olgadik
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mercoledì 12 dicembre 2012
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dallo strumento all'orchestra
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Già la prima carrellata interna nella casa di bambole della famiglia Bishop, che assomiglia a quelle delle scene cartonate dei libri per bambini, mi dice che questa volta non uscirò dalla sala delusa. Subito dopo si chiarisce quanta importanza abbiano nel film la musica e la metafora dell’ orchestra, perché l’incipit prosegue con l’ascolto di un disco da parte dei bambini figli della coppia che risiede nella casa. Si tratta della ”Guida all’orchestra per ragazzi “di Benjamin Britten che spiega, destrutturandolo, un tema di Henry Purcell allo scopo di far capire ai più piccoli parti, variazioni, ruolo degli strumenti nella composizione. Come nella vita, per comporre un insieme funzionate ognuno deve svolgere bene il proprio compito, così nell’orchestra si può realizzare un tema se ogni tessera del mosaico è al suo posto.
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Già la prima carrellata interna nella casa di bambole della famiglia Bishop, che assomiglia a quelle delle scene cartonate dei libri per bambini, mi dice che questa volta non uscirò dalla sala delusa. Subito dopo si chiarisce quanta importanza abbiano nel film la musica e la metafora dell’ orchestra, perché l’incipit prosegue con l’ascolto di un disco da parte dei bambini figli della coppia che risiede nella casa. Si tratta della ”Guida all’orchestra per ragazzi “di Benjamin Britten che spiega, destrutturandolo, un tema di Henry Purcell allo scopo di far capire ai più piccoli parti, variazioni, ruolo degli strumenti nella composizione. Come nella vita, per comporre un insieme funzionate ognuno deve svolgere bene il proprio compito, così nell’orchestra si può realizzare un tema se ogni tessera del mosaico è al suo posto. Ma torniamo alla famiglia Bishop, dove non circola l’affetto che dovrebbe unirne i membri; perciò la figlia più grande, la dodicenne Suzy (Kara Hayward), innamoratasi in modo fulminante del suo coetaneo Sam (Jared Gilman) organizza con lui, dopo un anno di segreta corrispondenza, una fuga d’amore. Entrambi cercano affetto, solidarietà e una nuova vita che li sottragga al disadattamento rispetto al circostante, che li tocca entrambi, pur se in modo diverso. Sam lascerà di nascosto il campo scout dell’isola dove l’azione si svolge e la ragazzina fuggirà dalla sua casa con una valigetta e il mangiadischi rubato ai fratelli più piccoli. E qui una serie di scene deliziose, piene di stile e poesia, fanno vedere come i due fuggiaschi comincino ad organizzare con dolce ingenuità o con arguzia il loro mondo, in una luce quasi sempre dorata e scene perfette nella loro semplicità, che ci riportano ai libri cartonati di cui sopra. Subito però gli adulti, capito di cosa si tratta, si mettono sulle loro tracce e ciascuno porta nella ricerca dei ragazzi il proprio modo di essere. I genitori di Suzi accentuano al momento la loro lontananza, il poliziotto dell’isola la sua apatia di fondo, il responsabile del gruppo scout la propria regolata rigidezza, l’assistente sociale, cui è affidato Sam, l’irresistibile antipatia. Ma via via che l’azione procede e la partitura musicale prende il corpo e l’anima che le dà Alexandre Desplat, anche i suddetti personaggi cominciano a sentirsi nell’orchestra e la sensibilità di ciascuno si risveglia. Lo strappo degli innamoratini ridà un po’ di bellezza, per contatto, anche alle loro esistenze. Così alla fine della narrazione ciascuno si sarà meglio inserito nella realtà, diventando migliore. A dare voce ai personaggi il testo scritto a due mani da Anderson e l’amico Roman Coppola, che segue senza orpelli le azioni e carica anche i gesti di simbolismo espressivo, mentre il ritmo nella parte vicina al finale culmina in una specie di pantomima da cinema muto. Gli interpreti seguono convintamente il regista e sono credibili sia in parti di primo piano sia in un divertente cammeo come quello di Harvey Keitel. Tocca all’ultima sequenza, dopo i titoli di coda, esemplificare con l‘aiuto di Desplat, come all’entrata di ogni singolo strumento l’insieme, uscito rinnovato dall’esperienza di ciascuno, ritrovi l’unicità fatta di apporti diversi. Con Moonrise Kingdom, W. Anderson sembra alludere, col suo modo poetico e surreale, alla speranza che al silenzio dei sentimenti o all’insignificante rumore degli adulti, si possa sostituire una musica più delicata e diversa.
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(di filmtalker 98)
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beppe baiocchi
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venerdì 14 giugno 2013
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oh, l'amore!
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Suzy e Sam sono due ragazzini problematici in un isola del New England. E' il 1965, e i due dodicenni, dopo essersi incontrati in una recita in chiese decidono di scappare lei dalla sua famiglia di avvocati con diversi problemi famigliari e lui dal campeggio Scout dove risiede e dove è insultato e incompreso da tutti, insieme, per una fuga d'amore. A cercare di recuperarli un cast pazzesco, Bruce Willis nei panni di un poliziotto triste e solo, i genitori di lei (Bill Murray e Frances McDormand) ed Edward Norton nei panni di un goffo caposcout. Intanto una terribile tempesta da lì a tre giorni colpirà l'isola.
Wes Anderson riesce in Moonrise Kingdom - una fuga d'amore a non perdere la sua incredibile eccentricità e particolarità fatta di inquadrature simmetriche, plongeè, e carrellate orizzontali di una fotografia magniloquente, di colori pastello e ti tanto humour.
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Suzy e Sam sono due ragazzini problematici in un isola del New England. E' il 1965, e i due dodicenni, dopo essersi incontrati in una recita in chiese decidono di scappare lei dalla sua famiglia di avvocati con diversi problemi famigliari e lui dal campeggio Scout dove risiede e dove è insultato e incompreso da tutti, insieme, per una fuga d'amore. A cercare di recuperarli un cast pazzesco, Bruce Willis nei panni di un poliziotto triste e solo, i genitori di lei (Bill Murray e Frances McDormand) ed Edward Norton nei panni di un goffo caposcout. Intanto una terribile tempesta da lì a tre giorni colpirà l'isola.
Wes Anderson riesce in Moonrise Kingdom - una fuga d'amore a non perdere la sua incredibile eccentricità e particolarità fatta di inquadrature simmetriche, plongeè, e carrellate orizzontali di una fotografia magniloquente, di colori pastello e ti tanto humour.
I due giovani , nella loro fuga vivono un amore vero, un amore che si riesce ad emozionare per un solo bacio cosa che gli adulti perdendo questa capacità di emozionarsi e di sognare hanno perduto.
Un film pregno di buoni sentimenti, di una voglia di ricominciare e di non demordere, cosa che anche nella nostra vita quotidiania dovremmo fare.
Wes Anderson però riesce ad inserire a più punti nel film temi cari al suo cinema, come l'incompresione e l'emancipazione e le difficoltà di una famiglia.
I personaggi poi... Nell'introduzione, dove si può ascoltare "Young Person's Guide to the Orchestra" di Benjamin Britten vengono presentati ad uno ad uno gli strumenti che poi avrebbero eseguito una fuga e così appare il film di Wes Anderson. Dove ogni personaggio che fa da "coro" a questo film viene sapientemente caratterizzato ed è a suo modo protagonista di questa opera magniloquente. Impossibile infatti non sorridere ai pantaloni inguardabili di Mr Bishop, il padre di Suzy, o alle pose dello strambo vecchio cartografo. Ogni personaggio però non è privo di personalità e la semplicità del carattere di questi riesce a mostrare con senza incomprensioni i propri sentimenti e gli stati d'animo che traspaiono. Anche la colonna sonora di Alexandre Desplat riesce ad essere perfetta cornice per tutto il film.
Un film che tolto la mia personalissima stima per il regista e davvero da vedere, soprattutto per tutti quelli che hanno un po' perso la capacità di emozionarsi per un semplice bacio.
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derriev
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sabato 15 dicembre 2012
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la purezza dei sentimenti
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"Moonrise kingdom" è l'ennesima dimostrazione che nel Cinema gli americani hanno una marcia in più, nel senso della voglia e capacità di osare.
Vedere attori del calibro di Norton, Willis, la McDormand, Keytel qui in un "ruolino", accettare una pellicola che sulla carta doveva, a mio parere, sembrare una favolata per sempliciotti… e non mi si dica che lo hanno fatto per soldi: non sono nomi che ne hanno certo bisogno!
La trama: una coppia di ragazzini in "fuga d'amore" nei boschi.
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"Moonrise kingdom" è l'ennesima dimostrazione che nel Cinema gli americani hanno una marcia in più, nel senso della voglia e capacità di osare.
Vedere attori del calibro di Norton, Willis, la McDormand, Keytel qui in un "ruolino", accettare una pellicola che sulla carta doveva, a mio parere, sembrare una favolata per sempliciotti… e non mi si dica che lo hanno fatto per soldi: non sono nomi che ne hanno certo bisogno!
La trama: una coppia di ragazzini in "fuga d'amore" nei boschi. Scatta la ricerca, ad opera del gruppo scout di lui e della polizia per lei, per riportarli a casa.
Il film ha diversi pregi, a partire da attori superlativi: un Willis dolente ed impacciato, un Norton "convintissimo e ridicolo", una McDormand e un Murray perennemente spiazzati, Keytel bamboccione strapazzato in pochi secondi dagli eventi… e poi i soliti giovani attori americani che convivono al 100%, con i due protagonisti letteralmente superlativi, con delle facce che, davvero, parlano da sole.
La trama parrebbe scritta da un Truffaut, quello dei bambini, e un Burton in perfetto accordo: a metà tra il fiabesco e il poetico, con i valori forti, ancorché ingenui, delliinfanzia e della gioventù.
Da un lato gli adulti: totalmente attaccati ai loro ruoli sociali e professionali, con la struttura degli scout metafora dell'efficienza che tutto premia; dall'altro i bambini: dipinti nella loro inerzia fanciullesca, sdraiati per terra a sorbire improbabili nozioni di musica.
E in mezzo loro due, una coppia di pre-adolescenti che, proprio perché nella fase di passaggio della vita, oscillano tra infantilismo, come leggere le fiabe e scappare nei boschi, e impulsi maturi, come i primi approcci sessuali o la responsabilità di coppia.
In un contesto ingessato e bigotto, l'America borghese degli anni sessanta, il sentimento di "umanità" prende il sopravvento: sarà uno stupido poliziotto ad intuire il dramma del ragazzo, abbandonato da tutti, e a proporsi come padre adottivo; così il caposcout, pur nello schema ferreo di essere tutore del campeggio, però prodigo nell'aiutare gli altri; ed i ragazzi del campeggio, che riconoscono la forza del sentimento che traspare dai due fuggiaschi, pur nel non comprenderla affatto.
Tutto è ricondotto ad una questione di "purezza", così come sono pure le figure chiave della storia: l'assistente sociale, "pura e dura" nella sua spietatezza, i due fuggiaschi, "puri" nel loro amore indefesso.
In "Moonrise kingdom" l'amalgama di tali elementi, nello scorrere della trama sincopata e bizzarra, però è perfetto.
Più simile ad una favola che ad una commedia vera e propria, sempre nella sua purezza, il film regala una delle più belle scene d'amore che io ricordi al cinema: i due innamorati sulla spiaggia che ballano goffamente, per poi scambiarsi il primo, timido e impacciato, contatto d'amore.
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donni romani
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lunedì 15 ottobre 2012
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un mondo poetico dietro la stravaganza visiva
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Chi conosce il cinema di Wes Anderson sa che la stravaganza dei personaggi e delle situazioni non deve essere fuorviante nella comprensione del messaggio e dell'analisi dolente e pungente di una società o di un carattere. Qui l'ambientazione è nei primi Anni Sessanta, una casa iper colorata in cui vive Suzy, dodicenne solitaria e infelice, con i genitori e tre fratelli più piccoli, un binocolo perennemente puntato fuori dalla finestra, a scrutare il mondo, il futuro forse, sicuramente gli incontri clandestini della madre con il poliziotto di paese.
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Chi conosce il cinema di Wes Anderson sa che la stravaganza dei personaggi e delle situazioni non deve essere fuorviante nella comprensione del messaggio e dell'analisi dolente e pungente di una società o di un carattere. Qui l'ambientazione è nei primi Anni Sessanta, una casa iper colorata in cui vive Suzy, dodicenne solitaria e infelice, con i genitori e tre fratelli più piccoli, un binocolo perennemente puntato fuori dalla finestra, a scrutare il mondo, il futuro forse, sicuramente gli incontri clandestini della madre con il poliziotto di paese. Poco lontano c'è un campo scout, un capo rigido ma comprensivo e un manipolo di ragazzini tra cui Sam, orfano ed emarginato dai compagni, che con cappello alla David Crocket scappa dal campo. Per incontrare Suzy scopriremo poi, conosciuta un anno prima e di cui era diventato in seguito amico di penna. La fuga dei due bambini, innamorati impacciati, è ovviamente ostacolata dai genitori di Suzy, dagli operatori del campo scout, dallo sceriffo e dai servizi sociali cui Sam dovrà essere affidato dopo che la famiglia affidataria lo ha rifiutato. I bambini verranno ritrovati, separati e riuniti dai compagni scout che hanno compreso il valore della fuga dei due, e una sorta di lieto fine armonizza una partitura incompiuta, come spesso è la vita, incompiuta per coloro per cui è troppo tardi e per coloro per cui è troppo presto, perchè il timing nella realtà, sia pure favolizzata di Anderson, è sempre un po' sfasato, sempre fuori sinc, perchè alcuni incontri, alcune empatie, che potrebbero essere salvifiche sono invece solo portatrici di dolore, per sè e per gli altri. Visivo e visionario il cinema del regista di "Fantastic Mr Fox" ha un'espressione fisica, materica quasi, di grandissimo impatto, la macchina è spesso in close up sui volti degli attori e chiede loro di assecondare il suo gioco ipereale, che nell'iperbole nasconde, anzi annida, la verità. Il cast tutto, stellare e millimetricamente aderente alla recitazione e al travestimento surreale chiesta dal regista, fa un lavoro magnifico nel cingere d'assedio la purezza dei due bambini, consci solo del proprio disagio, consapevoli di dover trovare una soluzione senza l'aiuto di quegli adulti inadeguati e inetti, portatori sani di coraggio e poesia Bisogna lasciarsi avvolgere dalle spire dei film di Anderson per riuscire ad intravedere oltre le scene prospettiche, i quadri registici e gli stacchi puramente estetici il cuore pulsante di un dolore primitivo, di una solitudine cercata e quasi rivendicata, di un'adolescenza sperduta perpetrata nei cuori degli adulti ma assente dai loro gesti - Bill Murray che prende un'ascia e va a tagliare un albero è metafora potente della frustrazione e dell'impotenza - ma su tutto c'è la vitalità di un sentimento incorrotto e incorruttibile, che solo un adolescente che conosce il dolore sa esprimere senza riserve e senza compromessi. In una fuga non dalla realtà ma verso una realtà diversa, che consenta la libertà di soffrire, e di sconfiggere quella sofferenza con la vicinanza di chi condivide un sogno.
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eliamago
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venerdì 7 dicembre 2012
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una meraviglia
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la storia di due preadolescenti raccontata con lo sguardo di un bambino. la dolce e decadente visionarietà di Anderson questa volta ci porta in un'isola, cronologicamente nelgi anni 60, ma -in realtà-fuori dal tempo della società. rimangono i due protagonisti, due ragazzini, poco più che bambini che vogliono fuggire da quel tipo di adultità che è intorno a loro. il tema caro al regista è in fondo questo: il difficile rapporto tra genitori e figli. se nei Tenembaum la visione era data da più punti di vista ( fratelli, genitori, amanti) e in Steve Zissou il rapporto invece era molto stretto (l'odio-amore tra un padre e un figlio non riconosciuto) in Moonlight Kingdom vi è invece la fuga da genitori emotivamente lontani (la madre usa un megafono per chiamare i propri figli, segno di lontananza) o genitori irrimediabilmente perduti.
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la storia di due preadolescenti raccontata con lo sguardo di un bambino. la dolce e decadente visionarietà di Anderson questa volta ci porta in un'isola, cronologicamente nelgi anni 60, ma -in realtà-fuori dal tempo della società. rimangono i due protagonisti, due ragazzini, poco più che bambini che vogliono fuggire da quel tipo di adultità che è intorno a loro. il tema caro al regista è in fondo questo: il difficile rapporto tra genitori e figli. se nei Tenembaum la visione era data da più punti di vista ( fratelli, genitori, amanti) e in Steve Zissou il rapporto invece era molto stretto (l'odio-amore tra un padre e un figlio non riconosciuto) in Moonlight Kingdom vi è invece la fuga da genitori emotivamente lontani (la madre usa un megafono per chiamare i propri figli, segno di lontananza) o genitori irrimediabilmente perduti. ancora una volta ci si trova di fronte all'eterno confronto tra adulti che non possono cambiare, chiusi nella propria decadenza, e bambini, in cui tutto è ancora possibilità; l'archetipo generazionale di Davide e Golia, Peter Pan e Capitan Uncino viene narrato attraverso una storia triste e romantica che però viene trasformata in una favola dolce e simpatica grazie alla straordinaria capacità di Anderson nel riprodurre luoghi incantevoli con un 'attenta alchimia fatta di colori (in questo film il colore prevalente è il giallo) suoni (composti da elementi orchestrali) e oggetti che trasformano la storia in un racconto fiabesco. un piccolo gioiello.
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renato volpone
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giovedì 13 dicembre 2012
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una vera, romantica, bellissima fuga d'amore
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Wes Anderson ci offre la più incredibile, straordinaria e meravigliosa storia d'amore degli ultimi tempi. Un film che davvero lascia stupefatti per l'originalità, il metodo narrativo e la recitazione di adulti e bambini. Non si tratta di una semplice storia di boy-scout, bensì del racconto di una fuga d'amore. Suzy e Sam, adolescenti innamorati, fuggono per ribellarsi alle convenzioni e per coronare un sogno d'amore, accompagnati da una colonna sonora impeccabile e travolgente, scompaiono su di un'isola di soli 25 km quadrati. Peripezie e avventure di ogni genere fanno da sfondo a tematiche profonde e laceranti: tradimenti, separazioni, orfani, adozioni, ma senza mai cadere nel banale e nello scontato, anzi offrendo spunti di elevatissimo valore morale.
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Wes Anderson ci offre la più incredibile, straordinaria e meravigliosa storia d'amore degli ultimi tempi. Un film che davvero lascia stupefatti per l'originalità, il metodo narrativo e la recitazione di adulti e bambini. Non si tratta di una semplice storia di boy-scout, bensì del racconto di una fuga d'amore. Suzy e Sam, adolescenti innamorati, fuggono per ribellarsi alle convenzioni e per coronare un sogno d'amore, accompagnati da una colonna sonora impeccabile e travolgente, scompaiono su di un'isola di soli 25 km quadrati. Peripezie e avventure di ogni genere fanno da sfondo a tematiche profonde e laceranti: tradimenti, separazioni, orfani, adozioni, ma senza mai cadere nel banale e nello scontato, anzi offrendo spunti di elevatissimo valore morale. Siamo nel 1965, non troppo lontani, ma se confrontiamo i ragazzi di allora con quelli di oggi sembra di essere secoli fa, tuttavia tutto é attualissimo. Il film coinvolge, costringe lo spettatore a sognare e, stupefacente come tutto, alla fine della proiezione i bambini presenti in sala hanno applaudito, tutti.
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samuelemei
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domenica 21 aprile 2013
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idillio e nostalgia: l'universo di wes anderson
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Eclettico, stravagante, coloratissimo e malinconico... “Moonrise Kingdom”, film d'apertura della 65° edizione del festival di Cannes, conferma e “consacra” l'originale universo poetico di Wes Anderson, probabilmente il più “europeo” tra i giovani sceneggiatori-registi americani.
La pellicola, ambientata su un'idilliaca pseudo-isola del New England in un nostalgico settembre del 1965, racconta un'improbabile quanto bizzarra “fuga d'amore” organizzata e messa in atto da due dodicenni problematici: l'orfano Sam (Jared Gilman), destinato a finire in collegio, e la ribelle Suzy (una deliziosa Kara Hayward), trascurata e incompresa da una famiglia assente e in via di dissoluzione matrimoniale. Quando la fuga viene scoperta, iniziano le ricerche, condotte da figure d'autorità altrettanto improbabili: da un lato lo strampalato quanto eroico Caposcout Ward (Edward Norton); dall'altro il Capitano Sharp (un Bruce Willis inedito), disilluso poliziotto di mezza età, amante segreto della madre di Suzy.
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Eclettico, stravagante, coloratissimo e malinconico... “Moonrise Kingdom”, film d'apertura della 65° edizione del festival di Cannes, conferma e “consacra” l'originale universo poetico di Wes Anderson, probabilmente il più “europeo” tra i giovani sceneggiatori-registi americani.
La pellicola, ambientata su un'idilliaca pseudo-isola del New England in un nostalgico settembre del 1965, racconta un'improbabile quanto bizzarra “fuga d'amore” organizzata e messa in atto da due dodicenni problematici: l'orfano Sam (Jared Gilman), destinato a finire in collegio, e la ribelle Suzy (una deliziosa Kara Hayward), trascurata e incompresa da una famiglia assente e in via di dissoluzione matrimoniale. Quando la fuga viene scoperta, iniziano le ricerche, condotte da figure d'autorità altrettanto improbabili: da un lato lo strampalato quanto eroico Caposcout Ward (Edward Norton); dall'altro il Capitano Sharp (un Bruce Willis inedito), disilluso poliziotto di mezza età, amante segreto della madre di Suzy. Dopo feroci inseguimenti, dolci dichiarazioni d'amore, spaventosi tornado e l'intervento della temibile “rappresentante dei servizi sociali” (l'algida Tilda Swinton), l'inquieto Sam troverà un buon uomo disposto ad adottarlo e vivrà felice sull'isola insieme alla sua Suzy.
In “Moonrise Kingdom” si percepisce dall'inizio alla fine il tocco inconfondibile di Wes Anderson, in continuità con i suoi film precedenti: “I Tenembaum”, “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” e “Il treno per il Darjeeling”; sia dal punto di vista tematico (i protagonisti sono alla ricerca di una figura genitoriale che dia un senso “esistenziale” alla loro vita); sia dal punto di vista stilistico (creazione di un'atmosfera di apparente ingenuità infantile unita ad un raffinato surrealismo semicomico). Come tutti i film di Wes Anderson, “Moonrise Kingdom” colpisce per la sua perfezione formale e per il suo stile “stralunato” e anomalo, caratterizzato da una spiccata sensibilità pittorica, una sceneggiatura (candidata all'Oscar) d'impianto letterario, un cast stellare trasfigurato in ruoli passivi ed eccentrici, una regia capricciosa e anticonformista ( si pensi ai movimenti della macchina da presa che forniscono quasi un commento ironico del narratore sulla vicenda), il tutto armonizzato da un tono di leggerezza intellettuale e visionaria.
“Moonrise Kingdom” è inoltre un film pienamente postmoderno, sia per la contaminazione dei generi (commedia romantica?, film per ragazzi?, romanzo di formazione?, family drama?), sia per la dimensione più o meno implicitamente citazionistica: evidenti sono i richiami a Truffaut (penso a “I quattrocento colpi”) e a Fellini (la figura del narratore ricalca quella di “Amarcord”).
Nel complesso il film è un piccolo capolavoro, nella sua architettura barocca di virtuosismi, arabeschi musicali, licenze poetiche e pennellate di colore, stese con accuratezza sulla tavolozza cinematografica di un autore che forse meriterebbe più considerazione artistica.
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diomede917
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sabato 15 dicembre 2012
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un'amore da incorniciare
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Moonrise Kingdom ovvero benvenuti nel fantastico mondo di Wes Anderson.
Un mondo popolato da ragazzi problematici e adulti nevrotici ma tutto raccontato con il tocco lieve del surreale…..non a caso il regista in un’intervista ha dichiarato di avere Federico Fellini come punto di riferimento.
Ma Wes Anderson ha il suo personalino e il suo cinema ha un linguaggio e una messa in scena che caratterizzano il suo stile e che i fan del regista conoscono e si riconoscono.
La fuga d’amore che accompagna il sottotitolo italiano è quella che vede protagonisti Sam e Suzy due dodicenni che l’anno prima si sono visti, presi e piaciuti con il più classico dei colpi di fulmine e che organizzano scrupolosamente questo viaggio dalla dura realtà.
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Moonrise Kingdom ovvero benvenuti nel fantastico mondo di Wes Anderson.
Un mondo popolato da ragazzi problematici e adulti nevrotici ma tutto raccontato con il tocco lieve del surreale…..non a caso il regista in un’intervista ha dichiarato di avere Federico Fellini come punto di riferimento.
Ma Wes Anderson ha il suo personalino e il suo cinema ha un linguaggio e una messa in scena che caratterizzano il suo stile e che i fan del regista conoscono e si riconoscono.
La fuga d’amore che accompagna il sottotitolo italiano è quella che vede protagonisti Sam e Suzy due dodicenni che l’anno prima si sono visti, presi e piaciuti con il più classico dei colpi di fulmine e che organizzano scrupolosamente questo viaggio dalla dura realtà.
I due ragazzi hanno gravi problemi interiori…..Sam è orfano e viene sballottato da una famiglia affidataria a un’altra questa mancanza di punti di riferimento provoca un’aggressività celata da occhiali nerd……Suzy si sente un alieno dentro una casa dove manca totalmente comunicazione e manifesta la sua insofferenza con l’autolesionismo rifugiandosi dietro a un binocolo per meglio guardare le cose della vita.
Wes Anderson è bravissimo a rappresentare questo amore tenero e puro….la prima freccia al suo arco è quella di ambientare la sua storia nel 1965 in pieno Happy Days lontano da telefonini e pc dove i sentimenti dei ragazzini venivano scritti su lettera e i problemi adolescenziali si risolvevano con l’elettroshock anziché con la terapia.
La seconda è l’ambientazione fisica in questa isola del New England dove un campeggio di boy scout con le sue ferree regole, simbolo delle vacanze americane tipo per i ragazzini, è l’habitat naturale per una fuga e sul quale incombe una tempesta perfetta dalle proporzioni bibliche.
La terza è la scelta stilistica che il regista sceglie per raccontare questo amore…. veramente molto tenero nel rappresentare il primo bacio, il buco all’orecchio come marchio d’amore fino al matrimonio simbolico…..da adulto un pizzico d’invidia per questo amore più maturo dell’età dei protagonisti l’ho avuta.
L’ultimo dardo è per la colonna sonora che accompagna tutte le fasi del film con una propria partitura merito di un super lavoro di Alexandre Desplat.
E gli adulti??? Gli adulti sembrano aver perso la bussola e vagano per il film cercandosi…..da Bruce Willis con la faccia di triste a un Edward Norton trincerato dalle regole scout…..Bill Murray e Frances Mc Dormand genitori che vagano per casa senza mai incontrarsi (bellissimo l’inizio in questa casa stile Fantastic Mr.Fox dove marito, moglie e figli sono tre mondi che vivono in compartimenti stagni delle loro camere) e che comunicano con un megafono…..
E alla fine cosa rimane…..amore, amore e ancora amore……un amore da dipingere come un bel quadro dal titolo Moonrise Kingdom.
Voto 7,5
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marco michielis
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venerdì 21 dicembre 2012
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ecco a voi l'uscita più attesa dell'anno!
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Quale regista del cinema contemporaneo può rivendicare per sé l'appellativo di “visionario” più di Wes Anderson? Inutile girarci attorno, Moonrise Kingdom era il film più atteso dell'anno, e di certo non ha deluso le aspettative. Il giovane cineasta texano, costruitosi una fama e uno stile ben riconoscibile con pellicole quali Il treno per Darjeeling e I Tenenbaum, si conferma assolutamente spiazzante e originale, con un gusto divertito e giocoso di narrare e di curare ogni singolo dettaglio di ogni singola inquadratura, quasi dietro la macchina da presa ci fosse un bambino furbetto con la passione dei pastelli e del disegno. E proprio dell'universo dei bambini e del loro straordinario potenziale d'espressione intende parlarci Anderson in questa sua ultima opera, che non si riesce con precisione ad abbinare a nessun genere cinematografico tra quelli solitamente classificati.
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Quale regista del cinema contemporaneo può rivendicare per sé l'appellativo di “visionario” più di Wes Anderson? Inutile girarci attorno, Moonrise Kingdom era il film più atteso dell'anno, e di certo non ha deluso le aspettative. Il giovane cineasta texano, costruitosi una fama e uno stile ben riconoscibile con pellicole quali Il treno per Darjeeling e I Tenenbaum, si conferma assolutamente spiazzante e originale, con un gusto divertito e giocoso di narrare e di curare ogni singolo dettaglio di ogni singola inquadratura, quasi dietro la macchina da presa ci fosse un bambino furbetto con la passione dei pastelli e del disegno. E proprio dell'universo dei bambini e del loro straordinario potenziale d'espressione intende parlarci Anderson in questa sua ultima opera, che non si riesce con precisione ad abbinare a nessun genere cinematografico tra quelli solitamente classificati. Il fatto che Suzy e Sam non riescano ad integrarsi nei loro rispettivi ambiti, in famiglia e nel campo scout, è dovuto principalmente ai loro spiriti ancora puri, innocenti e soprattutto ancora capaci di provare intensa curiosità e meraviglia, doti non più accessibili al mondo adulto, così sorpreso anzi da un gesto talmente inaspettato come la loro fuga. Sarà proprio durante il viaggio e le peripezie connesse alla ricerca dei due piccoli fuggitivi che tutte le questioni, gli stupidi cinismi e problemi del mondo dei grandi si scioglieranno come neve al sole di fronte alla prodigiosa potenza di un sentimento che credevano di conoscere: l'amore. L'amore che lega fin dal loro primo incontro Sam e Suzy (amore che s'instaura al primo, potentissimo, sguardo tra i due) nasce da affinità dovute non a condizioni simili (si pensi che Sam è orfano, mentre Suzy possiede entrambi i genitori, che la considerano una bambina problematica) bensì da un'intesa immediata per quanto concerne il rapporto con il mondo circostante: spontaneo, autentico, teso a ricercare una nota di magia in ogni angolo; sentimento che si consoliderà durante la loro fuga a diretto contatto con una natura che viene percepita come una sorella insondabile (si guardi al magnifico scambio di battute tra i due bambini, chini sul corpo del cane Snoopy, appena morto: - E' stato un bravo cane?- Chi può dirlo? Ma non meritava di morire così-) ma al tempo stesso amica se non, nel contesto specifico, autentica balia. Natura che non mancherà di scatenarsi quando si tenterà di ostacolare il corso naturale (il gioco di parole è decisamente voluto) dell'affetto che ha unito in una magica avventura Suzy e Sam: il riferimento, nello specifico, alla vicenda di Noè è biblico e doppiamente replicato, com'è, nello stesso tempo, da evidenziare il fatto che segni sia il primo incontro sia la definitiva vittoria dell'amore dei due bambini (Madre Natura che interviene in una vicenda di sentimenti umani... è troppo ripensare agli uccelli hitchcockiani? Forse). Moonrise Kingdom, con le sue inquadrature dai colori prevalentemente caldi e coinvolgenti e i dettagli curati in maniera maniacale, oltre che per il suo montaggio simile ad una bussola impazzita, ricorda a noi tutti ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che l'arte non è collocabile in alcuno schema e che il suo scopo non è certo quello di fornirci risposte, bensì quello di porci le giuste domande.
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paololupattelli
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lunedì 5 novembre 2012
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l'amore ai tempi di wes anderson
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A tre anni di distanza dal suo ultimo film torna in grandissimo stile Wes Anderson ( per chi non lo sapesse "Moonrise Kingdom" ha aperto il Festival di Cannes lo scorso maggio) con una storia d'amore che ci trasporta al limite del reale, dove ordinario e stravagante vanno ad incontrarsi e danno forma ad una trama coinvolgente. Suzy e Sam (gli attori Kara Hayward e Jared Gilman, esordienti che non sembrano tali) si conoscono per caso, ma da quel momento non smetteranno di mandarsi lettere. E' questo l'incipit di una fuga d'amore tra i due che, così uguali e così diversi, sentendosi fuori luogo in quell'isola decidono di partire, dovendo però scontrarsi con polizia (Bruce Willis), i genitori di Suzy (Frances McDormand e Bill Murray) e il capo Scout di dell'orfano Sam (Edward Norton) che cercheranno di fermare la loro fuga.
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A tre anni di distanza dal suo ultimo film torna in grandissimo stile Wes Anderson ( per chi non lo sapesse "Moonrise Kingdom" ha aperto il Festival di Cannes lo scorso maggio) con una storia d'amore che ci trasporta al limite del reale, dove ordinario e stravagante vanno ad incontrarsi e danno forma ad una trama coinvolgente. Suzy e Sam (gli attori Kara Hayward e Jared Gilman, esordienti che non sembrano tali) si conoscono per caso, ma da quel momento non smetteranno di mandarsi lettere. E' questo l'incipit di una fuga d'amore tra i due che, così uguali e così diversi, sentendosi fuori luogo in quell'isola decidono di partire, dovendo però scontrarsi con polizia (Bruce Willis), i genitori di Suzy (Frances McDormand e Bill Murray) e il capo Scout di dell'orfano Sam (Edward Norton) che cercheranno di fermare la loro fuga. La cura dei particolari del regista è quasi maniacale e le atmosfere che si vengono a creare grazie alle musiche e ai colori sono fiabesche. Ma è questo il cinema di Wes Anderson e queste sono le emozioni che stimolano le sue opere (perchè in alcuni casi è di "opere" che si dovrebbe parlare). Oltre ad essere un piacere per gli occhi (e le orecchie!), il film, ci ricorda come molto spesso non sono i Sam e le Suzy che sbagliano l'approccio alla vita, ma siamo noi stessi che viviamo nell'indifferenza e nell'eccessivo rigore, che non sappiamo più apprezzare le piccole cose di tutti i giorni e ci perdiamo nella confusione di una tempesta che non fa paura a due ragazzini di 12 anni.
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