barone di firenze
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lunedì 17 dicembre 2012
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sentimentalmente corretto
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Erano anni che un film non mi faceva cadere una lacrima, questo ci è riuscito, bontà della scrittrice, bonta di Castellitto che l'ha diretto, bonta del figlio che ne è il degno erede (Miricorda Castellitto Piccolo nella famiglia di Scola) la storia è montata benissimo come un puzzle che s'incastra benissimo nei vari tempi. Gli attori Balcanici sono bravissimi l'ambientazione è talmente reale che mette i brividi facendoci rivivere quella tragedia. Infine Penelope Cruz la cui recitazione ha raggiunto il massimo da ora in poi non può che peggiorare tanto è brava, sa essere brutta e bella insignificante e sexy una vera istrizione che a volte anche se non è della solita stazza mi ricorda la Loren della Ciociara.
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Erano anni che un film non mi faceva cadere una lacrima, questo ci è riuscito, bontà della scrittrice, bonta di Castellitto che l'ha diretto, bonta del figlio che ne è il degno erede (Miricorda Castellitto Piccolo nella famiglia di Scola) la storia è montata benissimo come un puzzle che s'incastra benissimo nei vari tempi. Gli attori Balcanici sono bravissimi l'ambientazione è talmente reale che mette i brividi facendoci rivivere quella tragedia. Infine Penelope Cruz la cui recitazione ha raggiunto il massimo da ora in poi non può che peggiorare tanto è brava, sa essere brutta e bella insignificante e sexy una vera istrizione che a volte anche se non è della solita stazza mi ricorda la Loren della Ciociara. Film molto bello delicato sentimentale per me assolutamente da vedere.
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francesca meneghetti
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domenica 16 dicembre 2012
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la fine è l'inizio di una storia mancata
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Il rapporto tra un libro e un film è sempre molto complesso e non sempre improntato a reversibilità (per cui non è detto che se leggi il libro, poi vedi il film o se prima vedi il film, poi leggi il libro). Anzitutto lettori e cinefili spesso sono rappresentati da persone diverse. In secondo luogo, se la prima opera fruita ha suscitato entusiasmo, spesso è la paura della delusione che impedisce di assaggiare il prodotto “complementare”.
Non è facile neanche per chi fa cinema rendere con immagini, e con inevitabili ellissi od omissioni, ciò che le parole raccontano in modo più ampio e disteso (in genere si procede in questo modo: è difficile che il film aggiunga materiali narrativi a quelli di un libro).
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Il rapporto tra un libro e un film è sempre molto complesso e non sempre improntato a reversibilità (per cui non è detto che se leggi il libro, poi vedi il film o se prima vedi il film, poi leggi il libro). Anzitutto lettori e cinefili spesso sono rappresentati da persone diverse. In secondo luogo, se la prima opera fruita ha suscitato entusiasmo, spesso è la paura della delusione che impedisce di assaggiare il prodotto “complementare”.
Non è facile neanche per chi fa cinema rendere con immagini, e con inevitabili ellissi od omissioni, ciò che le parole raccontano in modo più ampio e disteso (in genere si procede in questo modo: è difficile che il film aggiunga materiali narrativi a quelli di un libro). Nel caso di “Venuto al mondo”, tuttavia, una metamorfosi fedele è garantita dalla partecipazione alla sceneggiatura della medesima autrice del libro, mentre suo marito è regista, produttore, personaggio di rilievo, e il figlio di entrambi è il soggetto di cui parla il titolo: colui che è “venuto al mondo”. Tra parentesi, questa gestione domestica del prodotto cinematografico può risultare un po’ irritante per quegli spettatori che preferirebbero si evitasse il ricorso a logiche familistiche protezionistiche.
Tuttavia questo sarebbe un approccio solo sociologico al film e non testuale, perciò ingiusto rispetto al valore possibile dell’opera. Veniamo dunque al film, filtrato dallo sguardo di chi ha già visto il libro. La prima immagine, impostata verticalmente (una banda sinistra verde e azzurra, statica; una fascia a destra invece in veloce movimento, acqua blu che scorre: si scoprirà alla fine che è la ripresa dall’alto di un traghetto), fa presagire una bella fotografia. Ma queste aspettative rimangono deluse, ed è un peccato perché chi la letto il libro cerca la struggente bellezza di Sarajevo prima della guerra, cerca (e teme) le violenze e le ferite agli esseri viventi e alle case durante il conflitto, cerca le foto: quelle scattate con parossismo da Diego, il fotografo dolce e sofferto di Genova, magrissimo ed esaltato. Ma non si trovano, tranne in alcune sequenze, immagini all’altezza delle aspettative: Sarajevo resta un miraggio che si intuisce dietro i palazzoni dell’era del comunismo, e Diego diventa, chissà perché?, americano e corpulento. E’ l’unico, per altro, che, al di là dell’ottima interpretazione di Emile Hirsch, non entra nel phisique du rôle. Gli altri, invece, a partire da Penelope Cruz (Gemma) per arrivare a Adnan Haskovic (Goyko), e alla bellissima attrice turca Saadet Aksoy (Anka) aderiscono perfettamente al personaggio.
La forza del film sta nel plot, nella trama drammatica che intreccia guerra, amore, amicizia, desiderio di procreazione. Gli ingredienti sono molti (nonostante le sforbiciate operate rispetto alla vicenda narrata nel libro). Forse troppi (come nel libro). Però l’insieme funziona, almeno a livello emotivo: coinvolge e fa vibrare diverse corde della sensibilità.
Qualcuno potrebbe anzi sostenere che quest’asciugatura (che pure non impedisce al film di superare le due ore di durata) abbia fatto un buon servizio alla storia di Gemma, narrata (nel libro) con uno stile singolare, che alterna periodi brevi, secchi, pieni di ritmo a espressioni molto melodrammatiche, che però piacciono ai lettori (esiste addirittura una pagina su Facebook con le “frasi più belle” di ”Venuto al mondo”).
E tuttavia, tanto nel film quanto nel libro, resta la sensazione che la storia più intrigante, profonda, drammatica, sia quella che inizia dalla fine e che non è raccontata: il lieto fine apparente è una mezza via tra la soluzione consolatoria del “volemose bene” e la paura di affrontare la realtà. O almeno quella realtà sconvolgente che l’immaginazione della scrittrice Mazzantini aveva saputo concepire.
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infidels
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domenica 16 dicembre 2012
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i
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sarucciak
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venerdì 14 dicembre 2012
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non proprio il solito dramma italiano
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Spesso si dice "l'apparenza inganna", ed in questo caso è proprio vero. Il primo impatto che potrebbe dare questo film è del solito dramma pesante, orrendamente maliconico con finale irrisollto di puro stile italiano. In realtà risulta fluidissimo, scorrevole e veloce. Castellitto è riuscito in un modo splendido a raccontare questa torbida storia di una coppia legata da amore appassionato che cerca in tutti i modi di avere un figlio. Tutto si gioca sul montaggio alternato dell'attuale presente , in cui vediamo Gemma , Penelope Cruz, insieme al figlio Pietro , e del passato di Gemma e Diego. I due cercano disperantamente di avere un figlio, ma dopo vari aborti spontanei decidono di affidarsi ad un ragazza, Aska, la quale avrebbe portato in grembo il bambino al posto di Gemma, nel frattempo Sarajevo sprofonda sempre più nella guerra.
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Spesso si dice "l'apparenza inganna", ed in questo caso è proprio vero. Il primo impatto che potrebbe dare questo film è del solito dramma pesante, orrendamente maliconico con finale irrisollto di puro stile italiano. In realtà risulta fluidissimo, scorrevole e veloce. Castellitto è riuscito in un modo splendido a raccontare questa torbida storia di una coppia legata da amore appassionato che cerca in tutti i modi di avere un figlio. Tutto si gioca sul montaggio alternato dell'attuale presente , in cui vediamo Gemma , Penelope Cruz, insieme al figlio Pietro , e del passato di Gemma e Diego. I due cercano disperantamente di avere un figlio, ma dopo vari aborti spontanei decidono di affidarsi ad un ragazza, Aska, la quale avrebbe portato in grembo il bambino al posto di Gemma, nel frattempo Sarajevo sprofonda sempre più nella guerra. La recitazione da brividi dell'attore Emile Hirsch, Diego, combinata ad un montaggio , ad una colonna sonora ed ad un uso delle ottiche e delle inquadrature perfettamente adatte , portano il film lontano dal solito dramma italiano. Gli ultimi venti minuti del film regalano una svolta geniale degli eventi per niente scontata, giustamente considerando che la sceneggiatura ed il soggetto stesso sono della Mazzantini, come potevamo dubitarne?
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maria f.
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giovedì 13 dicembre 2012
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evviva i buoni film!
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Il film è appena discreto, la storia d’amore fra Gemma e Diego non sembra essere così totalizzante com’è descritta nel libro della Mazzantini. Gli attori nell’espressività dei loro atteggiamenti non mi hanno deluso, ma purtroppo il regista non ha saputo fabbricare il contenuto dei loro dialoghi sì da acchiappare, agguantare l’ascoltatore.
I personaggi di Armando e di Gojco indovinati e perfetti.
Il libro - che ho apprezzato moltissimo – anche se ritengo che sarebbe potuto risultare forse ancora più interessante se snellito di almeno 100 pagine, è troppo complesso e ricco per essere reso cinematograficamente essenziale e allo stesso tempo efficace e vitale.
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Il film è appena discreto, la storia d’amore fra Gemma e Diego non sembra essere così totalizzante com’è descritta nel libro della Mazzantini. Gli attori nell’espressività dei loro atteggiamenti non mi hanno deluso, ma purtroppo il regista non ha saputo fabbricare il contenuto dei loro dialoghi sì da acchiappare, agguantare l’ascoltatore.
I personaggi di Armando e di Gojco indovinati e perfetti.
Il libro - che ho apprezzato moltissimo – anche se ritengo che sarebbe potuto risultare forse ancora più interessante se snellito di almeno 100 pagine, è troppo complesso e ricco per essere reso cinematograficamente essenziale e allo stesso tempo efficace e vitale.
Caro Sergio con “Non ti muovere” Lei ci ha regalato un film di grande pregio, anzi il risultato è stato eccellente, ma con “Venuto al mondo” sebbene l’impegno sia stato enorme e si vede, Lei non è riuscito a “mettere al mondo “ un risultato adeguato.
Non si dispiaccia per questa critica, andrà meglio col prossimo lavoro, Castellitto è sempre un grande.
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joker 91
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martedì 11 dicembre 2012
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castellito autore
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Pareri discordanti sull'ultima opera di Castellitto. Il film scorre ottimalmente attraverso due interpreti superlativi ovvero il premio oscar Cruz ed il bravissimo Hirsch,la maternità è il vero punto forte del film unito alle proplematiche psicologiche di una donna sterile che vuole un figlio che sa amare ma che è anche debole psicologicamente con problematiche fortissime psicologiche come molti individui medi subliminate a livello inconscio cosi come il personaggio di Hirsch. Tratta la storia di due innamorati vittime stesse del sistema malato di cui facevano parte con una devastante guerra sullo sfondo. Castellito ancora una volta bravissimo riprende il libro della moglie Mazzantini ed riesce a creare un film psicologicamente crudo,di forte sentimento umano ed socialmente grandioso.
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Pareri discordanti sull'ultima opera di Castellitto. Il film scorre ottimalmente attraverso due interpreti superlativi ovvero il premio oscar Cruz ed il bravissimo Hirsch,la maternità è il vero punto forte del film unito alle proplematiche psicologiche di una donna sterile che vuole un figlio che sa amare ma che è anche debole psicologicamente con problematiche fortissime psicologiche come molti individui medi subliminate a livello inconscio cosi come il personaggio di Hirsch. Tratta la storia di due innamorati vittime stesse del sistema malato di cui facevano parte con una devastante guerra sullo sfondo. Castellito ancora una volta bravissimo riprende il libro della moglie Mazzantini ed riesce a creare un film psicologicamente crudo,di forte sentimento umano ed socialmente grandioso. Un film che per essere d'autore ha avuto un grossissimo incasso anche se molto deve aver fatto la fama della scrittrice.Grande bel film
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k. s. stanislavskij
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giovedì 6 dicembre 2012
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ottimo film,
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storia drammatica, intensa, dolorosa ebellissima assieme. non capisco le recensioni negative. prova degli attori straordinaria, suggestioni e atmosfere vive e credibili. la voglia di maternità, gli orrori e le ambiguità della guerra. una riconciliazione finale con la vita che lascia il segno. ottimi Hirsch e Cruz, coppia intensa , appassionata, dolorante e dolce assieme...ottime le atmosfere.
un applauso a castellito e alla mazzantini.
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stefanodr
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martedì 4 dicembre 2012
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non ci siamo
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Il duo Mazzantini-Castellitto non convince.In una Sarajevo in guerra il desiderio di maternità vince su tutto. Ok, idea interessante. Ma la continua ricerca di frasi ad effetto in stile "aforismi per facebook" e i colpi di scena improbabili arrivano a rendere il film tragicomico. Ho trovato questa pellicola un film per menti dalla sensibilità grossolana e infantile, un film che cerca di suscitare nello spettatore le emozioni più istintivamente basse attraverso scene di una tristezza continua e senza scopo, una pellicola in cui entravano in scena personaggi spesso inutili per l'economia stessa della storia, come la scena che volevano goffamente trasmettere l'idea di unione nonostante le diversità con l'ebreo che parla francese marito di una mussulmana oppure della scena dove un personaggio fa la gimcana tra le macerie spingendo suo padre su una carrozzina senza motivo tanto per farsi sparare dai cecchini, per non parlare della frase finale del figlio di Castellitto dove dice una frasona che riassume lo spessore del fim, che parafrasando dice più o meno:" Da grande voglio aprire un'albergo a sette stelle con un campo da golf, anzi, voglio fare il filosofo, è più facile".
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Il duo Mazzantini-Castellitto non convince.In una Sarajevo in guerra il desiderio di maternità vince su tutto. Ok, idea interessante. Ma la continua ricerca di frasi ad effetto in stile "aforismi per facebook" e i colpi di scena improbabili arrivano a rendere il film tragicomico. Ho trovato questa pellicola un film per menti dalla sensibilità grossolana e infantile, un film che cerca di suscitare nello spettatore le emozioni più istintivamente basse attraverso scene di una tristezza continua e senza scopo, una pellicola in cui entravano in scena personaggi spesso inutili per l'economia stessa della storia, come la scena che volevano goffamente trasmettere l'idea di unione nonostante le diversità con l'ebreo che parla francese marito di una mussulmana oppure della scena dove un personaggio fa la gimcana tra le macerie spingendo suo padre su una carrozzina senza motivo tanto per farsi sparare dai cecchini, per non parlare della frase finale del figlio di Castellitto dove dice una frasona che riassume lo spessore del fim, che parafrasando dice più o meno:" Da grande voglio aprire un'albergo a sette stelle con un campo da golf, anzi, voglio fare il filosofo, è più facile". Più azzecato sarebbe:"Voglio continuare a fare film, è più facile.....".
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babis
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domenica 2 dicembre 2012
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ottima prova di regia
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Gemma e Diego, la cui storia d'amore si dipana lungo le strade di Sarajevo durante l'atroce conflitto del 1992, sono una coppia che non può avere figli e decide, così, di affittare un utero, quello di Aska per mettere al mondo il loro Pietro. Ma la storia si complicherà terribilmente, proprio a causa della guerra. E quando Gemma e Pietro torneranno a Sarajevo...Il film ha semplificato il libro, eliminando alcune scene del conflitto, ma non per questo è meno emozionante e coinvolgente, grazie a degli interpreti straordinari. Un film da vedere, per un ottimo regista del cinema italiano.
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matt83
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domenica 2 dicembre 2012
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forte, triste a tratti angosciante ma da vedere!
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Tutto inizia da una storia, una di quelle storie che bisognava raccontare in qualche modo. Una storia di guerra, certo, ma soprattutto la storia di un amore. Ma anche e la storia di una nascita difficile, pericolosa...una nascita che sfida i limiti, che sfida la pochezza degli uomini e il loro lato oscuro. Un nascita che redime l'intero genere umano e che ci fa capire che anche dalle situazioni peggiori può nascere, appunto, qualcosa di buono. Un fiore nella spazzatura. Margaret Mazzantini ha scritto una storia che andava raccontata, anche al cinema e questo film ne è la dimostrazione! Da vedere assolutamente....
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