evildevin87
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lunedì 16 febbraio 2015
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meh
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Film su Stephen Hawking. Anzi, per essere più precisi, sulla vita sentimentale di Stephen Hawking e della moglie Jane. Perchè del genio e delle scoperte scientifiche di Stephen vediamo davvero poco e niente. Motivo per cui sono rimasto abbastanza deluso dal film.
Quel che ne è venuto fuori è un film d'amore e mieloso di buona funzionalità, però col personaggio di Stephen Hawking all'interno. Preso come film romantico di puro intrattenimento regge abbastanza bene. Il problema è che chi, come me, si aspettava un bel biopic scientifico sul protagonista (fra l'altro interpretato magistralmente da Eddie Redmayne) rimarrà molto deluso.
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Film su Stephen Hawking. Anzi, per essere più precisi, sulla vita sentimentale di Stephen Hawking e della moglie Jane. Perchè del genio e delle scoperte scientifiche di Stephen vediamo davvero poco e niente. Motivo per cui sono rimasto abbastanza deluso dal film.
Quel che ne è venuto fuori è un film d'amore e mieloso di buona funzionalità, però col personaggio di Stephen Hawking all'interno. Preso come film romantico di puro intrattenimento regge abbastanza bene. Il problema è che chi, come me, si aspettava un bel biopic scientifico sul protagonista (fra l'altro interpretato magistralmente da Eddie Redmayne) rimarrà molto deluso. Stephen è sì un personaggio dotato di una grande intelligenza, ma la cosa sembra più asservita allo stupire chi ha intorno piuttosto che per tutte le sue scoperte, che rimangono sfuocate sulo sfondo.
Inoltre la regia non mi è piaciuta granchè: quasi casuale e priva di una base di fondo coerente.
Discreto come film romantico, deludente come biopic. Peccato.
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minnie
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martedì 24 febbraio 2015
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biopic da scuola
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In genere c’è da diffidare dei biopic: più che un’agiografia del soggetto preso in esame e un’accurata ricostruzione d’epoca non c’è da aspettarsi. Non è il caso della Teoria del tutto, un film davvero notevole. Un film deve soddisfare innanzitutto la visione: e qui si esplica tutta la visionarietà del regista che tratta un tema arduo, come l’astronomia, come fosse a portata di mano. O di cielo: e in effetti lo è, tutti possiamo ammirare il cielo stellato. E i fuochi d’artificio, e il fuoco e tutto ciò che può servire da spunto per un’osservazione scientifica, poiché anche questo va sottolineato e il film lo fa egregiamente: le più grandi intuizioni scientifiche nascono per caso, come Newton scoprì la forza di gravità ricevendo una mela in testa una volta che sostava sotto un albero. Così Stephen può sviluppare la sua teoria partendo dalla pupilla dell’occhio, dall’infinitamente piccolo che racchiude l’universo, osservando il fuoco del camino attraverso la trama del maglione che cerca con difficoltà d’infilarsi. Inoltre, un grande professore, come Stephen Hawking, perché è di lui che si tratta, il quale ha apprezzato moltissimo il suo secondo sé interpretato dal bravissimo Eddie Redmayne, sa sempre spiegare le teorie più ardue e la scena in cui si vede come il bianco riflette i raggi ultravioletti è davvero da Oscar. Vinto poi realmente da Redmayne, per il miglior attore protagonista, premio quanto mai meritato (curioso fosse in corsa con Cumberbatch che ha anche lui interpretato il fisico oxfordiano). Bravo dunque il regista, James Marsch che sa cos’era la famiglia media negli anni Sessanta, lui che è nato nel 1963 e appartiene alla Gran Bretagna profonda, quella rispettosa dell’ora del the e delle onorificenza della Regina, ma sa anche sovvertire l’ordine costituito quando serve e il menage a tre che la famigliola conduce è in pieno spirito sessantottino. Ottimi gli attori. E’ la storia di Hawking, d’accordo ma eccelle anche la moglie, così carinamente retro, una Felicity Jones in stato di grazia, servizievole e preziosa ma mai retorica. Il cast è eccezionale, lo scenario è fantastico. Cambridge viene esplorata con occhio innamorato, sullo sfondo c’è anche un Ponte dei sospiri e il professore mentore, già visto in Harry Potter, ci porta in scenari prettamente familiari, in un film insieme intimista e scientificamente documentato. Non era facile, l’esito non era scontato: non c’è piagnisteto, commiserazione, del resto alla sceneggiatura ha collaborato la stessa prima moglie (ancora amica sua) di Stephen che ricorda episodi davvero accaduti, come quando Hawking viene deposto delicatamente dall’amico che lo accompagna in grembo alla maestosa statua della regina Vittoria. E alla fine, il successo editoriale, il boom come fisico ma cosa conta di più per un ragazzo a cui a 20 anni i medici avevano pronosticato due anni di vita (e ora ne ha 72, lui che è nato lo stesso giorno di Galileo Galilei, 8 gennaio 1942, tre secoli dopo)? I tre figli fatti insieme alla moglie, colei che con il suo amore ha sconfitto il male, il terribile male che ha insidiato un ragazzo così bello e intelligente: un miracolo dell’universo anche questo. E si esce dal cinema pensando davvero al mistero del tutto che ci circonda.
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nerone bianchi
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giovedì 26 marzo 2015
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i muscoli della pancia
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Ci sono dei film che ti si attaccano addosso come pellicole magnetiche, che ti prendono dal primo istante e non ti mollano che alla fine, che sono così intensi da riuscire a tenere contratti alcuni muscoli del corpo per tutta la loro durata. LA TEORIA DEL TUTTO è uno di questi. Un film potente, densissimo, coinvolgente. Che cosa colpisca in maniera così violenta il nostro sistema emotivo non mi è dato saperlo, si racconta una grande storia certo, ma questo non basta a spiegare, scorre sotto i nostri occhi la forza della vita e di due persone che si sono amate così profondamente da affrontare un cammino che pochi altri avrebbero intrapreso. Ci sono tanti elementi che si intrecciano in questo racconto, dalla potenza visionaria dell'uomo di scienza alla continua ricerca di quelle risposte di cui l'umanità dovrebbe occuparsi in maniera quasi esclusiva (togliendo dal tavolo le tonnellate di scemenze di cui è stata farcita la nostra esistenza), fino alla sorprendente e mai patetica affermazione di quella cosa misteriosa che chiamiamo amore, c'è il riscatto di chi è stato così duramente colpito dall'esistenza, il rapporto con i figli, la dolce separazione e tante altre cose ancora.
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Ci sono dei film che ti si attaccano addosso come pellicole magnetiche, che ti prendono dal primo istante e non ti mollano che alla fine, che sono così intensi da riuscire a tenere contratti alcuni muscoli del corpo per tutta la loro durata. LA TEORIA DEL TUTTO è uno di questi. Un film potente, densissimo, coinvolgente. Che cosa colpisca in maniera così violenta il nostro sistema emotivo non mi è dato saperlo, si racconta una grande storia certo, ma questo non basta a spiegare, scorre sotto i nostri occhi la forza della vita e di due persone che si sono amate così profondamente da affrontare un cammino che pochi altri avrebbero intrapreso. Ci sono tanti elementi che si intrecciano in questo racconto, dalla potenza visionaria dell'uomo di scienza alla continua ricerca di quelle risposte di cui l'umanità dovrebbe occuparsi in maniera quasi esclusiva (togliendo dal tavolo le tonnellate di scemenze di cui è stata farcita la nostra esistenza), fino alla sorprendente e mai patetica affermazione di quella cosa misteriosa che chiamiamo amore, c'è il riscatto di chi è stato così duramente colpito dall'esistenza, il rapporto con i figli, la dolce separazione e tante altre cose ancora. Al di là però di ogni considerazione resta il fatto che ancora adesso, a distanza di un giorno, i muscoli della mia pancia non riescono a rilassarsi del tutto.
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miguel angel tarditti
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venerdì 27 marzo 2015
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de como y cuando un film te da una bofetada
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DE COMO Y CUANDO UN FILM TE DA UNA BOFETADA
“La teoria del Todo”
The Theory of Everythingde James Marsh
Hace un año escribì mi tesis sobre el concepto de Tiempo, en ocasiòn de mi graduaciòn en Filosofia en la Universidad romana.
Muchos fueron los autores consultados por supuesto. Uno fuè el britanico Stephen Hawking: un fisico cosmòlogo de asombrosa genialidad que discutia la creaciòn del universo, se preguntaba sobre el inicio del tiempo, y desde su mente scientifica discutìa la existencia de un Demiurgo, de un Dios.
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DE COMO Y CUANDO UN FILM TE DA UNA BOFETADA
“La teoria del Todo”
The Theory of Everythingde James Marsh
Hace un año escribì mi tesis sobre el concepto de Tiempo, en ocasiòn de mi graduaciòn en Filosofia en la Universidad romana.
Muchos fueron los autores consultados por supuesto. Uno fuè el britanico Stephen Hawking: un fisico cosmòlogo de asombrosa genialidad que discutia la creaciòn del universo, se preguntaba sobre el inicio del tiempo, y desde su mente scientifica discutìa la existencia de un Demiurgo, de un Dios.
Todo eso, doblado en una silla de ruedas!, comunicando en los años 60 (a raiz de una necesaria traqueotomia), con un primario y dificil sistema de letras de colores impresas en una tablilla. Sistema que despuès se mejorò con un precario dispositivo de transmisiòn oral producido por impulsos con los dedos de la mano.
Sin saber el argumento, fui a vere l film que en italiano se llama “La teoria del tutto”, (muchas veces me gusta ser sorprendilo por el tema de la pelìcula) y esta vez mi sopresa fuè enorme cuando comprendì que se trataba de la vida de aquel autor que, sin èl saberlo obviamente, habia “participado” de mi tesis.
Eso me sorprendiò por lo inesperado, pero mucho mas me sorprendiò y emocionò conocer la enfermedad que lo habia postrado en su silla de ruedas, (una atrofìa muscular pèrogresiva, que produce irreparables e irreversibles problemas motorios) hasta hacerlo absolutamente dependiente de todo, y de imponerle una dedicaciòn permanente y absoluta a quien lo ama, (porque solo el amor puede soportar tal devastador sufrimiento humano…mutuo!).
La bofetada la recibì porque eso que reflejaba la ficciòn, narrada de un hecho real, (Stephen Hawking vive hoy con sus 72 años en los Estados Unidos, lleno de premios internacionales), es en realidad un espejo de lo que personalmente he sufrido al sostener y sobrellevar un problema neurologico similar al afrontado por la adorable esposa de Stephen, Jane.
Solo que en lugar de la esposa Jane, estaba yo Michelangelo, y postrado sobre la silla de ruedas no estaba Stephen, sino quien yo habia amado toda mi vida.
El film esmaravilloso.
El actor, Eddie Redmayner, digno de todos los premios, logra desde lo corporal, desde lo emocional, desde lo vocal, transmitir con irrefutable calidad la desgarrante problematica de esa fatal encrucijada de vida.
Encrucijada que, cuando nos sucede en lo personal, nos sentimos como ùnicos elegidos injustamente para el dolor, para el sufrimeinto, pero que en realidad, puede servirnos para comprender nuestra pequeña y efimera vida dentro de nuestro enigmatico e ilimitado universo.
Universo de cuyo origen aùn discutimos si la procedencia es de la mano divina del Creador o si proveniente de un complejo de atomos combinados cosmica y misteriosamente a travès de los siglos de los siglos amèn.
El film escrito por la esposa de Hawking, Jane Wilde Hawking, es lacerante, pero sirve para comprender, que la vida no es nuestro patrimonio, sino che somos nosotros patrimonio de la vida.
Saber che somos seres irremediablemente vulnerables frente al milagro de vivir.
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kondor17
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mercoledì 30 settembre 2015
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ben fatto
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Quando un uomo diventa un mito, un'icona dei nostri tempi, la realtà si fonde con per forza con il fantastico e l'immaginario. E se quest'uomo è lo scopritore eccelso dei buchi neri e delle teorie spazio temporali che hanno rivoluzionato non solo l'astrofisica ma anche la letteratura e il cinema, qualsiasi trasposizione biografica è lecita.
Il buon James Marsch, documentarista d'eccezione, non riesce però secondo me a dare a Hawking lo spessore scientifico che si merita, mentre ne descrive in maniera dettagliata l'aspetto umano e sentimentale, oltre che familiare e logistico.
La storia di Stephen è unica, come è del resto assai raro il decorso in lui di una malattia che di solito è letale in un paio d'anni.
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Quando un uomo diventa un mito, un'icona dei nostri tempi, la realtà si fonde con per forza con il fantastico e l'immaginario. E se quest'uomo è lo scopritore eccelso dei buchi neri e delle teorie spazio temporali che hanno rivoluzionato non solo l'astrofisica ma anche la letteratura e il cinema, qualsiasi trasposizione biografica è lecita.
Il buon James Marsch, documentarista d'eccezione, non riesce però secondo me a dare a Hawking lo spessore scientifico che si merita, mentre ne descrive in maniera dettagliata l'aspetto umano e sentimentale, oltre che familiare e logistico.
La storia di Stephen è unica, come è del resto assai raro il decorso in lui di una malattia che di solito è letale in un paio d'anni. La commistione di questi elementi - genio, incombenza della fine, paralisi - è stata per lui la scintilla costante che lo muoveva verso nuovi confini della coscienza e dell'universo, in quel limite ultimo della quantistica dove il micro e macrocosmo diventano speculari, in cui Dio e Sapere giungono a conclusioni simili per vie diametralmente opposte, aspetto questo ben curato dal regista.
Da notare le interpretazioni di Redmayne, che gli è valsa l'oscar, e di Felicity Jones, grandiosa e intensa nella parte di Jane Hawking.
Nel complesso un buon film, anche se mi aspettavo qualcosa di più scientifico e strabiliante. Voto 7
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lucblaks
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mercoledì 28 ottobre 2015
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finchè c'è vita c'è speranza.
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Credo sia superfluo raccontare la storia di Stephen Hawking,il cui nome rieccheggia costantemente nel firmamento della scienza moderna non solo per avere abbattuto le barriere della scienza stessa, ma anche per aver ostacolato il tempo di vita a lui concesso, trovandosi una cura lui stesso.
E'però da considerare ardua l'impresa di raccontare la sua storia sia fisica che emotiva traducendola in immagini per il grande schermo.
Ci riescono brillantemente la penna dello sceneggiaturo Anthony McCarten ( che ha adattato il libro autobiografico scritto dalla stessa Jane Hawking dal titolo My life with Stephen ) e l'occhio attento di Marsh in grado di mostrare sapientemente e in modo assolutamente raffinato le ambientazioni e circostanze cupe che hanno fortemente condizionato Hawking e tutti coloro che lo hanno accompagnato nel suo viaggio, senza mai sfociare nell'eccessiva brutalità che la tragica malattia del protagonista ha causato.
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Credo sia superfluo raccontare la storia di Stephen Hawking,il cui nome rieccheggia costantemente nel firmamento della scienza moderna non solo per avere abbattuto le barriere della scienza stessa, ma anche per aver ostacolato il tempo di vita a lui concesso, trovandosi una cura lui stesso.
E'però da considerare ardua l'impresa di raccontare la sua storia sia fisica che emotiva traducendola in immagini per il grande schermo.
Ci riescono brillantemente la penna dello sceneggiaturo Anthony McCarten ( che ha adattato il libro autobiografico scritto dalla stessa Jane Hawking dal titolo My life with Stephen ) e l'occhio attento di Marsh in grado di mostrare sapientemente e in modo assolutamente raffinato le ambientazioni e circostanze cupe che hanno fortemente condizionato Hawking e tutti coloro che lo hanno accompagnato nel suo viaggio, senza mai sfociare nell'eccessiva brutalità che la tragica malattia del protagonista ha causato.
Ma mai come in questo caso possiamo affermare che il film avrebbe ottenuto metà dei consensi che ha ricevuto senza la meravigliosa componente di interpreti in stato di grazia di cui è dotato.
Meritato senza se e senza ma l'Oscar di Redmayne che riesce nell'impresa quasi impossibile di dare voce a chi è stata privata, di regalare al pubblico con estrema fedeltà non solo la fisicità di Hawking per la quale è stato fortemente elogiato ma anche e soprattutto il suo cuore. Ogni singola espressione, ogni singolo gesto, se pur sofferto, rappresenta una sfumatura nuova, una nuova figurina da aggiungere al ricco puzzle di questa meravigliosa interpretazione.
Ma se la performance di Redmayne risulta impeccabile non è certo da meno quella della sua controparte femminile, l'intensa Felicity Jones.
Fin dalla prima inquadratura la Jones si dimostra perfettamente convincente nei panni della moglie di Hawking, Jane.
Lo si vede dalla sua brillante capacità di poter trasmettere l'intensa fragilità giovanile del suo personaggio tramutata quasi improvvisamente nella determinazione innata non solo di far sopravvivere il suo amato ma soprattutto di far sopravvivere le sue idee. Tutto questo attraverso un battito di ciglio,una lacrima, un sorriso e una naturalezza che poche attrici della sua età possono vantare di avere.
Il resto del cast è puramente di contorno come è giusto che sia in quanto questo film appartiene unicamente ai due interpeti principali.
La teoria del tutto non è un film perfetto. C'è chi sostiene che la pellicola abbia addolcito il personaggio di Hawking e chi sostiene che non sia stato dato abbastanza spazio alla scienza e forse è vero. Ma forse è anche vero che non è la scienza il motivo per cui questo film è stato realizzato. Forse proprio quella frase che il macchinario di Hawking, con quella sua voce robotica e assordante,afferma durante un suo convegno lo è: "Finché c'è vita c'e speranza". Finché c'è amore c'è speranza. La speranza di poter abbattere le barriere della malattia per poter realizzare qualcosa di grande, qualcosa che solo Hawking, con l'aiuto dell'amore che non gli è mai stato negato, è riuscito a realizzare. Forse è questo il motivo.
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domenica 25 settembre 2016
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una grande storia
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La teoria del tutto ci ricorda che per quanto le storie inventate dal cinema ci facciano sognare, ci appassionino e ci coinvolgano ; le storie della vita degli uomini vanno oltre qualsiasi tipo di immaginazione e sono talmente particolari e grandi da lasciare dentro di noi un segno indelebile. Stephen Hawking è un giovane inglese che sta per iniziare il dottorato in fisica all' università di Cambridge e che ,dopo aver scoperto di essere affetto da una malattia neurodegenerativa che i medici pensano gli lasci da vivere solo 2 anni, decide di specializzzarsi nel tempo. Il tempo è ciò che lui analizzerà, vorrà capire, amerà ma anche contro cui combatterà per vivere quanto più possibile.
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La teoria del tutto ci ricorda che per quanto le storie inventate dal cinema ci facciano sognare, ci appassionino e ci coinvolgano ; le storie della vita degli uomini vanno oltre qualsiasi tipo di immaginazione e sono talmente particolari e grandi da lasciare dentro di noi un segno indelebile. Stephen Hawking è un giovane inglese che sta per iniziare il dottorato in fisica all' università di Cambridge e che ,dopo aver scoperto di essere affetto da una malattia neurodegenerativa che i medici pensano gli lasci da vivere solo 2 anni, decide di specializzzarsi nel tempo. Il tempo è ciò che lui analizzerà, vorrà capire, amerà ma anche contro cui combatterà per vivere quanto più possibile. Elemento fondamentale di tutta la sua vita e la moglie che conosce ad una festa, che studia letteratura e che nutre una profonda fede in Dio contrariamente a Stephen che solo dopo molto studio e ricerche non penserà più che la fisica e DIo siano due aspetti completamente diversi ma assolutamente concordanti. Il suo obiettivo sarà quello di trovare e capire l'inizio di tutto, dell' universo e di spiegare tramite una semplice ed elegante equazione il tutto: da qui il titolo del film La teoria del tutto. Il film, realizzato in maniera semplice e lineare, riesce a focalizzarsi sulla vita privata dello scienziato, sulla sua famiglia, sulla malattia e sulla sua ricerca ed offrire allo spettatore un giusto equilibrio tra tutte queste componenti. Viene sottolineatà la grande amarezzza iniziale e diperazione di Stephen ma poi anche tutta la sua forza nel combattere per ciò che vuole ottenere contro ogni avversità e di vivere con una grande speranza e vuole credere che in fondo come dice alla moglie in una toccante scena del film ''andrà tutto bene''. Stephen Hawking infatti tutt'ora studia l'universo e vuole ancora trovare la teoria che spiega il tutto. Emerge quindi la sua ironia ed intelligenza, umanità e forza d'animo , genio ma anche semplicità. Eddie Redmayne ci offre una performance commovente, unica ed impeccabile riesce ad entrare nel personaggio totalmente e ad assumere la sua espressività, le sue movenze e la sua unicità come pochi sarebbero stati in grado di fare e anche Felicity Jones dà quella spinta in più al film.
E' un grande ma semplice film, uno di quei film capaci di toccare le nostre corde più profonde e che ci offre un esempio di come la vita possa offrire all' uomo ciò che neanche lontanamente possa farci immaginare e che ci fa riflettere sul fatto che la frase semplice ma non banale pronunciata dallo scienziato alla fine del film '' finchè c'è vita c'è speranza'' ha in sè una grande verità.
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luigi chierico
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mercoledì 26 ottobre 2016
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singolare
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Il regista James Marsh ha portato sullo schermo la vita dell’astrologo Stephen Hawking, non ha quindi dovuto inventarsi una storia fantastica, ha dovuto attenersi ai fatti reali e ai principi denunciati e dimostrati dal famoso astrofisico.Tutto perfetto: la narrazione,la bellissima fotografia,le riprese, l’ambientazione,a buona colonna sonora,la straordinaria interpretazione di Eddie Redmayne,lo stesso del bellissimo film “The danish girl”.
Poco spazio è stato lasciato alla genialità del protagonista di cui si è narrata più la sua vita privata senza datare i momenti più salienti dopo quella del 1963 citata all’inizio del film. Nessuna sottolineatura all’incredibile errata previsione di “Potrà vivere 2 anni” nel 1963, là dove oggi ha 74 anni.
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Il regista James Marsh ha portato sullo schermo la vita dell’astrologo Stephen Hawking, non ha quindi dovuto inventarsi una storia fantastica, ha dovuto attenersi ai fatti reali e ai principi denunciati e dimostrati dal famoso astrofisico.Tutto perfetto: la narrazione,la bellissima fotografia,le riprese, l’ambientazione,a buona colonna sonora,la straordinaria interpretazione di Eddie Redmayne,lo stesso del bellissimo film “The danish girl”.
Poco spazio è stato lasciato alla genialità del protagonista di cui si è narrata più la sua vita privata senza datare i momenti più salienti dopo quella del 1963 citata all’inizio del film. Nessuna sottolineatura all’incredibile errata previsione di “Potrà vivere 2 anni” nel 1963, là dove oggi ha 74 anni.L’attore recita benissimo, porta sul suo volto la maschera terribile del dolore,della malattia,della solitudine, ma il regista non lo invecchia, così come non lascia invecchiare la moglie Jane,eroica, interpretata dalla brava Felicity Jones e i genitori.Manca il pathos e il dramma che ha colpito la famiglia Hawking che appare subito rassegnata.Per la difficoltà di parlare ed esporre le sue teorie,per il poco spazio dedicatogli nel film,allo spettatore resta ben poco, peccato. Il film a mio avviso pur dovendo narrare la terribile storia del grande astrofisico di Oxford diventato professore a Cambridge avrebbe dovuto dar modo di far discutere e meditare sulle sue teorie che negherebbero l’esistenza si Dio.Si può sostenere che Stephen Hawking sia l’erede di Srinivasa Ramunjan vedi il film “L’uomo che vide l’universo”.Se per l’inglese basterà una semplice equazione per spiegare tutto e provare che il Tempo ha avuto un inizio,all’indiano, quand’era a Cambridge,abbiamo sentito dire:"Un'equazione per me non ha senso, se non rappresenta un pensiero di Dio."il film si apre con il protagonista sulla sedia a rotelle,un inutile anticipazione su quello che sarà il destino di Stephen Hawking,mentre la storia inizia con una magnifica ambientazione,una corsa in bici tra alberi e verde per poi assistere ad una gran festa con fuochi d’artificio,ed ancora in tutto quest’inno alla vita ecco anche un colpo di fulmine:lo studente,genio della fisica astronomica,si innamora di una dolcissima fanciulla che sacrificherà la sua vita per un amore impossibile.L’attore,vogliamo ricordare,anche nell’altro film citato,interpreta una vita difficile accanto ad una donna dall’amore grandissimo,da eroina.Molte immagini nel film piacciono ed in particolare la ripresa bellissima di una scala a chiocciola che si chiude in vortice come un buco nero. Terribile la ripresa durante il pranzo mentre i tasti neri del pianoforte accanto ai bianchi accompagnano il dolore ma anche il coraggio di affrontare la vita per un personaggio che non crede in Dio ma che fa della vita la sua filosofia di vita Come le stelle che brillano di radiazione termica svaniscono nel buio,lo stesso grande astrologo è destinato a svanire nel buio,fuori dal tempo e dallo spazio.Non così per il fisico Zichichi che ha scritto “Perché credo in colui che ha fatto il mondo” e per Einstein che affermando “Dio non gioca a dadi”ne riconosce l’esistenza.
Il “dio tiranno” è stato generoso con Stephen sebbene colpito da una delle più terribili malattie specie per un genio come lui. Per conoscerlo meglio propongo la lettura del suo libro ”Dal bing bang ai buchi neri”.Sebbene l’attore abbia meritato moltissimo l’Oscar,non è sufficiente a far rientrare il film tra i capolavori.
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aquilareale4891
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lunedì 19 dicembre 2016
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una dolce carezza tra le stelle
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Stephen Hawking (E. Redmayne) studia scienze, mentre Jane Wilde (F. Jones) è una studentessa di lettere, specializzanda in poesia medievale iberica. I due si conoscono a un party universitario e nel rispetto delle comuni regole giovanili si piacciono subito e decidono di frequentarsi al di là delle probabilità di successo. Stephen frattanto è impegnato, al netto dei pensieri per Jane, con il dottorato in cosmologia presso la prestigiosa accademia di Cambridge dove emerge senza troppe difficoltà il suo genio. Il tempo è l’oggetto della sua indagine scientifica, ambiziosa ricerca volta all’individuazione di una formula che spieghi l’inizio dell’universo, del cosmo, attraverso un’unica ed elegante equazione matematica.
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Stephen Hawking (E. Redmayne) studia scienze, mentre Jane Wilde (F. Jones) è una studentessa di lettere, specializzanda in poesia medievale iberica. I due si conoscono a un party universitario e nel rispetto delle comuni regole giovanili si piacciono subito e decidono di frequentarsi al di là delle probabilità di successo. Stephen frattanto è impegnato, al netto dei pensieri per Jane, con il dottorato in cosmologia presso la prestigiosa accademia di Cambridge dove emerge senza troppe difficoltà il suo genio. Il tempo è l’oggetto della sua indagine scientifica, ambiziosa ricerca volta all’individuazione di una formula che spieghi l’inizio dell’universo, del cosmo, attraverso un’unica ed elegante equazione matematica.Sempre più sedotta da una mente “stellare”, profondamente razionale e poco avvezza alla spiegazione religiosa dei fenomeni, Jane si lascia avvolgere da un puro e delicato sentimento, che trova più intensa risposta nello scienziato, sopraggiunto ad un tratto da una malattia irreversibile, il motoneurone, capace di tenerlo in vita secondo i medici non più di due anni. In questo lento e tormentato stillicidio, in cui il disfacimento muscolare, non anche cerebrale, condurrà Stephen alla totale invalidità fisica, l’amata compagna, riuscendo a vincere ogni resistenza, mantiene intenso il sentimento nei suoi confronti, tanto da sposarlo e mettere su famiglia.
Le tesi del fisico, in fieri nella cattedra inglese, nel frattempo si prestano ad essere accreditate nei più influenti salotti della comunità scientifica così da diventare patrimonio di tutti e siglare la fama internazionale di Stephen.
La regia di James Marsh regala allo spettatore una pellicola sopraffina sulla biografia di un uomo brillante e ironico, ritenuto ancora oggi uno degli scienziati più importanti del nostro tempo e magistralmente interpretato da Eddie Redmayne che per l’occasione si è conquistato il premio Oscar. L’opera, il cui generale apprezzamento era immaginabile grazie al successo che le vite di John Nash in “A beautiful mind” e di Alan Turing nel più recente “The imitation game” avevano ottenuto nella sale cinematografiche, è ricca di momenti di estrema sensibilità. La sintesi biografica del Prof. Hawking, infatti, proposta non solo professionalmente, colpisce per la profondità delle relazioni umane, per la cedevolezza di un amore originariamente imperituro, segnato giocoforza da un decadentismo progressivo alla stregua di quello motorio e pronto ad arrestarsi solo di fronte alla bellezza dei figli. È questa – forse – una delle note meno razionali e allo stesso tempo reali del film: accettare con austera rassegnazione il punto d’arrivo di un matrimonio portandosi ancora oltre, alla ricerca di una formula che non necessariamente reca con sé una sequenza algebrica di numeri. Il tempo tanto dà nuove speranze a tutti.
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elgatoloco
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giovedì 22 novembre 2018
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biografia riuscita, nei limiti proposti
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"The Theory of Everything"(2014, James Marsh), biografica filmica di Stephen Hawking, realizzata quando il grande astronomo era ancora in vita, nel 2014, ossia quasi quattro anni prima della sua dipartita, oltre al"necessario e doveroso omaggio"a un grandissimo teorico, a una delle figure più importanti del panorama intellettuale mondiale del Novecento e di questi "inizianti"Anni 2000, realizza anche un'operazione importante: senza entrare nel merito della ricerca scienitifica come si realziza realmente, con tanto di "formule, equazioni, ragionamenti astratti"(una procedura che allontanerebbe gran parte del pubblico potenziale)si concentra sulla vita, tra la scoperta della malattia, la volontà di portare avanti comunque il matrimonio(soprattutto per volontà e reale attaccamento amoroso, nel senso migliore del termine, della moglie), persino con l a generazione di figli, altro ancora(la ricerca, lo studio, la trasmissione del sapere, con macchinari allora impensati), riesce comunque a insinuare nello spettatore quanto meno"il serpe della conoscenza"o meglio della volontà di conoscere comunque, anche sormontando indubbie difficoltà di ordine tecnico.
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"The Theory of Everything"(2014, James Marsh), biografica filmica di Stephen Hawking, realizzata quando il grande astronomo era ancora in vita, nel 2014, ossia quasi quattro anni prima della sua dipartita, oltre al"necessario e doveroso omaggio"a un grandissimo teorico, a una delle figure più importanti del panorama intellettuale mondiale del Novecento e di questi "inizianti"Anni 2000, realizza anche un'operazione importante: senza entrare nel merito della ricerca scienitifica come si realziza realmente, con tanto di "formule, equazioni, ragionamenti astratti"(una procedura che allontanerebbe gran parte del pubblico potenziale)si concentra sulla vita, tra la scoperta della malattia, la volontà di portare avanti comunque il matrimonio(soprattutto per volontà e reale attaccamento amoroso, nel senso migliore del termine, della moglie), persino con l a generazione di figli, altro ancora(la ricerca, lo studio, la trasmissione del sapere, con macchinari allora impensati), riesce comunque a insinuare nello spettatore quanto meno"il serpe della conoscenza"o meglio della volontà di conoscere comunque, anche sormontando indubbie difficoltà di ordine tecnico.La narrazione filmica è piana(tradizionale, volendo esprimerci così), senza salti cronologico-logici(una vera e propria cronologia, tra l'altro, non viene proposta, dato che anche questo avrebbe forse distolto vari fruitori del discorso); un altro elemento a favore del film è quello di non aver trascurato il particolare per cui Hawking, premiato dalla regina, da vecchio socialista, rifiuta però il cavalierato, cosa che probabilmente invece un film agiografico tout court non avrebbe sottolineato, anzi neppure citato. Solidi interpreti, a inziare dai protagonisti Eddie Redmayne e Felicity Jones. El Gato
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