Anno | 2009 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Vincenzo Marano |
Attori | Laurent Lucas, Hélène De Fougerolles, Thierry Frémont, Candice Hugo, Anna Galiena Christine Citti, Cyrielle Clair, Bernard Verley. |
Uscita | venerdì 26 giugno 2009 |
Distribuzione | FilmExport |
MYmonetro | 2,16 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 27 novembre 2017
Tre vite che si incontrano e scontrano per poi annullarsi definitivamente in un epilogo doloroso e drammatico. In Italia al Box Office La donna di nessuno ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 76,4 mila euro e 39,6 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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Una giovane prostituta, testimone chiave al processo contro una maitresse senza scrupoli, muore precipitando dalla finestra di un albergo. Sulla sua morte indagano una giornalista impicciona e il commissario Gallager, fratello scontroso del celebre Martin Delvaux. Delvaux è un giudice ambizioso, sposato a una donna ricca e matura e amante occasionale della bella Sarah, prostituta di lusso che lo ama disinteressatamente. Coinvolti loro malgrado e con responsabilità diverse nel caso di omicidio, la giornalista, il giudice e la prostituta finiranno per incontrarsi e per farsi molto male.
L'opera prima di Vincenzo Marano, autore italiano trapiantato in Francia, non è un vero melodramma o almeno non lo è nei termini codificati del genere. Vi emerge tuttavia una progressione di tono che fa slittare il giallo-nero del film nella direzione, appunto, del melodramma. Sullo sfondo di una Parigi implicita e al centro di un film decisamente e formalmente francese, abitano i vertici di un triangolo amoroso: lui, lei e, sempre, l'altra.
Sarah è la donna del titolo, è di tutti e non è mai di nessuno, appartiene a se stessa, anche se vorrebbe tanto appartenere a Delvaux, e conclude la sua vita in perenne bilico con il più melodrammatico dei suicidi. Jeanne è una giornalista rigorosa mai obliqua, mai malvagia, mai pericolosa, è diretta, onesta e innamorata, anche lei, dell'ambiguo giudice. Martin Delvaux è l'uomo di potere, è l'uomo condiviso, divorato dall'amore per Jeanne e ossessionato da Sarah, urgenza improvvisa da consumare come un capriccio. L'uomo è prima dell'una e poi dell'altra, poi ancora di una e di nuovo dell'altra, in una gioco crudele vissuto in nome dell'amore e del diritto (del più forte).
Giocare con la sostanza della vita, ci dice il regista, equivale a giocare col suo opposto, l'ineluttabilità della morte. Nel melodramma, Marano, insinua una vicenda criminale, declinando al maschile e al noir il suo woman's film. E proprio lungo la frontiera tra noir e mélo femminile si colloca il debutto cinematografico di Marano (regista di numerose serie tv), che ha avuto un discreto successo in Francia e adesso trova una distribuzione nelle sale italiane. Il suo è uno sguardo elegante, un richiamo stilistico alle cinematografie di genere, attratto dalla sospensione inquieta dei primi piani ma ancora troppo (ben) confezionato e anonimo.
Un prodotto statico che sacrifica sfondo, motivazioni e sviluppi dei personaggi e delle situazioni. Il risultato è che molti passaggi narrativi risultano frettolosi (l'innamoramento Martin-Jeanne) e il film non restituisce le conseguenze morali che promette. Il regista romano riesce però a valorizzare il naturale istinto dei suoi attori e questa, comunque la si veda, è una (prima e buona) prova di regia.
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Film decisamente godibile seppur lento in alcuni passaggi e in forzate battute. Una storia che manifesta, tra lusso e ricerca di una vita effimera e fatta solo di apparenze e arrivismo, un male molto comune; la bramosia del potere a scapito di ogni valore e sentimento. La prostituzione, tema portante della pellicola, viene portata allo spettatore come una sfaccettatura adattabile ad ogni estrazione [...] Vai alla recensione »
Combinando Holiday Hall e Simenon, Marano costruisce un thriller nero ricco d'invenzioni visive e ben recitato. In una Parigi insieme torbida e patinata, le vite di un campionario di personaggi si intrecciano in una storia di morte, violenza e corruzione. Qua e là si rischia il film di genere ma il risultato d'insieme è convincente e fan ben sperare.
POTEVA ESSERE UN BEL FILM. LA STORIA E' INTRIGANTE E NON SCONTATA, MA LA SCELTA DEL CAST NE HA SICURAMENTE COMPROMESSO LA RIUSCITA. PER L'IMMEDESIMAZIONE NEL RUOLO SALVO SOLO HELENE DE FOUGEROLLES. GLI ALTRI, PUR BRAVI NON ERANO CREDIBILI NEI LORO RUOLI. CREDO CHE IL REGISTA SI SIA FATTO PRENDERE LA MANO DALLA VOGLIA DI STUPIRE E CI SIA RIUSCITO PURTROPPO IN SENSO NEGATIVO.
Il soggetto, se approfondito diversamente, poteva anche essere intelligente; purtroppo, invece, "La donna di nessuno", appena sotto il velo di melodramma, è un filmetto insipido che fa leva, perlopiù, sull'ammiccamento e sull'ambiguità sessuale della protagonista per tutta la sua durata fino allo stupido finale.
Purtroppo i registi italiani si confermano privi di fantasia, poco emozionanti e scarsamente innovativi. Un film di cui si poteva veramente fare a meno. Comtinuando cosi' il cinema americano vincera' sempre tranne che nel natale vanziniano. Ridicolo il tentativo di rendere anche un po' piccante il film con qualche noiosissima e castissima scena di sesso.
Non si capisce bene cosa accade. La storia praticamente non c'è. Dialoghi stereotipati e inutili scene madri. Tutto dejà vu, ma con qualche classe registica. Indefinibili la recitazione.
Parigi. Il corpo di una ragazza vola da una finestra e si schianta su un'automobile. La ragazza era chiusa in una camera d'albergo, dove un poliziotto avrebbe dovuto proteggerla: era una testimone chiave in un processo che a molti italiani ricorderà qualcosa... Per carità, non forziamo la natura: questo NON è un film su Papi e sulle sue frequentazioni «piccanti», però è pur sempre un thriller che prende [...] Vai alla recensione »
La crasi tra policier e noir nella gloriosa Francia di Jean-Pierre Melville diede il polar. La crasi tra giallo e televisione nella Francia di Vincenzo Marano dà la giallovisione. Un lapalissiano e preciso crogiuolo di fusione a freddo che innesca nelle torbide trame di polizia, spaccio di droga, omicidi e tribunali, il linguaggio della tv. Nulla di male, anzi.
Potere politico e sesso mercenario in Francia formano la miscela di Sans état d'àme che esce da noi con due anni di ritardo e grazie a desolanti fatti di cronaca analoghi. Il titolo italiano, La donna di nessuno, non gli farà vendere molti biglietti. Peccato, perché Candice Hugo offre una bella interpretazione nel molo della prostituta di lusso capace di amare il giudice (Laurent Lucas) che si rivelerà [...] Vai alla recensione »
Il film si intitola La donna di nessuno, ma in realtà il protagonista è un uomo: Laurent Lucas incarna l'ennesima variazione di Bel-Ami, solo che a differenza dell'arrampicatore di Maupassant ha scelto come trampolino la magistratura anziché il giornalismo. C'è anche la donna, la sua amante Candice Hugo, una prostituta che lui manovra come falsa testimone.
Durante le indagini su un giro di prostitute (o escort, secondo l' eufemismo in voga) s' intrecciano i destini di alcuni personaggi variamente improbabili: Delvaux giudice belloccio e senza scrupoli di cui s' innamorano tutte; Sarah, puttana di lusso; Jeanne, ambiziosa giornalista investigativa; Grégoire, poliziotto deluso nonché parente stretto del giudice.