Zelal

Film 2010 | Documentario 90 min.

Anno2010
GenereDocumentario
ProduzioneEgitto, Francia
Durata90 minuti
Regia diMarianne Khoury, Mustapha Hasnaoui
MYmonetro 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Marianne Khoury, Mustapha Hasnaoui. Un film Genere Documentario - Egitto, Francia, 2010, durata 90 minuti. - MYmonetro 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 30 luglio 2010

Consigliato sì!
3,17/5
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CRITICA
PUBBLICO 3,33
CONSIGLIATO SÌ
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Il manicomio in Egitto: un luogo in cui isolare la diversità.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Un padre, che dichiara di picchiare la propria prole per educarla, accompagna in manicomio il figlio schizofrenico che lo disonora in tutto il quartiere. Una madre musulmana fa visita al figlio schizofrenico. La donna è convinta che si tratti invece di una possessione da parte di un demone cristiano perché il ragazzo entra in crisi alla lettura del Corano. Una ragazza che si è ribellata contro i maltrattamenti del marito viene considerata posseduta e ricoverata. Una donna, per essersi opposta al fratello che voleva farla risposare dopo che era rimasta vedova, si trova in manicomio da trent'anni ed è divenuta quasi una madre per le pazienti più giovani. Zelal è un'indagine su due ospedali psichiatrici del Cairo che mira a divenire una lettura di una società in crisi. Nel momento in cui si sta progressivamente dissolvendo l'unità familiare (che proteggeva al suo interno chi soffriva di disagio mentale) il manicomio (utilizziamo consapevolmente questo termine) diventa il luogo a cui delegare in toto la cura (o, piuttosto, la detenzione) di chi si ritiene sia posseduto da demoni di varia natura. Lo sguardo di Mustapha Hasnaoui si accosta con pudore ai malati e ai loro familiari per leggere nei loro occhi e nei loro gesti il profondo disagio che coglie chi non ha gli strumenti per comprendere la malattia mentale ed essere di aiuto a chi ne è affetto. Perché il regista è convinto che "il malato mentale -contrariamente ai carcerati - non viene mai veramente 'liberato' anche quando viene dichiarato guarito. Il manicomio finisce con il divenire il solo luogo in cui può vivere; non perché è davvero 'matto' ma perché così crede la società che lo ha rinchiuso là dentro".

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