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For the Love of a Man, se il fandom diventa culto religioso e strumento di manipolazione

Presentato a Venezia Classici 72 e da oggi in streaming su Biennale Cinema Channel e MYmovies ONE, un'interessante indagine sul folle seguito (e le sue folli conseguenze) della superstar indiana Rajinikanth. SCOPRI IL FILM »
di Raffaella Giancristofaro

giovedì 3 febbraio 2022 - mymoviesone

Nato a Bangalore nel 1950, ex autista diventato attore diplomandosi al Madras Film Institute (città che ora si chiama Chennai), Rajinikanth è considerato "la star più importante del cinema tamil degli anni Settanta". Ha esordito nel cinema nel 1975 ed è attualmente in attività, anche al di fuori dell'antica, mastodontica industria cinematografica indiana. I suoi seguaci, quasi tutti uomini, si sono aggregati in migliaia di fan club attraverso i social media e contribuiscono con amore cieco, infervorato, al limite dell'isteria, alla promozione e distribuzione dei film. Modello di carità e solidarietà, è diventato un punto di riferimento e una fonte di ispirazione spirituale, ma anche uno strumento di consenso e d'influenza politica.

In quattro capitoli più un epilogo, For the Love of a Man racconta, per lo più attraverso le voci dei suoi ammiratori e imitatori, il fenomeno di fanatismo nato e cresciuto in quasi mezzo secolo attorno a Rajinikanth, idolo delle folle ed eroe incontrastato di film distribuiti nel territorio ampissimo del Tamil Nadu, stato meridionale dell’India. Dove i gruppi di supporter si rivelano un formidabile e gratuito strumento di marketing, impegnati come sono a pubblicizzarne l’uscita online, con materiali stampati e feste in suo onore, e quindi ad assicurarne il rientro economico, riempiendo le sale in nome di un’ammirazione incondizionata.

Il film procede con una successione piuttosto lineare di interviste, anche di strada, interrotta solo da spezzoni di film e dialoghi intimi ricreati ad hoc (come quello tra Mani, che ha speso tutto il denaro di famiglia per il Thailavar, “il leader”, e la moglie delusa). Gradualmente l’aspetto folclorico e colorito del fandom lascia spazio alle zone d’ombra di quel colossale fenomeno di intrattenimento. Con un guizzo inaspettato: il finale, che arriva come una fulminea epifania ad indicare i lati oscuri del potere del “semidio” e la sua necessità sociale.
 

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