killbillvol2
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martedì 21 maggio 2013
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the great gatsby voto reale: 3 e mezzo.
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Giunto alla sua quinta regia in vent'anni di attività, dopo il noioso, melenso e deludente Australia, Luhrmann adatta un altro grande classico della letteratura, in questo caso americana, torna a scrivere la sceneggiatura con Craig Pearce, lavora due anni sulla colonna sonora con Jay-Z, e decide di girare Il Grande Gatsby in 3 dimensioni. Scelta dimostratasi vincente, essendo uno dei migliori film in 3D mai realizzati. E' infatti un 3D che non fa volare oggetti di ogni genere negli occhi degli spettatori, ma per rafforzare i movimenti di camera, la spettacolarità di alcune sequenze, e (nella scena dell'hotel) del maggiore coinvolgimento emotivo degli spettatori. Lo hanno accusato di un po' tutto: dall'essere noioso, all'essere ripetitivo e ridondante, kitsch e non attinente al romanzo da cui è tratto, dicendo a Luhrmann di essere lontano dal suo capolavoro, ovvero Moulin Rouge!.
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Giunto alla sua quinta regia in vent'anni di attività, dopo il noioso, melenso e deludente Australia, Luhrmann adatta un altro grande classico della letteratura, in questo caso americana, torna a scrivere la sceneggiatura con Craig Pearce, lavora due anni sulla colonna sonora con Jay-Z, e decide di girare Il Grande Gatsby in 3 dimensioni. Scelta dimostratasi vincente, essendo uno dei migliori film in 3D mai realizzati. E' infatti un 3D che non fa volare oggetti di ogni genere negli occhi degli spettatori, ma per rafforzare i movimenti di camera, la spettacolarità di alcune sequenze, e (nella scena dell'hotel) del maggiore coinvolgimento emotivo degli spettatori. Lo hanno accusato di un po' tutto: dall'essere noioso, all'essere ripetitivo e ridondante, kitsch e non attinente al romanzo da cui è tratto, dicendo a Luhrmann di essere lontano dal suo capolavoro, ovvero Moulin Rouge!. Ma si sono dimenticati che all'epoca avevano accusato il musical con Nicole Kidman delle stesse cose. Perciò? Questo film non è un capolavoro, e non raggiunge i livelli di Moulin Rouge!, ma supera quelli di Romeo + Giulietta con lo stesso Di Caprio. E' un film certamente kitsch ed esagerato (soprattutto nella prima parte), ma tutto è calcolato con cura e non cade nel ridicolo involontario. Leonardo DiCaprio conferma le sue qualità d'attore, superando anche la sua recente (ed eccellente) interpretazione in Django Unchained, dando al suo personaggio maggiore spessore di quanto Redford abbia fatto nel suo Gatsby del 1974. Maguire, le cui espressioni facciali andavano nell trilogia di Spider-Man dalla A alla B, qui arrivano fino alla L. Peccato che il resto del cast non stia dietro ai due attori principali, a cominciare dalla Mulligan. Il personaggio di Daisy Buchanan è, anche nel libro, un personaggio meschino e superficiale, ma l'attrice non fa altro che aumentare la nostra antipatia nei suoi confronti, e lo spettatore non capisce neanche il vero motivo dell'amore che Il Grande Gatsby prova per questa "piccola oca giuliva". Joel Edgerton non è né bravo né pessimo, ma comunque non riesce a dare molto spessore all'antagonista, che viene ridotto a poco più di una macchietta. Ma i pro superano di gran lunga i contro, partendo anche da una grande colonna sonora, composta dalla classica Rhapsody in Blue di Gershwin fino a brani scritti apposta per il film da interpreti internazionali e contemporanei, come Lana Del Rey, Sia, il già citato Jay-Z, e da cover, come Love Is Blindness (usata perfettamente in una delle scene più belle ed emozionanti del film) cantata da Jack White. Una festa per gli occhi e per le orecchie, insomma, coi suoi difetti che stanno per la maggior parte nella scelta degli attori. E la pioggia di lettere su New York, che vanno a formare le parole di Fitzgerald, è una di quelle immagini che non si dimenticano.
VOTO REALE: 3 E MEZZO.
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(di frederickstudio)
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williamdionisi
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sabato 17 agosto 2013
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l'unico gatsby
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Unico è il romanzo, unico è il film, inimitabile. Un genere tutto suo, a parte dal resto del cinema. Ci è stata raccontata una storia lenta, molto lunga, con pochissimi colpi di scena, che non ci ha mai annoiato, ma anzi, affascinato.
Ci troviamo nel 1922 a New York, nel periodo più florido di quegli anni: sono tanti i nuovi ricchi, tra cui c'è anche il misterioso Gatsby, di cui nessuno sa niente. Questo Gatsby organizza spesso delle feste a casa sua, dove tutti si possono recare senza invito, comunque lui non si fa mai vedere.
Solo un tale di nome Nick aveva ricevuto un invito, senza sapere il perché. Solo quando conoscerà il grande Gatsby ne capirà il motivo: aiutarlo a riconquistare un suo amore passato, proprop la cugina di Nick.
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Unico è il romanzo, unico è il film, inimitabile. Un genere tutto suo, a parte dal resto del cinema. Ci è stata raccontata una storia lenta, molto lunga, con pochissimi colpi di scena, che non ci ha mai annoiato, ma anzi, affascinato.
Ci troviamo nel 1922 a New York, nel periodo più florido di quegli anni: sono tanti i nuovi ricchi, tra cui c'è anche il misterioso Gatsby, di cui nessuno sa niente. Questo Gatsby organizza spesso delle feste a casa sua, dove tutti si possono recare senza invito, comunque lui non si fa mai vedere.
Solo un tale di nome Nick aveva ricevuto un invito, senza sapere il perché. Solo quando conoscerà il grande Gatsby ne capirà il motivo: aiutarlo a riconquistare un suo amore passato, proprop la cugina di Nick.
Al termine del film, che ha presentato ottime immagini, ci si potrebbe forse lamentare della regia, originale, ma che a volte comprendeva discorsi filosofici troppo lunghi; mentre non ci si può non inchinare davanti alle interpretazioni magnifiche di DiCaprio (come al solito) e di un ritrovato Maguire.
Infine, quello che desideravo sottolineare, è l'insegnamento, o chiamiamola morale, di questo film: l'importanza della speranza, del sognare; cose universali che valgono sempre e che bisogna sempre seguire.
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daf_ma
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lunedì 27 maggio 2013
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gatsby, l’uomo dal sogno incorruttibile
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Un gran cast e un’incredibile colonna sonora per “Il grande Gatsby” di Luhrman.
Corruzione e ambizione dominano la società americana, è la primavera del ’22 e l’aspirante scrittore Nick Carraway, interpretato da Tobey Maguire, ha lasciato il Midwest per cercar fortuna a New York. Va a vivere in una casa modesta, a pochi passi dal milionario Jay Gatsby (Leonardo Di Caprio), tornato dall’Europa per riconquistare la donna dei suoi sogni (Daisy) che, intanto, ha sposato un ricco giocatore di football. Ogni week end la dimora di Gatsby accoglie personaggi famosi e illustri borghesi per le feste più conosciute della città. Nonostante i continui ricevimenti e i piacevoli bagordi, sono in molti a non conoscere il volto di Gatsby.
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Un gran cast e un’incredibile colonna sonora per “Il grande Gatsby” di Luhrman.
Corruzione e ambizione dominano la società americana, è la primavera del ’22 e l’aspirante scrittore Nick Carraway, interpretato da Tobey Maguire, ha lasciato il Midwest per cercar fortuna a New York. Va a vivere in una casa modesta, a pochi passi dal milionario Jay Gatsby (Leonardo Di Caprio), tornato dall’Europa per riconquistare la donna dei suoi sogni (Daisy) che, intanto, ha sposato un ricco giocatore di football. Ogni week end la dimora di Gatsby accoglie personaggi famosi e illustri borghesi per le feste più conosciute della città. Nonostante i continui ricevimenti e i piacevoli bagordi, sono in molti a non conoscere il volto di Gatsby. Un alone di mistero avvolge il milionario nella prima parte del film in cui Luhrman propone allo spettatore un magistrale quadro della società americana, rapita dal potere, dalla ricchezza e dallo sfarzo. Sequenze spettacolari, opera di un regista visionario che dopo “Romeo+Juliet” e “Moulin Rouge”, ancora una volta, incanta lo spettatore, quasi stordendolo, con un’incantevole e ritmato turbinio di immagini e suoni e, mentre dal jazz si passa all’hip hop con la voce strepitosa di Beyoncé e i brani di Jay-Z, Will.i.am, Lana Del Rey, Kanie West, Florence and The Machine, Jack White e Fergie, colorando di modernità il romanzo di Francis Scott Fitzgerald, la figura di Gatsby si spoglia del misterioso fascino che ha catturato lo spettatore fino a quel momento, grazie all’incontro con Nick Carraway, suo vicino di casa nonché cugino della bellissima e adorata Daisy (Carey Mulligan). Lo scrittore diventerà complice di Gatsby dandogli la possibilità di incontrarla di nuovo a distanza di cinque anni e di intrattenere con lei una relazione extra-coniugale. Nick Carraway diventerà testimone di tradimenti, illusioni e sfortune che riveleranno il lato più buono e positivo del grande Gatsby, il suo ottimismo e il suo amore sincero, l’uomo corrotto dal sogno incorruttibile.
Luhrman calca la mano sugli usi e i costumi del tempo, costruendo un’opera estetica in cui predomina l’entusiasmo e l’eccitazione ma, a metà strada, il film perde l’enfasi iniziale e si abbandona all’esplicitazione eccessiva dei sentimenti anziché puntare sulla forza espressiva degli attori, che comunque non manca. Alla voce narrante è affidato l’arduo compito di chiudere il dramma, regalando un’immagine metaforica della luce verde che separa la casa di Gatsby da quella di Daisy, una chiusura che manca di pathos forse perché affidata alla figura dell’intellettuale Carraway che ci viene mostrato continuamente con la sua faccia inebetita piuttosto che meravigliata. Per il sapiente uso della macchina da presa, la colonna sonora innovativa, le tematiche che affronta e la recitazione degli attori, è un film decisamente da vedere.
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fabian t.
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domenica 2 giugno 2013
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tanto rumore... per poco
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Elefantiaco, eccessivo, autocompiaciuto e borioso, decisamente tedioso. Nonostante un grande Di Caprio, il film è solo tanto, tanto fumo per molto poco arrosto. La regia non ha la idee chiare cercando di virare verso la commedia, il dramma o il grottesco; invece fallisce più o meno su tutti i fronti. Quello che non funziona è il far credere che stia per accadere qualcosa di sorprendente, quando invece non succede proprio nulla di che. Sicuramente accattivanti le scenografie, le auto d'epoca e i costumi, ma questo non basta. La gran parte degli attori mostra atteggiamenti e modi di fare palesemente moderni e non in sincrono con il periodo storico affrontato. Aggiungere poi continui effetti speciali digitali poco appropriati e attori secondari non proprio all'altezza (a partire proprio da Carey Mulligan), non ha giovato affatto al film.
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Elefantiaco, eccessivo, autocompiaciuto e borioso, decisamente tedioso. Nonostante un grande Di Caprio, il film è solo tanto, tanto fumo per molto poco arrosto. La regia non ha la idee chiare cercando di virare verso la commedia, il dramma o il grottesco; invece fallisce più o meno su tutti i fronti. Quello che non funziona è il far credere che stia per accadere qualcosa di sorprendente, quando invece non succede proprio nulla di che. Sicuramente accattivanti le scenografie, le auto d'epoca e i costumi, ma questo non basta. La gran parte degli attori mostra atteggiamenti e modi di fare palesemente moderni e non in sincrono con il periodo storico affrontato. Aggiungere poi continui effetti speciali digitali poco appropriati e attori secondari non proprio all'altezza (a partire proprio da Carey Mulligan), non ha giovato affatto al film. Ma la cosa che più infastidisce, almeno per i miei gusti, è la biasimevole decisione di inserire musiche ipermoderne del tutto fuori luogo, snobbando completamente l'incredibile e inestimabile repertorio musicale di quegli anni, dallo Swing al Fox-Trot, scelta invece azzeccatissima nel precedente "Il grande Gatsby" di Jack Clayton del 1974. In definitiva da vedere, ma senza pretese.
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ilmengoli
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venerdì 26 luglio 2013
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il grande gatsby (2013)
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Anni '20. La irrequietezza rasentava l'isteria. Il jazz armonizzava le città, il proibizionismo produceva l'effetto opposto a quello prefigurato, l'alcol costava poco e la felicità pervadeva gli animi delle persone. Erano gli anni del dopo guerra e la gente si sentiva come abbracciata da un forte sollievo e da calda speranza. Erano gli anni in cui uno scrittore americano di nome Francis Scott Fitzgerald scriveva uno dei libri più belli di sempre, destinato ad entrare prepotentemente nella storia della letteratura americana ed internazionale. Il titolo non poteva essere che grandioso anch'esso: The Great Gatsby.
La trama è arcinota ma, nonostante tutto, non ci si stanca mai di riassaporarsela attraverso il libro o i film ad esso ispirati.
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Anni '20. La irrequietezza rasentava l'isteria. Il jazz armonizzava le città, il proibizionismo produceva l'effetto opposto a quello prefigurato, l'alcol costava poco e la felicità pervadeva gli animi delle persone. Erano gli anni del dopo guerra e la gente si sentiva come abbracciata da un forte sollievo e da calda speranza. Erano gli anni in cui uno scrittore americano di nome Francis Scott Fitzgerald scriveva uno dei libri più belli di sempre, destinato ad entrare prepotentemente nella storia della letteratura americana ed internazionale. Il titolo non poteva essere che grandioso anch'esso: The Great Gatsby.
La trama è arcinota ma, nonostante tutto, non ci si stanca mai di riassaporarsela attraverso il libro o i film ad esso ispirati. Nel 1974 fu realizzato il terzo lungometraggio del film, dal titolo omonimo al libro, scritto da Francis Ford Coppola e diretto da Jack Clayton, che portava in scena un cast stellare: Robert Redford come Jay Gatsby, Mia Farrow come Daisy Buchanan, Bruce Dern come Tom Buchanan, Sam Waterstone come Nick Carraway e la vincitrice del Golden Globe Karen Black come Myrtle Wilson. Tuttavia il film allora non riscontrò grande successo a causa probabilmente della sua storia imbalsamata e della mancanza dell' emblematica essenza presente invece nel libro.
2013. Esce al cinema la quarta trasposizione del romanzo, diretta dall'eccentrico regista Baz Luhrmann e presentante un cast stellare quanto ,se non più, quello del 1974: Leonardo Di Caprio negli eleganti panni di Gatsby, Carey Mulligan in quelli di Daisy, Tobey Maguire come Nick, il talentoso Joel Edgerton come Tom e Isla Fisher nel ruolo di Myrtle. Si può dire che questi attori rispecchiano completamente quelli del 74, ma trasportati nella contemporaneità. Di Caprio è il nuovo Redford, Isla Fischer ricorda moltissimo Karen Black, idem per il binomio Joel Edgerton- Bruce Dern. Forse dal punto di vista interpretativo Carey Mulligan è leggermente inferiore a Mia Farrow, ma in bellezza sono entrambe due Afrodite.
La trama presenta alcune modifiche rispetto a quella classica del libro, e in alcuni punti non è del tutto fedele ad esso. Ma ciò, che potrebbe rappresentare un punto di demerito per il film, è invece motivo di ulteriore innovazione ed originalità. Nel libro infatti non si parla di Nick ricoverato in un centro d'assistenza che narra le vicende di Gatsby scrivendo un libro su suggerimento del suo medico curante, ma ciò tuttavia è ben mascherato e celato, oltre che teoria personale sull'ubicazione dello scrittore nel suo dopo-Gatsby.
Il romanzo è una delle storie d'amore più affascinanti, emozionanti e belle di sempre, modello per moltissime altre, sensazionale nella sua sempreverde vitalità e immortalità perenne.
Jay Gatsby (Leonardo Di Caprio), di umilissime origini, maggiore in guerra, ora è diventato un giovane miliardario grazie al contrabbando. In guerra si era innamorato follemente della bellissima Daisy Fay (Carey Mulligan) e i due avevano trascorso assieme giornate paradisiache. Si erano però poi lasciati quando lui era stato chiamato a combattere. Dopo averlo aspettato per qualche anno, Daisy aveva conosciuto Tom, ricco "giocatore di polo", con il quale si era sposata e trasferita nel Long Island. Gatsby però non l'aveva mai dimenticata e mai aveva smesso di amarla, e si era dunque anch'egli trasferito nel Long Island, dalla baia opposta a quella di Daisy e Tom, illuminata da un faro dalla brillante luce color smeraldo. Costruita in tre anni un'enorme villa simile a un castello incantato, ora Gatsby organizza settimanalmente sfarzose feste sperando che in una di queste capiti la sua amata Daisy. Con l'aiuto di Nick e di Jordan Baker, cercherà in tutti i modi, pur mantenendo la sua mirabile modestia, di riconquistare l'amore di Daisy.
Rispetto al film del '74, questa versione de "Il Grande Gatsby" è molto più dettagliata, soprattutto in ciò c'è riguarda il torbido passato di Gatsby. Nell'altro film, infatti, Gatsby veniva presentato abbastanza superficialmente, senza analizzarne sufficientemente la natura e i forti e puri motivi che lo spinsero al contrabbando e alla truffa assieme al caro amico Mayer Wolfshime, truccatore delle World Series del 1919. È invece meno approfondita la figura di Myrtle Wilson, come tuttavia avviene anche nel libro. Oltre all'interpretazione di Di Caprio, a mio giudizio migliore rispetto a quella di Redford, elemento che valorizza molto film è quella di Joel Edgerton, bravissimo nei panni del marcio e ricco marito di Daisy e amante di Myrtle. Carey Mulligan non è ai livelli di Mia Farrow, ma non sfigura nella scena, anzi è forse la sua minore abilità recitativa a renderla ancor più l'oca giuliva che Fitzgerald voleva rappresentare. Ottimo Tobey Maguire, che finalmente ha raggiunto una maturità tale da permettergli di recitare ad alti livelli.
Ma ciò che sicuramente rende questo "Il grande Gatsby" un capolavoro è l'elevatissima vivacità e dinamicità che caratterizza moltissimi film del regista, vero e proprio artista nel suo genere. Luhrmann, infatti, coi suoi colori, suoni, costumi e pathos scenografico è riuscito a creare un suo stile, unico e inimitabile. Splendido nelle sue coloratissime immagini e fotografie, unico nella sua eccentrica essenza. Altro elemento che ho moto apprezzato è stata la coraggiosissima scelta di modernizzare l'opera, utilizzando effetti speciali, visivi e colonne sonore contemporanee, principalmente pop. Esso infatti rinfresca e smuove la natura statica del racconto, facendolo sbocciare nella sua candida e rinfrescante bellezza. Così come era avvenuto per Romeo + Giulietta, l'esperimento riesce alla perfezione, rendendo "Il grande Gatsby" un magnifico film.
Inoltre in questo film il 3D è magistralmente realizzato e permette all’incantato spettatore di contemplarne al meglio la sfarzosità e lucentezza, oltre, quasi, a coinvolgerlo nelle feste stesse organizzate da Gatsby.
In concorso al 66 festival di Cannes, il film ha ricevuto pochi applausi e fredde critiche. Come accadde per gli altri film di Luhrmann, "Il grande Gatsby" ha letteralmente diviso il pubblico a metà, tra pro-Gatsbyiani e anti-Gatsbyiani. In America ha ricevuto giudizi negativi anche da critici che avevano apprezzato i precedenti film del regista, mentre quelle positive sono poche. Ma si sa: la maggioranza non dà la ragione. Il pubblico invece dimostra di aver apprezzato molto di più questo moderno riadattamento de "Il grande Gatsby", con una media di voti che oscilla tra il 7.5-8/10. Dal canto mio, posso solo dire che è stato una sbaglio presentare questo genere di film a un festival d'elite e di intellettualoidi come quello di Cannes, mentre sarebbe stato sicuramente meglio aspettare direttamente gli Oscar 2014, dove un film come questo ha moltissime speranze di portare a casa una luccicante statuetta d'oro.
In conclusione, "Il grande Gatsby" di Baz Luhrmann è uno splendido cocktail di colori, luci, brillantezza, musica, scenografie e immagini mozzafiato, trasfigurato ai giorni nostri con un sublime atto di sensibile modernizzazione, di cui il regista è il maestro indiscusso. Siamo solamente a Maggio, ma credo che questo possa essere il migliore film dell'anno (almeno per i miei gusti).
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andrea.bonino.97
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mercoledì 29 maggio 2013
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l'ingenuo ma bellissimo gatsby
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Terza trasposizione del libro "the great Gatsby", il nuovo film di Baz Luhrmann si presenta fin da subito ricco di attori famosi: Leonardo Di Caprio, ottimo per la parte del ricco-sofferente, Tobey Maguire, nella parte di Nick, e a seguire attrici come Isla Fisher, che si era gia fatta notare in alcune commedie di stampo più leggero, e Carey Mulligan, che insieme a Di Caprio, è colei che rende il film dinamico, con la sua rappresentazione da giovane e spensierata, che si era ormai abbandonata al suo triste destino di moglie tradita.
Ambientato nel primo '900, Il Grande Gatsby, racconta del traferimento di Nick, in una tranquilla casa sulle sponde della baia di Long Island, che però a come suo vicino, l'enorme villa del misterioso signore, di cui molte persone non conoscono nemmeno la sua faccia.
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Terza trasposizione del libro "the great Gatsby", il nuovo film di Baz Luhrmann si presenta fin da subito ricco di attori famosi: Leonardo Di Caprio, ottimo per la parte del ricco-sofferente, Tobey Maguire, nella parte di Nick, e a seguire attrici come Isla Fisher, che si era gia fatta notare in alcune commedie di stampo più leggero, e Carey Mulligan, che insieme a Di Caprio, è colei che rende il film dinamico, con la sua rappresentazione da giovane e spensierata, che si era ormai abbandonata al suo triste destino di moglie tradita.
Ambientato nel primo '900, Il Grande Gatsby, racconta del traferimento di Nick, in una tranquilla casa sulle sponde della baia di Long Island, che però a come suo vicino, l'enorme villa del misterioso signore, di cui molte persone non conoscono nemmeno la sua faccia. Esattamente di fronte alla villa, risiede la cugina di Nick, Daisy Buchanan, moglie di un amico di Nick, che però viene traditacon la moglie di un benzinaio li vicino; Nick scoprirà che 5 anni prima Daisy aveva avuto una storia d'amore sofferta con Gatsby. Una volta invitato dal suo ricco vicino, Nick va alla sua festa, nel quale conoscerà il suo finalmente Gatsby, e diventato suo amico tenterà di riconcigliare la relazione tra sua cugina e gatsby.
Con una colonna musicale molto recente ma ben adattata allo stile che il film presenta, Il Grande Gatsby, inizia in modo pimpante, ma cala fin fa subito lo spettatore nella finta felicità che l'epoca del primo '900 presentava. Un plauso speciale va alla scena della prima festa di Gatsby, che si protrae per 20 minuti, che permetteranno perfino allo spettatore di divertirsi grazie all'abbondanza di allegria che pervade ogni festa offerta dal misterioso riccone di New York. Presto la drammaticità, accompagnata a braccetto da una allegria malinconica, avvolgerà i fatti che vengono raccontati in 130 minuti circa, in un insieme di elementi con contraddistinguono ogni scena, la rendono memorabile, e tengono con il fiato sospeso lo spettatore che affascinato resta a guardare, ma che nel cuor suo s'immagina già la triste sorte che toccherà ai due sfortunati innamorati. La fine conferma che le persone per quanto siano contente di una cosa, nel momento in li viene strappata via, cercano rimedio in qualcos'altro e fanno finta che nulla sia accaduto..
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nick simon
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martedì 9 luglio 2013
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ben confezionato
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Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald è forse uno di quei classici che raccontano storie eterne, alle quali non serve una virgola in più. Sembra non essere d'accordo il regista australiano Baz Luhrmann, il quale dà vita ad una pellicola esuberante, visivamente sontuosa, ostentatamente orientata sull'esercizio stilistico più che sul contenuto complessivo. Il cast è valido ed efficace: tutti gli interpreti si destreggiano con naturalezza, soprattutto nelle poche occasioni in cui la tensione drammatica è alle stelle. Leonardo DiCaprio è Jay Gatsby, giovane affascinante, ambizioso e determinato, perfetta incarnazione dello spirito degli anni '20. Lo abbiamo sicuramente già visto in ruoli del genere, ma ciò che contraddistingue quest'ultimo è la silenziosa sofferenza, così come l'incontrollabile desiderio di un amore che il tempo e le circostanze hanno reso pressoché impossibile.
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Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald è forse uno di quei classici che raccontano storie eterne, alle quali non serve una virgola in più. Sembra non essere d'accordo il regista australiano Baz Luhrmann, il quale dà vita ad una pellicola esuberante, visivamente sontuosa, ostentatamente orientata sull'esercizio stilistico più che sul contenuto complessivo. Il cast è valido ed efficace: tutti gli interpreti si destreggiano con naturalezza, soprattutto nelle poche occasioni in cui la tensione drammatica è alle stelle. Leonardo DiCaprio è Jay Gatsby, giovane affascinante, ambizioso e determinato, perfetta incarnazione dello spirito degli anni '20. Lo abbiamo sicuramente già visto in ruoli del genere, ma ciò che contraddistingue quest'ultimo è la silenziosa sofferenza, così come l'incontrollabile desiderio di un amore che il tempo e le circostanze hanno reso pressoché impossibile. Carey Mulligan è Daisy Buchanan, probabilmente il personaggio più complesso della storia: affettuosa e fredda, entusiasta quanto indifferente, frivola e profonda allo stesso tempo. Tobey Maguire, nei panni del giovane Nick Carraway, rappresenta il punto di vista della storia; funge da spettatore, a volte felicemente coinvolto, a volte distaccato e sprezzante, dell'infrangersi di sogni e speranze e del dissolversi dell'intero mondo rappresentato. Il ritmo è sostenuto, a tratti estremo, per tutta la prima metà del film: lo spettatore viene ubriacato da sequenze frizzanti e piacevolmente musicali, in cui il montaggio è a dir poco frenetico. L'apice scenico e sonoro lo si raggiunge già dopo 20-30 minuti, con la scena della festa nella lussuosa villa di Gatsby: veri e propri fuochi d'artificio per il pubblico, affascinato nell'assistere alla sfarzosa grandiosità degli eventi ed alla gioiosa opulenza dei personaggi. In questo senso la spettacolarità è garantita dall'armoniosa combinazione di costumi, scenografia e fotografia, e soprattutto dalla curatissima colonna sonora, tanto variegata quanto volutamente anacronistica. In seguito il ritmo rallenta, dando spazio ad una inizialmente contenuta drammaticità, che viene lentamente esplicitata, e addirittura esplode quando i protagonisti mettono a nudo i propri sentimenti. Tuttavia qui la pellicola mostra qualche falla nella sua architettura d'insieme, e fallisce nell'esprimere il senso stesso dell'opera; alcune sequenze, inoltre, si rivelano sciatte e vengono protratte oltremodo, così che i 142 minuti totali risultino forse leggermente eccessivi. Nel complesso un film dichiaratamente postmoderno, un prodotto ben confezionato: maestoso nella forma ma a tratti esagerato e pacchiano, volutamente meno curato nella sostanza.
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angekiddo
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venerdì 17 maggio 2013
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luhrmann si ripete e non solo il passato di gatsby
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Estate del 1922, New York. Il giovane e comformista Nick Carraway si trasferisce in un piccolo e modesto abitacolo nella costa settentrionale di Long Island, per iniziare la sua poco redditizia attività in borsa. Viene da subito incuriosito dal suo misteriosovicino, Jay Gatsby, un uomo di cui tanto si parla ma poco si sa, che da ogni weekend feste da urlo, grondanti di champagne e sfarzo. Da lì i due protagonisti si conoscono, si frequentano e quando Nick arriva a fidarsi del quasi sconosciuto personaggio di Gatsby, gli offre la sua amicizia e lo porta a rivedere la vecchia fiamma di Gatsby, Daisy Buchaman, donna che conobbe cinque anni prima prima della sua partenza per la guerra ed alla quale giurò amore eterno, nonostante la dolce ragazza poi, stanca di aspettarlo, sposò il ricco Tom Buchaman, campione di polo di Chicago.
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Estate del 1922, New York. Il giovane e comformista Nick Carraway si trasferisce in un piccolo e modesto abitacolo nella costa settentrionale di Long Island, per iniziare la sua poco redditizia attività in borsa. Viene da subito incuriosito dal suo misteriosovicino, Jay Gatsby, un uomo di cui tanto si parla ma poco si sa, che da ogni weekend feste da urlo, grondanti di champagne e sfarzo. Da lì i due protagonisti si conoscono, si frequentano e quando Nick arriva a fidarsi del quasi sconosciuto personaggio di Gatsby, gli offre la sua amicizia e lo porta a rivedere la vecchia fiamma di Gatsby, Daisy Buchaman, donna che conobbe cinque anni prima prima della sua partenza per la guerra ed alla quale giurò amore eterno, nonostante la dolce ragazza poi, stanca di aspettarlo, sposò il ricco Tom Buchaman, campione di polo di Chicago.
I due ex amanti non riescono a nascondere i sentimenti che provano l'un l'altra e si ripromettono di vivere un futuro insieme. Ma qualcosa va storto nei loro piani speranzosi e Gatsby si ritrova a perdere ogni certezza ed a mettere in discussione tutto ciò che ha, trovandosi con un grande vuoto e solo una persona sulla quale fare affidamento, l'unico vero amico che ha, Nick.
Un film sfarzoso, eccentrico e saturo di colori e musiche (forse alcune un po' troppo audaci) che meravigliano gli occhi dello spettatore. Baz Luhrmann con questo film si ripete, inscenando la storia d'amore tormentata di due giovani, tema comune a tutti i suoi film, dando vita ad un film che stupisce ma non cattura come ci si aspettava. Il cast sicuramente è appagante, Leonardo DiCaprio in primis, che regge bene il ruolo dell'eclettico e sognatore Gatsby, dando quel tocco tutto suo di follia ed estro. Tobey Maguire offre una piacevole interpretazione, la Mulligan un po' troppo melodrammatica ma in tinta col suo personaggio. Ma ciò che non funziona in questo film è il voler opprimere la vera natura di Gatsby, che non è solo un giovane innamorato, ma un uomo avido, per certi versi squilibrato e che porta avanti una filosfia di speranza che rincuora ogni persona vicino a se. Ed invece questo film si rivela eccessivamente lungo, una storia d'amore in molti punti piatta e noiosa. Da un film così costoso e così tanto atteso, ci si aspettava sicuramente di più, di certo musiche, champagne e lustrini non fanno di un film un capolavoro. Nonostante ciò, "Il Grande Gatsby" di Luhrmann si lascia guardare, ma non sclada gli animi.
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lolligno69
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giovedì 13 giugno 2013
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fedele al testo
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Il grande timore che mi assale all'inizio del film e' quello di non lasciarmi andare troppo e di non voler snobisticamente condividere il reato di lesa maesta'.
L'inizio del film e' magniloquente , con inquadrature kolossal e pirotecniche;
ma affidiamo la mano morbidamente al regista e lui non la strattona e ci fa attraversare si col rosso ,gaudenti con nelle orecchie l'audiolibro ben recitato dell'immortale prosa fitzgeraldiana.
Il voice over snocciola spudoratamente perle e subito mi adatto grugnendo sottovoce e cercando di coglierne il piu' possile.Ad es :'Negli anni piu' vulnerabili della mia giovinezza,mio padre mi diede un consiglio che non mi e' mai piu' uscito di mente.'Quando ti viene voglia di criticare qualcuno.
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Il grande timore che mi assale all'inizio del film e' quello di non lasciarmi andare troppo e di non voler snobisticamente condividere il reato di lesa maesta'.
L'inizio del film e' magniloquente , con inquadrature kolossal e pirotecniche;
ma affidiamo la mano morbidamente al regista e lui non la strattona e ci fa attraversare si col rosso ,gaudenti con nelle orecchie l'audiolibro ben recitato dell'immortale prosa fitzgeraldiana.
Il voice over snocciola spudoratamente perle e subito mi adatto grugnendo sottovoce e cercando di coglierne il piu' possile.Ad es :'Negli anni piu' vulnerabili della mia giovinezza,mio padre mi diede un consiglio che non mi e' mai piu' uscito di mente.'Quando ti viene voglia di criticare qualcuno....'.
'L'evitare giudizi e' fonte di speranza infinita'.
Il regista ,effervescente,barocco ma assolutamente non masochista non perde colpi e battiture.
La sceneggiatura molto fedele procede spedita,ottima fotografia e costumista probabilmente ancora in mutua dopo uno sforzo direi inumano,la flebo e' anche per la scenografa.
Il cast e' tutto in parte e non fa rimpiangere il film del 1974 con sceneggiatura di FFCoppola.
Una particolare nota di merito per l'eccellente Joe Edgerton nella parte del mascellare Tom Buchanan,personaggio chiave e marito della noncurante Daisy , una liscia Mullighan,scelta in netto contrasto col film anni '70(Faye Danaway,luciferina e asimmetrica).McGuire ha stampato in faccia lo stupore che abbiamo noi in poltrona,assolto.
Su Leonardo Di Caprio penso che ormai non si possa dire altro che e' un attore straordinario: partendo dalle retrovie ha sbaragliato tutti i suoi coetanei (penso a Depp,addirittura a Norton e ad altri) fino ad essere ormai riferimento di registi infallibili quali Eastwood e Scorsese : i detrattori si ritraggano.
Domina la scena e giganteggia in una parte non facile e che avrebbe potuto affossare l'intero progetto,non proprio economico.
Ancora non mi capacito come abbiano fatto a non dagli l'Oscar per l'interpretazione insuperabile di Hoover in Edgar di Clint Eastwood (miglior interpretazione degli ultimi 4-5 anni in assoluto).
La voce narrante incalza,appare la splendida auto gialla,si baciano,le musiche coraggiosamente piacciono pure ai teenagers e si entra nella parte centrale,l'incontro tra Gatsby e Tom,il marito.
Il solito triangolo,ma noi siamo sempre a tavola,ammessi dal genio dello
scrittore ,nascosti dentro la giacca di Nick Carraway e ,ovviamente,tifiamo per Gatsby e non per il giocatore di polo('Non mi piace che lui mi chiami giocatore di polo').
E' una scena altamente drammatica,calda,scritta a tempo di bebop.
Qui ,a mio avviso, il regista pecca di manierismo,mi accorgero' solo dopo che e' l'unica parte dove manca la voce narrante.
Vabbefaniente si riparte in folle corsa verso casa e tutto crolla.
Morte,amore,passione,verita',coraggio.Tutto viene meno e lui il Grande Gatby lava pure la macchina che neppure il cognato di Fini a Montecarlo. E' la Fine.
Bang ! Muore il nostro eroe , Tom e Daisy se ne vanno e vengono sepolti sotto un aggettivo magistralmente tombale : noncuranti .
La Pivano scrive (ho appena controllato) sbadati.
Erano gente sbadata,Tom e Daisy:sfracellavano cose e persone e poi si ritiravano nel loro denaro o nella loro ampia sbadataggine o in cio' che comunque li teneva uniti'.
Finale (mi sento ispirato):cosi continuiamo a remare,barche contro corrente,risospinti senza posa nel passato.
E allora mi vedro' pure il film del 1949.
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ultimoboyscout
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martedì 4 novembre 2014
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il grande gatsby.
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DiCaprio nel ruolo che fu di Alan Ladd prima e Robert Redford poi non sfigura affatto in questa sontuosa produzione australiana targata Baz Luhrmann che per certi versi rimanda allo atile di "Moulin Rouge!". Lusso e maledizione si rincorrono e si legano all'alto tasso di glamour della pellicola e dei suoi protagonisti, il regista rimette mano al capolavoro di Francis Scoot Fitzgerald a modo suo, riempiendolo di immagini, colori e ritmandolo a tempo di hip hop, una versiona fragorosa e stereoscopica che si distingue in maniera abissale dai precedenti adattamenti cinematografici. Il cuore del racconto è molto simile all'originale, siamo nella New York dei primi anni Venti e Nick Carraway diventa amico del vicino di casa Jay Gatsby, personaggio misterioso che organizza feste da urlo ma che osserva da lontano senza parteciparvi.
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DiCaprio nel ruolo che fu di Alan Ladd prima e Robert Redford poi non sfigura affatto in questa sontuosa produzione australiana targata Baz Luhrmann che per certi versi rimanda allo atile di "Moulin Rouge!". Lusso e maledizione si rincorrono e si legano all'alto tasso di glamour della pellicola e dei suoi protagonisti, il regista rimette mano al capolavoro di Francis Scoot Fitzgerald a modo suo, riempiendolo di immagini, colori e ritmandolo a tempo di hip hop, una versiona fragorosa e stereoscopica che si distingue in maniera abissale dai precedenti adattamenti cinematografici. Il cuore del racconto è molto simile all'originale, siamo nella New York dei primi anni Venti e Nick Carraway diventa amico del vicino di casa Jay Gatsby, personaggio misterioso che organizza feste da urlo ma che osserva da lontano senza parteciparvi. Gatsby è innamorato di Daisy, infelicemente sposata col fedifrago Tom e il suo unico scopo è conquistarla. Il tutto si svolge sulle note di Jay-Z per un'esperienza pregna di colori, sgargiante e barocca, ipercinematografica viene da dire, il vero capolavoro di Luhrmann, la quintessenza della sua arte postmoderna in cui gli anni Venti si mescolano all'oggi, vari generi si sovrappongono all'estetica incontenibile per un risultato strabiliante e camaleontico, di perfetta (dis)armonia. E' l'apoteosi del dramma di una passione che supera i suoi protagonisti e le feste frenetiche e caotiche di casa Gatsby, è l'amore che acceca l'anima, è la metafora perfetta delal caduta del mito americano, un lucidissimo scatto dell'epoca del jazz ricca di fascino ma anche di contraddizioni, reso credibile dall'alchimia incredibile creatasi tra il superbo DiCaprio e la meravigliosa Carey Mulligan. Opera ambiziosa e visionaria che fotografa il romanzo di Fitzgerald alla maniera di Luhrmann e che ha nel regista, per assurdo, il proprio punto debole, perchè incapace di farsa da parte, finendo per infliggere a Fitzgerald la cura "Moulin Rouge!". Il film è comunque bellissimo, sfavillante, stordente e pure eccessivo, prendere o lasciare, ma senza Luhrmann non sarebbe stato così.
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