boyracer
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domenica 9 dicembre 2012
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l’età dell’amore.
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C’è un’età giusta per amare ed essere amati? E cosa significa realmente ed obiettivamente “amare qualcuno”? Sono ovviamente domande iperboliche, ma se vengono affrontate con l’ironia e la spensieratezza (che non è vacuità) di Wes Anderson, si può quanto meno provare a dare una risposta, se non certa, quanto meno verosimile. E la risposta più verosimile è probabilmente che l’età “più giusta” è forse quella dell’adolescenza o magari anche prima. I 2 protagonisti di questo gradevolissimo film sono infatti pre-adolescenti, ragazzini, certo, ma per altri versi molto maturi per la loro età (e forse anche rispetto a certo adulti che si ritrovano tra i piedi). Si conoscono ad una recita ed è amore a prima vista, di quelli incoscienti ed “eterni”, che sono tanto più incoscienti ed eterni quanto più chi li prova è giovane ed aperto all’amore, privo cioè di tutti quegli orpelli e limiti “ambientali” che aumentano con l’aumentare della consapevolezza della vita.
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C’è un’età giusta per amare ed essere amati? E cosa significa realmente ed obiettivamente “amare qualcuno”? Sono ovviamente domande iperboliche, ma se vengono affrontate con l’ironia e la spensieratezza (che non è vacuità) di Wes Anderson, si può quanto meno provare a dare una risposta, se non certa, quanto meno verosimile. E la risposta più verosimile è probabilmente che l’età “più giusta” è forse quella dell’adolescenza o magari anche prima. I 2 protagonisti di questo gradevolissimo film sono infatti pre-adolescenti, ragazzini, certo, ma per altri versi molto maturi per la loro età (e forse anche rispetto a certo adulti che si ritrovano tra i piedi). Si conoscono ad una recita ed è amore a prima vista, di quelli incoscienti ed “eterni”, che sono tanto più incoscienti ed eterni quanto più chi li prova è giovane ed aperto all’amore, privo cioè di tutti quegli orpelli e limiti “ambientali” che aumentano con l’aumentare della consapevolezza della vita. Il destino sarà segnato, sarà fuga e controfuga, fino alla fine, perché per un amore così grande non c’è altra soluzione accettabile che l’Amore.
Lo stile di Anderson è molto naif e “colorato”, un po’ fiabesco ma allo stesso tempo non poco profondo e corrosivo, di certo qualitativamente solido. Gli attori girano alla perfezione, i grandi nomi fanno da affiatate spalle ai 2 giovanissimi protagonisti, che tengono la scena e i personaggi con grande piglio e personalità, soprattutto se considerata la quasi nulla esperienza recitativa pregressa.
La storia scorre che è una meraviglia, fa ridere e anche un po’ commuovere, e soprattutto fa tifare per i 2 piccoli incoscienti che anche se un po’ “problematici” sono i più “sani” di tutta la combriccola, forse proprio perché giovani e incoscienti, nel pieno cioè di quei 2 “stadi” della vita che spesso perdiamo troppo presto e senza accorgercene.
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eliamago
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venerdì 7 dicembre 2012
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una meraviglia
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la storia di due preadolescenti raccontata con lo sguardo di un bambino. la dolce e decadente visionarietà di Anderson questa volta ci porta in un'isola, cronologicamente nelgi anni 60, ma -in realtà-fuori dal tempo della società. rimangono i due protagonisti, due ragazzini, poco più che bambini che vogliono fuggire da quel tipo di adultità che è intorno a loro. il tema caro al regista è in fondo questo: il difficile rapporto tra genitori e figli. se nei Tenembaum la visione era data da più punti di vista ( fratelli, genitori, amanti) e in Steve Zissou il rapporto invece era molto stretto (l'odio-amore tra un padre e un figlio non riconosciuto) in Moonlight Kingdom vi è invece la fuga da genitori emotivamente lontani (la madre usa un megafono per chiamare i propri figli, segno di lontananza) o genitori irrimediabilmente perduti.
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la storia di due preadolescenti raccontata con lo sguardo di un bambino. la dolce e decadente visionarietà di Anderson questa volta ci porta in un'isola, cronologicamente nelgi anni 60, ma -in realtà-fuori dal tempo della società. rimangono i due protagonisti, due ragazzini, poco più che bambini che vogliono fuggire da quel tipo di adultità che è intorno a loro. il tema caro al regista è in fondo questo: il difficile rapporto tra genitori e figli. se nei Tenembaum la visione era data da più punti di vista ( fratelli, genitori, amanti) e in Steve Zissou il rapporto invece era molto stretto (l'odio-amore tra un padre e un figlio non riconosciuto) in Moonlight Kingdom vi è invece la fuga da genitori emotivamente lontani (la madre usa un megafono per chiamare i propri figli, segno di lontananza) o genitori irrimediabilmente perduti. ancora una volta ci si trova di fronte all'eterno confronto tra adulti che non possono cambiare, chiusi nella propria decadenza, e bambini, in cui tutto è ancora possibilità; l'archetipo generazionale di Davide e Golia, Peter Pan e Capitan Uncino viene narrato attraverso una storia triste e romantica che però viene trasformata in una favola dolce e simpatica grazie alla straordinaria capacità di Anderson nel riprodurre luoghi incantevoli con un 'attenta alchimia fatta di colori (in questo film il colore prevalente è il giallo) suoni (composti da elementi orchestrali) e oggetti che trasformano la storia in un racconto fiabesco. un piccolo gioiello.
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lorilà
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venerdì 7 dicembre 2012
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una dolce poesia, in parole, immagini e colori.
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Film delicato, curato, petico. Ogni frame, ogni battuta è dove deve stare, così come gli attori di grosso calibro, talmente bravi da non travalicare mai la storia, vera anima del film.
a volte buffo, surreale e fumettistico, dipnge con penellate tenui e precise, gli anni sessanta, le ciitadine americane di quegli anni, e il preludio di quella società un po' squinternata che è diventata.
Belli i colori e i luoghi, tanto da farti domandare: " Ma esisterà davvero, quest'isola?" . Divertente , ma spunto a molte riflessioni. Decisamente un gran bel film.
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gabriele.vertullo
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giovedì 6 dicembre 2012
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una storia d'amore tutt'altro che infantile
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Il nuovo gioiellino del sorprendente e stravagante regista Wes Anderson colpisce e conquista con tutta la sua fiorita e consapevole ingenuità. Se proprio si vuole essere accademici Moonrise Kingdom è una fiaba per adulti con i bambini, ma se questa semplice definizione non esaurisce la totalità di un mosaico così prezioso, sicuramente suggerisce la raffinatezza e l’esuberanza che presiedono ad una storia così eccezionalmente affascinante, una strumentazione complessa di suoni, colori ed emozioni.
Sam è un ragazzo orfano, scout nel camp Ivanhoe, Suzy una ragazza sensibile e irrequieta. I due ragazzini si invaghiscono reciprocamente al loro primo incontro, così che decidono che l’unico modo per instaurare una relazione è intraprendere un’avventurosa fuga d’amore.
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Il nuovo gioiellino del sorprendente e stravagante regista Wes Anderson colpisce e conquista con tutta la sua fiorita e consapevole ingenuità. Se proprio si vuole essere accademici Moonrise Kingdom è una fiaba per adulti con i bambini, ma se questa semplice definizione non esaurisce la totalità di un mosaico così prezioso, sicuramente suggerisce la raffinatezza e l’esuberanza che presiedono ad una storia così eccezionalmente affascinante, una strumentazione complessa di suoni, colori ed emozioni.
Sam è un ragazzo orfano, scout nel camp Ivanhoe, Suzy una ragazza sensibile e irrequieta. I due ragazzini si invaghiscono reciprocamente al loro primo incontro, così che decidono che l’unico modo per instaurare una relazione è intraprendere un’avventurosa fuga d’amore. La loro azione mobiliterà la piccola comunità di New Penzance e l’intero campo scout, originando una serie di inenarrabili e incredibili peripezie.
Moonrise Kingdomè un film di tonalità screziate e di pennellate policromatiche. Ad una sequenza di immagini iniziali caratterizzate da colori caldi, luminosi e pittoreschi, l’evoluzione della storia apre anche a sfumature annebbiate e rabbuianti, che avvolgono in modo particolare i momenti in cui le forze ostacolanti si fanno più decise sulle intenzioni dei due ostinati giovani. Complessivamente però lo spettatore è immerso in una cornice di assoluta freschezza e vitalità, in un’atmosfera rarefatta, indefinita, a volte epica (eloquente è il nome del campo scout), amplificata da una colonna sonora ritmata ed evocativa, in alcuni tratti evasiva.
Labile è il confine tra il mondo degli adulti e quello dei bambini, i caratteri e i comportamenti si confondono e si sovrappongono, nessun personaggio può essere classificato e cristallizzato ad uno solo dei due sistemi. Così come è discutibile la dialettica tra ragione e follia, quale delle due sia più opportuna, o meglio se ci sia realmente un contrasto diametrale tra le due e se in ogni caso la prima sia preferibile. La narrazione si inserisce in schemi simbolici: la piccola isola, così come l’organizzato e disciplinato campo scout, richiamano a riflessioni e raffigurazione più larghe, emerge una perspicua analisi della dimensione sociale, non rifiutando anche moduli anarchici e distopici.
Più che una personale concezione e rappresentazione del mondo puerile da parte del regista, quello che appare strutturale è invece la sua immaginazione e la visione del mondo della sua infanzia, filtrata attraverso la profonda sensibilità estetica di Wes Anderson di oggi; non che sia un film autobiografico, ma che aleggino due anime, quella del fanciullo e quella dell’artista, è suggestivamente plausibile, per un film indiscutibilmente sognante, ma essenzialmente maturo e sostanzioso, non indebolito da nessun freno inibitore.
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spike
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giovedì 6 dicembre 2012
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io lo aspettavo da tempo
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Grandi aspettative, vedremo se saranno soddisfatte.
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tiamaster
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mercoledì 5 dicembre 2012
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una festa di fantasia e poesia!
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Ho sempre amato molto Wes Anderson per il suo inconfondibile stile che riesce sempre a coniugare sviluppo dei personaggi e tanta umana poesia con uno stile visivo colorato e fantasioso. Moonrise Kingdom (inutile scrive le solite banali aggiunte dei titoli italiani) vanta questo stile ancora più delle precedenti opere di Anderson (anche se non è il suo miglior film,per quanto meraviglioso), insomma un "concentrato" dello stile del regista.La pellicola vanta un cast SPAZIALE di grandissimi attori (Tilda swinton,Bill Murray, Edward Norton, Bruce willis) che offrono tutti interpretazioni praticamente perfette.Il bello è che nemmeno gli attori più giovani sfigurano davanti a questo cast all-stars (e questo la dice lunga su quanto è curata la recitazione).
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Ho sempre amato molto Wes Anderson per il suo inconfondibile stile che riesce sempre a coniugare sviluppo dei personaggi e tanta umana poesia con uno stile visivo colorato e fantasioso. Moonrise Kingdom (inutile scrive le solite banali aggiunte dei titoli italiani) vanta questo stile ancora più delle precedenti opere di Anderson (anche se non è il suo miglior film,per quanto meraviglioso), insomma un "concentrato" dello stile del regista.La pellicola vanta un cast SPAZIALE di grandissimi attori (Tilda swinton,Bill Murray, Edward Norton, Bruce willis) che offrono tutti interpretazioni praticamente perfette.Il bello è che nemmeno gli attori più giovani sfigurano davanti a questo cast all-stars (e questo la dice lunga su quanto è curata la recitazione).Insomma meraviglioso,commovente (molto, ma molto commovente) e anche divertente è un film imperdibile anche se non proprio un capolavoro.Ma comunque la visione e assolutamente consigliata, già attendo il DVD. Vanno sottolineate la scenografie, i costumi e la bellissima colonna sonora!
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paololupattelli
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lunedì 5 novembre 2012
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l'amore ai tempi di wes anderson
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A tre anni di distanza dal suo ultimo film torna in grandissimo stile Wes Anderson ( per chi non lo sapesse "Moonrise Kingdom" ha aperto il Festival di Cannes lo scorso maggio) con una storia d'amore che ci trasporta al limite del reale, dove ordinario e stravagante vanno ad incontrarsi e danno forma ad una trama coinvolgente. Suzy e Sam (gli attori Kara Hayward e Jared Gilman, esordienti che non sembrano tali) si conoscono per caso, ma da quel momento non smetteranno di mandarsi lettere. E' questo l'incipit di una fuga d'amore tra i due che, così uguali e così diversi, sentendosi fuori luogo in quell'isola decidono di partire, dovendo però scontrarsi con polizia (Bruce Willis), i genitori di Suzy (Frances McDormand e Bill Murray) e il capo Scout di dell'orfano Sam (Edward Norton) che cercheranno di fermare la loro fuga.
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A tre anni di distanza dal suo ultimo film torna in grandissimo stile Wes Anderson ( per chi non lo sapesse "Moonrise Kingdom" ha aperto il Festival di Cannes lo scorso maggio) con una storia d'amore che ci trasporta al limite del reale, dove ordinario e stravagante vanno ad incontrarsi e danno forma ad una trama coinvolgente. Suzy e Sam (gli attori Kara Hayward e Jared Gilman, esordienti che non sembrano tali) si conoscono per caso, ma da quel momento non smetteranno di mandarsi lettere. E' questo l'incipit di una fuga d'amore tra i due che, così uguali e così diversi, sentendosi fuori luogo in quell'isola decidono di partire, dovendo però scontrarsi con polizia (Bruce Willis), i genitori di Suzy (Frances McDormand e Bill Murray) e il capo Scout di dell'orfano Sam (Edward Norton) che cercheranno di fermare la loro fuga. La cura dei particolari del regista è quasi maniacale e le atmosfere che si vengono a creare grazie alle musiche e ai colori sono fiabesche. Ma è questo il cinema di Wes Anderson e queste sono le emozioni che stimolano le sue opere (perchè in alcuni casi è di "opere" che si dovrebbe parlare). Oltre ad essere un piacere per gli occhi (e le orecchie!), il film, ci ricorda come molto spesso non sono i Sam e le Suzy che sbagliano l'approccio alla vita, ma siamo noi stessi che viviamo nell'indifferenza e nell'eccessivo rigore, che non sappiamo più apprezzare le piccole cose di tutti i giorni e ci perdiamo nella confusione di una tempesta che non fa paura a due ragazzini di 12 anni.
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donni romani
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lunedì 15 ottobre 2012
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un mondo poetico dietro la stravaganza visiva
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Chi conosce il cinema di Wes Anderson sa che la stravaganza dei personaggi e delle situazioni non deve essere fuorviante nella comprensione del messaggio e dell'analisi dolente e pungente di una società o di un carattere. Qui l'ambientazione è nei primi Anni Sessanta, una casa iper colorata in cui vive Suzy, dodicenne solitaria e infelice, con i genitori e tre fratelli più piccoli, un binocolo perennemente puntato fuori dalla finestra, a scrutare il mondo, il futuro forse, sicuramente gli incontri clandestini della madre con il poliziotto di paese.
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Chi conosce il cinema di Wes Anderson sa che la stravaganza dei personaggi e delle situazioni non deve essere fuorviante nella comprensione del messaggio e dell'analisi dolente e pungente di una società o di un carattere. Qui l'ambientazione è nei primi Anni Sessanta, una casa iper colorata in cui vive Suzy, dodicenne solitaria e infelice, con i genitori e tre fratelli più piccoli, un binocolo perennemente puntato fuori dalla finestra, a scrutare il mondo, il futuro forse, sicuramente gli incontri clandestini della madre con il poliziotto di paese. Poco lontano c'è un campo scout, un capo rigido ma comprensivo e un manipolo di ragazzini tra cui Sam, orfano ed emarginato dai compagni, che con cappello alla David Crocket scappa dal campo. Per incontrare Suzy scopriremo poi, conosciuta un anno prima e di cui era diventato in seguito amico di penna. La fuga dei due bambini, innamorati impacciati, è ovviamente ostacolata dai genitori di Suzy, dagli operatori del campo scout, dallo sceriffo e dai servizi sociali cui Sam dovrà essere affidato dopo che la famiglia affidataria lo ha rifiutato. I bambini verranno ritrovati, separati e riuniti dai compagni scout che hanno compreso il valore della fuga dei due, e una sorta di lieto fine armonizza una partitura incompiuta, come spesso è la vita, incompiuta per coloro per cui è troppo tardi e per coloro per cui è troppo presto, perchè il timing nella realtà, sia pure favolizzata di Anderson, è sempre un po' sfasato, sempre fuori sinc, perchè alcuni incontri, alcune empatie, che potrebbero essere salvifiche sono invece solo portatrici di dolore, per sè e per gli altri. Visivo e visionario il cinema del regista di "Fantastic Mr Fox" ha un'espressione fisica, materica quasi, di grandissimo impatto, la macchina è spesso in close up sui volti degli attori e chiede loro di assecondare il suo gioco ipereale, che nell'iperbole nasconde, anzi annida, la verità. Il cast tutto, stellare e millimetricamente aderente alla recitazione e al travestimento surreale chiesta dal regista, fa un lavoro magnifico nel cingere d'assedio la purezza dei due bambini, consci solo del proprio disagio, consapevoli di dover trovare una soluzione senza l'aiuto di quegli adulti inadeguati e inetti, portatori sani di coraggio e poesia Bisogna lasciarsi avvolgere dalle spire dei film di Anderson per riuscire ad intravedere oltre le scene prospettiche, i quadri registici e gli stacchi puramente estetici il cuore pulsante di un dolore primitivo, di una solitudine cercata e quasi rivendicata, di un'adolescenza sperduta perpetrata nei cuori degli adulti ma assente dai loro gesti - Bill Murray che prende un'ascia e va a tagliare un albero è metafora potente della frustrazione e dell'impotenza - ma su tutto c'è la vitalità di un sentimento incorrotto e incorruttibile, che solo un adolescente che conosce il dolore sa esprimere senza riserve e senza compromessi. In una fuga non dalla realtà ma verso una realtà diversa, che consenta la libertà di soffrire, e di sconfiggere quella sofferenza con la vicinanza di chi condivide un sogno.
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memoriefuture
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sabato 13 ottobre 2012
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perfezione stilistica e visiva maniacale
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penso che sia difficile inquadrare i film di Wes Anderson in un genere spec
ifico...bisognerebbe inventarne uno nuovo....prendere lo stile ironico e dissacrante dei Tenenbaum...un pizzico di atmosfere alla Tim Burton....e un tocco di Alexandre Desplat....otterrete un film di Anderson....perfezione stilistica e visiva....quasi maniacale del particolare...(dalla fotografia al trucco, dai costumi alla scenografia).
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penso che sia difficile inquadrare i film di Wes Anderson in un genere spec
ifico...bisognerebbe inventarne uno nuovo....prendere lo stile ironico e dissacrante dei Tenenbaum...un pizzico di atmosfere alla Tim Burton....e un tocco di Alexandre Desplat....otterrete un film di Anderson....perfezione stilistica e visiva....quasi maniacale del particolare...(dalla fotografia al trucco, dai costumi alla scenografia).....fino alla caratterizzazione straordinaria dei personaggi....da E.Norton a F.Mcdormand, da B.Murray a B.Willis, da T.Swinton a H.Keitel.....la fuga che accenna la voce nel giradischi.....preannuncia la fuga dei due giovanissimi innamorati....che dal basso dello loro esperienza....riconoscono il valore dell'amore....a differenza dei grandi che hanno tutti smarrito la possibilità di amare....veramente....raccontando una favola romantica ricca di sarcasmo con una straordinaria perfezione stilistica
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