filippo catani
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lunedì 19 gennaio 2015
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emozioni allo stato puro
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Cambridge 1963. Il brillante Stephen sta frequentando il dottorato in fisica. A una festa conosce Jane studentessa di lettere e i due si innamorano a vicenda. Proprio mentre la carriera universitaria e la vita privata dei due stanno per prendere il volo, Stephen scopre di essere affetto da una terribile malattia degenerativa che, a detta dei medici, gli lascerebbe pochissimo tempo da vivere.
Impossibile non uscire toccati da una storia emozionante come questa capace di toccare anche i cuori più impenetrabili. In effetti la storia di Stephen Hawking è straordinaria e non solo perchè l'uomo è riuscito a sopravvivere oltre le più rosee previsioni. E' incredibile pensare che un genio della scienza sia comunque riuscito anche grazie ai progressi della tecnologia a continuare a portare avanti i suoi studi rivoluzionari comunicando solo con una voce meccanica a causa di una tracheotomia.
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Cambridge 1963. Il brillante Stephen sta frequentando il dottorato in fisica. A una festa conosce Jane studentessa di lettere e i due si innamorano a vicenda. Proprio mentre la carriera universitaria e la vita privata dei due stanno per prendere il volo, Stephen scopre di essere affetto da una terribile malattia degenerativa che, a detta dei medici, gli lascerebbe pochissimo tempo da vivere.
Impossibile non uscire toccati da una storia emozionante come questa capace di toccare anche i cuori più impenetrabili. In effetti la storia di Stephen Hawking è straordinaria e non solo perchè l'uomo è riuscito a sopravvivere oltre le più rosee previsioni. E' incredibile pensare che un genio della scienza sia comunque riuscito anche grazie ai progressi della tecnologia a continuare a portare avanti i suoi studi rivoluzionari comunicando solo con una voce meccanica a causa di una tracheotomia. Come avrebbe però potuto fare tutto questo senza l'amore e la premura della sua amata moglie? Difficile immaginarlo e proprio quì sta uno degli elementi vincenti di questa pellicola. Il regista Marsh decide di puntare tutto o quasi sulla storia d'amore tra queste due persone che a mio avviso oltre ad offrire una grande speranza per tutti coloro che sono affetti da gravi disabilità mostra da una parte la potenza dell'amore e dall'altra quanto sia difficile portare avanti un rapporto del genere e il regista lo fa senza ipocrisie e moralismi. Bellissimo e complesso è infatti il ritratto di Jane disperatamente scissa tra l'amore profondo che nutre per il marito a cui deve anche fare da infermiera e il desiderio di poter concludere il proprio dottorato e vivere pienamente una storia sentimentale senza per questo sentirsi colpevole o peggio colpevolizzata (struggente la scena dell'addio tra i due così come quella in cui Jane piange da sola in campagna). Detto di una meravigliosa colonna sonora non possiamo non elogiare la Jones che interpreta meravigliosamente il ruolo della moglie e uno stratosferico Redmayne che ha reso terribilmente alla perfezione quella che è stata e che è ora la vita di Hawking divisa tra la malattia e i suoi studi e i premi che riceve in giro peril mondo. Sarà proprio lui a contendere l'Oscar al Cumberbatch di Imitation Game che fatalità del destino aveva a sua volta interpretato una decina di anni fa il ruolo dello scienziato inglese per uno sceneggiato. Un film coraggioso da non perdere assolutamente.
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zarar
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mercoledì 4 marzo 2015
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una storia d'amore
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Il film di James Marsh è dolce, tenero, ironico, vitale, arioso. Sembra assurdo usare questi aggettivi per una storia quale quella rappresentata, la storia personale di Stephen Hawking, il fisico notissimo vuoi per le sue geniali teorie cosmologiche, vuoi per la gravissima malattia neurologica che lo costringe da decenni su di una sedia a rotelle completamente inabile, costretto a lottare contro mille limitazioni per mantenersi attivo. Eppure è così. Due grandi Eddie Redmayne (Stephen Hawking) e Felicity Jones (la moglie Jane) riescono – egregiamente diretti – a raccontare senza retorica una vita, a cui un grande amore, intelligenza, sensibilità, dignità, coscienza delle sempre rinascenti potenzialità della persona danno una cifra di grande fascino.
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Il film di James Marsh è dolce, tenero, ironico, vitale, arioso. Sembra assurdo usare questi aggettivi per una storia quale quella rappresentata, la storia personale di Stephen Hawking, il fisico notissimo vuoi per le sue geniali teorie cosmologiche, vuoi per la gravissima malattia neurologica che lo costringe da decenni su di una sedia a rotelle completamente inabile, costretto a lottare contro mille limitazioni per mantenersi attivo. Eppure è così. Due grandi Eddie Redmayne (Stephen Hawking) e Felicity Jones (la moglie Jane) riescono – egregiamente diretti – a raccontare senza retorica una vita, a cui un grande amore, intelligenza, sensibilità, dignità, coscienza delle sempre rinascenti potenzialità della persona danno una cifra di grande fascino. Il regista gioca senza calcare la mano sulle sottili corrispondenze tra la teoria cosmologica di Hawkins e la capacità che hanno lui e Jane di riavvolgere il filo della vita e scoprire tenacemente, non senza momenti di crisi e difficoltà, una buona ragione per andare avanti, per trovare soluzioni ad ogni costo, per non arrendersi, in un universo che potrà registrare sconvolgimenti, buchi neri, esplosioni cosmiche, ma per la sua stessa essenza sconfinata implica comunque potenzialità infinite. Una circolarità creativa e vitale, che trova espressione ricorrente in molte immagini del film, contrapposta al fisico confinamento in spazi chiusi ed angusti dei momenti più bui. E’ questo filo rosso che ci lascia negli occhi piuttosto lo sguardo parlante in cui Stephen concentra la sua inestinguibile espressività, che non i suoi tratti deformati e il suo corpo sghembo imprigionato nella carrozzina, i caroselli gioiosi dei suoi figli piuttosto che i cedimenti del suo corpo; che rende vincente e convincente contro ogni logica la lunga complicità amorosa tra Stephen e Jane, e persino il tacito accordo che porterà ciascuno dei due per altre strade con un nuovo compagno. Il racconto filmico non indulge a sperimentalismi, la ricostruzione d’ambiente è curata sino al manierismo, ma tutto ciò non infastidisce troppo: corrisponde a un racconto che accetta tranquillamente l’anticonvenzionalità del convenzionale in una storia che è tutto meno che convenzionale, molto English style.
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eugenio
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giovedì 4 dicembre 2014
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una formula matematica per l'amore
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Quando il cinema si abbandona a biografismi il rischio di incorrere in un prodotto non all’altezza è sempre in agguato. Il regista deve saper evitare abusati clichè dando il più possibile risalto alla vita dell’individuo che vuole descrivere mantenendo comunque vivo nello spettatore magari, poco avvezzo, l’interesse. Se poi la durata supera abbondantemente le due ore, il rischio si tramuta in gravoso pericolo per la pazienza.
La teoria del tuttobasata sulla vita di una delle più grandi menti viventi del mondo, il rinomato astrofisico Stephen Hawking, ci insegna tuttavia che c’è sempre un’eccezione in qualunque regola.
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Quando il cinema si abbandona a biografismi il rischio di incorrere in un prodotto non all’altezza è sempre in agguato. Il regista deve saper evitare abusati clichè dando il più possibile risalto alla vita dell’individuo che vuole descrivere mantenendo comunque vivo nello spettatore magari, poco avvezzo, l’interesse. Se poi la durata supera abbondantemente le due ore, il rischio si tramuta in gravoso pericolo per la pazienza.
La teoria del tuttobasata sulla vita di una delle più grandi menti viventi del mondo, il rinomato astrofisico Stephen Hawking, ci insegna tuttavia che c’è sempre un’eccezione in qualunque regola.
E’ un film, quello del documentarista James Marsh che travalica la ben semplice (per quanto dettagliata e curata) ricostruzione storica, mettendo in luce la forte connotazione amorosa, il puro sentimento che Stephen prova per Jane, sua futura moglie, con tutti gli alti e bassi arrecati dalla malattia che segnerà per tutta la vita l’astrofisico.
Dall’università di Cambridge nell’anno 1963, osserviamo dietro le spesse lenti del futuro scienziato, la passione del giovane Stephen per la cosmologia -quella che lui definisce "la religione per atei intelligenti"- cui si unisce l’inaspettato colpo di fulmine per Jane studentessa di Lettere con specializzazione in francese e spagnolo,amante della poesia iberica e conosciuta a una festa della quale si innamora ricambiato.
Stephen, ambizioso negli studi, quanto ironico nella vita, ci viene presentato ai nostri occhi come una persona vitale inizialmente incerta per gli studi che desidera intraprendere, poi,via via, sempre più decisa, appassionata di buchi neri e big bang, di teorie relativistiche proprio per comprendere e spiegare il senso del tempo, l’origine del mondo attraverso una formula matematica concisa e scientificamente inappuntabile che traduca il “pensiero di Dio” nell’intero creato.
E’ un film di contrasti quello del regista premio Oscar per il documentario Man of wire che sfrutta una narrazione pulita e inappuntabile per far risaltare il comportamento delle due anime partecipi: la dolce quanto cattolica Jane dalla profonda fede in Dio e il creativo agnostico Stephen votato solo alla realtà dimostrabile matematicamente. Ed è di contrasti che si nutre tutto il loro profondo amore in una storia che fa del tempo il protagonista assoluto e invidiabile.
Il tempo, quello meramente fisico, lo scorrere delle ore, quasi morte, imperscrutabili a seguito della sclerosi laterale amiotrofica che lenta si insinuerà come un verme in Stephen piegandolo ma mai vincendo la sua forte anima costantemente perseguita alla ricerca di un obiettivo scientifico in grado di spiegare il mondo. A tale filone si accosta senza mai intersecarlo, come un binario parallelo, il tempo dell’anima, quello relativo, affettivo, del profondo amore per i figli e per la moglie in grado di abbattere grazie alla forza dell’unione, il muro del decadimento psico-fisico.
Non solo: Marsh inserisce anche il tema dell’amicizia (prima) e del sentimento poi, di Jane con “l’uomo di chiesa”, Jonathan, vicino alla famiglia nei momenti di appello a Dio. Ed è da questo momento che la costruzione si affatica aggravandosi dell’ahimè comune spaccato del melo’ indotto dal peggioramento delle condizioni di Stephen. Quasi come se il legame fosse conseguente “all’abbandono” anche solo per due giorni della moglie per una breve vacanza con l’uomo di Chiesa e i figli di lei, lo scienziato risente di una profonda ricaduta che ha come limite anche quello di intaccare la sua capacità verbale già compromessa.
La sedia a rotelle e il sintetizzatore vocale saranno poi le dirette conseguenze di una lotta contro la malattia vinta con la forza dell’amore malgrado la notorietà rivoluzionaria e i progressi scientifici che lo porteranno all’apice di una fama internazionale ancora oggi lungi dall’affievolirsi.
Nel doppio filone del sentimento forte come l’amore quasi in contrasto con una materia apparentemente arida come la fisica, troviamo la perfomance che eleva il film dal clichè documentaristico-melò di Eddie Redmayne abile nell’interpretare con cura movimenti e parlato del grande scienziato, quasi empatico nella comunicazione al pubblico del grande male con cui lotta. Anche Jane gli tiene testa dignitosamente grazie alla piacevole abilità di Felicity Jones, incerto giano bifronte, legata al marito da un amore quasi simbiotico in grado di non conoscere limiti, neppure quelli dettati dall’abbandono.
Due ore abbondanti traducono lo sforzo di oltre venticinque anni di teorie, di buchi neri e tentativi nel voler comprendere l’universo matematicamente nel decadimento fisico e nell’eccellenza accademica ma si rivela in esso una certa staticità comportamentale figlia di un buco nero affettivo amoroso.
Un intenso quanto potente wormohole che come una supernova esplode in note di toccante dramma al culmine, esausta della sua brillantezza ma mai amara, incurante dei limiti dell’amore e dell’universo stesso.
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gio campo
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sabato 17 gennaio 2015
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the theory of cinema
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La teoria del tutto è riassunta nel cinema: il tempo.
Proprio il tempo scandisce una serie di fotogrammi senza sosta che si susseguono nello sguardo dolce e delicato di Stephen William Hawking, superbo Eddie Redmayne.
L’anima di Redmayne prende vita in un uomo che sogna di volare nello spazio infinito del tempo ma addirittura portarlo indietro, per vivere.
Felicity Jones accompagna quell’uomo che dovrà spiccare il volo proprio da quella “sedia parlante”: Jane Wilde, la signora Hawking è il ritratto dell’amore con le sue sfumature, ma di carattere rosso intenso.
James Marsh ha capito come posizionarsi con la camera: attraverso i tocchi, le emozioni, lo sguardo.
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La teoria del tutto è riassunta nel cinema: il tempo.
Proprio il tempo scandisce una serie di fotogrammi senza sosta che si susseguono nello sguardo dolce e delicato di Stephen William Hawking, superbo Eddie Redmayne.
L’anima di Redmayne prende vita in un uomo che sogna di volare nello spazio infinito del tempo ma addirittura portarlo indietro, per vivere.
Felicity Jones accompagna quell’uomo che dovrà spiccare il volo proprio da quella “sedia parlante”: Jane Wilde, la signora Hawking è il ritratto dell’amore con le sue sfumature, ma di carattere rosso intenso.
James Marsh ha capito come posizionarsi con la camera: attraverso i tocchi, le emozioni, lo sguardo.
Lo sguardo deve essere fondamentale in questo quadro: attraverso lo sguardo, Hawking prende vita.
La Teoria del Tutto, è un’equazione biografica ben risolta.
Il cinema non ha confini, e questo cinema, questo racconto ci fa capire quante volte nella vita si nasca e si muoia come una stella, ma che si rinasca come essere umano privo di ogni risposta, ma pieno nella consapevolezza di creare sempre.
Jóhann Jóhannsson ha orchestrato il tutto con la Teoria della Musica: archi, violini, e tutto ciò che può condurre ad un Valzer, e quindi ad un abbraccio. Ma anche ballate, sospiri, e delicate armonie, convergono nella speranza.
La sospensione del dialoghi, mai troppi, mai banali. Un ritmo e un procedere soffuso, che non stanca.
L’amore per la musica, per la vita, la determinazione a non mollare e a contare sulle proprie forze, con il coraggio di dire “grazie” e di chiedere “aiuto”.
Ci sono tutti gli elementi per rappresentare la vita di un sorriso su un evidente stato d’impossibilità fisica, ma mai mentale, sempre di cuore.
La non accettazione umana iniziale, ma stato superiore dopo, in quello spazio-cinema chiamato tempo.
Finché c’è vita, c’è speranza. Finché c’è tempo, c’è cinema.
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cinebura
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domenica 18 gennaio 2015
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il lento passare del tempo!
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Una storia d'amore, un grande genio, e una lotta contro una malattia incurabile. Il film parte con un inizio a dir poco stupendo di una storia sentimentale, che si trasformerà in un difficile cammino, ricco di ostacoli, che porterà alla felicità del protagonista e di sua moglie stessa. Da non aspettarsi di sicuro un film movimentato e ricco di colpi di scena, ma con un ottima fotografia e con una trama semplice e scorrevole, questo film riesce a farsi godere fino all' ultimo minuto. Una lezione per tutti noi, questa opera cela il significato della vita, della bellezza di vivere, insegna ad apprezzare ogni singolo giorno della nostra vita, solo per il fatto di essere ancora in piedi e di poter ammirare tutto quello che ci circonda.
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Una storia d'amore, un grande genio, e una lotta contro una malattia incurabile. Il film parte con un inizio a dir poco stupendo di una storia sentimentale, che si trasformerà in un difficile cammino, ricco di ostacoli, che porterà alla felicità del protagonista e di sua moglie stessa. Da non aspettarsi di sicuro un film movimentato e ricco di colpi di scena, ma con un ottima fotografia e con una trama semplice e scorrevole, questo film riesce a farsi godere fino all' ultimo minuto. Una lezione per tutti noi, questa opera cela il significato della vita, della bellezza di vivere, insegna ad apprezzare ogni singolo giorno della nostra vita, solo per il fatto di essere ancora in piedi e di poter ammirare tutto quello che ci circonda. Un film che inoltre illustra un aspetto fondamentale dell'amore, a pensare tutta quella fatica provata dalla moglie del grande genio, ci viene male, ma ella è riuscita ad amare fino alla fine la sua anima gemella. A parer mio la separazione dei due sposi è stata spinta dall'amore stesso che egli provava per lei. Ha voluto togliere il fardello che portava sua moglie con amore e fatica, per dargli la possibilità di vivere una vita nuova e "normale". Per concludere, il grande genio ha vinto una guerra impossibile contro questa malattia tremenda. Ottimi attori e ottima fotografia!
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[+] stupendo!
(di contehans)
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chiarasenior
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domenica 18 gennaio 2015
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semplice eccellenza della mente umana
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Il segreto dell’universo e il tempo sono i due grandi obiettivi del giovane Hawking, tracce rigide della sua esistenza che prendono forma durante la sua gioventù, quando iscritto a Cambridge, in Inghilterra, nel 1963, conduce una vita semplice dalle abitudini ordinarie. La sua storia si costruisce insieme a Jane, con cui inizia a legare da uno sguardo magnetico scontato durante una festa, dal quale costruire un rapporto che durerà oltre trent’anni. Da svogliato a studente diligente, Stephen affermerà che l’universo è nato dall’esplosione di un buco nero, e proprio mentre si concentra sulla sua tesi di dottorato finirà per scoprire la sua malattia dietro una lente deformante, la stessa che cambierà il resto della sua vita e della sua carriera.
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Il segreto dell’universo e il tempo sono i due grandi obiettivi del giovane Hawking, tracce rigide della sua esistenza che prendono forma durante la sua gioventù, quando iscritto a Cambridge, in Inghilterra, nel 1963, conduce una vita semplice dalle abitudini ordinarie. La sua storia si costruisce insieme a Jane, con cui inizia a legare da uno sguardo magnetico scontato durante una festa, dal quale costruire un rapporto che durerà oltre trent’anni. Da svogliato a studente diligente, Stephen affermerà che l’universo è nato dall’esplosione di un buco nero, e proprio mentre si concentra sulla sua tesi di dottorato finirà per scoprire la sua malattia dietro una lente deformante, la stessa che cambierà il resto della sua vita e della sua carriera. L’aspettativa di vita è di due anni: il tempo di una battaglia o di una pesantissima sconfitta, da condurre insieme alla moglie Jane, che scopre l’amore mentre vede il dolore in faccia. Stephen Hawking si trascinerà tra le sue ricerche, nel tempo e nello spazio della sua vita, lungo formule e pagine che diventeranno libri e riconoscimenti di prestigio, con la continua consapevolezza che il suo tempo stia finendo e con l’intento di dimostrare che il tempo ha avuto un inizio.
Dall’inizio leggero come una commedia, La teoria del tutto procede per scosse e per momenti di dolcezza, genuini e quotidiani, senza dimenticare lo spazio per l’immediatezza e l’autoironia del protagonista. Basato sulla biografia Travelling to Infinity: My Life with Stephen, scritta dalla moglie del fisico, il film si trasforma in una parabola, un esempio di come il dolore diventi più sopportabile se condiviso. L’insistenza sul montaggio e sulla scelta di determinate strutture scenografiche si orienta verso una certa predominanza della figura circolare, non solo come esempio grafico delle teorie studiate da Stephen, ma anche come emblema di scelte –quelle di Jane– che finiscono per intrappolarla in un sistema di sentimenti contrastanti dal quale non sa uscire. Scegliendo un sistema fatto di piccole impressioni intrecciate in un tessuto finissimo, il film arriva al punto di mostrare i coniugi Hawking che non si toccano più in nessun modo se non con i pensieri. Finendo per parlare al passato dell’amore che li ha legati, Stephen e Jane si lasciano e introducono la volontà come paradigma di un percorso totale, sia personale che lavorativo. Il significato cosmico della vicenda riflette la tendenza a valorizzare la diversità come ricchezza, possibilità di riscatto e di successo, innalzando il tono del racconto ad esito più che riuscito di un sacrificio durato anni.
Candidato Oscar per miglior film, miglior sceneggiatura adattata, miglior colonna sonora originale, migliore attore protagonista (Eddie Redmayne) e migliore attrice protagonista (Felicity Jones), The Theory of Everything ha già conquistato un Golden Globe per il migliore attore in un film drammatico e si avvia ad essere ricordato come equilibrio di biografia e forza d’intenti. James Marsh, rispettando l’ordine cosmico, riproduce una struttura quasi doppia che con il finale torna alle premesse e all’inizio del tempo, soddisfacendo l’intento di ricerca e la volontà che la sua opera custodisce per svelare solo alla fine la capacità dell’essere nei confronti degli altri e dell’intero universo.
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dhany coraucci
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martedì 10 febbraio 2015
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poca....teoria e molta pratica
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Qui di teoria ce n'è poca e molti cervelli refrattari alla matematica o all'astrofisica, come è il caso del mio, sicuramente ne hanno gioito. Con mio sommo stupore, però, circa a metà del film ne ho sentito la mancanza, per quanto sapessi che mi sarebbe risultata inequivocabilmente incomprensibile. Ma dove non c'è la teoria, c'è la pratica e in questo film, è bene che lo sappiate, non si disquisisce dei massimi sistemi, del Tempo, degli Universi senza fine (e forse senza nemmeno un principio), dei buchi neri o del Big Bang (solo qualche accenno veloce e chiaramente astruso), perché si tratta di una storia sentimentale.
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Qui di teoria ce n'è poca e molti cervelli refrattari alla matematica o all'astrofisica, come è il caso del mio, sicuramente ne hanno gioito. Con mio sommo stupore, però, circa a metà del film ne ho sentito la mancanza, per quanto sapessi che mi sarebbe risultata inequivocabilmente incomprensibile. Ma dove non c'è la teoria, c'è la pratica e in questo film, è bene che lo sappiate, non si disquisisce dei massimi sistemi, del Tempo, degli Universi senza fine (e forse senza nemmeno un principio), dei buchi neri o del Big Bang (solo qualche accenno veloce e chiaramente astruso), perché si tratta di una storia sentimentale. Nulla di male, per carità, ma se proprio vogliamo analizzarla in termini pragmatici, il protagonista non è Stephen Hawking, a cui sarebbe dedicata, bensì la moglie. Infatti, in un trafiletto nei titoli di coda, piccolo piccolo, leggo che la sceneggiatura è stata tratta dal libro che ha scritto l'ex moglie di Hawking, Jane Wilde, Verso l'Infinito. Ripeto, nulla di male, per carità, però è bene che lo sappiate: tutto qui. Dunque è una storia d'amore e di sacrificio, di belle emozioni e di dolore. E' la storia di una donna che con coraggio, con sopportazione e con inesauribile devozione sceglie di stare vicino all'uomo che ama, mostrando, nella pratica, nella realtà quasi quotidiana cosa ha significato vivere accanto al genio condannato fin da giovanissimo all'immobilità da una malattia degenerativa. E' un film commovente, forse troppo. E' un film convenzionale, pur nella sua singolarità e si avvale di una regia irreprensibile che sa quando calcare la mano sulle scene più intense. Ed è un film essenzialmente d'amore, basato su una storia vera e drammatica, anche se per certi versi a lieto fine, allora mi domando: per quale motivo non mi è piaciuto? Altro che refrattaria alla matematica e alla logica, sono un esempio lampante di pura irrazionalità! Non c'è un motivo preciso, infatti, a giustificare la mia disaffezione, se non quella mancanza di teoria che lamentavo all'inizio, quella bella sensazione di perdersi negli spazi immensi di un cosmo che mai conoscerò e che qualcuno, come Hawking, ha cercato di spiegare con chiarezza e semplicità a tutti, anche a chi di astrofisica non ne capisce nulla, come me. In fondo, mi sarebbe piaciuto comprendere la teoria del tutto, pur se condensata in un'unica, semplice, esaustiva, imperscrutabile equazione come Hawking auspicava di rivelare.
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umbexpv
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lunedì 13 aprile 2015
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stephen hawking senza stephen hawking
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Lo scetticismo al pensiero di un film su un brillante fisico teorico (e pensatore scientifico in generale) come Hawking l'ho avuto fin dalle prime voci di un film su di lui. Come può Hollywood, che si basa su quello che la gente vuole vedere e che può capire, essendo una macchina per fare soldi, fare un film sulla vita di un uomo che ha elaborato teorie di difficile comprensione persino per chi è uno scienziato?
E infatti il mio dubbio era più che giustificato...
La Teoria del tutto è un ottimo film, nulla da dire in merito, la regia è eccellente, come anche la recitazione e la cura nella sceneggiatura e al montaggio sono evidenti, e se fosse stato un film sulla vita di una persona immaginaria ne sarei stato tutto sommato soddisfatto.
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Lo scetticismo al pensiero di un film su un brillante fisico teorico (e pensatore scientifico in generale) come Hawking l'ho avuto fin dalle prime voci di un film su di lui. Come può Hollywood, che si basa su quello che la gente vuole vedere e che può capire, essendo una macchina per fare soldi, fare un film sulla vita di un uomo che ha elaborato teorie di difficile comprensione persino per chi è uno scienziato?
E infatti il mio dubbio era più che giustificato...
La Teoria del tutto è un ottimo film, nulla da dire in merito, la regia è eccellente, come anche la recitazione e la cura nella sceneggiatura e al montaggio sono evidenti, e se fosse stato un film sulla vita di una persona immaginaria ne sarei stato tutto sommato soddisfatto.
I difetti sono due.
In primis in certi momenti esagera con i toni melensi e i sentimenti a buon mercato, trascinandosi eccessivamente proprio in quello stile "hollywoodiano" di cui sopra e diventando un prodotto assolutamente commerciale, banale, poco originale e persino stereotipato.
Secondo, nessuna delle caratteristiche per cui Hawking è riconosciuto da noi scienziati come uno dei massimi fisici contemporanei è veramente presente nel film. La "Teoria del tutto" che da il nome al film non è la teoria dell'amore, è la teoria per unificare Meccanica quantistica e Relatività generale, la cosidetta Teoria delle stringhe, in via di sviluppo, di cui egli è sempre stato interessato.
In sintesi, un bel film sentimentale, ma da un film su Hawking mi sarei aspettato qualcosa di più scientifico, più peculiare, invece di banalità romantiche.
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stefano capasso
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domenica 24 aprile 2016
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l'amore che attraversa la scienza
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Stephen Hawking è un laureato in fisica che ha ottenuto un dottorato a Cambridge. Siamo nel 1963 e il futuro per lui si prospetta radioso, è un ragazzo brillante e ha appena conosciuto Jane. Un colpo di fulmine che supera la contrapposizione della grande fede in Dio di lei e quella nella scienza di lui.
L’arrivo di una malattia degenerativa per Stephen cambia drammaticamente il corso degli eventi. Ma non tanto quanto ci si aspetterebbe.
Film di grande intrattenimento questo di John Marsh, eccessivo nel sentimentalismo, che fa commuovere soprattutto al pensiero che si tratta di una storia vera. L’evoluzione dei due protagonisti lungo il corso della vita porta sempre più ad allargare i confini di quello che è importante nell’esistenza dell’uomo.
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Stephen Hawking è un laureato in fisica che ha ottenuto un dottorato a Cambridge. Siamo nel 1963 e il futuro per lui si prospetta radioso, è un ragazzo brillante e ha appena conosciuto Jane. Un colpo di fulmine che supera la contrapposizione della grande fede in Dio di lei e quella nella scienza di lui.
L’arrivo di una malattia degenerativa per Stephen cambia drammaticamente il corso degli eventi. Ma non tanto quanto ci si aspetterebbe.
Film di grande intrattenimento questo di John Marsh, eccessivo nel sentimentalismo, che fa commuovere soprattutto al pensiero che si tratta di una storia vera. L’evoluzione dei due protagonisti lungo il corso della vita porta sempre più ad allargare i confini di quello che è importante nell’esistenza dell’uomo. Dalle rigide posizioni giovanili il corso della vita e l’amore finiscono per allargare i confini della conoscenza e dell’accettazione anche a quello che non è scientificamente provato, alla fede in Dio. E’ cosi che tutto diventa possibile, la presenza dell’amore e della fiducia nella vita possono ribaltare anche le previsioni scientifiche. La mia riflessione sul dualismo scienza e fede che il film descrive nella storia che racconta, è che le verità scientifiche cambiano e sono sempre cambiate nel corso dell’evoluzione umana, mentre i pilastri su cui si fondano tutti gli insegnamenti spirituali sono sempre rimasti gli stessi nel tempo. E mi piace pensare a questa continuità che è quello che può aiutare a vivere le contraddizioni della vita di tutti i giorni.
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lorenzo grigio
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domenica 18 gennaio 2015
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redmayne e soundtrack da oscar
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Con una storia come quella di Stephen Hawking, ricca di genialità, sofferenza e amore, ci si sarebbe potuto aspettare un film indimenticabile, uno di quelli che segnano la storia del cinema. "La teoria del tutto", invece, non sembra andare oltre il "bel film". sembra che il regista non sappia decidere cosa raccontare: la storia di un genio, quella di un uomo sofferente, quella di un innamorato; sembra non sapere da quale punto di vista raccontarlo: dal punto di vista di Stephen, di sua moglie, di quello che sarà il secondo marito della moglie. così vediamo tutto, tutto ci piace, ma poco ci entusiasma. Inevitabili i riferimenti e il confronto con altri film in cui viene raccontata la vita di geni incompresi, uno tra tutti "A beautiful mind".
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Con una storia come quella di Stephen Hawking, ricca di genialità, sofferenza e amore, ci si sarebbe potuto aspettare un film indimenticabile, uno di quelli che segnano la storia del cinema. "La teoria del tutto", invece, non sembra andare oltre il "bel film". sembra che il regista non sappia decidere cosa raccontare: la storia di un genio, quella di un uomo sofferente, quella di un innamorato; sembra non sapere da quale punto di vista raccontarlo: dal punto di vista di Stephen, di sua moglie, di quello che sarà il secondo marito della moglie. così vediamo tutto, tutto ci piace, ma poco ci entusiasma. Inevitabili i riferimenti e il confronto con altri film in cui viene raccontata la vita di geni incompresi, uno tra tutti "A beautiful mind". In questo film, tuttavia, i tre ingredienti di cui sopra sono magistralmente miscelati. Eddie Redmayne e la colonna sonora firmata da Jóhann Jóhannsson da Oscar.
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