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Un film di Sergio Castellitto. Con Penélope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Haskovic, Pietro Castellitto, Saadet Aksoy.
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Drammatico, durata 127 min. - Italia 2012. - Medusa uscita giovedì 8 novembre 2012. MYMONETRO Venuto al mondo * * - - - valutazione media: 2,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Viaggio a ritroso in una Sarajevo melodrammatica

di Paolo D'Agostini La Repubblica

Com'è difficile restare indifferenti alla prosa di Margaret Mazzantini - che ci si lasci trasportare e anche travolgere dal suo gusto forte o che, come fanno quelli che hanno l'aria di saperla lunga, si ostentino alzate di sopracciglio - così sarà difficile restare indifferenti, sottrarsi all'emozione vedendone la traduzione cinematografica firmata dal marito Sergio Castellitto. Che piaccia o meno il risultato. Tutta la trama non si può raccontare perché è complicata e per non privare chi non abbia letto il romanzo di una forte componente di sorpresa. La storia viaggia su tre tempi. Il primo, siamo nel 1984 delle Olimpiadi invernali, è quello in cui la ragazza Gemma mette piede per la prima volta a Sarajevo per la sua tesi di laurea su un poeta bosniaco: conosce l'esuberante Gojko che le fa da guida e la sua banda di amici artisti, tra i quali il fotografo americano Diego, contagiosamente infantile, ed è amore a prima vista. Il secondo tempo è il 1992, quando la coppia interrompe la felice bohème romana per accorrere in aiuto degli amici sotto le bombe del feroce assedio. Il terzo è poco meno di vent'anni dopo. Quando Gemma, ingrigita ma più che mai "bella donna italiana" come l'ha ribattezzata Gojko, viene inaspettatamente chiamata proprio da Gojko che la invita per l'allestimento di una mostra delle fotografie di Diego. Questa volta Gemma parte con suo figlio Pietro e lascia a casa il marito, che è un ufficiale dei carabinieri. In mezzo è successo di tutto, e proprio intorno a quel figlio. Che non sappiamo esattamente di chi sia, sappiamo che Gemma è sterile, ma prima della rivelazione finale della verità le piste ci hanno condotti - nell'inferno di Sarajevo durante la maledetta primavera del '92 - in diverse direzioni. I piani temporali si intersecano. L'impianto è evidentemente e scopertamente melodrammatico. Come Il dottor Zivago. Piena legittimità e dignità, non dovrebbe neanche esserci bisogno di puntualizzarlo e c'è poco da fare gli schizzinosi. L'impressione che passa, per chi conosca il libro (caso in cui è autorizzato il confronto), è che qualcosa del suo vigore vada se non perso un po' disperso. Può darsi che un po' per esempio dipenda dall'enfasi che il calore ridondante del personaggio di Gojko assume nell'incarnarsi in un attore, Adnan Haskovic, peraltro efficace. Può darsi che un altro po', e anzi è proprio su questo fronte che va più puntato il dito, dipenda da Diego (Emile Hirsch), la cui caratterizzazione all'insegna dell'esaltazione sfiora parecchio il rischio dell'americanata molto esteriore. E il dubbio viene accentuato dalla competizione con Penelope Cruz, che è Gemma come già era stata Italia in Non ti muovere. Cruz, cui la maturazione (ma ha solo 38 anni) più il trucco del terzo piano temporale del racconto donano fascino da vendere, è interprete di statura, sensibilissima e mutevole, se stessa e per niente trasformata dal divismo hollywoodiano. Non era facile trovarle qualcuno accanto alla stessa altezza. Se la cava con onore il ragazzo Pietro Castellitto, figlio di Margaret e Sergio, nei panni di Pietro trascinato con sé dalla madre a Sarajevo, rimpiangendo da ragazzetto tirato su nella bambagia la vacanza con gli amici in Sardegna. Mentre Sergio riserva a sé la particina del carabiniere solido rifugio per una donna e un bambino piovuti dalla tragedia. Cospicuo impegno produttivo. Commovente malgrado qualche nota troppo strillata. Ma viva la faccia di un po' di esagerazione.
Da La Repubblica, 8 novembre 2012


di Paolo D'Agostini, 8 novembre 2012

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