Drammatico,
durata 127 min.
- Italia 2012.
- Medusa
uscita giovedì 8novembre 2012.
MYMONETROVenuto al mondo
valutazione media:
2,47
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Polpettone melodrammatico pieno di scene, dialoghi e situazioni grotteschi, ridondanti e ridicoli.
Però, a giudicare dai commenti che leggo qui (che addirittura inneggiano al CAPOLAVORO!!!), questa è la roba che il pubblico vuole
e quindi complimenti alla ditta Castellitto/Mazzantini. E poi vuoi mettere le tettone tanto esibite della Cruz...
Però, che peccato che nei due paesi stranieri in cui è stato già presentato tramite i Festival di Toronto e San Sebastian, la critica importante (leggasi Variety e The Hollywood Reporter e, in Spagna, anche El Pais e El Mundo) questo gran capolavoro l'ha STRONCATO senza appello.
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Film mediocre con un'incomprensibile e interminabile parte iniziale.
Grosse mancanze nella sceneggiatura che non convince.
particoarmente inutili le musiche che risultano stucchevoli e banali
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Castellitto traspone un altro romanzo della moglie Margaret Mazzantini
Interessante pellicola ricca d'imprevedibili colpi di scena che riprende la tragica guerra di Serajevo, ma dalla violenza nasce a dispetto di tutto l'amore per un figlio: “Venuto al mondo”.
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Il Film “VENUTO AL MONDO
Castellitto traspone un altro romanzo della moglie Margaret Mazzantini
Interessante pellicola ricca d'imprevedibili colpi di scena che riprende la tragica guerra di Serajevo, ma dalla violenza nasce a dispetto di tutto l'amore per un figlio: “Venuto al mondo”.
Un film che fa amare la vita, da non perdere...
Lorenzo Pontiggia - il Poeta marylory
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Non ho letto il romanzo e, pertanto, non posso sapere se- già nella concezione originale della Mazzantini- "Venuto al mondo" fosse così morboso e pretenzioso nel voler intrecciare il dramma di una donna sterile, un amore difficile, la terribile guerra in Yugoslavia, morti tragiche e la ricerca di identità di un ragazzino (Pietro, figlio della protagonista) nato a Sarajevo, ma cresciuto in Italia da un altro padre.
Forse, semplicemente, la storia era troppo complessa e impegnativa (sotto ogni punto di vista) perchè potesse essere portata sul grande schermo, col risultato, dunque, di un film completamente piatto nell'analisi dei personaggi (nonostante il cast eccezionale) e dell'interazione tra loro (per dirne una: perchè l'affezionatissimo Gojko continua a fare allusioni pungenti alla non maternità di Gemma per tutto il corso del suo soggiorno a Sarajevo fino alla 'sorpresa finale' prevedibile e quasi patetica?!).
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Non ho letto il romanzo e, pertanto, non posso sapere se- già nella concezione originale della Mazzantini- "Venuto al mondo" fosse così morboso e pretenzioso nel voler intrecciare il dramma di una donna sterile, un amore difficile, la terribile guerra in Yugoslavia, morti tragiche e la ricerca di identità di un ragazzino (Pietro, figlio della protagonista) nato a Sarajevo, ma cresciuto in Italia da un altro padre.
Forse, semplicemente, la storia era troppo complessa e impegnativa (sotto ogni punto di vista) perchè potesse essere portata sul grande schermo, col risultato, dunque, di un film completamente piatto nell'analisi dei personaggi (nonostante il cast eccezionale) e dell'interazione tra loro (per dirne una: perchè l'affezionatissimo Gojko continua a fare allusioni pungenti alla non maternità di Gemma per tutto il corso del suo soggiorno a Sarajevo fino alla 'sorpresa finale' prevedibile e quasi patetica?!). Diego è irritante tanto è naiv, così come pure sono delle macchiette il padre della protagonista, sempre complice del genero, gli artisti bosniaci (incapaci di comprendere il pericolo rappresentato da Milosevic e dai suoi...) e la bella alternativa rockettara che fa da 'cicogna' in cambio di denaro per costruirsi un futuro da rockstar a Londra e via dicendo...si salvano solo la protagonista, Gemma, e suo figlio Pietro, personaggi più tridimensionali e coinvolgenti.
Inoltre, il film presenta elementi, se non inverosimili, comunque difficilmente spiegabili: come, ad esempio, Diego e Gemma si trovino con tanta facilità ad andare a portare aiuti umanitari in Bosnia e, poi, il fatto che nessuno si domandi cosa ci facesse una donna incinta durante l'assedio di Sarajevo, per poi lasciare la città subito dopo il parto (ci teneva a fare questa esperienza, evidentemente...).
La tecnica del flashback su cui si basa la narrazione del film rende, poi, difficilissima la comprensione delle tempistiche degli avvenimenti e la regia, sebbene non pessima, riesce a far apparire meno emozionante e coinvolgente di una partita di Campionato l'assedio di Sarajevo, tra gli eventi più terrificanti della storia recente.
Spunti narrativi interessanti, ma rovinati dall'eccessivi miscuglio di tematiche, e cast eccezionale del tutto sprecati.
Ogni tanto linearità e semplicità premiano.
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E’ un film che alla fine lascia un senso di confusione, non tanto per i tre piani narrativi che pur con qualche fumosità, fa comprendere bene allo spettatore le differenze temporali, quanto perché si è dovuto concentrare in due ore una storia densa di contenuti, che richiedeva a mio parere un’esplorazione psicologica più approfondita dei personaggi, soprattutto quella di Diego.
Quando si esce dalla visione di un film con degli interrogativi rispetto ai fatti narrati, significa che il regista non è stato capace di "raccontare" la storia con completezza e non ha saputo usare i mezzi giusti per arrivare in modo diretto allo spettatore.
Certo bisogna dare atto a Castellitto di aver tentato, mettendoci anche dell’impegno, di realizzare un film ambizioso,riuscendoci però solo in parte.
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E’ un film che alla fine lascia un senso di confusione, non tanto per i tre piani narrativi che pur con qualche fumosità, fa comprendere bene allo spettatore le differenze temporali, quanto perché si è dovuto concentrare in due ore una storia densa di contenuti, che richiedeva a mio parere un’esplorazione psicologica più approfondita dei personaggi, soprattutto quella di Diego.
Quando si esce dalla visione di un film con degli interrogativi rispetto ai fatti narrati, significa che il regista non è stato capace di "raccontare" la storia con completezza e non ha saputo usare i mezzi giusti per arrivare in modo diretto allo spettatore.
Certo bisogna dare atto a Castellitto di aver tentato, mettendoci anche dell’impegno, di realizzare un film ambizioso,riuscendoci però solo in parte.
Molto probabilmente nel romanzo, che io non ho letto, i personaggi sono delineati con maggiore introspezione e sicuramente chi lo ha letto ha apprezzato maggiormente il film.
E penso che l’errore di Castellitto, che ovviamente conosceva perfettamente ogni dettaglio del romanzo, sia stato proprio quello di dare per scontati i sentimenti più intimi ed emotivi dei personaggi, tralasciando pertanto di caratterizzarli in modo incisivo, rendendo la costruzione narrativa a tratti poco chiara e non sufficientemente efficace.
Colonna sonora non sempre appropriata ma buona la fotografia e intensa l’interpretazione di Penelope Cruz.
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Un film che non mi ha assolutamente coinvolta.Flash-back eccessivi per la trattazione di un tema che avrebbe richiesto uno sviluppo molto lineare. E che dire dell'inutile personaggio interpretato da Castellitto e....non commentiamo le doti recitative del giovane rampollo? Ma perchè ostinarsi a fare tutto in famiglia con tutti i bravi attori che ci sono in giro? Troppa presunzione! Unica nota positiva la bellissima Penelope. Ma non basta.
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Dell'uomo disposto a morire per donare un figlio .
O forse una vita alla vita.
Del figlio che è semplicemente figlio. Senza genitori.
Della madre che è semplicemente madre. Senza figli.
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Più che un film...una poesia! Un inno alla libertá di amare, alla libertá di vivere senza la schiavitù del pregiudizio, del destino avverso e della guerra! Un messaggio profondo di speranza che apre la mente invitando lo spettatore a considerare la bellezza che c'é al di là di ogni crudezza e crudeltá. Dalla cenere nascerá una rosa.
Venuto al mondo...non importa in che modo...ció che conta è l'amore di una madre per suo figlio, anche se questo figlio é nato dal ventre di un' altra donna. La maternitá é "un tempio sacro" ,incorruttibile anche se violato dall'imperfezione umana,perchè superiore e perfetto per sua stessa natura.
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Più che un film...una poesia! Un inno alla libertá di amare, alla libertá di vivere senza la schiavitù del pregiudizio, del destino avverso e della guerra! Un messaggio profondo di speranza che apre la mente invitando lo spettatore a considerare la bellezza che c'é al di là di ogni crudezza e crudeltá. Dalla cenere nascerá una rosa.
Venuto al mondo...non importa in che modo...ció che conta è l'amore di una madre per suo figlio, anche se questo figlio é nato dal ventre di un' altra donna. La maternitá é "un tempio sacro" ,incorruttibile anche se violato dall'imperfezione umana,perchè superiore e perfetto per sua stessa natura. Una storia emozionante e affatto scontata, ottima la regia, una scenografia cruda e priva di inutili fronzoli. Interpretazione magistrale di Penelope Cruz. Finalmente un film italiano degno del vero cinema italiano! Assolutamente consigliato!
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Sarà un segno di vecchiaia, ma questo film diSergio Castellitto, non ritenuto un capolavoro dalla critica, mi ha commosso e, pur riconoscendo che fa leva su argomenti universalmente ritenuti di facile presa sui sentimenti, come la maternità, la paternità, l'atrocità della guerra, penso che sia vicino a quello che si può a giusto titolo giudicare una vera e propria opera d'arte.
Non sarà un caso se la smaliziata critica professionale, con qualche autorevole eccezione, come quella di Natalia Aspesi, l'ha giudicato poco più che discreto, mentre il pubblico, guidato più dal sentimento che dalla ragione, ne abbia decretato deciso successo.
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Sarà un segno di vecchiaia, ma questo film diSergio Castellitto, non ritenuto un capolavoro dalla critica, mi ha commosso e, pur riconoscendo che fa leva su argomenti universalmente ritenuti di facile presa sui sentimenti, come la maternità, la paternità, l'atrocità della guerra, penso che sia vicino a quello che si può a giusto titolo giudicare una vera e propria opera d'arte.
Non sarà un caso se la smaliziata critica professionale, con qualche autorevole eccezione, come quella di Natalia Aspesi, l'ha giudicato poco più che discreto, mentre il pubblico, guidato più dal sentimento che dalla ragione, ne abbia decretato deciso successo.
Gemma (un'impareggiabile splendidaPenelope Cruz) da Roma torna con il figlio Pietro a Sarajevo lì invitata per una mostra fotografica da Goiko (il bosniaco Hadnan Haskovic), antico amico poeta che le aveva fatto da guida ai tempi dell'assedio di quella città nel turbine della guerra che disgregò la Jugoslavia. Il motivo è quello di assistere ad una mostra fotografica, di cui fanno parte gli scatti di Diego (il californianoEmile Hirsch), il giovane fantasioso fotografo per cui aveva mandato all'aria il proprio recente matrimonio, e che, tornata a Roma per sfuggire all'inasprirsi dei combattimenti, aveva perso di vista.
A chi voglia vedere il film non voglio togliere il gusto della scoperta dell'intricato rapporto tra i due protagonisti e del loro modo illecito ma umanamente comprensibile di risolvere il problema della sterilità. Gemma, ossessionata dalla voglia di avere un figlio, torna con il compagno in Jugoslavia per la pratica dell'utero in affitto, a seguito della negazione, in Italia, del diritto all'adozione per il non raccomandabile passato dell'aspirante padre.
Per quello che vale il mio giudizio, riconosco a Castellitto il merito di avere reso con grande realismo e tuttavia con sobrietà il dramma di un amore che non conosce ostacolo neanche nell'estrema precarietà della guerra, di far riflettere su come la guerra abbatta ogni regola di civiltà nel consesso umano.
Di forte impatto emotivo la scena in cui un giovane che spinge la carrozzina viene abbattuto tra le macerie di una strada e la mano del paralitico rimasto in balia di se stesso si protende nell'impossibile tentativo di soccorrerlo.
Uno spettacolo di oltre due ore, che non conosce tuttavia momenti di stanchezza, anzi ti avvince per il suo procedere nella ricostruzione di un passato doloroso, ma utile a Gemma e al figlio per dare un valore più completo alla loro vita.
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