Cortona de Il sorpasso, interpretato nel 1962 dal grande Vittorio Gassman. Degna di lode è, inoltre, la recitazione di Papaleo, che qui si cimenta in un ruolo diverso dal solito, decisamente più complesso ed interessante.
Nonostante tutto, però, In nome del figlioesce sconfitto dal confronto con la pellicola di La Patellieree Delaporte, molto più ritmica ed esilarante della versione nostrana.
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laloli
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domenica 25 gennaio 2015
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limiti di una bella commedia italiana
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Ispirato, come il francese "Cena tra amici", alla pièce teatrale 'Le prénom' il film è libero, diversamente dal parente francese, dai ritmi serratamente teatrali che io peraltro non amo troppo al cinema. L'Archibugi vi riesce anche attraverso il ricorso a numerosi flashback che non mi sono piaciuti salvo scoprirli - dopo - veicolari alla scena della canzone (sulle note e per le note di 'telefonami tra vent'anni' di Dalla) che è a parer mio uno dei momenti più belli del film.
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Ispirato, come il francese "Cena tra amici", alla pièce teatrale 'Le prénom' il film è libero, diversamente dal parente francese, dai ritmi serratamente teatrali che io peraltro non amo troppo al cinema. L'Archibugi vi riesce anche attraverso il ricorso a numerosi flashback che non mi sono piaciuti salvo scoprirli - dopo - veicolari alla scena della canzone (sulle note e per le note di 'telefonami tra vent'anni' di Dalla) che è a parer mio uno dei momenti più belli del film.
Un pochino scontata la filippica della scrittrice 'borgatara' che conclude una feroce serata tra amici. Serata feroce, appunto e a mio avviso il rincorrere troppo la risata del pubblico svilisce il film. Ma il film è italiano e questo è il limite della commedia italiana: non le basta mai il sorriso, vuole la risata a tutti i costi che anche arriva in questo caso, ma invece di regalare punti al film, li toglie. Da vedere.
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[+] un film dichiaratamente femminile.
(di virea)
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filippo catani
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martedì 27 gennaio 2015
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telefonami tra vent'anni
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Un gruppo di amici si riunisce per una cena in compagnia organizzata per comunicare il sesso e il nome del figlio di una coppia. Lo sconvolgimento generale per il nome scelto farà emergere una serie di incomprensioni e verità insospettabili che metteranno a dura prova tutti.
Rivisitazione della brillante commedia francese Cena tra amici, questa pellicola italiana si fa assolutamente apprezzare. I meriti sono diversi. Intanto l'Archibugi mostra come sia ancora possibile mettere in scena un certo tipo di commedia anche in Italia che non sia solo quella o demenziale, o da ridere o una commedia degli equivoci. Il soggetto è ben costruito e sviscera le debolezze che ci sono in ognuno di noi così come le ipocrisie che ci contraddistinguono.
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Un gruppo di amici si riunisce per una cena in compagnia organizzata per comunicare il sesso e il nome del figlio di una coppia. Lo sconvolgimento generale per il nome scelto farà emergere una serie di incomprensioni e verità insospettabili che metteranno a dura prova tutti.
Rivisitazione della brillante commedia francese Cena tra amici, questa pellicola italiana si fa assolutamente apprezzare. I meriti sono diversi. Intanto l'Archibugi mostra come sia ancora possibile mettere in scena un certo tipo di commedia anche in Italia che non sia solo quella o demenziale, o da ridere o una commedia degli equivoci. Il soggetto è ben costruito e sviscera le debolezze che ci sono in ognuno di noi così come le ipocrisie che ci contraddistinguono. Ecco allora che a portare un filo di verità e a svelare il quadro darà il contributo fondamentale la donna neo scrittrice che non è considerata niente da nessuno (bravissima la Ramazzotti a calarsi nel personaggio). Il film è utile per riflettere sugli ultimi anni della vita politica, culturale e sociale del nostro paese che ha prodotto due opposti: un palazzinaro arrivista che pensa di poter comprare tutto e tutti (Gassman) e un professore fissato con Twitter i cui libri non legge praticamente nessuno ma che mantiene intatto un idealismo che però lo porta a vivere fuori dalla realtà (Lo Cascio). In mezo a tutto ciò ci sono le sofferenze della Golino e il personaggio di Papaleo che darà il vero shock alla serata. Insomma un po' di sano intrattenimento nostrano dove si alternano umorismo, dramma, rabbia e disillusione. Ecco, sopo una difficile infanzia, dove si ritrova questo gruppo di amici che balla sulle note di Telefonami tra vent'anni.
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antonietta dambrosio
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giovedì 29 gennaio 2015
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l'omaggio alla verità della archibugi
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Il nome del figlio - recensione
"Con un salto siamo nel duemila, alle porte dell'universo, importante è non arrivarci in fila, ma tutti quanti in modo diverso, ognuno con i suoi mezzi, magari arrivando a pezzi...". Parole e note che fanno da ponte tra passato e presente, accorciano le distanze di tempo e mettono a nudo le identità di ognuno, e cancellando omissioni, ipocrisie, risentimenti e le tante parole non dette, mettono in luce i sentimenti più veri. Francesca Archibugi ci porta a cena da Betta, una Valeria Golino credibile nel ruolo di chi si è sempre mossa al fine di compiacere tutti tranne se stessa, nello sguardo, nel tono di voce e nell'attesa dell'attenzione di parenti e amici, sempre uniti da vent'anni.
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Il nome del figlio - recensione
"Con un salto siamo nel duemila, alle porte dell'universo, importante è non arrivarci in fila, ma tutti quanti in modo diverso, ognuno con i suoi mezzi, magari arrivando a pezzi...". Parole e note che fanno da ponte tra passato e presente, accorciano le distanze di tempo e mettono a nudo le identità di ognuno, e cancellando omissioni, ipocrisie, risentimenti e le tante parole non dette, mettono in luce i sentimenti più veri. Francesca Archibugi ci porta a cena da Betta, una Valeria Golino credibile nel ruolo di chi si è sempre mossa al fine di compiacere tutti tranne se stessa, nello sguardo, nel tono di voce e nell'attesa dell'attenzione di parenti e amici, sempre uniti da vent'anni. Suo marito è Sandro (Luigi Lo Cascio), lo stesso ragazzo che frequentava casa Pontecorvo grazie all'amicizia con suo fratello Paolo (Alessandro Gassman), e che oggi dall'alto della sua docenza universitaria pontifica e filosofeggia dalla stessa distanza che separa un suo tweet dai followers. Con loro ad accogliere Paolo e sua moglie Simona (Micaela Ramazzotti) c'è Claudio (Rocco Papaleo), l'amico di sempre figlio dell'uomo di fiducia di casa Pontecorvo e che "giustamente" rimane vicino negli anni grazie al legame ormai fraterno con Betta. La rivelazione di Paolo del nome del bambino che lui e Simona aspettano è l'occhio del ciclone che spazza via le maschere sociali ed attraverso posizioni politiche irremovibili ognuno si lancia nell'accusa e nel giudizio dell'altro facendo a pezzi soprattutto se stesso, mettendo in evidenza pregiudizi e preconcetti che vengono confusi con la verità. Simona è fuori dal coro, è quella che Sandro definisce l'incarnazione del fallimento della società, l'oca aspirante scrittrice relegata tra le masse popolari, che distante fisicamente da tutti, oltre una vetrata osserva, fuori tempo interviene e si impone con una naturalezza fatta di sentimenti semplici riportando tutti alla verità. Come il francese Cena tra amici, l'ultimo lavoro di Francesca Archibugi prende spunto dalla pièce teatrale Le prénom, ma in comune ha solo il pretesto perché non si ferma solo su stereotipi politici, il suo occhio è sulle persone, sulle contraddizioni e le gabbie sociali. La bambina che viene al mondo, figlia di Micaela Ramazzotti che ha dato alla luce sotto l'occhio della macchina da presa, lega tutti con un amore più vero ed è un invito a guardare il mondo ripartendo dai sentimenti più puliti. La Archibugi dirige il cast elevando ognuno a grande interprete di una gradevolissima e bentornata commedia italiana, dove spicca per bravura un sempre più maturo Alessandro Gassman, e dondolandoci tra passato e presente fa un'opera di bonifica dell'animo di tutti i presenti in sala.
Anonietta D'Ambrosio
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ralphscott
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sabato 14 febbraio 2015
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questi amici sono in vena di confidenze
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Radunati alcuni dei migliori attori italiani adatti alla commedia,mancano giusto Giallini e pochi altri,la Comencini mette in scena un quadro familiare che attinge alla gioventù dei protagonisti. Questa scelta,per quanto aderente alla pièce,non giova del tutto alla fluidità del racconto. I continui flash back sono forse l'elemento differenziante più evidente rispetto a "Cena tra amici",ottima commedia francese da cui é impossibile affrancarsi per un commento critico. Se lo spunto é comune,le scelte operate nella stesura della sceneggiatura sono nettamente diverse. Il film dei cuginastri francesi é di tipico impianto teatrale,di rigorosa compattezza narrativa aiutata anche dall'ambientazione indoor:un meccanismo ad orologeria.
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Radunati alcuni dei migliori attori italiani adatti alla commedia,mancano giusto Giallini e pochi altri,la Comencini mette in scena un quadro familiare che attinge alla gioventù dei protagonisti. Questa scelta,per quanto aderente alla pièce,non giova del tutto alla fluidità del racconto. I continui flash back sono forse l'elemento differenziante più evidente rispetto a "Cena tra amici",ottima commedia francese da cui é impossibile affrancarsi per un commento critico. Se lo spunto é comune,le scelte operate nella stesura della sceneggiatura sono nettamente diverse. Il film dei cuginastri francesi é di tipico impianto teatrale,di rigorosa compattezza narrativa aiutata anche dall'ambientazione indoor:un meccanismo ad orologeria. In questa nostra commedia,che tenta di raccontarci qualcosa di più,la cinepresa plana morbidamente,come la metafora riuscita del modellino volante,sui protagonisti e sulla loro grande casa. Qui i confini sono meno netti,la vita fluisce tra smartphone,solitudini,improbabili telefonate da una stanza all'altra,ma anche uno sguardo benevolo della regista,indulgenza che scatta anche nello spettatore. Degli attori mi é piaciuto molto Gassman;ha raggiunto una maturità espressiva forse per lui inedita,anche aiutato da un personaggio che ben si presta alla mimica facciale ed al gesticolare del nostro istrione (nella versione francese Patrick Bruel,adorabile). Bella e commovente la parte riservata a M.Ramazzotti.
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maurizio meres
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domenica 22 febbraio 2015
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film discreto ,mi aspettavo di più
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Discreto film di una commedia all'Italiana un po'spenta ,anche se il film scorre piacevolmente leggendolo tra le righe si nota l'inefficacia di un copione basato su una dialettica e un modo di fare attuale in cui ognuno fa intendere "io sono il migliore "se vogliamo con un linguaggio anche parzialmente demenziale.Tutti i personaggi si scontrano tra loro,tra ricordi ,incomprensioni,abitudini di vita noiose e piene di rancore.Gli attori seppur tutti bravi ,peccano nella loro personalità professionale per un copione leggero direi scarso ,con una struttura cinematografica povera di scenografia e ambientazioni.
Personalmente rimanderei la brava Francesca Archibugi ad un altro lavoro più intenso e profondo come lei è in grado di fare,comunque il film rimane gradevole e in alcuni tratti an
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Discreto film di una commedia all'Italiana un po'spenta ,anche se il film scorre piacevolmente leggendolo tra le righe si nota l'inefficacia di un copione basato su una dialettica e un modo di fare attuale in cui ognuno fa intendere "io sono il migliore "se vogliamo con un linguaggio anche parzialmente demenziale.Tutti i personaggi si scontrano tra loro,tra ricordi ,incomprensioni,abitudini di vita noiose e piene di rancore.Gli attori seppur tutti bravi ,peccano nella loro personalità professionale per un copione leggero direi scarso ,con una struttura cinematografica povera di scenografia e ambientazioni.
Personalmente rimanderei la brava Francesca Archibugi ad un altro lavoro più intenso e profondo come lei è in grado di fare,comunque il film rimane gradevole e in alcuni tratti anche simpatico,inoltre si può ammirare uno scorcio di Roma che difficilmente si vede nel cinema ma molto significativo nella vita sociale di tutti i giorni
"Ponte Casilino" a ridosso della ferrovia "
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