innakichevic
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domenica 25 novembre 2012
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struggente
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Ogni personaggio ha sacrificato la propria esistenza per la felicità di un bambino senza colpe nato dall'odio e cresciuto nell'amore e fa capire quanto sia poco importante il legame di sangue rispetto al vincolo che si crea in una famiglia adottiva. Tema attualissimo trattato molto bene. Commovente.
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cipy66
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sabato 24 novembre 2012
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film
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Domenica 18/11, ho visto finalmente il film..
Ho letto il libro, della Mazzantini ne ho letti un po', che non avrei mai voluto finisse..mi succede cosi', con quelli che mi piacciono.
Il film mi e'piaciuto molto, ho trovato che e'stato rispettato molto del libro.
Non mi resta che fare i complimenti a tutti. Arileggerci!!!!!!!!!!
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spike
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giovedì 22 novembre 2012
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bene
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Un film italiano che italiano non sembra: vuoi per il cast e per un certo modo di girare le scene che raramente si vede nel cinema italiano "non d'autore". Forse mi sbaglio ma con questo film Castellitto diventa il migliore regista di genere della nostra cinematografia, aiutato da una storia fin troppo furba scritta per chi al cinema vuole piangere e per gli amanti dei melodrammi. Il cast è ottimo, regia e sceneggiature fanno la loro parte. Quello che considero l'aspetto più importante del film è il rinnovato ricordo di quella che è stata una tragedia nel cuore dell'Europa, e che forse proprio noi europei tendiamo a dimenticare troppo facilmente.
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Un film italiano che italiano non sembra: vuoi per il cast e per un certo modo di girare le scene che raramente si vede nel cinema italiano "non d'autore". Forse mi sbaglio ma con questo film Castellitto diventa il migliore regista di genere della nostra cinematografia, aiutato da una storia fin troppo furba scritta per chi al cinema vuole piangere e per gli amanti dei melodrammi. Il cast è ottimo, regia e sceneggiature fanno la loro parte. Quello che considero l'aspetto più importante del film è il rinnovato ricordo di quella che è stata una tragedia nel cuore dell'Europa, e che forse proprio noi europei tendiamo a dimenticare troppo facilmente. Ero un ragazzino a quel tempo, ed ho ancora nella mente i TG: il sangue al mercato, il papà con il bambino come bersaglio dei cecchini...è difficile dimenticare. Più di una volta di fronte a questo film ho provato rabbia per la stupidità/bestialità dell'uomo, la poltrona del cinema non è mai stata così scomoda. Mi è venuta voglia di leggere il romanzo.
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paride86
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giovedì 22 novembre 2012
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bello
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Tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, "Venuto al mondo" è una bella trasposizione firmata Sergio Castellitto. A parte qualche leggera ambiguità nel finale, si può dire che il film è fedelissimo alla storia originale; chi ha letto il libro sa che Penelope Cruz e Emile Hirsch sono una Gemma e un Diego perfetti, meglio di così non si poteva fare, almeno per quanto riguarda il cast.
Nel complesso un bel film.
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Tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, "Venuto al mondo" è una bella trasposizione firmata Sergio Castellitto. A parte qualche leggera ambiguità nel finale, si può dire che il film è fedelissimo alla storia originale; chi ha letto il libro sa che Penelope Cruz e Emile Hirsch sono una Gemma e un Diego perfetti, meglio di così non si poteva fare, almeno per quanto riguarda il cast.
Nel complesso un bel film.
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candreva
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lunedì 19 novembre 2012
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istrionico
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Castellitto è andato a girare a Est, ma nell'Est più vicino è VENUTO AL MONDO con un forte tasso alcolico nelle vene e l'inflazione di forti sensazioni produce in me un sano ritiro da questo film, con buona pace delle esibite tette di Penelope Cruz. Un film più istrionico della guerra d'Yugoslavia ?! Comunque tutto fuor che "discreto" !
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iosonosilvia! =d
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lunedì 19 novembre 2012
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emozionante, passionale, drammatico
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Mentre guardavo il film sono rimasta colpita dalla crudeltà di alcune scene, in particolare lo stupro di Aska. Ho trovato il film molto interessante dal punto di vista emotivo, sentimentale, ma anche dal punto di vista di approccio alla vita: in questo senso sono rimasta affascinata dal personaggio di Diego, un ragazzo allegro, estroverso, spontaneo, impulsivo e aperto alla vita. Il film alternava momenti di gioia, passione e spensieratezza, a momenti di violenza crudeltà e dramma. Toccante la scena in cui Diego si suicida. Emozionante quella in cui Gemma reincontra Aska, dopo essere tornata a Sarajevo con il figlio.
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filippo catani
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lunedì 19 novembre 2012
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film da dimenticare
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A distanza di anni dalla guerra che ha sconvolto Srajevo, una donna parte insieme al proprio figlio per andare a trovare un vecchio amico. Il viaggio riaprirà vecchie ferite mai sanate e darà origine a sconvolgenti verità e ricordi.
Il film appare veramente come un'opera senza un filo conduttore e a rimetterci purtroppo sono sia Castellitto che la Cruz ma anche una sceneggiatura che andava a toccare una pagina tragica della recente storia europea (il tutto tratto dall'omonimo romanzo della moglie di Castellitto). Partiamo da quelli che sono veri e propri momenti che fanno a pugni con il buon gusto dello spettatore; mentre si distribuiscono generi alimentari alla popolazione sconvolta dalla guerra, ecco partire una assurda scenata di gelosia che ci sta come un pugno in un occhio.
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A distanza di anni dalla guerra che ha sconvolto Srajevo, una donna parte insieme al proprio figlio per andare a trovare un vecchio amico. Il viaggio riaprirà vecchie ferite mai sanate e darà origine a sconvolgenti verità e ricordi.
Il film appare veramente come un'opera senza un filo conduttore e a rimetterci purtroppo sono sia Castellitto che la Cruz ma anche una sceneggiatura che andava a toccare una pagina tragica della recente storia europea (il tutto tratto dall'omonimo romanzo della moglie di Castellitto). Partiamo da quelli che sono veri e propri momenti che fanno a pugni con il buon gusto dello spettatore; mentre si distribuiscono generi alimentari alla popolazione sconvolta dalla guerra, ecco partire una assurda scenata di gelosia che ci sta come un pugno in un occhio. Poi cominciano ad apparire personaggi assolutamente piatti e per nulla caratterizzati. Il tutto infarcito di una serie di "massime" che fanno veramente venire il latte alle ginocchia (avvicinarsi all'obbiettivo con gli occhiali è come fare l'amore vestiti, sono sempre felice perchè mi fa schifo la trsitezza per dirne un paio delle tante) Ed è anche questa continua ricerca dell'aforisma o della frase a effetto che irrita chi guarda. Il fotografo prepara una cena a Roma e non riesce a trovare che lumini da morto per tempestare la casa e lui si giustifica dicendo che sono gli unici che ha trovato?!. E poi troviamo una escalation drammatica che veramente non si riesce a sopportare. Per chiudere poi con la sequenza finale della parola più bella del mondo che è davvero agghiacciante. Tutta questa storia che ha davvero dell'assurdo (insomma il solito fotografo naif che dopo cinque minuti propone alla bellona di turno di scappare con lui per località esotiche) finisce con il mettere in secondo piano il dramma della guerra che pur si cerca di raccontare in tutta la sua cieca violenza e spietatezza. Purtroppo però sono davvero troppe le cose che sfidano ogni senso della realtà e lo spettatore ne esce inebetito e molto contrariato per la grande occasione persa e per aver pagato un biglietto intero per un film che forse vale un ingresso ridottissimo.
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[+] c'è qualcosa di più atrocemente stupido...
(di candreva)
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writer58
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domenica 18 novembre 2012
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sarajevo vista dai parioli
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"Venuto al mondo" è un film che aveva delle ottime potenzialità, sia per la vicenda che narra, sia per il cast che si avvale di una grande attrice, Penelope Cruz. Purtroppo, il prodotto finale risulta poco ispirato e convincente, il film appare poco emozionante -nonostante sia ambientato in buona parte a Sarajevo durante il massacro perpretato negli anni '90 dai serbi bosniaci- e meno intenso di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi- la storia d'amore tra Gemma e Diego, che rappresenta il motore del film, viene raccontata in modo, tutto sommato, convenzionale e poco trascinante-.
Da un punto di vista strutturale, "Venuto al momdo" è un lavoro irrisolto che accosta drammi personali e tragedie collettive senza fonderli in un'amalgama efficace.
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"Venuto al mondo" è un film che aveva delle ottime potenzialità, sia per la vicenda che narra, sia per il cast che si avvale di una grande attrice, Penelope Cruz. Purtroppo, il prodotto finale risulta poco ispirato e convincente, il film appare poco emozionante -nonostante sia ambientato in buona parte a Sarajevo durante il massacro perpretato negli anni '90 dai serbi bosniaci- e meno intenso di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi- la storia d'amore tra Gemma e Diego, che rappresenta il motore del film, viene raccontata in modo, tutto sommato, convenzionale e poco trascinante-.
Da un punto di vista strutturale, "Venuto al momdo" è un lavoro irrisolto che accosta drammi personali e tragedie collettive senza fonderli in un'amalgama efficace. A volte pare che l'agonia di Sarajevo sia solo lo scenario su cui si staglia il percorso dei protagonisti: la sterilità di Gemma, la nascita del bambino che diventerà suo figlio, l'amicizia con Goiko, i tormenti di Diego, il dramma di Aska che si offre di procreare un figlio al posto di Gemma.
Sarajevo viene rappresentata, negli anni '80, come una città multietnica dove abbondano gli artisti e le performance culturali (le scene in cui Gemma e Diego si mescolano alla comunità artistica bosniaca sono belle ma decisamente di maniera); questa immagine un po' stereotipa - resa ancora meno convincente da una colonna sonora particolarmente sfortunata e inefficace- cede il passo a una città dilaniata dalla guerra e dall'assedio. Ma il calvario degli abitanti, i cecchini che si esercitavano nel tiro al bersaglio su cittadini inermi, le autobombe che esplodevano nei mercati dilaniando decine di persone, i colpi di mortaio sulle abitazioni civili, tutti questi elementi vengono rappresentati con poche scene che mi sono apparse prive di pathos e di autentica emozione, come se il martirio della città fosse solo lo sfondo per narrare un "menage a trois" che si svolge in un contesto di guerra.
Questa scelta (non ho letto il libro della Mazzantini da cui il film è tratto) mi pare paradigmatica della povertà realizzativa di una certa cinematografia italiana, sospesa tra velleità e ambizioni non sostenute da uno sguardo potente e un approccio minimale e provinciale poco brillante. La recitazione di alcuni membri del cast (tra cui Pietro, il figlio di Castellitto nella "real life") mi è sembrata poco efficace e contribuisce a definire l'ultimo lavoro del regista come un'occasione in buona parte perduta.
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francymovies
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domenica 18 novembre 2012
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una poesia
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Una poesia amara,a tratti estremamente crudele, ma pur sempre una poesia.Cast eccellente dal primo all'ultimo attore.La voce narrante ti immerge nei luoghi e te li fa sentire reali.Non è da tutti, questo film, a me è costato un gran mal di testa con relativo moment...ma ne è valsa la pena.
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jepilly
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domenica 18 novembre 2012
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film aderente al bellissimo romanzo
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Mi sono subito stupita di come gli attori scelti corrispondessero fisicamente all'idea che mi ero fatta leggendo il libro.
Tutti gli elementi evocativi, storici ed emozionali sono trasposti fedelmente creando l'atmosfera mordente che si assapora leggendo le pagine.
Aska e Gojko sono le figure più riuscite forse perchè essendo attori sconosciuti più si prestano a dare una faccia autentica del personaggio. Sarajevo proposta nelle sapienti inquadrature, rispecchia fedelmente le descrizioni, o le supera.
Pietro Castellitto sa il fatto suo e da autenticità alle scene che lo vedono protagonista. Inoltre la guerra è raccontata in un modo diverso, meno stereotipato.
Ammetto però che per chi non ha letto il libro è forse un pò difficile seguire il filo rosso e comprendere la catena degli eventi.
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Mi sono subito stupita di come gli attori scelti corrispondessero fisicamente all'idea che mi ero fatta leggendo il libro.
Tutti gli elementi evocativi, storici ed emozionali sono trasposti fedelmente creando l'atmosfera mordente che si assapora leggendo le pagine.
Aska e Gojko sono le figure più riuscite forse perchè essendo attori sconosciuti più si prestano a dare una faccia autentica del personaggio. Sarajevo proposta nelle sapienti inquadrature, rispecchia fedelmente le descrizioni, o le supera.
Pietro Castellitto sa il fatto suo e da autenticità alle scene che lo vedono protagonista. Inoltre la guerra è raccontata in un modo diverso, meno stereotipato.
Ammetto però che per chi non ha letto il libro è forse un pò difficile seguire il filo rosso e comprendere la catena degli eventi.
In ogni caso da rivedere. Mi comprerò il dvd.
Un plus anche per le musiche. Bellissimo.
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