erymuse
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mercoledì 8 luglio 2015
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avvincente adorabile gatsby
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Cosa c'è da dire? Ottimo film,perfetta sceneggiatura e si tutta la musica assordante,feste e lusso stanno a pennello.
Forse non sta a pennello a Gatsby che originario di una famiglia povera, sa giocare fino ad un certo punto con i ricchi,può avere le sembianze di miliardario,ma poi? Si viene a scoprire che ha fatto tutto questo per amore! Un amore secondo me non ricambiato,in quanto l'amore che ha Daisy mira ai soldi e alle feste. Daisy senza il coraggio di guardare in faccia la realtà ma solamente una persona insicura della sua stessa vita.
Naturalmente l'unico a pagare sarà proprio il povero,camuffato ricco,ossia Gatsby.
Dove sono gli amici al funerale? Dov'è Gatsby? Forse la sua vita sarebbe stata più felice da povero.
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Cosa c'è da dire? Ottimo film,perfetta sceneggiatura e si tutta la musica assordante,feste e lusso stanno a pennello.
Forse non sta a pennello a Gatsby che originario di una famiglia povera, sa giocare fino ad un certo punto con i ricchi,può avere le sembianze di miliardario,ma poi? Si viene a scoprire che ha fatto tutto questo per amore! Un amore secondo me non ricambiato,in quanto l'amore che ha Daisy mira ai soldi e alle feste. Daisy senza il coraggio di guardare in faccia la realtà ma solamente una persona insicura della sua stessa vita.
Naturalmente l'unico a pagare sarà proprio il povero,camuffato ricco,ossia Gatsby.
Dove sono gli amici al funerale? Dov'è Gatsby? Forse la sua vita sarebbe stata più felice da povero.
Una cosa c'è da dire,è nato povero di ricchezza ed è morto povero d'affetto.
Buona visione.
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fabio57
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venerdì 29 aprile 2016
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sfavillante remake
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L'originale tratto dal romanzo di Fizgerald, con Redford e Farrow aveva un discreto fascino.Questo remake è sicuramente più abbacinante, caleidoscopico e barocco, ai limiti del kitsch, ma meno intrigante. Tuttavia è decisamente ben confezionato.Di Caprio dimostra di essere ,artisticamente,molto cresciuto.La storia,senza lieto fine, ci da la misura della perdizione dell'uomo per amore, che gli fa compiere le gesta più folli e lo conduce alla morte..
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renato c.
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domenica 29 gennaio 2017
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ottimo remake
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Avevo visto da ragazzo in televisione la versione con Alan Ladd del 1949, ma l'unica scena che ricordo è stata quella in cui gli hanno sparato sui bordi della piscina.
Ho visto poi la versione del 1974 con Robert Redford e Mia Ferrow, ma ricordo che non mi era piaciuta molto! Questa invece la trovo bellissima, ottimi gli interpreti, con Tobey Maguire (ex Spiderman) che fa anche da narratore e soprattutto Leonardo DiCaprio, che da un'ottima interpretazione di Gatby! Scelta bene anche Carey Mulligan nella parte di una un po' svampita Daisy, molto adatta al personaggio e Joe Edgelrton nella parta del marito (somigliava un po' a Fred Buscaglione!) che le perdona le "corna" ma la vuole per se e non la lascia! Favolosa poi tutta la scenografia, i balli, i colori, le musiche ecc.
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Avevo visto da ragazzo in televisione la versione con Alan Ladd del 1949, ma l'unica scena che ricordo è stata quella in cui gli hanno sparato sui bordi della piscina.
Ho visto poi la versione del 1974 con Robert Redford e Mia Ferrow, ma ricordo che non mi era piaciuta molto! Questa invece la trovo bellissima, ottimi gli interpreti, con Tobey Maguire (ex Spiderman) che fa anche da narratore e soprattutto Leonardo DiCaprio, che da un'ottima interpretazione di Gatby! Scelta bene anche Carey Mulligan nella parte di una un po' svampita Daisy, molto adatta al personaggio e Joe Edgelrton nella parta del marito (somigliava un po' a Fred Buscaglione!) che le perdona le "corna" ma la vuole per se e non la lascia! Favolosa poi tutta la scenografia, i balli, i colori, le musiche ecc.! Semabra comunque incredibile che Gatsby abbia fatto tutta quella messa in scena per amore! Aveva conosciuto tante donne ma voleva lei, e per lei ha sacrificato tutto anche la sua stessa vita! Mi è capitato più volte di vedere i remake dopo che avevo già visto gli originali, ma, in genere, li trovavo inferiori, questo invece è favoloso!
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miroforti
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sabato 1 giugno 2013
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il grande gatsby di baz luhrmann
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Il ritorno di Baz Luhrmann, in pompa magna e spumeggianti scenografie, coinvolge il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, nonché uno dei libri più importanti della letteratura del Novecento: Il grande Gatsby. Ambientato nei «folli anni venti», è storia d’amore e nostalgia, di rimpianti e di segreti, tutto a ritmo di musica e cocktail esotici. Ma il passo dal romanzo al grande schermo non è così breve come si è solitamente propensi a pensare - propensione incoraggiata dagli innumerevoli intrecci fra letteratura e cinema -.
Questo Gatsby si apre con una voce narrante e una macchina da scrivere che ci riportano all’Ewan McGregor di Moulin Rouge; anche ora le danze si aprono con un epilogo, riviviamo attraverso il lucido dolore del presente un passato sfolgorante e felice che giunge, inesorabile, alla tragedia.
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Il ritorno di Baz Luhrmann, in pompa magna e spumeggianti scenografie, coinvolge il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, nonché uno dei libri più importanti della letteratura del Novecento: Il grande Gatsby. Ambientato nei «folli anni venti», è storia d’amore e nostalgia, di rimpianti e di segreti, tutto a ritmo di musica e cocktail esotici. Ma il passo dal romanzo al grande schermo non è così breve come si è solitamente propensi a pensare - propensione incoraggiata dagli innumerevoli intrecci fra letteratura e cinema -.
Questo Gatsby si apre con una voce narrante e una macchina da scrivere che ci riportano all’Ewan McGregor di Moulin Rouge; anche ora le danze si aprono con un epilogo, riviviamo attraverso il lucido dolore del presente un passato sfolgorante e felice che giunge, inesorabile, alla tragedia. Il film si presenta, spalanca gli occhi ed è subito sguardo, avido e rapace, che vuole ubriacarsi e ubriacarci di immagini, di stimoli visivi, si incarna negli enormi Occhiali di Dio, che tutto vede e proprio tutto vuole vedere; sono delle lenti speciali e personali quelle del regista, che mette in scena una fedeltà narrativa notevole e ricalca alcuni dei passaggi di prosa più ispirati e memorabili del romanzo, facendo da contraltare all’assoluta evanescenza e frammentazione della realtà concreta nella quale si muovono i personaggi, immersi in feste assurdamente colorate e esuberanti, indagati da movimenti di macchina eminentemente e squisitamente digitali e sottolineati da un luminosissimo 3D. L’Amore è aulico, tragico, quasi divino sotto lo sguardo di Mr. Luhrmann, che attraverso la totalizzazione emozionale che mostra, più vera del vero e al contempo così eterea, riempie la misura, rivelando la meravigliosa bolla di sapone che ha saputo costruire, che in quel momento scoppia, sommergendoci di mille schizzi velocissimi e colorati. Alla landa sconfinata di cenere e polvere è sottratta tutta la sua sporcizia.
È questo il suo cinema, è questo il suo postmodernismo. Potremmo ora chiamare in causa il passato, il sogno, la luce verde, che tanto ardentemente Gatsby tenta di raggiungere; potremmo parlare di umanità, di estraneità e solitudini; di indifferenza, di ricchezza e povertà, di società e di meschinità. O potremmo lasciare tutto ciò a Fitzgerald, che con tante eleganza e maestria è riuscito a esprimere in quella manciata di capitoli. E si perdonerà a Luhrmann di aver tralasciato l’amore quotidiano tra Nick e Jordan, non eterno, non premeditato o covato in un sogno, ma pacato e maturo, trascorso e consumato nella parentesi di un’estate.
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michele de lorenzo
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sabato 8 marzo 2014
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una delusione, “vecchio mio!”
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Nick Carraway (Tobey Maguire) , un giovane agente di borsa, si trasferisce a Long Island dove vive sua cugina Daisy Buchanan (Carey Mulligan), da poco sposata con il miliardario Tom Buchanan (Joel Edgerton). Nick, circondato da sontuose ville, scopre di avere come vicino di casa un noto e misterioso personaggio, Gatsby (Leonardo di Caprio), il quale organizza feste faraoniche. Ricevendo l’invito di presentarsi ad una di esse conosce di persona il padrone di casa, il suo passato ed il suo tormentoso amore per Daisy.
Il regista visionario di Moulin Rouge, Baz Luhrmann, tenta di riportare, dopo la terza volta al cinema, il famoso romanzo di Fitzgerald.
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Nick Carraway (Tobey Maguire) , un giovane agente di borsa, si trasferisce a Long Island dove vive sua cugina Daisy Buchanan (Carey Mulligan), da poco sposata con il miliardario Tom Buchanan (Joel Edgerton). Nick, circondato da sontuose ville, scopre di avere come vicino di casa un noto e misterioso personaggio, Gatsby (Leonardo di Caprio), il quale organizza feste faraoniche. Ricevendo l’invito di presentarsi ad una di esse conosce di persona il padrone di casa, il suo passato ed il suo tormentoso amore per Daisy.
Il regista visionario di Moulin Rouge, Baz Luhrmann, tenta di riportare, dopo la terza volta al cinema, il famoso romanzo di Fitzgerald.
L’ultima trasposizione avvenne nel 1974 con la regia di Jack Clayton e la sceneggiatura di Francis Ford Coppola, ma purtroppo l’intento di Luhrmann di fare meglio dei sui predecessori sfuma ed il regista è vittima della sua esuberanza e oniricità.
La sceneggiatura, oggettivamente, rispetta abbastanza bene la trama del libro, ma Luhrmann, anche sceneggiatore, non ha saputo andare oltre il romanzo, oltre le parole. Non ha saputo cogliere lo spirito del libro,del tutto assente; il Grande Gatsby di Fitzgerald era la cartina tornasole degli anni ’20 ed il film è lontano anni luce da quest’ottica.
Inoltre si concentra solo ed esclusivamente sulla storia d’amore tra Gatsby e Daisy, lasciando solo da sfondo altri temi, il tema storico della ripresa del dopoguerra e la riflessione sull’alta borghesia americana. Il sogno americano passa dunque in secondo piano arricchendo inutilmente il lungometraggio di un romanticismo stucchevole.
Coppola, indubbiamente, aveva fatto di meglio anche se di fatto la sua sceneggiatura non si concretizzò e venne mal prodotta.
Risulta un’opera Hollywoodiana come tante altre, il film non scorre bene e annoia.
Il regista agghinda il film di sfarzosità e barocchismo, esaltando le feste, in pieno “stile Arcoriano” e l’estetica, con un massiccio uso di effetti speciali del tutto gratuiti.
Bella la scenografia e ben fatti i costumi, ma poca affinità chimica tra le musiche e le immagini, l’hip-hop di Beyoncé e Jay-Z non aiuta lo spettatore ad immedesimarsi nell’epoca.
Luhrmann motiva quest’ultima scelta per dare un tocco di modernità e proiettare il film fino ai giorni nostri, ma ciò non è indispensabile, in realtà è la conferma della “linea commerciale” che il director si prefiggeva.
Maguire non convince, il suo personaggio non gli si addice, Di Caprio recita splendidamente uguagliando l’eleganza e la bravura di Robert Redford (Gatsby nel film del 1974), ma di certo ha saputo far di meglio. Scelta azzeccata è la bella attrice Carey Mulligan.
Film mediocre che si risolleva di un po’ solo sul finale; rispetta i soliti diktat del cinema americano, i prerequisiti Hollywoodiani che lo rendono più appetibile alle masse.
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supremo2000
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giovedì 13 agosto 2015
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il grande gatsby
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Il Grande GatsbY film del 2013 diretto da Baz Luhrman con : Leonardo Di Caprio e Tobey MaGuire. Film Tratto dal romanzo di Francis Scoot FizGerald. Questo è il quarto Remake il film originale è del 1926 ed è muto il secondo del 1949 in bianco e nero ma non è muto il terzo remake è del 1974 a colori e con audio il film è stato sceneggiato da Francis Ford Coppola regista del "il Padrino" Parte I II III . Questa quarta versione cinematografica del grande GatsbY è molto bella con musiche azzeccate ruoli perfetti e ottima sceneggiatura. Voto 4 su 5 ve lo consiglio.
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jackpug
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sabato 15 agosto 2015
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bella trasposizione del libro di fitzgerald
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Buz Luhrmann dirige il nuovo film basato sul romanzo di Fitzgerald ovvero "Il grande Gatsby".
Questa versione de "Il grande Gatsby" è una tra le più riuscite : l'atmosfera ,tipica di Luhrmann, è volutamente eccessiva con tratti romantici e ironici.
La storia è arricchita da interessanti momenti, bei dialoghi e ottime interpretazioni da parte di fantastici attori, in cui spicca un grande Leonardo DiCaprio che anche questa volta dimostra di essere all'altezza di ogni situazione compresa quella del "ricco pensatore" come Jay Gatsby ( lo abbiamo visto nei panni del ribelle e romantico Jack Dawson in "Titanic" di James Cameron e ancora nel ruolo di Jordan Belfort in "The Wolf of Wall Street" di Martin Scorzese ) che lo rende anche più malinconico, misterioso e intenso.
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Buz Luhrmann dirige il nuovo film basato sul romanzo di Fitzgerald ovvero "Il grande Gatsby".
Questa versione de "Il grande Gatsby" è una tra le più riuscite : l'atmosfera ,tipica di Luhrmann, è volutamente eccessiva con tratti romantici e ironici.
La storia è arricchita da interessanti momenti, bei dialoghi e ottime interpretazioni da parte di fantastici attori, in cui spicca un grande Leonardo DiCaprio che anche questa volta dimostra di essere all'altezza di ogni situazione compresa quella del "ricco pensatore" come Jay Gatsby ( lo abbiamo visto nei panni del ribelle e romantico Jack Dawson in "Titanic" di James Cameron e ancora nel ruolo di Jordan Belfort in "The Wolf of Wall Street" di Martin Scorzese ) che lo rende anche più malinconico, misterioso e intenso.
Stessa cosa vale per gli altri personaggi : Carey Mulligan se la cava bene nei panni della donna superficiale Daisy e Tobey Maguire è abbastanza convincente come il "narratore" Nick Carraway.
L'atmosfera, ripeto, è volutamente eccessiva e ripetitiva ( ciò è evidente nelle scene della villa di Gatsby ) ma a tratti anche intelligente e ambigua come si vede nei primi momenti in cui appare Gatsby o nelle drammatiche scene finali.
A mio avviso : bel film, intenso ed esuberante ma ricco di bella e particolare musica ( anche se per molti non è parsa azzeccata la scelta di aggiungere artisti più moderni ma comunque funziona ) e una trama che può contare su un fantastico cast ( anche se personalmente mi sono piaciuti di più DiCaprio e la Mulligan nei loro rispettivi ruoli ).
Quindi si tratta di un buon adattamento cinematografico del bellissimo libro di Fitzgerald e mi sento di consigliare sia il film che il romanzo.
Da vedere.
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pepito1948
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lunedì 27 maggio 2013
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l'america di fitzgerald secondo luhrman
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Un po’ di burlesque, l’immancabile richiamo alle maschere di Fellini, un pizzico di Jesus Christ Superstar (in Erode e nel gran finale), qualche pillola di Vincent Minnelli e molto (melo)dramma; a prima vista si potrebbe riassumere così la cifra stilistica del film di Luhrman. Ma il suo non è un copia e incolla, non è un superficiale collage di pezzi sparsi; è una rielaborazione del testo letterario di riferimento, a cui rimane strettamente fedele sia nella linea narrativa sia nello spirito, con l’uso straordinario di una molteplicità di mezzi espressivi sapientemente dosati, in cui le atmosfere e le tematiche del tempo (siamo negli anni ’20) vengono filtrate dalla modernità, tecnologica, interpretativa, musicale ma comunicate nella loro integrale essenza.
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Un po’ di burlesque, l’immancabile richiamo alle maschere di Fellini, un pizzico di Jesus Christ Superstar (in Erode e nel gran finale), qualche pillola di Vincent Minnelli e molto (melo)dramma; a prima vista si potrebbe riassumere così la cifra stilistica del film di Luhrman. Ma il suo non è un copia e incolla, non è un superficiale collage di pezzi sparsi; è una rielaborazione del testo letterario di riferimento, a cui rimane strettamente fedele sia nella linea narrativa sia nello spirito, con l’uso straordinario di una molteplicità di mezzi espressivi sapientemente dosati, in cui le atmosfere e le tematiche del tempo (siamo negli anni ’20) vengono filtrate dalla modernità, tecnologica, interpretativa, musicale ma comunicate nella loro integrale essenza. E soprattutto c’è molto Luhrman nel suo Grande Gatsby. L’impianto è sostanzialmente quello di Moulin Rouge: c’è un narratore/scrittore che è anche uno dei protagonisti della storia, una parte visionaria e rutilante per descrivere un certo ambiente, l’uso ricorrente del computer nelle riprese dall’alto e negli avvicinamenti rapidi ma progressivi alla scena dell’azione, c’è una storia d’amore dal pathos montante che lascia intravedere un finale irrisolto, c’è l’epilogo tragico, in un’alternanza di momenti di sfrenata vitalità e di risvolti drammatici. C’è la capacità di L. di sfuggire alle regole narrative, attingendo trasversalmente a vari generi e dettando e cambiando in piena libertà registri emotivi e ritmi dell’azione.
Dalla Parigi del Moulin Rouge di fine Ottocento si passa alla New York del terzo decennio del secolo scorso, caratterizzato da un grande dinamismo sociale figlio di una capitalismo sfrenato che genera movimenti spasmodici in tutti i campi, divari di classe, facili arricchimenti e improvvisi depauperamenti; c’è volatilità, provvisorietà, tutto è in trasformazione, e manca la percezione che il gigante dai piedi d’argilla possa crollare da un momento all’altro, come pochi anni dopo avverrà con l’esplosione della Grande Crisi del ’29.
Gatsby incarna queste contraddizioni: viene da umili origini ma accumula in poco tempo una smodata fortuna; organizza feste miliardarie a cui partecipano fiumane di gente di ogni risma e provenienza, ma ciò cui mira e dà un senso alla sua vita è la riconquista di Daisy, la donna che non ha dimenticato; è un puro, un romantico ma non disdegna fare affari non proprio limpidi con qualche boss del posto. Gatsby è solo, solo senza Daisy, senza veri amici, senza il calore umano degli altri; alle feste dal palco osserva senza essere guardato gente che non conosce, che non si conosce; il marchio della solitudine lo perseguiterà fino alla morte e proromperà con tutta la sua virulenta evidenza ai suoi miseri funerali.
Gatsby ha una sola meta, che diventa ambizione, poi miraggio, sogno, ossessione, illusione, follia. Gatsby con tutte le sue debolezze ed i suoi limiti diventa suo malgrado eroe, sconfitto ma non perdente, ucciso per un’ingiustizia e dalla pochezza, la viltà, l’opportunismo, l’avidità, l’amoralità di coloro che lo circondano e costituiscono lo specchio fedele della società americana di quell’epoca. E’ Nick - il narratore (cioè lo stesso Fitzgerald) che è anche il testimone della vicenda, l’elemento di unione tra i suoi protagonisti, il mediatore, l’unico che decide di avvicinarsi al mondo interiore controverso ma pieno di umanità tra tanta falsità di Gatsby- che dopo la tragedia sente il bisogno di immortalarne la figura, pura perché immune non da pecche ma dalle peggiori degenerazioni umane, scrivendone la biografia e nel contempo liberando i suoi pensieri da troppo tempo prigionieri nella sua sconvolta mente. E le parole scritte prendono corpo, si vedono e si sentono, si allineano e si scompongono, si diradano e si sostituiscono per seguire i pensieri in libera uscita; saranno proprio queste, le parole scritte, a diffondere per sempre la favola maledettamente vera di Gatsby, che aveva fatto costruire la sua casa a forma di reggia di un reame immaginario sulla sponda opposta a quella dove abitava Daisy, e che la sera si alimentava della vibrante luce verde proveniente da quel pontile oltre il fiume…« E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia ... e una bella mattina... ».
Ottimo il cast, ma la statura di DiCaprio, con le sue recenti rughette su quella pelle eternamente liscia che gli conferiscono piena maturità, gli occhi ammalianti che trasudano tenerezza, l’espressione malinconica che denota in ogni momento il suo traboccare d’amore pulito e purificante, fa, come sempre, la differenza. Come dice un critico americano: “DiCaprio cattura tutti i lati di Gatsby: la durezza del truffatore, la morbidezza di un uomo che ha bisogno di un confidente, la follia di un sognatore che investe in un sogno morto”. Forse affiora qua e là qualche vischiosità nei passaggi tra situazioni emotivamente stridenti, come se non tutte le tessere del mosaico combaciassero perfettamente, forse talora Luhrman tende a strafare, ma il film investe e sommerge come un torrente in piena e questo compensa abbondantemente i suoi difetti.
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penelope
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venerdì 31 maggio 2013
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il grande gatsby alla ricerca del passato perduto
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Il grande Gastby, l'uomo che tutto osserva dalla torre del suo magnifico e possente palazzo, rema controcorrente nel vortice degli eventi che travolgono i suoi piani, le sue ambizioni più grandi, come quella di lottare contro il tempo che, inesorabilmente, tutto cambia. Si riconosce subito il tocco maestoso ed estremamente visivo di Luhrmann, che sembra unire gli elementi chiave di Moulin Rouge con quelli di Romeo+Giulietta;la ricchezza dell'America degli anni Venti è cosi vestita di un'aurea bohemienne, in cui lo sfarzo e lo scintillio dei spettacolari costumi (firmati Prada e Miu Miu), si unisce al fatalismo e ad un tragico susseguirsi di eventi.
La lotta di Gatsby per apparire è tenace, è totalizzante per lui e per le persone che lo circondano, ma non per la tanto sognata e immaginata Daisy, che si rivela incarnazione vivente delle aspirazioni sociali e morali del protagonista.
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Il grande Gastby, l'uomo che tutto osserva dalla torre del suo magnifico e possente palazzo, rema controcorrente nel vortice degli eventi che travolgono i suoi piani, le sue ambizioni più grandi, come quella di lottare contro il tempo che, inesorabilmente, tutto cambia. Si riconosce subito il tocco maestoso ed estremamente visivo di Luhrmann, che sembra unire gli elementi chiave di Moulin Rouge con quelli di Romeo+Giulietta;la ricchezza dell'America degli anni Venti è cosi vestita di un'aurea bohemienne, in cui lo sfarzo e lo scintillio dei spettacolari costumi (firmati Prada e Miu Miu), si unisce al fatalismo e ad un tragico susseguirsi di eventi.
La lotta di Gatsby per apparire è tenace, è totalizzante per lui e per le persone che lo circondano, ma non per la tanto sognata e immaginata Daisy, che si rivela incarnazione vivente delle aspirazioni sociali e morali del protagonista. L'effimero della sua esistenza gli si scaglia contro in un attimo, come la donna che, imprevidibilmente, pone fine alla sua lunga corsa verso quel "futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi".
Onore alla scenografia, ai costumi, alla colonna sonora di questo film, in cui il jazz diviene r'n'b e viceversa, ed onore alla magistrale interpretazione dell'attore protagonista Leonardo Di Caprio, che recita quasi in silenzio, aiutandosi con gli occhi e quel sorriso, "uno di quei sorrisi rari, dotati di un eterno incoraggiamento, che si incontrano quattro o cinque volte nella vita".
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[+] non è bello ciò che è bello, ma che bello che bell
(di zia abby)
[ - ] non è bello ciò che è bello, ma che bello che bell
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angelo bottiroli - giornalista
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domenica 23 giugno 2013
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bello, frizzante e con attori davvero super
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Sgombriamo subito il campo: non ho letto il libro né ho visto il primo film, quando era in prima visione ero troppo piccolo e poi non ho avuto occasione di vederlo.
Diciamo subito che l’approccio con “Il grande Gatsby” è stato un po’ titubante: non solo perché il genere è di quelli che non prediligo ma anche perché di tratta di un remake, poi ho visto il trailer e pure quello non era granché.
Entrato in sala, quindi, non mi aspettavo granché, ma non potevo fare a meno di recensire un film molto in voga, per cui ho fatto di necessità virtù, mai più immaginando quello che poi alla fine avrei dovuto commentare, cioè un gran bel film, fatto molto bene con attori completamente a loro agio nella parte.
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Sgombriamo subito il campo: non ho letto il libro né ho visto il primo film, quando era in prima visione ero troppo piccolo e poi non ho avuto occasione di vederlo.
Diciamo subito che l’approccio con “Il grande Gatsby” è stato un po’ titubante: non solo perché il genere è di quelli che non prediligo ma anche perché di tratta di un remake, poi ho visto il trailer e pure quello non era granché.
Entrato in sala, quindi, non mi aspettavo granché, ma non potevo fare a meno di recensire un film molto in voga, per cui ho fatto di necessità virtù, mai più immaginando quello che poi alla fine avrei dovuto commentare, cioè un gran bel film, fatto molto bene con attori completamente a loro agio nella parte.
Il regista, Baz Luhrmann, non è tra i più prolifici, e l’ultima sua pellicola, Australia, risale addirittura al 2009. Inoltre le sue altre opere (Moulin Rouge, Romeo+Giulietta ed altre) sono molto particolari per cui c’era anche una certa curiosità per quale tipo di film avrebbe realizzato.
Baz Luhrmann ha scelto di puntare tutto sulla storia d’amore, una storia all’antica (vebbé siamo negli anni venti…) ma intensa e molto bella.
Gli attori, come detto, sono perfetti e la parte di Gatsby sembra cucita addosso a Leonardo di Caprio che ricorda l’ottima interpretazione di “Titanic”. Gli inizi del novecento sono il periodo dove Di Caprio dà evidentemente il meglio di sé stesso, forse perché ha la faccia tipica del gangster-bravo ragazzo perseguitato dalla sfortuna.
Quella di Leonardo di Caprio è sicuramente un’interpretazione da oscar che da sola vale il prezzo del biglietto, come lo vale anche solo vedere l’ambientazione, i costumi originali e creati apposta per il film, i colori le musiche: tutto sembra farci ripiombare il quel periodo storico.
Un grande plauso, quindi, agli autori della scenografia per la perfetta ambientazione.
Per ritornare agli attori, altro personaggio perfetto nel ruolo è quello del co-protagonista, che dopo in tre Spiderman e Brother torna a recitare in un ruolo di primo piano.
Una menzione particolare merita Joel Edgerton che a soli 38 anni ha rivestito parti profondamente diversi in moti film e qui è davvero irriconoscibile se paragonato a ruoli rivestiti in Zero Dark Thirty, Warriors, la cosa o Animal Kindom.
Il film è bello, score veloce ed è impreziosito da un 3D che accentua la profondità della lontananza tra i due protagonisti; Di Caprio e Carey Mulligan.
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