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Siamo tutti un po' Coliandro

Intervista a Giampaolo Morelli.
di Alessandra Giannelli

Un personaggio umano
Giampaolo Morelli (49 anni) 25 novembre 1974, Napoli (Italia) - Sagittario. Interpreta Coliandro nel film di Antonio Manetti, Marco Manetti L'ispettore Coliandro.

martedì 10 febbraio 2009 - Televisione

Un personaggio umano
Ad interpretare l'ispettore Coliandro: un poliziotto maldestro e un po' sfigato, è Giampaolo Morelli, attore napoletano, interprete di film di successo (Paz!, Dillo con parole mie, L'uomo perfetto), ma anche di serie televisive. Alle prese con questo personaggio vero e ricco di contraddizioni, Morelli ci confessa che gli è piaciuto rivestire questo ruolo così umano, anzi è ciò che preferisce.

Che esperienza è stata L'ispettore Coliandro?
È raro, per un attore, interpretare un personaggio che entra così tanto nel cuore delle persone, anche se ci rivolgiamo ad un pubblico un po' più ristretto, che è quello dei ragazzi, è un pubblico che sento affine a me perché Coliandro è una cosa che io guarderei, quindi il piacere è doppio. Ed è un personaggio che ha una grandissima forza, anche se sai che, della serie, ci sono soltanto quattro puntate su Rai Due, che non è Rai Uno, ma comunque entra tanto. Direi che Coliandro esiste. Per un attore, avere un personaggio così pieno di contraddizioni, di difetti, ma anche così umano, è divertente, uno poi ci mette tutto se stesso ed è gratificante.

Come ha risposto il pubblico?
Siamo saliti tanto, dalla prima puntata alla terza; c'è stato un enorme passaparola e, quindi, è segno che Coliandro è un personaggio fortissimo. Che il pubblico sia aumentato è un segno positivo e non di poco.

Dove sta, secondo te, la differenza tra Coliandro e gli altri poliziotti televisivi?
Nel fatto che abbiamo un antieroe vero, un poliziotto pieno di difetti, un uomo innanzitutto, un italiano. Coliandro è proprio l'italiano comune, più di qualsiasi altro poliziotto. Gli altri sono sempre positivi, hanno soltanto pregi e i difetti, in realtà, sono pregi. Coliandro, invece, è ignorante, è anche razzista, ha pregiudizi, dice parolacce, è sempre quello che esclama "lei non sa chi sono io", si sente fico insomma, è un "coglioncione". Avere un personaggio con i difetti è rarissimo, soprattutto per la televisione italiana, che è politicamente corretta, patinata e un po' vecchiotta, in molti casi.

Ti senti un po' Coliandro?
Tutti siamo un po' Coliandro nella vita di tutti i giorni. Chi di noi non è un po' sfigato? Chi di noi non ha paura? Coliandro ha paura e lo dice.

In ogni puntata hai avuto, a fianco a te, una partner diversa, con chi hai legato di più?
Ognuna, a modo suo, ha dato qualcosa a Coliandro, a me personalmente e alla serie e, onestamente, non me la sento di dire chi preferisco. È chiaro che ci sarà quella con cui mi sono divertito di più e quella con cui mi sono annoiato di più, però il contributo è stato notevole di tutte. Coliandro, senza donne, non potrebbe esistere, non farebbe nemmeno le indagini, non le risolverebbe. A tutte il merito!

Però Coliandro con le donne è un po' sfigato, vero?
Si, è vero, però è uno sfigato anomalo perché, alle volte, riesce a segnare il punto, riesce ad avere quel minimo di relazione almeno per la vicenda della puntata, anche se poi viene abbandonato.

Nella vita, il tuo rapporto con le donne, è simile a quella dell'ispettore che interpreti?
(ride) Come rispondo? Neanche voglio dire che a me, nella vita, va sempre bene...diciamo, che siamo un po' diversi come atteggiamento, io e Coliandro, nella vita.

Hai dichiarato che, nel personaggio che vai ad interpretare, cerchi sempre i difetti, da dove nasce questa esigenza?
Dal fatto che i difetti rendono i personaggi umani e, quindi, piacevoli da interpretare. Molto spesso la televisione, ma anche il cinema, contrariamente a quanto accadeva anni fa con i film di Sordi, Tognazzi o Gassman, propongono personaggi piatti, abbastanza insignificanti, privi di caratterizzazioni, di sfaccettature. Un tempo, si facevano personaggi anche più cinici, come nella commedia all'italiana di una volta, e avevano delle caratteristiche decise. Oggi vedo personaggi abbastanza neutri, quando invece trovi un personaggio umano, sai che ti capita poche volte.

Ci sveli, invece, un tuo difetto?
Ne ho diecimila, non saprei da quale partire...mettiamocene uno a caso e va bene!

Tu sei anche sceneggiatore, ti piacerebbe fare soltanto questo mestiere?
È un parola grossa dire che sono sceneggiatore, mi è capitato di sceneggiare, di scrivere qualcosa, ma non vivo del lavoro di sceneggiatore. Fare lo sceneggiatore no, ma, come mi è già capitato di scrivere un film, una commedia, un cortometraggio, mi ricapiterà ancora, è una cosa che mi diverte e, se ci sarà l'occasione, lo farò.

Quanto è importante una buona sceneggiatura per un film, come lo può essere stata, per Coliandro, la scrittura di Lucarelli?
È fondamentale che ci sia una base di partenza valida, quindi è chiaro che per Coliandro è stata ottima. Poi, esiste tutto un lavoro di squadra con il regista, con l'attore che inizia a creare, a mettere in piedi un personaggio. Io c'ho messo del mio, poi, con Marco e Antonio (Manetti Bros, registi di questa serie), ci siamo consultati ed è naturale che il personaggio inizi a sentirlo dentro e poi viene fuori, con un modo di parlare, di muoversi che poi ti riesce naturale. È chiaro che c'è una squadra cui credo molto.

A chi, o a che cosa devi il tuo successo?
Lo devo a me stesso, ma anche a coloro che, in questi anni, hanno creduto in me sempre.

Tra cinema e tv, quale preferisci?
Non c'è nessuna preferenza, solo i ruoli contano.

Vestirai ancora i panni di Coliandro?
Posso solo dire, con certezza, che Coliandro tornerà, ma nulla di più!

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