luigi chierico
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martedì 1 luglio 2014
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splendido
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Ancora una volta un film tratto da un romanzo tanto bello quanto noto.Solitamente il confronto non regge,ma questa volta i dialoghi e le scene sontuose del film si alternano con la lettura di alcune pagine del libro. La simbiosi è ben riuscita e soddisfa spettatori e lettori. In considerazione che il celebre romanzo di F. Scott Fitzgerald (1896-1940),in parte autobiografico,ha indotto nel passato alla trasposizione cinematografica nel 1949,1974 e 2000,si può validamente sostenere che c’è voluto coraggio per farne nel cinema sonoro questa quarta edizione del 2013 anche perché,come dice lo scrittore nel film,”Non si replica il passato”.
Al grande regista australiano Baz Luhmann il coraggio non manca,basta pensare alla realizzazione del magnifico film “Moulin Rouge” che solo nel titolo ricorda il precedente del 1952 di Jhon Huston con Josè Ferrer nella parte del pittore Toulouse-Lutrec.
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Ancora una volta un film tratto da un romanzo tanto bello quanto noto.Solitamente il confronto non regge,ma questa volta i dialoghi e le scene sontuose del film si alternano con la lettura di alcune pagine del libro. La simbiosi è ben riuscita e soddisfa spettatori e lettori. In considerazione che il celebre romanzo di F. Scott Fitzgerald (1896-1940),in parte autobiografico,ha indotto nel passato alla trasposizione cinematografica nel 1949,1974 e 2000,si può validamente sostenere che c’è voluto coraggio per farne nel cinema sonoro questa quarta edizione del 2013 anche perché,come dice lo scrittore nel film,”Non si replica il passato”.
Al grande regista australiano Baz Luhmann il coraggio non manca,basta pensare alla realizzazione del magnifico film “Moulin Rouge” che solo nel titolo ricorda il precedente del 1952 di Jhon Huston con Josè Ferrer nella parte del pittore Toulouse-Lutrec.Ci ha così fatto dono di un film spettacolare, sfarzoso in ogni sua espressione,costumi,ambienti,macchine,feste,panorami di cielo, mare e ponti. Se si eccede nel lusso e nello spreco occorre prendersela con l’autore del romanzo, che a prescindere dal personaggio del suo scritto,anche lui, morto a soli 44 anni,era solito dare grandi feste,all’epoca famose.Per la trama, dato atto alle genialità dell’autore del test,va riconosciuta al regista non solo la sua trasposizione ma averla incarnata in interpreti di grande valore,entrati nei personaggi a pieno merito. Leonardo DiCaprio,destinato ad innamorarsi di una ricca Daysy Buchanan, come di Rose De Witt Bukater nel “Titanic”, è eccezionale. Attore che degnamente ricorda i divi di una volta,ricopre tanti diversi ruoli sempre imponendosi all’attenzione di tutti, nato nel 1974 a meno di 40 anni ha girato circa 30 film e meritato 2 Oscar. Peccato che il romanzo abbia riservato a Gatsby la stessa fine di Jack Davson. Il ruolo dello scrittore Nick Carraway,cugino di Daysy e vicino di casa del ricco Gatsby, è stato affidato a Tobey Maguire, sottotono,assiste a feste,fatti,amori,contrasti e bugie,in un silenzio sconcertante,se così lo ha voluto e descritto l’autore del libro,ha fatto benissimo la sua parte.Niente di speciale le altre due figure più importanti del film: Carey Mulligan,nella parte di Daysy Buchanan,e Joel Edgerton,nella parte di Tom Buchanan.Al di là delle apparenze in sostanza il film tratta due argomenti:l’Amore e il Facile guadagno, ovvero candore e sporcizia, Tradimento e Menzogna, Generosità e Malcostume, onestà e corruzione.All’amore interessato di Daysy per Gatsby e di Tom si contrappone quello grande e generoso di Gatsby per Daysy.Ma a costruire la ricchezza c’è il malcostume e la corruzione dilagante in ogni ambiente della società.Se si vuole suggerire come procurarsi la ricchezza e l’effimero rispetti di tutti,allora la morale del film è inaccettabile. "Tutte le cose belle e preziose svaniscono così presto,e non tornano più!" ed alla morte nessuno più ti ricorda se non il“Vecchio mio”. Cosa dire di positivo su Daysy? personaggio senza personalità, immorale ma non troppo,amante ma non troppo, portatrice di morte più che di amore, guai ad incontrare una Daysy. Si salva soltanto l’amicizia tra Gatsby e Nick,resta vera e,per lo scrittore Nick,Gatsby diventa “The great”.Meritatissimo l’Oscar per i costumi e la scenografia.
Per la vita dello scrittore F. Scott Fitzgerald rinvio al film “Adorabile infedele” di Henry King,con Gregory Peck, Eddie Albert,Deborah Kerr del 1959.chibar22@libero.it
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vittorio89
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domenica 19 maggio 2013
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un'opera "grande" non solo nel titolo
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Splendida trasposizione del romanzo di Fitzgerald, il film di Baz Luhrmann dipinge un grande affresco di un'epoca e di un modo di vivere, lontani nel tempo, ma attuali nei loro modi. In una New York anni '20 - ricostruita fedelmente nelle sue contraddizioni, frenesie e sfrenatezze - prende corpo il racconto di una storia che sarebbe banale e riduttivo definire d'amore. Attraverso una regia "non convenzionale" e una colonna sonora composta da brani moderni, ma rivisitati in chiave jazz, quello che viene rappresentato è un racconto su almeno due livelli, l'uno sociale, l'altro personale.
Grandi party, alcol a fiumi e matrimoni di facciata nel primo, dove a farla da padrone è la cultura dell'apparire e della forma, con contenuti volentieri assenti; speranza, ambizione, sogno e tragica illusione nel secondo.
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Splendida trasposizione del romanzo di Fitzgerald, il film di Baz Luhrmann dipinge un grande affresco di un'epoca e di un modo di vivere, lontani nel tempo, ma attuali nei loro modi. In una New York anni '20 - ricostruita fedelmente nelle sue contraddizioni, frenesie e sfrenatezze - prende corpo il racconto di una storia che sarebbe banale e riduttivo definire d'amore. Attraverso una regia "non convenzionale" e una colonna sonora composta da brani moderni, ma rivisitati in chiave jazz, quello che viene rappresentato è un racconto su almeno due livelli, l'uno sociale, l'altro personale.
Grandi party, alcol a fiumi e matrimoni di facciata nel primo, dove a farla da padrone è la cultura dell'apparire e della forma, con contenuti volentieri assenti; speranza, ambizione, sogno e tragica illusione nel secondo.
Con Leonardo Di Caprio ancora una volta perfetto protagonista e Tobey Maguire narratore ineccepibile, accompagnati da Carey Mulligan, Joel Edgerton, Elizabeth Debicki, Jason Clarke, Isla Fisher e Amitabh Bachchan, un cast eccezionale e perfettamente calato nelle atmosfere e nei modi dell'epoca a rendere davvero "grande" un film ricco di contenuti, che si fa apprezzare anche per la fotografia e le scelte cromatiche.
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isin89
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mercoledì 21 gennaio 2015
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gonfio e pacchiano
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Baz Luhrmann decide di dare vita all'ennesima trasposizione cinematografica tratta dal celebre romanzo di Francis Scott Fitzgerald confezionando però un prodotto troppo gonfio ed eccessivo, barocco e pomposo e che nonostante il notevole e sorprendente impatto visivo non riesce a decollare né a superare le barriere imposte da un regista troppo sfarzoso e con troppa voglia di strafare.
Il Grande Gatzsy è un film piacevole come piacevole è la sua visione. Scorre tranquillamente e senza intoppi nonostante le quasi due ore e mezze di durata e il ritmo riesce a intrattenere lo spettatore che, perso e stordito dalle troppe luci e panorami, muore dalla voglia di conoscere le sorti finali dei suoi personaggi.
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Baz Luhrmann decide di dare vita all'ennesima trasposizione cinematografica tratta dal celebre romanzo di Francis Scott Fitzgerald confezionando però un prodotto troppo gonfio ed eccessivo, barocco e pomposo e che nonostante il notevole e sorprendente impatto visivo non riesce a decollare né a superare le barriere imposte da un regista troppo sfarzoso e con troppa voglia di strafare.
Il Grande Gatzsy è un film piacevole come piacevole è la sua visione. Scorre tranquillamente e senza intoppi nonostante le quasi due ore e mezze di durata e il ritmo riesce a intrattenere lo spettatore che, perso e stordito dalle troppe luci e panorami, muore dalla voglia di conoscere le sorti finali dei suoi personaggi. Un film piacevole ma niente di più. Un film che alla seconda visione già annoia e già comincia ad innervosire a causa di quel troppo eccesso menzionato poco fa. Luhrmann non riesce a frenare la sua voglia di eccedere e gonfia ogni inquadratura e ogni scena con quel barocchismo sfrenato che alla lunga arriva a stonare e a provocare un senso di disgusto nello spettatore. Si sa, il troppo stroppia e in questo film il troppo è fin troppo eccessivo. La fotografia è pompata di colori sgargianti e estremamente brillanti che alla lunga stonano e risultano fuori luogo a causa dell'inspiegabile utilizzo del 3D che in un film come questo è appropriato quanto il parmigiano sul pesce. A rovinare ulteriormente le belle scenografie è sicuramente l'utilizzo mal gestito della tecnica digitale soprattutto per quanto riguarda i fondali fasulli (la sovrapposizione di Di Caprio allo sfondo notturno sembra fatta con photoshop) e le rappresentazioni della New York degli anni '20 che conferiscono una sensazione plasticosa e finta al tutto arrivando a snaturare la logica del film. Più che in un film drammatico-sentimentale sembra di trovarsi nella capitale della repubblica di Star Wars fatta di luci frastornanti e veicoli spaziali che viaggiano alla velocità della luce.
La colonna sonora, inoltre, è un altro punto dolente del film e per quanto si sforzi di colpire non riesce mai ad inserirsi correttamente e a risultare gradevole all'interno del contesto. Non si tratta di una critica rivolta alla qualità delle canzoni ma al loro utilizzo da parte del regista in scene e contesti quanto mai fuori luogo. La scelta di utilizzare musica R&B o di recente produzione cozza in maniera dolorosa in una storia ambientata negli anni '20 in cui il jazz e il ragtime (sicuramente cari a Fitzgerald) costituivano la colonna sonora di un epoca che Baz Luhrmann non è purtroppo riuscito a raffigurare a pieno. Non bisogna per forza attenersi ed essere sempre fedeli alla realtà, l'interpretazione e lo stravolgimento personale sono sempre ben accette specialmente in un arte come quella del cinema che gioca molto sull'impatto visivo provocato nello spettatore. Il problema sorge quando lo stravolgimento è tale da apparire irriconoscibile e alieno tanto da risultare insopportabile e poco credibile. Il film di Luhrmann è per l'appunto poco credibile, il regista ha voluto stravolgere la concezione dell'opera portando tutto sul piano dello sfinimento e dell'esagerazione in cui le buone premesse iniziali della pellicola si sono rivelate insoddisfacenti e fin troppo presuntuose.
Come accennato in precedenza, Il Grande Gatsby resta una buona visione, un film che nonostante voglia essere più di quello che è affascina per la storia (non originale) e per le interessanti situazioni che si vengono a creare nel corso della narrazione. Sicuramente i costumi e il trucco meritano una nota di riguardo in quanto sono stati curati e preparati nei minimi dettagli e ben raffigurano lo stile dell'epoca sgargiante e elegante. Gli attori, pur trattandosi di un cast di alto livello, non riescono ad eccellere e a convincere. Carey Mulligan è insopportabile, l'ex uomo ragno Tobey Maguire non riesce a levarsi di dosso quell'espressione da imbecille e persino l'immenso Di Caprio (se pur bravo e credibile) in questo film appare decisamente sottotono. L'unico che si salva e che da un pizzico di interesse al film è senza dubbio Joel Edgerton il quale riesce a regalarci un'ottima e sentita interpretazione. Forse è ora che Baz Lhurman si dedichi a qualcos'altro?
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brucew
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sabato 18 maggio 2013
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il grande gatsby.
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Il grande Gatsby, il romanzo capolavoro di Fitzgerald, rappresenta con una storia d'amore la tragica fine del "Sogno Americano". Nick Carraway, il narratore della storia, è un giovane lavoratore a Wall Street che si accontenta di poco e si trasferisce a West Egg in una piccola casa, confinante con l'enorme villa di Gatsby, un uomo ricchissimo di cui si conosce molto poco. Gatsby organizza una volta a settimana delle feste strepitose senza invito a cui possono partecipare tutti, da proletari e politici, da attori a ricchi borghesi. Il suo scopo è quello di rivedere la sua amata Daisy (cugina di Nick) in una delle sue feste e proprio per questo si avvicinerà a quest'ultimo con l'intento di riconquistarla, nonostante ella si sia sposata con un altro uomo durante i 5 anni di assenza di Gatsby (dovuti alla partecipazione alla prima guerra mondiale).
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Il grande Gatsby, il romanzo capolavoro di Fitzgerald, rappresenta con una storia d'amore la tragica fine del "Sogno Americano". Nick Carraway, il narratore della storia, è un giovane lavoratore a Wall Street che si accontenta di poco e si trasferisce a West Egg in una piccola casa, confinante con l'enorme villa di Gatsby, un uomo ricchissimo di cui si conosce molto poco. Gatsby organizza una volta a settimana delle feste strepitose senza invito a cui possono partecipare tutti, da proletari e politici, da attori a ricchi borghesi. Il suo scopo è quello di rivedere la sua amata Daisy (cugina di Nick) in una delle sue feste e proprio per questo si avvicinerà a quest'ultimo con l'intento di riconquistarla, nonostante ella si sia sposata con un altro uomo durante i 5 anni di assenza di Gatsby (dovuti alla partecipazione alla prima guerra mondiale). Il film è molto ben strutturato, scenografia pazzesca, ma soprattutto un cast di ottimo livello in cui spicca l'ennesima performance praticamente perfetta di Leonardo Di Caprio, sicuramente uno dei migliori attori degli ultimi anni (se non il migliore), che rappresenta l'eccentrico Gatsby, uomo sicuro di sè e convinto di poter ripetere il passato. Ottimi anche Tobey Maguire nei panni del moralista Nick e Carey Mulligan nei panni di Daisy. Bravo anche Luhrmann (personalmente un regista che non apprezzo molto) che è rimasto fedele al romanzo ed è riuscito a fare un ottimo film, aiutato molto dalle musiche di Lana Del Rey, Sia, Florence and the Machine e molti altri.
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musacristina
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domenica 19 maggio 2013
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leo gatsby
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All'inizio, appena ho letto che il film sarebbe stato in 3D, sono rimasta molto incerta pensando a come sarebbe stato realizzato in qusta particolare pellicola. E mi sono preoccupata solo di questo perchè già sapevo in partenza che sarebbe stato un gran bel film. Ho letto da qualche mese il romanzo di Fitzgerald e ne rimasi così positivamente colpita, da aspettare con ansia l'uscita del film che, per mia personale opinione, non ha tradito le mie aspettative.
Scenografia perfetta, con tanti colori a simboleggiare l'era del jazz anni '20 e le feste di lusso. Le musiche sono moderne ma il jazz rimane sempre ben presente, con il jazzista nero che fuori la finestra suona il sax.
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All'inizio, appena ho letto che il film sarebbe stato in 3D, sono rimasta molto incerta pensando a come sarebbe stato realizzato in qusta particolare pellicola. E mi sono preoccupata solo di questo perchè già sapevo in partenza che sarebbe stato un gran bel film. Ho letto da qualche mese il romanzo di Fitzgerald e ne rimasi così positivamente colpita, da aspettare con ansia l'uscita del film che, per mia personale opinione, non ha tradito le mie aspettative.
Scenografia perfetta, con tanti colori a simboleggiare l'era del jazz anni '20 e le feste di lusso. Le musiche sono moderne ma il jazz rimane sempre ben presente, con il jazzista nero che fuori la finestra suona il sax. Le locations cadono a pennello con il tessuto sociale e, anche se sono pochi i posti in cui si svolgono le principali azioni, le ho trovate piacevoli all'occhio con questa pomposa villa di Gatsby che si contrappone alla polvere della fabbrica dell'oculista Eckleburg. Anche la forte contrapposizione tra la periferia e lo sfarzo delle ville è stata idealmente eseguita con la ripresa dall'alto, in cui si vedono le macchine passare significativamente dal verde dei prati curati, al nero delle strade sterrate.
Ho personalmente trovato Leonardo Di Caprio all'altezza del ruolo, con i suoi momenti alti e bassi della natura umana. Forse, un pò sotto tono, é Tobey Maguire e la sua faccia da bravo ragazzo che non entra perfettamente nel lussuoso mondo di Gatsby e nei suoi mega parties. Ma la storia rimane fedelmente attaccata a quella del testo di Fitzgerald e le da valore, proponendo una pellicola con una lieve aggiunta di modernità ma che, nel suo complesso, è di grande impatto emotivo e partecipativo.
Insomma, il grande sogno americano, che finisce simbolicamente con la morte di Gatsby, è ben trasposto sul grande schermo, con un 3D non invasivo e pesante ma che dà quell'ultima nota gradevole ad una gran bella storia.
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brucew
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sabato 18 maggio 2013
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il grande gatsby.
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Il grande Gatsby, il romanzo capolavoro di Fitzgerald, rappresenta con una storia d'amore la tragica fine del "Sogno Americano". Nick Carraway, il narratore della storia, è un giovane lavoratore a Wall Street che si accontenta di poco e si trasferisce a West Egg in una piccola casa, confinante con l'enorme villa di Gatsby, un uomo ricchissimo di cui si conosce molto poco. Gatsby organizza una volta a settimana delle feste strepitose senza invito a cui possono partecipare tutti, da proletari e politici, da attori a ricchi borghesi. Il suo scopo è quello di rivedere la sua amata Daisy (cugina di Nick) in una delle sue feste e proprio per questo si avvicinerà a quest'ultimo con l'intento di riconquistarla, nonostante ella si sia sposata con un altro uomo durante i 5 anni di assenza di Gatsby (dovuti alla partecipazione alla prima guerra mondiale).
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Il grande Gatsby, il romanzo capolavoro di Fitzgerald, rappresenta con una storia d'amore la tragica fine del "Sogno Americano". Nick Carraway, il narratore della storia, è un giovane lavoratore a Wall Street che si accontenta di poco e si trasferisce a West Egg in una piccola casa, confinante con l'enorme villa di Gatsby, un uomo ricchissimo di cui si conosce molto poco. Gatsby organizza una volta a settimana delle feste strepitose senza invito a cui possono partecipare tutti, da proletari e politici, da attori a ricchi borghesi. Il suo scopo è quello di rivedere la sua amata Daisy (cugina di Nick) in una delle sue feste e proprio per questo si avvicinerà a quest'ultimo con l'intento di riconquistarla, nonostante ella si sia sposata con un altro uomo durante i 5 anni di assenza di Gatsby (dovuti alla partecipazione alla prima guerra mondiale). Il film è molto ben strutturato, scenografia pazzesca, ma soprattutto un cast di ottimo livello in cui spicca l'ennesima performance praticamente perfetta di Leonardo Di Caprio, sicuramente uno dei migliori attori degli ultimi anni (se non il migliore), che rappresenta l'eccentrico Gatsby, uomo sicuro di sè e convinto di poter ripetere il passato. Ottimi anche Tobey Maguire nei panni del moralista Nick e Carey Mulligan nei panni di Daisy. Bravo anche Luhrmann (personalmente un regista che non apprezzo molto) che è rimasto fedele al romanzo ed è riuscito a fare un ottimo film, aiutato molto dalle musiche di Lana Del Rey, Sia, Florence and the Machine e molti altri.
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shiningeyes
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domenica 19 maggio 2013
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troppo baz.
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Prende nuovamente vita uno dei più importanti e simbolici romanzi della letteratura statunitense: “Il Grande Gatsby”. Sotto direzione dell'efficiente esteta Baz Lurmhan.
La scelta su Baz sembra la più indicata, il perfetto regista per filmare un periodo storico fatto di eccessi, di pailettes,Jazz e feste luccicanti con bicchieri di champagne traboccanti; un regista che sa il fatto suo quando si tratta di curare scenografie,costumi e fotografia.
E' questo il difetto del film: la fin troppa cura data all'ambiente e la fin troppo carente cura data alla psicologia dei personaggi. Chiariamo che, a dispetto di piccole eliminazioni, la storia è rispettata per bene, con tanto di narrazione di vere parti del libro da parte del testimone Nick Carraway.
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Prende nuovamente vita uno dei più importanti e simbolici romanzi della letteratura statunitense: “Il Grande Gatsby”. Sotto direzione dell'efficiente esteta Baz Lurmhan.
La scelta su Baz sembra la più indicata, il perfetto regista per filmare un periodo storico fatto di eccessi, di pailettes,Jazz e feste luccicanti con bicchieri di champagne traboccanti; un regista che sa il fatto suo quando si tratta di curare scenografie,costumi e fotografia.
E' questo il difetto del film: la fin troppa cura data all'ambiente e la fin troppo carente cura data alla psicologia dei personaggi. Chiariamo che, a dispetto di piccole eliminazioni, la storia è rispettata per bene, con tanto di narrazione di vere parti del libro da parte del testimone Nick Carraway. Solo che la troppa pomposità voluta da Barmhan, oscura le emozioni e i sentimenti dei personaggi del romanzo e dei drammatici avvenimenti che si susseguono. Non bastano le buone interpretazioni degli attori (Joel Edgerton è quello entrato meglio nel personaggio), le musiche sincopate e bombastiche e le luci ampiamente accese che danno un tocco fantastico alla pellicola a, fare si, che “Il Grande Gatsby” sia il capolavoro di Lurmhan ed un mitico adattamento cinematografico del romanzo.
“Il Grande Gatsby” è un film che ti fa soffermare troppo sulla sua visibilità e voglia di essere guardato, che suscita ben poche emozioni, e che comunque, rappresenta un grandissimo sfoggio di tecnica che gli farà magari portare qualche statuetta.
Troppo, troppo autocompiacimento, Baz.
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jacopo b98
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lunedì 20 maggio 2013
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un film che tradisce fitzgerald, ma che emoziona
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A New York Nick Carraway (Maguire) va a trovare la cugina Daisy (Mulligan), sposata al ricco Tom Buchanan (Edgerton), e fa la conoscenza, ad una delle sue sfarzose feste, di Jay Gatsby (DiCaprio), misterioso padrone di casa invisibile, dato per morto, per mai esistito, ecc., un miliardario innamorato ricambiato di Daisy, che aveva abbandonato per l’inizio della guerra. Riuscirà a ricongiungersi alla sua donna, ma il finale sarà amaro, perché, come dice Nick, “Non si può rivivere il passato”. Secondo adattamento cinematografico del capolavoro di Fitzgerald, sceneggiato da Luhrmann e Craig Pearce, costato oltre cento milioni di dollari, è una magniloquente versione, all’insegna del pop e del kitsch, talvolta gratuito, come sempre nel cinema del suo regista.
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A New York Nick Carraway (Maguire) va a trovare la cugina Daisy (Mulligan), sposata al ricco Tom Buchanan (Edgerton), e fa la conoscenza, ad una delle sue sfarzose feste, di Jay Gatsby (DiCaprio), misterioso padrone di casa invisibile, dato per morto, per mai esistito, ecc., un miliardario innamorato ricambiato di Daisy, che aveva abbandonato per l’inizio della guerra. Riuscirà a ricongiungersi alla sua donna, ma il finale sarà amaro, perché, come dice Nick, “Non si può rivivere il passato”. Secondo adattamento cinematografico del capolavoro di Fitzgerald, sceneggiato da Luhrmann e Craig Pearce, costato oltre cento milioni di dollari, è una magniloquente versione, all’insegna del pop e del kitsch, talvolta gratuito, come sempre nel cinema del suo regista. Coloro che il capolavoro di Fitzgerald l’hanno letto, lo hanno criticato: ha aperto Cannes 2013 fuori concorso e, al termine della proiezione non ha ricevuto un solo applauso: la critica, gelida, ha detto di tutto e si è soffermata soprattutto sul suo essere, secondo loro, noioso; il pubblico era diviso; l’unica entusiasta era la nipote di Fitzgerald, ultranovantenne, che ha subito fatto i complimenti a Luhrmann. Se non altro tutti hanno dovuto ammettere la straordinaria bravura di DiCaprio, assolutamente perfetto per il ruolo. Coloro che il romanzo non l’hanno letto, l’hanno decisamente apprezzato, come dimostra l’accoglienza statunitense: cinquantun milioni di dollari il primo weekend. Diciamo che i difetti ci sono ed è impossibile nasconderli: una sceneggiatura debole, talvolta sciocca, seppur abbastanza aderente al libro, anche nei dialoghi; una eccessiva sdolcinatezza nella storia d’amore, che culmina in alcune scene piuttosto imbarazzanti, su tutte il tè a casa di Nick; inoltre i due sceneggiatori hanno messo troppo al centro la storia d’amore, come c’era da aspettarsi, rendendo di difficile comprensione il messaggio fitzgeraldiano. Tuttavia è innegabile la presenza di alcuni aspetti positivi: la componente spettacolare, cento milioni spesi bene in scenografie pacchiane ed esagerate e costumi sfarzosi; la superba colonna sonora di musica pop, coordinata Craig Armstrong e dal repper Jay-Z, anche interprete di alcuni brani; il suo essere kitsch, estremamente criticato, invece, a mio parere, non disturba, anzi, rende ancora più palesemente folle la ricchezza di Gatsby e del sogno americano in lui incarnato. Il cast di star funziona e recita bene, nonostante alcuni dicono che la Daisy della Mulligan sia troppo debole e pallida in confronto a quella di Mia Farrow. Francamente ci si poteva aspettare di meglio, ma certo anche di molto peggio: i fan di Luhrmann di certo apprezzeranno, per quelli di Fitzgerald e per i puristi in generale, è meglio astenersi.
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the_diaz_tribe
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sabato 18 maggio 2013
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un gatsby rivisitato con splendide immagini
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Parliamo di Gatsby, come se quel nome non fosse già sulla bocca di molti. Ci viene presentata una moderna rivisitazione cinematografica (la quarta), in stile moderno e dinamico, del romanzo di Francis Scott Fitzgerald del 1925, diretta da Baz Luhrmann, con protagonisti Leonardo di Caprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton. Pellicola ambientata negli anni Venti, in America, nell’età del jazz, del proibizionismo, delle Borse che fruttavano agli intraprendenti del mercato finanziario copiosi guadagni: in poche parole gli anni del mito americano, con tutta la sua incoerenza e dissolutezza.
Nick Carraway (Tobey Maguire), giovane operatore sul mercato finanziario, tramite i suoi ricordi, ci porta subito all’interno della storia, nella sua nuova casa, sull’isola di Long Island, dove come vicino ha il signor Gatsby (Leonardo DiCaprio), un misterioso milionario che ha l’abitudine di organizzare sontuose e grandiose feste, dove partecipano migliaia di persone, senza mai apparire in pubblico (molti dubitano pure dell’esistenza di un Gatsby).
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Parliamo di Gatsby, come se quel nome non fosse già sulla bocca di molti. Ci viene presentata una moderna rivisitazione cinematografica (la quarta), in stile moderno e dinamico, del romanzo di Francis Scott Fitzgerald del 1925, diretta da Baz Luhrmann, con protagonisti Leonardo di Caprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton. Pellicola ambientata negli anni Venti, in America, nell’età del jazz, del proibizionismo, delle Borse che fruttavano agli intraprendenti del mercato finanziario copiosi guadagni: in poche parole gli anni del mito americano, con tutta la sua incoerenza e dissolutezza.
Nick Carraway (Tobey Maguire), giovane operatore sul mercato finanziario, tramite i suoi ricordi, ci porta subito all’interno della storia, nella sua nuova casa, sull’isola di Long Island, dove come vicino ha il signor Gatsby (Leonardo DiCaprio), un misterioso milionario che ha l’abitudine di organizzare sontuose e grandiose feste, dove partecipano migliaia di persone, senza mai apparire in pubblico (molti dubitano pure dell’esistenza di un Gatsby). Nick viene a conoscenza di questo mondo così appariscente e brioso, dove insieme a lui ci sono i protagonisti Daisy Buchanan (Carey Mulligan), sua cugina, moglie di un ex campione di polo interpretato da Joel Edgerton. I rapporti tra i personaggi costruiti sulla superficialità e menzogna andranno collassando con il proseguire della narrazione. L’unico rapporto che sopravvive è quello tra Jay Gatsby e Nick, che durerà fino alla fine. Infatti Nick è il silenzioso testimone disgustato di questa spirale distruttiva. Il sogno americano e il sogno di Gatsby sono destinati a fallire. Ma Gatsby non demorde e vuole raggiungere l’obiettivo che tanto desidera: riallacciare i rapporti interrotti, a causa della guerra, con Daisy. Come dice Nick, la qualità di Gatsby è la speranza; Gatsby ne è l’incarnazione.
Piuttosto staccato con il posato film del 1974 con Mia Farrow e Robert Redford, Baz Luhrmann ripropone i suoi film con tanto di inquadrature luminose e sgargianti, dando ampio spazio e carica meravigliosa all’immagine, in pieno stile dei suoi film (Ballroom – Gara di Ballo, Romeo + Giulietta, Moulin Rouge!, Australia) senza dimenticare la recitazione e una sceneggiatura quasi mai superficiale.
Le musiche sono prodotte dal rapper Jay-Z e The Bullitts, con tracce cantate da artisti come Beyoncè, will.i.am, Lana Del Rey, il gruppo Florence and The Machine, Emeli Sandé, lo stesso Jay-Z e Sia. La colonna sonora ci strasporta chiaramente al centro delle scene di ballo insieme ai personaggi che ballano il charleston e il foxtrot mixati con l’hip-hop. Un’idea ben riuscita, ricordandosi sempre che è una rilettura (post-)moderna dell’opera. I costumi ben curati nei dettagli e in sintonia con l’epoca ci ricordano la “classicità” dell’opera. Ho trovato fastidiose le corse in macchina, per intenderci un po’ troppo alla Fast and Furious. Il film rischia nella credibilità che può cadere in una farsa quando avviene, in una scena, un’accesa discussione tra i personaggi principali. Un DiCaprio con un gran fascino, immedesimato piuttosto bene nella parte di Jay Gatsby. Lo stesso vale per Joel Edgerton nella parte dell’antagonista. Anche Tobey Maguire nella parte di Nick, tranne in qualche scena, risulta piuttosto credibile, anche se rimane ancora non abbastanza espressivo e in alcune scene forse un poco empatico. Non è stato veramente di rilievo il personaggio di Daisy, nonostante il fascino dell’attrice Carey Mulligan.
Quindi il film merita la visione per il piacere che si riscontra nell’atto stesso di vederlo: una gioia per gli occhi. Aspettative non deluse, tranne per qualche leggera pecca nello scorrere del film, e nella riuscita dei personaggi. Mai noioso. Molto apprezzato il finale, che ricarica il film del fascino che prima aveva un pochino perso.
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catcarlo
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martedì 21 maggio 2013
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il grande gatsby
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E’ il poco prolifico australiano Baz Luhrmann a prendersi il rischio di scrivere (assieme a Craig Pearce) e a filmare la terza versione per il grande schermo dell’opera più conosciuta di Francis Scott Fitzgerald, romanzo che ha dato parecchio filo da torcere ai propri adattamenti cinematografici. Per provare a vincerne la sfida, il regista dà alla storia una confezione molto modernista, disegnando degli anni Venti davvero ruggenti, in cui dominano colori netti e brillanti che ben si inseriscono in un décor a dir poco sovrabbondante: ad amplificarne l’effetto pensa poi una colonna sonora che unisce l’arrembante musica dell’età del charleston con inserti hip-hop – uno dei produttori esecutivi è Jay-Z - che sottolineano ancor di più la frenesia del periodo (il che porta a infischiarsene maggiormente di altri anacronismi, tipo la ‘Rapsodia in blue’ che non era ancora stata scritta al momento in cui si svolge l’azione).
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E’ il poco prolifico australiano Baz Luhrmann a prendersi il rischio di scrivere (assieme a Craig Pearce) e a filmare la terza versione per il grande schermo dell’opera più conosciuta di Francis Scott Fitzgerald, romanzo che ha dato parecchio filo da torcere ai propri adattamenti cinematografici. Per provare a vincerne la sfida, il regista dà alla storia una confezione molto modernista, disegnando degli anni Venti davvero ruggenti, in cui dominano colori netti e brillanti che ben si inseriscono in un décor a dir poco sovrabbondante: ad amplificarne l’effetto pensa poi una colonna sonora che unisce l’arrembante musica dell’età del charleston con inserti hip-hop – uno dei produttori esecutivi è Jay-Z - che sottolineano ancor di più la frenesia del periodo (il che porta a infischiarsene maggiormente di altri anacronismi, tipo la ‘Rapsodia in blue’ che non era ancora stata scritta al momento in cui si svolge l’azione). Con alcuni passaggi coreografati quasi come un balletto – la gestione delle finestre nella villa dei Buchanan, l’arredamento floreale della casa di Nick - la prima parte viene raccontata come una grande fiaba, con i due castelli che si fronteggiano dalle parti opposte della baia, quello sfavillante del principe biondo e quello in cui vive prigioniera la bella di cui lui è innamorato: il tutto raccontato dallo scudiero che serve da collegamento, almeno parziale, con una realtà che può essere molto lontana dalle feste organizzate da Gatsby. Quando la favola che il protagonista principale si era costruito si incrina, il contatto dei due mondi – quello di chi ha troppo e quello di chi ha troppo poco – apre le porte alla tragedia, rivelando sì la vera, controversa identità del personaggio, ma soprattutto la povertà umana e morale di una classe benestante a cui anche Daisy aderisce alla perfezione, ben lontana dall’immagine idealizzata da Gatsby. Purtroppo, però, proprio nel momento in cui il pathos della storia dovrebbe raggiungere il culmine, il film comincia a perdere qualche colpo, quasi che, venuta a mancare la sovrastruttura luccicante, la scrittura smarrisca il giusto ritmo in una serie di situazioni trascinate troppo per le lunghe. Anche nell’ultimo terzo di pellicola non mancano i momenti belli e le intuizioni efficaci - come quando le lettere che giocano sullo schermo finiscono per formare le intense parole di Fitzgerald lette dalla voce narrante di Nick oppure nel richiamo, attraverso le ultime inquadrature della piscina, dell’incipit di ‘Viale del tramonto’ - si finisce per sbirciare l’orologio qualche volta di troppo, con la conseguenza di raffreddare l’emotività. Fa capolino così il sospetto che, seppur in modo meno grave che altrove, la cura per la confezione abbia finito per essere prevalente rispetto a quella riservata al contenuto (il film è distribuito anche in un superfluo 3D): a soffrirne è il giudizio complessivo che, pur senza dubbio migliore rispetto agli adattamenti precedenti, finisce per essere inferiore all’aspettativa creata dalla somma delle parti., Fra queste ultime, spicca la prova di un cast davvero affiatato: DiCaprio, che già aveva lavorato con Luhrmann in ‘Romeo e Giulietta’, aggiunge un solido mattone alla costruzione della sua carriera vestendo alla meglio i panni di un altro personaggio più grande della vita, mentre il suo amico (anche nella realtà) Maguire dimostra ancora una volta di avere la faccia giusta per interpretare chi si trova a osservare con stupore quel che di inatteso gli capita. Se poi Carey Mulligan disegna una Daisy dolce e indecifrabile (ma che meraviglia erano mai i tagli a caschetto?), in caso di scelta obbligata del migliore la preferenza cadrebbe forse su Joel Edgerton alle prese con lo scomodo ruolo di suo marito Tom. Azzeccati anche i ruoli di contorno – Jason Clarke fa ancora una volta il ruvido – fra i quali spunta, in una particina monobattuta da guidatore di taxi, Nick Tate: per i maniaci (come me) l’indimenticato pilota di Aquile in ‘Spazio 1999’.
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