Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Colombia, Francia, Spagna, Uruguay, Argentina |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Alejandro Landes |
Attori | Harrilson Ramirez, Jazbleidy Sanchez, Porfirio Ramirez, Ramírez Reinoso, Aldana Jarlinsson Yor Jasbleidy, Santos Torres. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 29 settembre 2011
Il regista Alejandro Landes racconta la storia di Porfirio che, costretto su una sedia a rotelle, sogna una vita migliore.
CONSIGLIATO SÌ
|
Porfirio ha le gambe paralizzate, vive grazie all'aiuto del figlio factotum e con la moglie, conduce un'esistenza precaria aspettando un sussidio di infermità che non arriva. Acquista una bomba a mano al mercato nero, la nasconde nei pannoloni e si imbarca su un aereo.
Opera seconda di Alejandro Landes, Porfirio è un'operazione che si situa tra il documentario iperrealista di Pedro Costa (No Quarto da Vanda) e quel cinema iraniano che si fonda sulla ricostruzione di fatti di cronaca, facendoli interpretare dai suoi stessi protagonisti (Close-Up, La mela). Proprio da questo secondo tipo di lavoro parte Landes, colpito dalla notizia di un aereo dirottato da un uomo paralizzato, Porfirio Ramirez Aldana, cui farà fare il ruolo di se stesso.
L'esistenza di Porfirio è seguita da vicino, con una macchina da presa che gli tiene il fiato sul collo, e che impietosamente non risparmia nulla dei dettagli corporali e fisiologici, del lavarsi, delle pulizie. Così come viene ostentato, anche nella locandina del film, quel segno sulla schiena, residuo cicatrizzato del colpo di proiettile che lo ha reso infermo. Uno sguardo sempre rigoroso, entomologico. È una vita da larva, come simboleggiato da un bruco che gli striscia di fianco nel cortile. E come un bruco destinato a diventare farfalla, anche Porfirio arriverà a librarsi nell'aria, salendo sull'aereo. Il film ha un ritmo estenuante, che comunica agli spettatori quella che è la snervante quotidianità del protagonista, la sua indigenza, cui la burocrazia fatica a riconoscere gli aiuti spettanti.
Il conflitto civile in corso in Colombia, tra forze militari, paramilitari e guerriglia, pur non essendo mai espressamente citato, aleggia per tutto il film. Porfirio dice che il figlio ha difficoltà a trovare lavoro per il fatto di non avere una carta militare. Si sente perennemente in sottofondo, grazie a un accuratissimo lavoro sul suono, il rumore degli elicotteri dell'esercito, come si capirà alla fine.
A un certo punto il film cambia registro, il documentario cede il passo alla vicenda del dirottamento e si perde la centralità, l'insistenza morbosa su Porfirio e quasi tutto avviene fuori campo. Si torna poi al protagonista nell'ultima scena, ripreso a fare il cantastorie che narra l'episodio.
Un'opera teorica, rigorosa ma che, a tratti, sembra annegare nei teoremi su cui si fonda.
Costruito con buone immagini il film pecca comunque di staticità e lentezza. Capisco si voglia trasmettere le difficoltà del personaggio ma sforzare troppo non paga. Protagonista ok, scenografia anche, scorrevolezza insufficiente